
13/05/2025
A volte non è l’altro che ci fa male.
È la parte di noi che ha accettato troppo, troppo a lungo.
In psicoanalisi si parla spesso di ripetizione inconscia.
Di quella tendenza profonda a cercare esperienze simili alle nostre ferite primarie,
per tentare — ancora una volta — di guarirle.
Ma spesso quel tentativo diventa solo un prolungamento della sofferenza.
Così, continui a restare dove ti senti piccolo, trasparente, non visto…
Fino a che qualcosa — una parola, un silenzio, una dimenticanza —
non rompe l’equilibrio.
E tu senti che non puoi più reggere quel copione.
Quella goccia, dunque, è necessaria.
È il trauma che interrompe la coazione a ripetere.
È il punto in cui il tuo inconscio grida abbastanza.
Non per punirti, ma per liberarti.
Non è distruzione.
È disidentificazione.
È il momento in cui smetti di credere che devi sopportare per meritare amore.