29/06/2025
Molto interessante !!!
Famiglie “contro natura”? No: contro un ordine simbolico specifico
Marco Inghilleri
L’argomento secondo cui le famiglie omosessuali sarebbero “contro natura” rivela, in realtà, più di ciò che intende denunciare. Non si tratta di un giudizio biologico, né di un’evidenza etologica. È un atto di fedeltà — consapevole o meno — a un ordine simbolico che, nella civiltà occidentale, ha legato indissolubilmente la famiglia alla differenza sessuale ordinata in vista della riproduzione.
Dire che qualcosa è “contro natura” è, nel linguaggio comune, un modo per difendere l’intelaiatura simbolica del mondo a cui si appartiene. Ma il problema è che questa intelaiatura non è universale, e soprattutto non è modificabile a piacimento, come vorrebbero le ingegnerie ideologiche del nostro tempo.
L’antropologia smonta l’universalismo
Molti popoli africani, asiatici e amerindiani hanno praticato forme di unione e trasmissione del lignaggio che non coincidono affatto con il modello eterosessuale, monogamico e riproduttivo che l’Occidente ha sacralizzato. Presso i Fon del Dahomey, una donna può diventare “padre femmina” di una famiglia, sposando un’altra donna attraverso il pagamento di una dote (Amadiume, 1987). I figli generati da quest’ultima con uomini esterni alla famiglia vengono attribuiti simbolicamente alla donna che ha pagato, e non alla madre biologica.
Tra i Nuer del Sudan (Evans-Pritchard, 1951), il fratello morto può essere sostituito da una sorella che “sposa” in sua vece una donna, per garantire la continuità genealogica: i figli sono del defunto, non di chi li concepisce. Queste pratiche non implicano ideologia di genere né confusione sessuale, ma sono espressioni di sistemi simbolici coerenti, regolati da un ordine del senso.
L’antropologo Jack Goody ha documentato che il matrimonio, nel mondo, non è definito dalla sessualità, ma da criteri di alleanza, discendenza, accesso alle risorse e continuità simbolica (Goody, 1976). L’Occidente, nel sacralizzare la coppia eterosessuale come unica “natura”, ha semplicemente assunto la propria costruzione storica come verità assoluta.
L’ordine simbolico non si cambia per decreto
Ed è qui il nodo: non si può modificare un ordine simbolico per via normativa. Ogni cultura si fonda su un sistema simbolico condiviso, che struttura il mondo attraverso opposizioni fondamentali: maschile/femminile, vita/morte, padre/figlio, interno/esterno. Forzare questi assi con un gesto legislativo o con una campagna ideologica non produce una nuova civiltà: produce confusione.
È legittimo che emergano nuove forme di convivenza, nuovi assetti familiari. Ma chiamarli “famiglia” nel senso simbolico pieno del termine è una forzatura, perché la famiglia non è una somma di individui affettivamente legati, bensì una struttura di trasmissione simbolica fondata su differenze non arbitrabili (Lévi-Strauss, 1967).
Il problema non è che due uomini o due donne crescano dei figli. Il problema è pretendere che questo equivalga, in senso antropologico e simbolico, alla famiglia nel suo significato arcaico e strutturante. E ciò, purtroppo, è impossibile: l’ordine simbolico non è materia di opinione, e le sue fondamenta non si riscrivono con emendamenti parlamentari.
Non contro natura, ma fuori ordine
Le famiglie omosessuali non sono contro natura. Sono esterne all’ordine simbolico che ha strutturato per secoli l’Occidente. Possono essere umanamente legittime, ma non possono occupare lo stesso posto simbolico della famiglia generativa basata sulla differenza sessuale. Ogni tentativo di equiparazione è, in fondo, un gesto iconoclasta: non produce giustizia, ma frattura.
In definitiva, non è l’omosessualità in sé a creare problema, ma il tentativo di ridefinire la mappa simbolica della civiltà a partire da esigenze individuali o rivendicative. Nessuna cultura sopravvive quando dissolve i propri assi strutturanti nel nome della fluidità assoluta. E nessuna società può fingere che l’ordine del senso sia neutro, modificabile o soggettivo.
L’unico vero “contro natura” è la pretesa moderna di dominare il simbolico come se fosse plastilina, anziché riceverlo come un’eredità tragica, ambigua, ma fondante.
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Bibliografia essenziale
Amadiume, I. (1987). Male Daughters, Female Husbands: Gender and S*x in an African Society. Zed Books.
Evans-Pritchard, E.E. (1951). Kinship and Marriage among the Nuer. Oxford University Press.
Goody, J. (1976). Production and Reproduction: A Comparative Study of the Domestic Domain. Cambridge University Press.
Lévi-Strauss, C. (1967). Les structures élémentaires de la parenté. Mouton.
Sahlins, M. (2011). What Kinship Is—And Is Not. University of Chicago Press.
Fortes, M., & Evans-Pritchard, E.E. (eds.) (1940). African Political Systems. Oxford University Press.