Dott.ssa Claudia Fiorini

Dott.ssa Claudia Fiorini Psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Specializzata in disturbi d'ansia, depressioni Psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e EMDR

23/07/2025
07/02/2025
03/08/2024

25 anni fa arrivava in Italia la terapia EMDR 🧠
Nonostante di trauma si parlasse da decenni, allora, nel campo della psicoterapia, non c'era una grande conoscenza di tutti i meccanismi del trauma e delle esperienze traumatiche e del loro ruolo nei vari disturbi mentali. Si pensi che il Disturbo da Stress Post-traumatico (PTSD) è stato inserito nel DSM soltanto nel 1980.

📖 Da lì, la decisione di promuovere una grande cultura attorno all'argomento, investendo molto, come Associazione EMDR Italia, nel far capire il contributo delle esperienze traumatiche ai vari disturbi e di conseguenza sulla salute mentale.

Isabel Fernandez, Presidente dell'Associazione EMDR Italia, intervistata da Adnkronos, racconta l'arrivo di questa efficace terapia in Italia e di tutto ciò che ne ha poi comportato.

Al link 👇🏻 trovate l'intervista pubblicata su Adnkronos - https://shorturl.at/dV03y

07/12/2022

La dura verità.

25/11/2022

"Scegliere di far praticare uno sport agonistico ai propri figli è una delle decisioni più altruistiche e masochistiche che un genitore può compiere.
Dovrete portarlo ad allenamento, a tutte le ore, nei giorni di festa e rientrando prima dalle vacanze.
Dovrete spendere soldi, e spenderne ancora e ancora, per cose che sembrano del tutto futili. Dovrete portarlo in trasferta, aspettare ore guardando uno sport che magari non vi piace. Dovrete vederlo stanco, che non ce la fa più, che non riesce a gestire compiti, catechismo, amici e sport.
Dovrete vederlo piangere perché è stanco, piangere perché perde, piangere perché l'insegnante non è soddisfatto, piangere perché il sabato sera i suoi amici escono e lui si prepara per la partita dell'indomani.
Dovrete vederlo "sbagliare" perché metterà lo sport prima di tutto il resto, perché sceglierà di mollare la fidanzata "perfetta" per voi perché lei non lo supporta, prenderà 108 invece che 110 all'università. E quando andrà fuori di casa i weekend, invece che trascorrerli con voi, li trascorrerà con i suoi compagni di squadra.
E dovrete litigare. Ma ormai è nel tunnel dello sport agonistico. Ormai ha perso di vista le priorità secondo voi.
Ma provate a vedere se il sorriso del suo amichetto terminata una partita alla play è lo stesso di quando un atleta termina un allenamento.
Provate a vedere se le amicizie che lega in giro sono sincere tanto quanto quelle legate in spogliatoio.
Provate a chiedergli se è meglio perdere una gara o non parteciparvi.
Provate a guardare le analisi del sangue di uno sportivo agonista e di un bambino che non esce di casa… vedrete che il cortisolo non fa poi così male!
Ricordatevi che un atleta si ricorda SEMPRE se a bordo campo, ad aspettarlo dopo aver perso l'ennesima gara, c'è la sua mamma e il suo papà.
Ricordatevi che un atleta, per quanto piccolo, è cosciente degli sforzi che vengono fatti dai genitori, dagli amici, dagli allenatori, dai dirigenti.
Ricordatevi che piangerà quando non riuscirà a finire di studiare per il giorno dopo in 4° elementare ma che tutto ciò lo aiuterà a organizzarsi e finire l'università.
Ma soprattutto ricordate che state dando a vostro figlio la possibilità di provare una gamma di emozioni che altrimenti non potrebbe neppure immaginare.
Chiedi di spiegare cosa vuol dire essere emozionati, felici, impauriti, determinati, delusi, riconoscenti, soddisfatti, te lo saprà dire.
Chiedi se per la delusione di un allenamento andato male vale la pena di mollare lo sport o è il pretesto per tornare il prima possibile e provarci ancora, e ancora, e ancora. Finchè la delusione diverrà soddisfazione.
Provate!”

❤️❤️❤️

27/04/2022

I ragazzi non vanno via da una squadra perché giocano poco.
Magari si arrabbiano un po’, ci restano male, ma non vanno via.
Vanno via quando capiscono che per il loro coach non sono importanti.
Sono due cose diverse.

Dan Peterson, a un corso allenatori CSI, diceva:

«All’inizio di ogni allenamento io mi metto davanti alla porta dello spogliatoio.
Un giocatore entra e io gli dico una stupidata qualsiasi.
Che belle scarpe che hai comprato!
Ieri sera com'è andata con la tua fidanzata?
Non basta un semplice ciao.
Devo fargli sentire che mi sono accorto di lui e che lui per me è importante.
Altrimenti è inutile che lo alleno».

Fate sentire i ragazzi importanti.
Una telefonata a casa per dire com'è andata a scuola.
Una chiacchierata fuori dall'allenamento.
Un quotidiano appassionarsi alla loro vita.
Un esserci quando hanno bisogno.
Questo va fatto con tutti e con ciascuno.
E con quelli che giocano meno va fatto due volte. Con una passione e un'intensità doppia.

Un post scritto da Fabio Ghiorzio che condivido completamente.

Perché il bisogno di importanza è uno dei 6 bisogni umani.

I tuoi atleti hanno bisogno di sentirsi meritevoli del tuo sguardo, di una tua parola, di un appezzamento, di una battuta.

I tuoi atleti hanno bisogno di essere visti e di sentirsi speciali.

Sì, speciali per te allenatore.

17/01/2022



24 gennaio 2022 Convegno on line

Un momento di condivisione delle esperienze ospedaliere di supporto psicologico ed EMDR al tempo della pandemia

16/10/2021

BAMBINI DELLA SCUOLA PRIMARIA CHE GUARDANO “SQUID GAME”

“Sono un'insegnante di scuola primaria con 2 classi quinte. In questi giorni è venuto alla luce la visione da parte di gran parte dei miei alunni della serie SQUID GAME visibile su una piattaforma che trasmette principalmente serie televisive. Ho trascorso 2 giorni a colloquiare con i miei alunni per capire come lo avessero conosciuto, come e con chi lo avessero visto e il tipo di emozione o motivazione che suscitava in loro. La trama è la costrizione di persone povere, emarginate e problematiche si giocare a 6 giochi (tra cui 1,2,3 stella): la pena per l'errore del gioco è la morte attraverso delle bambole che uccidono gli sconfitti. La serie è coreana e la visione è in lingua originale con i sottotitoli. Durante la ricreazione li vedo spesso giocare a 1 ,2, 3, stella simulando la squalifica dei compagni con il gesto della pi***la. E io che fino a poco tempo mi ero quasi commossa nel vederli giocare in gruppo a dei giochi dei vecchi tempi. Solo ora traggo l'amara realtà”.

Questo è uno dei tanti messaggi che ho ricevuto in questi giorni da parte di adulti preoccupati perché bambini della scuola primaria sono diventati spettatori fedeli della serie televisiva “Squid Game”. Io non l’ho vista. Quindi sto parlando di qualcosa che non conosco, ma di cui ho letto molto. So che la serie è incentrata su adulti coinvolti in un torneo di giochi tipici dell’infanzia, per cui riceveranno cospicui premi in denaro. Però se vengono sconfitti, saranno uccisi. La serie è sconsigliata a chi ha meno di 14 anni, ma l’evidenza di moltissimi docenti ed educatori è che sia entrata nelle preferenze e nelle scelte di visione di molti bambini e bambine, ragazzi e ragazze preadolescenti. La violenza della serie è anche graficamente molto “spinta” ed esplicita: quando si viene uccisi, schizza sangue dappertutto. Gli insegnanti dicono che i bambini ci ridono su e si tranquillizzano vicendevolmente dicendosi “tanto non è sangue vero, è sugo di pomodoro”. In molti hanno chiesto che io commentassi tutto ciò.
Non posso che riprendere ogni singolo concetto espresso nel nostro libro “Vietato ai minori di 14 anni” (De Agostini ed.): quando sei bambino/a o preadolescente la tua mente non è in grado di gestire la complessità di alcune esperienze a cui puoi avere accesso, ma per cui non possiedi competenze emotive-cognitive di rielaborazione e integrazione dentro di te. E’ qualcosa di cui noi genitori dobbiamo essere assolutamente consapevoli. Altrimenti nella vita dei nostri figli entra il peggio e nella loro mente, dimensioni ed esperienze che hanno significati e risvolti emotivi enormi (la vita e la morte lo sono; la violenza fine a se stessa lo è; il gioco che si trasforma in esperienza per vincere soldi o per subire la morte lo è) si depositano in modo caotico e disorganizzato. Potendosi anche trasformare in esperienze traumatizzanti, ovvero che il soggetto non riesce a gestire nella propria psiche. E perciò ne rimane disturbato e impattato. Bambini che guardano “Squid game” e poi ne simulano le azioni nel loro gioco durante l’intervallo scolastico forse stanno semplicemente imitando ciò che hanno visto. O forse ci stanno comunicando che dentro di loro è entrato “qualcosa” che devono buttare fuori, perché non sanno dove metterlo. Il gioco è il loro modo per tentare di farlo. Ma il gioco non fa miracoli e certe cose possono “tatuarsi” nella loro mente e da lì non uscire più. Come psicoterapeuta, rimango tuttora colpito da quanti pazienti adulti mi hanno raccontato di non aver mai superato la traumatizzazione conseguente a certi film dell’orrore visti da bambini o adolescenti; primo fra tutti ”L’Esorcista”. La problematicità sta nel fatto che certi contenuti non vengono “metabolizzati” quando la mente non ha le competenze per riuscire a farlo. E la mente dei bambini e dei preadolescenti non è in grado di metabolizzare i contenuti di una serie come “Squid game”. Anche se non l’ho vista, per tutto ciò che ho letto di questa serie e per il mestiere che faccio questa cosa la posso affermare con certezza.
“Vietato ai minori di 14 anni” non è un messaggio che reprime la crescita: in casi come questi la protegge, la sostiene e la promuove. E forse noi adulti dovremmo smetterla di affermare “ a priori” che è “vietato vietare”, la cosa più frequente che mi sono sentito dire in quest’ultimo mese, dopo che è uscito il nostro libro che ha osato mettere questo verbo nel titolo. Dovremmo fare una lunga riflessione su quanto è tossico l’ambiente in cui stanno crescendo i nostri figli, ma soprattutto su quanto siamo diventati fragili noi adulti nel fare il nostro mestiere di adulti. Adulti con la A maiuscola non permettono ai bambini di vedere “Squid game”. E in una società civile si dovrebbe fare di tutto perché ciò non avvenga. Altrimenti l’unica cosa che succede è che qualche adulto ci pensa su solo dopo aver letto un post come questo su un social network. Che è appunto un singolo post in mezzo a migliaia di altri post, che nello stesso social network, celebrano ed esaltano questa serie tv. Leggete e fate leggere questo messaggio ad altri genitori, se lo ritenete opportuno.

08/04/2021



Lockdown, sempre più adolescenti in crisi. Sono quadruplicati i tentativi di suicidio

A parlerne il primario di Neuropsichiatria Infantile di Novara, dr. Maurizio Viri, tra le iniziative coinvolta l’Associazione EMDR Italia con incontri psicoeducativi per genitori e per adolescenti

06/03/2021

CHIUSI IN UNA STANZA

Essere adolescenti e vivere chiusi in una stanza, da soli, dentro gli schermi, confrontandosi con un altro virtuale e non reale è una sfida persa in partenza. L’ennesima chiusura delle scuole aggiungerà fatica ad un tempo che è diventato ostile e sfidante.

Noi genitori però non possiamo “mollare il timone” della nostra barca nella tempesta. Ce la dobbiamo fare. Ci sarà un dopo a questo “adesso”. Sempre più spesso questa frase oggi viene pronunciata non più come affermazione, ma come domanda. Il problema è, in parte, anche dovuto al fatto che in molti, stremati dalla fatica e dalla cronicità di questa situazione sfidante, stanno cominciano a temere – e in parte anche a credere - che forse tutto questo non “finirà mai più”. La tentazione è quella di cedere, di mollare. Noi adulti non possiamo smettere di essere testimoni credibili che tengono altro lo sguardo, che non smettono mai di essere allenatori di vita e di motivazione, con chi sta crescendo. Lo so è faticoso, a volte sembra impossibile. Ma è assolutamente necessario. Perché se noi adulti teniamo dentro di noi la certezza che “ci sarà un dopo a questo “adesso” e la trasformiamo nella bussola per la nostra vita, anche i nostri figli e studenti riusciranno a farlo. Detto questo, chiediamo a chi prende decisioni di fare di tutto affinchè l’età evolutiva, oggi più che mai, sia un tempo di crescita e non di ritiro sociale. Chiusi in una stanza non si può imparare a diventare ciò che si vuole essere.

05/12/2020



Presentazione di una ricerca fatta dalla dott.ssa Chiara Maiorani, come Associazione EMDR Italia

I dati sono stati presentati ai genitori e alla comunità a Sant'Angelo e a Lodi, iniziale della Pandemia

Indirizzo

Via Wagner 21
Modena
41100

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