15/11/2025
I MARCATORI SOMATICI : quando il corpo guida la mente
Di Rino Mastromauro
Per secoli, la filosofia occidentale ha separato nettamente la mente dal corpo, relegando le emozioni al ruolo di ostacolo per la ragione. Antonio Damasio, neuroscienziato portoghese e professore alla University of Southern California, ha rovesciato questa prospettiva con una teoria destinata a cambiare la nostra comprensione della mente: la teoria dei marcatori somatici.
Formulata negli anni Novanta e descritta nel celebre volume L’errore di Cartesio (1994), la teoria di Damasio sostiene che le emozioni non sono nemiche della razionalità, ma la sua base biologica più profonda. «Non siamo macchine pensanti che si emozionano, ma macchine emotive che pensano», scrive Damasio, sintetizzando l’essenza del suo pensiero.
Secondo il neuroscienziato, quando viviamo un’esperienza significativa, il cervello registra non solo i dati cognitivi, ma anche le sensazioni corporee associate — variazioni del battito cardiaco, della respirazione, della tensione muscolare. Queste risposte fisiologiche vengono memorizzate come marcatori somatici, ossia tracce emotive che restano legate al ricordo dell’evento. Quando ci troviamo a dover prendere una decisione simile in futuro, il cervello richiama automaticamente queste tracce: le sensazioni corporee positive o negative “marcano” le alternative possibili, orientando la scelta verso ciò che in passato è stato vantaggioso o lontano da ciò che è stato dannoso.
È come se il corpo parlasse alla mente con un linguaggio pre-razionale, sintetizzando in un istante ciò che l’esperienza ha insegnato. Questo processo non elimina la riflessione logica, ma la integra, riducendo il carico cognitivo e accelerando le decisioni.
Le prove sperimentali a sostegno della teoria provengono dallo studio di pazienti con lesioni alla corteccia prefrontale ventromediale, area chiave nell’integrazione tra emozione e ragione. Questi pazienti, pur mantenendo intatte le capacità logiche, mostrano gravi difficoltà nel prendere decisioni nella vita reale: incapaci di provare le normali reazioni emotive, non riescono a valutare i rischi o le conseguenze delle proprie scelte.
Damasio ha dimostrato così che l’emozione è un meccanismo evolutivo di sopravvivenza, una guida invisibile che orienta la nostra razionalità. In questa visione, il corpo non è un semplice contenitore della mente, ma un suo interlocutore costante. Come afferma lo stesso Damasio in Emozione e coscienza (1999), «il sentire è la rappresentazione mentale di ciò che accade nel corpo».
Le implicazioni della teoria dei marcatori somatici vanno ben oltre le neuroscienze. Riguardano l’etica, l’educazione, la psicologia e perfino l’intelligenza artificiale, poiché suggeriscono che una mente veramente intelligente deve anche “sentire”. Le emozioni, lungi dall’essere residui irrazionali, sono dunque strumenti cognitivi, mappe corporee che ci permettono di navigare nella complessità del mondo.
In definitiva, la lezione di Damasio è un invito a ripensare l’antico dualismo cartesiano. La mente e il corpo non sono due entità separate, ma due aspetti di un unico processo vitale. E forse, come intuiva Spinoza — filosofo che Damasio cita spesso come ispirazione — comprendere le emozioni significa comprendere noi stessi.
www.rinomastromauro.it
Riferimenti bibliografici
Damasio, A. R. (1994). Descartes’ Error: Emotion, Reason, and the Human Brain. New York: G.P. Putnam’s Sons.
Damasio, A. R. (1999). The Feeling of What Happens: Body and Emotion in the Making of Consciousness. New York: Harcourt Brace.
Damasio, A. R. (2003). Looking for Spinoza: Joy, Sorrow, and the Feeling Brain. New York: Harcourt.
Bechara, A., Damasio, H., & Damasio, A. R. (2000). “Emotion, decision making and the orbitofrontal cortex.” Cerebral Cortex, 10(3), 295–307.