04/10/2025
🌿 Il silenzio in psicoanalisi
In psicoanalisi, il silenzio non è vuoto.
Non è solo un’assenza di parole, ma uno spazio pieno di significato.
Ci sono silenzi che pesano, che mettono in tensione, che fanno emergere ciò che le parole non riescono ancora a dire.
E ci sono silenzi che accolgono, che permettono all’esperienza interna di prendere forma, di trovare il proprio tempo per essere detta.
Nella stanza d’analisi, il silenzio può essere un linguaggio a sé.
Può esprimere paura, resistenza, attesa, ma anche fiducia, presenza, intimità.
È un momento in cui il pensiero si prepara, in cui qualcosa si muove dentro, anche se non si manifesta ancora.
Sostare nel silenzio significa imparare ad ascoltare ciò che di solito sfugge: il ritmo del respiro, un’emozione che affiora, un’immagine che prende forma.
Significa concedersi la possibilità di non riempire subito il vuoto, di restare in contatto con ciò che nasce dal profondo, anche quando è incerto o fragile.
Nel silenzio, qualcosa di nuovo può cominciare a esistere.
Dal punto di vista terapeutico, il silenzio è uno spazio di elaborazione e di incontro.
Permette al paziente di ascoltarsi con maggiore autenticità, di avvicinarsi ai propri vissuti senza la fretta della risposta o la paura del giudizio.
E per il terapeuta, è un atto di fiducia: la disponibilità a non colmare immediatamente, ma ad accompagnare, a lasciare che il senso emerga nel suo tempo. È la possibilità di sostare, di stare, di sentire.
Nel silenzio condiviso, l’esperienza psichica può finalmente respirare.
È lì, in quello spazio sospeso, che spesso cominciano i veri movimenti del cambiamento.