Rino Mastromauro Osteopata e LM51 in Psicologia Clinica e della Salute

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Rino Mastromauro  Osteopata e LM51 in Psicologia Clinica e della Salute Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Rino Mastromauro Osteopata e LM51 in Psicologia Clinica e della Salute, Medicina e salute, ACCADEMIA ITALIANA RICERCA DELLA SALUTE in Via Alfredo Baccarini, 14A, Molfetta.

Osteopata -Osteopatia Tradizionale e Osteopatia Biodinamica, Posturologo
Chinesiologo, ISEF, Dottore in Scienze Motorie, Dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche, Dottore in Psicologia Clinica e della Salute, Personal Trainer, Formatore dal 1994.

“Il Codice dell’Anima”: Hillman e la Chiave per Comprendere il Nostro Destinodi Rino Mastromauro Per accompagnare le vos...
02/08/2025

“Il Codice dell’Anima”: Hillman e la Chiave per Comprendere il Nostro Destino

di Rino Mastromauro

Per accompagnare le vostre giornate estive vi consiglio di leggere questo libro, un libro che genera una profonda, positiva, energica spinta, un libro che puó favorire cambiamenti profondi…IL “CODICE DELL’ANIMA” di James Hillman.
J. Hillman è una delle figure più originali della psicologia contemporanea, nel suo Il codice dell’anima ci offre un’opera profonda e provocatoria, capace di ribaltare molte delle convinzioni più diffuse sulla crescita personale e il destino individuale.
Al centro del libro c’è la cosiddetta “teoria della ghianda”, un’idea affascinante secondo cui ogni individuo nasce con una vocazione unica, un’immagine originaria che cerca di realizzarsi nel corso della vita. Proprio come una ghianda contiene già in sé il potenziale per diventare una quercia, anche ciascuno di noi possiede una direzione innata, un “daimon” interiore (riprendendo il concetto platonico) che ci guida verso la nostra realizzazione autentica.
Hillman sfida la psicologia tradizionale, rifiutando la visione secondo cui la personalità si forma solo attraverso traumi o condizionamenti ambientali. Per lui, le difficoltà dell’infanzia, le eccentricità e persino le sofferenze non sono semplici ostacoli da superare, ma segnali del percorso che l’anima vuole intraprendere. E lo dimostra con un’ampia gamma di esempi tratti dalla vita di grandi personaggi storici, da Mozart a Gandhi, da Picasso a Judy Garland, mostrando come le loro peculiarità e persino le loro ferite siano state determinanti nel plasmare il loro destino.
La scrittura di Hillman è densa, poetica e a tratti visionaria. Il libro non offre facili risposte, ma piuttosto un invito a ripensare la nostra esistenza in un’ottica più simbolica e profonda. Non è una lettura per chi cerca soluzioni immediate o spiegazioni schematiche: Il codice dell’anima è un viaggio nel mistero della vocazione personale, un testo che interroga, ispira e, talvolta, disorienta.
In definitiva, è un libro che cambia il modo di vedere la vita e il concetto di destino. Una lettura imprescindibile per chiunque voglia comprendere se stesso al di là delle categorie imposte dalla società o dalla psicologia convenzionale.

Rino Mastromauro D.O. m.R.O.I. Osteopata | Osteopatia Tradizionale e Biodinamica Laurea Magistrale (LM-51) in Psicologia Clinica e della Salute, Posturologo, Formatore e relatore dal 1994, Facilitatore in Mindfulness, Personal Trainer Professionista, Appassionato di fisica quantistica.
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QUANDO LA MENTE SI DISCONNETTE: capire la Dissociazione.Dí Rino Mastromauro Ti è mai capitato di sentirti “fuori dal cor...
26/07/2025

QUANDO LA MENTE SI DISCONNETTE: capire la Dissociazione.

Dí Rino Mastromauro

Ti è mai capitato di sentirti “fuori dal corpo”, come se stessi guardando la tua vita da fuori? Oppure di non ricordare interi momenti della giornata, come se fossero spariti? Queste esperienze, per quanto spiazzanti, possono essere segnali di un fenomeno psicologico noto come dissociazione.
La dissociazione è un meccanismo psicologico di difesa che implica un’interruzione nell’integrazione di pensieri, emozioni, sensazioni, memoria o identità (American Psychiatric Association, 2022). Può variare da esperienze lievi, comuni nella popolazione generale — come guidare “in automatico” — fino a condizioni cliniche complesse come il Disturbo Dissociativo dell’Identità (DDI).
La dissociazione spesso si sviluppa come risposta a traumi psicologici, soprattutto nell’infanzia. È come se la mente, per proteggersi da esperienze troppo dolorose, “si scollegasse” dalla realtà (Van der Hart, Nijenhuis & Steele, 2006). Tuttavia, può anche comparire in momenti di forte stress, durante attacchi di panico o in disturbi come il disturbo post-traumatico da stress (PTSD).
Tipi di dissociazione:
Depersonalizzazione: sentirsi distaccati da sé stessi, come se si osservasse il proprio corpo dall’esterno.
Derealizzazione: il mondo appare irreale, come ovattato o lontano.
Amnesia dissociativa: incapacità di ricordare eventi importanti, spesso traumatici.
Fuga dissociativa: perdita d’identità e allontanamento fisico dalla propria vita abituale.
Disturbo Dissociativo dell’Identità: presenza di due o più identità distinte che prendono il controllo del comportamento a turno.
Molte persone sperimentano forme lievi di dissociazione senza saperlo. Secondo uno studio, circa il 10% della popolazione generale riferisce esperienze dissociative frequenti (Lyssenko et al., 2018). Tuttavia, il disturbo dissociativo conclamato è spesso sottodiagnosticato per la sua natura elusiva e perché può essere confuso con altre condizioni, come ansia, depressione o disturbi di personalità.
Il trattamento della dissociazione si basa su psicoterapia specialistica, in particolare su approcci come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), la terapia EMDR (Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari), la psicoterapia focalizzata sul trauma (Brand et al., 2012) e fare attività fisica visti i problemi di coordinazione e di percezione corporea che possono essere presenti. L’obiettivo non è “eliminare” la dissociazione, ma aiutare la persona a ritrovare coerenza interna e continuità dell’esperienza.
La dissociazione è una risposta profonda e complessa della mente umana. Non sempre indica patologia, ma quando diventa pervasiva o disturbante, merita ascolto e trattamento. Comprenderla è un passo fondamentale per smettere di giudicare e iniziare a curare.

Riferimenti bibliografici:
American Psychiatric Association. (2022). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed., text rev.; DSM-5-TR). Washington, DC: Author.

Brand, B. L., Classen, C. C., Lanius, R. A., Loewenstein, R. J., McNary, S. W., Pain, C., Putnam, F. W. (2012). A review of dissociative disorders treatment studies. The Journal of Nervous and Mental Disease, 200(3), 186–195. https://doi.org/10.1097/NMD.0b013e318247d9d5

Lyssenko, L., Schmahl, C., Bockhacker, L., Vonderlin, R., Bohus, M., & Kleindienst, N. (2018). Dissociation in psychiatric disorders: A meta-analysis of studies using the Dissociative Experiences Scale. American Journal of Psychiatry, 175(1), 37–46. https://doi.org/10.1176/appi.ajp.2017.17010025

Van der Hart, O., Nijenhuis, E. R. S., & Steele, K. (2006). The haunted self: Structural dissociation and the treatment of chronic traumatization. New York: W. W. Norton & Company

Rino Mastromauro D.O. m.R.O.I. Osteopata | Osteopatia Tradizionale e Biodinamica Laurea Magistrale (LM-51) in Psicologia Clinica e della Salute Posturologo | Formatore e relatore dal 1994 Appassionato di fisica quantistica
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IL TUO RESPIRO TI IDENTIFICA: GLI SCHEMI RESPIRATORI COME NUOVA IMPRONTA BIOMETRICA.I ricercatori hanno scoperto che gli...
19/07/2025

IL TUO RESPIRO TI IDENTIFICA: GLI SCHEMI RESPIRATORI COME NUOVA IMPRONTA BIOMETRICA.

I ricercatori hanno scoperto che gli schemi di respirazione nasale sono unici quanto le impronte digitali e possono identificare una persona con un’accuratezza vicina al 97%.�Utilizzando un dispositivo indossabile attivo per 24 ore, il team ha registrato in dettaglio il flusso d’aria nasale mentre i partecipanti svolgevano le loro attività quotidiane.
Queste “impronte respiratorie” sono rimaste stabili in più sessioni nell’arco di due anni.�Oltre all’identità, i modelli respiratori sono risultati collegati ai cicli del sonno, all’indice di massa corporea (BMI), all’ansia e agli stati emotivi.�Ad esempio, le persone ansiose mostravano inalazioni più brevi e maggiore variabilità durante il sonno.�Questo suggerisce che il monitoraggio del respiro potrebbe diventare un potente strumento diagnostico e terapeutico sia per la salute fisica che mentale.

Original Research:
“Humans have nasal respiratory fingerprints” by Noam Sobel et al. Current Biology

A cura di:
👨‍⚕️ Rino Mastromauro D.O. m.R.O.I. Osteopata | Osteopatia Tradizionale e Biodinamica Laurea Magistrale (LM-51) in Psicologia Clinica e della Salute Posturologo | Formatore e relatore dal 1994 Appassionato di fisica quantistica
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La nostra percezione della realtà è influenzata dal nostro modo di pensare, dalle emozioni, dalle esperienze e dai pregi...
12/07/2025

La nostra percezione della realtà è influenzata dal nostro modo di pensare, dalle emozioni, dalle esperienze e dai pregiudizi, interpretiamo il mondo attraverso il filtro della nostra personalità e del nostro vissuto.
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COLICHETTE INFANTILI: un dialogo silenzioso tra intestino, emozioni e relazioni.Di Rino Mastromauro Le colichette neonat...
05/07/2025

COLICHETTE INFANTILI: un dialogo silenzioso tra intestino, emozioni e relazioni.
Di Rino Mastromauro

Le colichette neonatali rappresentano una delle principali fonti di preoccupazione per i neogenitori. Si manifestano nei primi mesi di vita del neonato con episodi di pianto inconsolabile, in genere nelle ore serali, spesso accompagnati da agitazione, arrossamento del viso, e flessione delle gambe sull’addome. Sebbene tradizionalmente siano state attribuite a cause gastrointestinali, oggi la ricerca suggerisce un’eziologia multifattoriale, in cui anche fattori psicologici e relazionali giocano un ruolo rilevante.
Dal punto di vista organico, le coliche sono spesso associate all’immaturità del sistema gastrointestinale. Nei primi mesi di vita, il neonato deve ancora sviluppare pienamente le funzioni digestive e la motilità intestinale. Questo può causare un accumulo di gas, difficoltà nel transito intestinale e una sensibilità aumentata alle distensioni viscerali (Indrio et al., 2014). Anche l’alimentazione può influenzare: nei bambini allattati al seno, la dieta materna può avere un impatto sul benessere intestinale del neonato, mentre nei neonati alimentati con latte artificiale alcune formulazioni risultano più difficili da digerire (Savino & Tarasco, 2010).
Inoltre, alcune ricerche ipotizzano una relazione con lo squilibrio del microbiota intestinale, che potrebbe contribuire all’infiammazione lieve e alla produzione di gas (Rhoads et al., 2018). In questo contesto, l’uso di probiotici, in particolare Lactobacillus reuteri, ha mostrato una moderata efficacia nel ridurre la durata del pianto (Sung et al., 2018).
Negli ultimi anni, è cresciuta l’attenzione verso i fattori psicologici e ambientali nella genesi delle colichette. Il neonato, infatti, non è un organismo isolato, ma parte di un sistema relazionale in cui le emozioni della madre e del contesto familiare possono influenzare profondamente il suo stato di benessere.
Secondo la teoria dell’attaccamento di Bowlby (1969), la regolazione emotiva del neonato dipende in larga misura dalla qualità delle cure ricevute. Un ambiente familiare stressante, con alti livelli di ansia materna o depressione post-partum, può contribuire all’insorgenza o al peggioramento delle coliche (Wolke et al., 2017). Alcuni studi hanno evidenziato una correlazione tra i disturbi emotivi materni e l’incidenza delle coliche nei primi mesi di vita (Akman et al., 2006).
Il pianto potrebbe rappresentare, in questi casi, non solo un sintomo fisico ma anche una forma primitiva di comunicazione e di disagio relazionale. La difficoltà nel contenere le emozioni del neonato può generare un circolo vizioso: il bambino piange, il genitore si sente impotente e frustrato, il neonato percepisce la tensione e reagisce con ulteriore disagio.
Tra gli approcci complementari sempre più studiati, l’osteopatia si afferma come un valido supporto per la gestione delle colichette. L’intervento osteopatico, attraverso tecniche manuali delicate e non invasive, mira a riequilibrare le tensioni muscolari e fasciali del neonato, con particolare attenzione all’addome, al diaframma e alla colonna vertebrale. Alcune disfunzioni somatiche, dovute anche al parto, possono influenzare negativamente la funzionalità gastrointestinale e la capacità del neonato di rilassarsi (Hayden et al., 2006).
Studi preliminari suggeriscono che il trattamento osteopatico può ridurre significativamente la durata e l’intensità del pianto nei neonati con coliche, migliorando al contempo la qualità del sonno e il benessere generale del bambino (Mills et al., 2011). L’approccio osteopatico si inserisce bene in una visione integrata della salute infantile, in cui il corpo, le emozioni e la relazione con l’ambiente sono considerati in continua interazione.
La prospettiva più recente invita a superare la dicotomia tra organico e psicologico, abbracciando un modello biopsicosociale. Le coliche neonatali non sono solo il risultato di un’intolleranza digestiva o di un gas intestinale, ma anche il segnale di un sistema in costruzione — corporeo, emotivo e relazionale — che cerca un equilibrio.
Interventi efficaci, quindi, devono tener conto sia degli aspetti fisiologici (come la scelta del tipo di alimentazione o l’uso di probiotici) sia del supporto psicologico e relazionale ai genitori. Tecniche come il contatto pelle a pelle, il massaggio infantile, il sostegno alla genitorialità e anche il trattamento osteopatico possono contribuire a ridurre l’intensità e la frequenza delle coliche, promuovendo un attaccamento sicuro e una maggiore serenità familiare (Underdown et al., 2006; Mills et al., 2011).
Le colichette neonatali sono un fenomeno complesso e multifattoriale. Comprendere che non si tratta solo di un problema “di pancia”, ma anche “di cuore”, può aiutare i genitori a vivere questa fase con maggiore consapevolezza e minor senso di colpa. Il pianto, se accolto e contenuto, può trasformarsi in un’occasione di crescita relazionale e affettiva.

Riferimenti bibliografici
• Akman, I., Kuşçu, K., Özdemir, N., Yurdakul, Z., Solakoğlu, M., & Orhan, L. (2006). Mothers’ postpartum psychological adjustment and infantile colic. Archives of Disease in Childhood, 91(5), 417–419. https://doi.org/10.1136/adc.2005.074138
• Bowlby, J. (1969). Attachment and Loss: Volume I. Attachment. London: Hogarth Press.
• Hayden, C., Mullinger, B., & Poustie, V. (2006). A feasibility study investigating the effectiveness of cranial osteopathy for the treatment of infantile colic. Complementary Therapies in Clinical Practice, 12(2), 83–90. https://doi.org/10.1016/j.ctcp.2005.11.007
• Indrio, F., Di Mauro, A., Riezzo, G., Raimondi, F., Francavilla, R., & Capasso, L. (2014). Probiotic supplementation in early life and the development of gut microbiota and metabolic homeostasis: the role of Lactobacillus reuteri. Clinical Therapeutics, 36(11), 1537–1545.
• Mills, M. V., Henley, C. E., Barnes, L. L., Carber, L. A., & Degenhardt, B. F. (2011). The use of osteopathic manipulative treatment as adjuvant therapy in children with recurrent acute otitis media. Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine, 157(9), 861–866.
• Rhoads, J. M., Fatheree, N. Y., Norori, J., Liu, Y., Lucke, J. F., Tyson, J. E., & Ferris, M. J. (2018). Altered f***l microflora and increased f***l calprotectin in infants with colic. The Journal of Pediatrics, 155(6), 823–828.
• Savino, F., & Tarasco, V. (2010). New treatments for infant colic. Current Opinion in Pediatrics, 22(6), 791–797.
• Sung, V., D’Amico, F., Cabana, M. D., Chau, K., Crimmins, J., Hiscock, H., … & Tancredi, D. J. (2018). Lactobacillus reuteri to treat infant colic: a meta-analysis. Pediatrics, 141(1), e20171811.
• Underdown, A., Barlow, J., Chung, V., & Stewart-Brown, S. (2006). Massage intervention for promoting mental and physical health in infants aged under six months. Cochrane Database of Systematic Reviews, (4).
Wolke, D., Bilgin, A., & Samara, M. (2017). Systematic review and meta‐analysis: fussing and crying durations and prevalence of colic in infants. Journal of Pediatrics, 185, 55–61.e4.

Rino Mastromauro D.O. m.R.O.I., Osteopata, Osteopatia Tradizionale e Osteopatia Biodinamica, Laurea Magistrale (LM51) in Psicologia Clinica e della Salute, Posturologo, Formatore e relatore dal 1994. Appassionato di fisica quantistica.
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IL PERSONAL TRAINER: non solo Muscoli ma anche Mente e Corpo.Di Rino Mastromauro Negli ultimi anni, la figura del person...
28/06/2025

IL PERSONAL TRAINER: non solo Muscoli ma anche Mente e Corpo.

Di Rino Mastromauro

Negli ultimi anni, la figura del personal trainer ha vissuto una profonda trasformazione. Se una volta era identificato principalmente come colui che guidava l’allenamento fisico, oggi rappresenta una figura molto più complessa, capace di influenzare non solo il corpo, ma anche la mente e la motivazione dei propri clienti. Nell’era del benessere globale, in cui l’allenamento fisico è strettamente intrecciato alla salute mentale, il personal trainer diventa un vero e proprio coach a 360 gradi, un professionista in grado di sostenere il cliente nel suo percorso di trasformazione fisica e personale. L’esplosione della cultura del benessere e della prevenzione ha ridefinito le aspettative dei clienti. Sempre più persone si rivolgono al personal trainer non solo per scolpire il proprio corpo, ma per trovare equilibrio, costanza e motivazione. Secondo un report pubblicato nel 2024 dall’ACSM (American College of Sports Medicine), tra i principali trend globali del fitness figura la crescente domanda di fitness mentale, stress management e approcci olistici. La pandemia ha accelerato questa tendenza. L’isolamento, la sedentarietà forzata e l’aumento dei livelli di stress hanno reso evidente quanto corpo e mente siano legati. In questo scenario, il personal trainer ha iniziato ad assumere un ruolo ibrido tra allenatore, educatore e motivatore.
Molti studi confermano che la differenza tra successo e fallimento in un percorso di allenamento non dipende solo dalla programmazione, ma anche dalla motivazione intrinseca del cliente. Il cervello, infatti, risponde a stimoli emozionali molto più di quanto si pensi. Secondo una ricerca condotta nel 2023 dalla University of Michigan, i soggetti che intraprendono un percorso di fitness con una guida motivazionale e supporto mentale mostrano un tasso di aderenza del 35% più alto rispetto a chi si affida solo a un piano tecnico. In questo senso, il personal trainer diventa un attivatore del “perché” dietro ogni esercizio: perché sto facendo questo? Cosa mi spinge a continuare?
Tecniche motivazionali, uso consapevole del linguaggio positivo, esercizi di visualizzazione degli obiettivi e monitoraggio costante sono oggi strumenti fondamentali nel bagaglio del trainer moderno.
Oltre alla conoscenza tecnica, oggi si richiede al personal trainer una spiccata capacità di comunicazione, empatia e ascolto attivo. La relazione che si crea con il cliente è un fattore chiave per il raggiungimento dei risultati. Un cliente non è un algoritmo da ottimizzare, ma una persona con storie, paure, insicurezze, successi e fallimenti. Capire quando spingere e quando rallentare, quando motivare e quando semplicemente ascoltare è una competenza che si sviluppa con l’esperienza e con la formazione adeguata, soprattutto quando si allena un cliente over 50/60. L’allenamento fisico ha impatti diretti anche sulla salute mentale. Studi dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) hanno dimostrato che l’attività fisica regolare può ridurre i sintomi della depressione fino al 30% e migliorare significativamente il tono dell’umore. Il personal trainer, quindi, non lavora “solo” sul corpo, ma favorisce la produzione di endorfine, serotonina, dopamina, neurotrasmettitori fondamentali per il benessere psicologico. Questo impatto va valorizzato e spiegato al cliente, soprattutto a chi si avvicina all’attività fisica in momenti di fragilità emotiva o stress.
Alcuni esempi: il caso di Giulia, 51 anni, manager in un’azienda tech. Dopo un burnout professionale, si è rivolta a un personal trainer non tanto per perdere peso, ma per “ritrovare energia”. Il trainer ha costruito con lei un programma graduale che univa esercizi funzionali, mindfulness post workout e check-in settimanali su stati emotivi. Dopo tre mesi, Giulia non solo ha migliorato la propria forma fisica, ma ha anche riportato una maggiore lucidità mentale, motivazione e serenità sul lavoro.
Oppure il caso di Luca, ex atleta, che dopo un infortunio ha vissuto un forte calo dell’autostima. Lavorare con un trainer che ha saputo rimodulare gli obiettivi, accettando i limiti temporanei e valorizzando i progressi, lo ha aiutato a tornare ad allenarsi con passione, ricostruendo anche la fiducia in sé.
Questi esempi mostrano come il lavoro del personal trainer possa andare ben oltre la scheda di allenamento: diventa un processo di accompagnamento umano.
Per rispondere alle nuove esigenze del mercato, il personal trainer del futuro deve investire nella propria formazione trasversale, dando per scontato una indispensabile, iniziale, formazione universitaria in Scienze Motorie. Alcuni ambiti strategici da approfondire:
• Psicologia del comportamento e motivazione
• Comunicazione efficace e coaching
• Gestione dello stress e tecniche di rilassamento
• Alimentazione consapevole (in collaborazione con nutrizionisti)
• Neuroscienze applicate al movimento
Il personal trainer di oggi non è più solo un esperto di anatomia e biomeccanica. È un facilitatore di trasformazioni, un professionista che coniuga scienza, umanità e visione. La sfida dei prossimi anni sarà quella di integrare competenze mentali e motivazionali in un modello di lavoro sempre più orientato al benessere completo della persona. In tal senso l’Accademia Italiana Ricerca della Salute (associazione creata e promossa dal 2015 dal dott. Rino Mastromauro, a Molfetta - BA) ha in fase di preparazione, tra gli altri, un corso di formazione per Personal Trainer.
In un mondo dove la salute è un bene sempre più prezioso, e dove la motivazione spesso scarseggia, il personal trainer può essere la scintilla che accende il cambiamento. Non solo muscoli, quindi, ma mente, emozione e relazione. Perché ogni ripetizione ha più forza, quando è sostenuta da un motivo profondo.
(Nella foto siamo alla Palestra Millennium Wellness a Molfetta (BA)

Dott. Rino Mastromauro,
Personal Trainer Professionista dell’A.I.R.S. (Accademia Italiana Ricerca della Salute - Molfetta (BA),
Osteopata D.O. m.R.O.I.
Osteopatia Tradizionale-Osteopatia Biodinamica,
Laurea Magistrale (LM51) in Psicologia Clinica e della Salute, Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche, Posturologo, Chinesiologo, I.S.E.F., Dottore in Scienze Motorie,, Facilitatore in Mindfullness, Formatore e Relatore dal 1994, Appassionato di Fisica Quantistica.
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QUANDO IL SILENZIO FA PIÙ RUMORE: LE FERITE INVISIBILI DEL LUTTO PERINATALE.Di Rino Mastromauro Il lutto perinatale rapp...
21/06/2025

QUANDO IL SILENZIO FA PIÙ RUMORE: LE FERITE INVISIBILI DEL LUTTO PERINATALE.
Di Rino Mastromauro

Il lutto perinatale rappresenta una delle esperienze più traumatiche e complesse che una coppia possa affrontare. La perdita di un figlio durante la gravidanza o poco dopo la nascita interrompe bruscamente il processo di genitorialità, generando un impatto psicologico profondo e duraturo (Cacciatore, 2013).
I genitori colpiti da questo tipo di perdita possono manifestare sintomi di depressione, ansia e disturbo post-traumatico da stress. Tra questi si annoverano tristezza intensa, senso di colpa, isolamento sociale e difficoltà nel funzionamento quotidiano (Bennett et al., 2008). Le madri spesso sperimentano un profondo senso di fallimento legato all’identità materna, mentre i padri tendono a reprimere il dolore per assumere un ruolo di sostegno (O’Leary & Warland, 2016).
Il contesto socio-culturale influenza profondamente l’elaborazione del lutto. In culture in cui la maternità è fortemente legata all’identità femminile, la perdita perinatale può generare stigma e silenzi collettivi, impedendo l’elaborazione del dolore (Müller, 2020). Inoltre, l’assenza di rituali riconosciuti a livello sociale aggrava la percezione di un lutto “invisibile” (Santagostino Magazine, 2023).
La comunicazione da parte dei professionisti sanitari gioca un ruolo determinante: il linguaggio scelto può validare l’esperienza di perdita oppure, al contrario, minimizzarla, ostacolando l’elaborazione (OpsOnline, 2024). Un approccio empatico e centrato sulla persona si rivela quindi essenziale.
Nonostante la profondità del trauma, alcuni genitori riferiscono forme di crescita post-traumatica, sviluppando una maggiore resilienza, un rinnovato senso della vita e relazioni più autentiche (Müller, 2020; Cacciatore, 2013).
Il lutto perinatale richiede riconoscimento sociale e psicologico pieno. È fondamentale rivolgersi a psicologi capaci di accogliere la sofferenza dei genitori con competenza e umanità, offrendo spazi sicuri in cui il dolore possa essere espresso, riconosciuto e trasformato.

Riferimenti bibliografici:
Bennett, S. M., Litz, B. T., Maguen, S., & Ehrenreich, J. T. (2008). An empirical study of the clinical characteristics and psychosocial outcomes of perinatal grief. Journal of Clinical Psychology in Medical Settings, 15(3), 234–241. https://doi.org/10.1007/s10880-008-9128-0

Cacciatore, J. (2013). Bearing the unbearable: Love, loss, and the heartbreaking path of grief. Wisdom Publications.

Müller, T. (2020). Grief and traumatic loss after the death of a baby: Understanding the parental experience. Journal of Loss and Trauma, 25(6–7), 561–579. https://doi.org/10.1080/15325024.2019.1708310

O’Leary, J., & Warland, J. (2016). Untold stories of mothering after perinatal loss. Women and Birth, 29(5), 436–440. https://doi.org/10.1016/j.wombi.2016.03.004

OpsOnline. (2024). La comunicazione nel lutto perinatale. https://opsonline.it/psychoinforma/le-parole-da-non-dire-la-comunicazione-nel-lutto-perinatale-e-post-natale/

Santagostino Magazine. (2023). Lutto perinatale: dolore invisibile. https://www.santagostino.it/magazine-psiche/lutto-perinatale-babyloss/

Rino Mastromauro D.O. m.R.O.I., Osteopata,
Osteopatia Tradizionale, Osteopatia Biodinamica, Laurea Magistrale in Psicologia Clinica e della Salute, Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche Dottore in Scienze Motorie, Posturologo, Chinesiologo, I.S.E.F., Facilitatore in Mindfulness, Personal Trainer Professionista, Formatore e Relatore dal 1994.

LA PLAGIOCEFALIA NEL NEONATO: L’IMPORTANZA DELL’OSTEOPATA.Di Rino Mastromauro La plagiocefalia è una condizione cranica ...
14/06/2025

LA PLAGIOCEFALIA NEL NEONATO: L’IMPORTANZA DELL’OSTEOPATA.

Di Rino Mastromauro

La plagiocefalia è una condizione cranica caratterizzata da una deformazione asimmetrica del cranio nei neonati. Questo disturbo, sebbene possa sembrare preoccupante per i genitori, è abbastanza comune e spesso risolvibile con un intervento tempestivo.
Cos’è la Plagiocefalia?
La plagiocefalia è una deformità del cranio che si verifica quando una parte della testa del neonato si schiaccia o si appiattisce a causa di una pressione prolungata su un solo punto del cranio. La condizione può portare a una forma asimmetrica della testa, che può coinvolgere una parte della fronte, la zona temporale o la parte posteriore della testa. Esistono due forme principali di plagiocefalia:
1. Plagiocefalia posizionale: Si sviluppa quando il neonato trascorre lunghi periodi nella stessa posizione, come sdraiato sulla schiena, senza cambiamenti frequenti di postura. Questa è la forma più comune di plagiocefalia e tende a svilupparsi nei primi mesi di vita.
2. Plagiocefalia congenita: Si verifica quando il cranio presenta deformazioni già alla nascita, spesso a causa di posizioni anomale nel grembo materno o di un travaglio particolarmente lungo o difficile.
La causa principale della plagiocefalia posizionale è la pressione meccanica che agisce sulla testa del neonato durante il sonno. Poiché i neonati hanno cranio molle e facilmente deformabile, restare a lungo sulla stessa zona del capo può alterare la forma del cranio. Tra le principali cause di questa condizione vi sono:
• Sonno prolungato nella stessa posizione: I neonati che dormono sempre sulla schiena o che passano molto tempo sdraiati su una superficie dura possono sviluppare una deformazione cranica.
• Posizione intrauterina: Nei casi di plagiocefalia congenita, la posizione del bambino nell’utero (ad esempio, se si trova con la testa contro una parete dell’utero) può provocare una compressione che altera la forma del cranio.
• Fattori di nascita: Un parto complicato o l’uso di forcipe o ventosa possono favorire la deformazione cranica del neonato.
La diagnosi di plagiocefalia è clinica e si basa su un attento esame del cranio del neonato. Se la deformità è evidente, il pediatra di solito può confermare la condizione osservando la testa del bambino e misurando eventuali asimmetrie. In alcuni casi, per escludere altre patologie o anomalie più gravi, possono essere prescritti esami come radiografie o ecografie.
L’osteopatia, in particolare l’approccio osteopatico cranio-sacrale, può giocare un ruolo importante nel trattamento della plagiocefalia. Gli osteopati esperti valutano e trattano la mobilità cranica e l’equilibrio delle strutture muscolo-scheletriche, aiutando a ridurre le tensioni e le asimmetrie craniche. Il trattamento osteopatico mira a migliorare la mobilità del cranio e delle articolazioni, lavorando sulle strutture che circondano il cranio e il collo.
L’intervento osteopatico può includere:
• Tecniche di rilascio miofasciale: Per migliorare la mobilità e la flessibilità dei muscoli e dei tessuti molli che circondano il cranio e il collo, riducendo la compressione e favorendo una forma cranica simmetrica.
• Manipolazioni leggere e precise: Utilizzando manovre delicate, gli osteopati lavorano sulle ossa del cranio per stimolare un corretto allineamento e una crescita armoniosa.
• Consigli posturali: L’osteopata fornisce indicazioni pratiche su come posizionare il bambino durante il sonno, l’alimentazione e altre attività quotidiane, per evitare ulteriori deformazioni.
L’intervento osteopatico, se combinato con cambiamenti di postura e altre terapie, può ridurre notevolmente i tempi di recupero e migliorare l’outcome a lungo termine. La consulenza precoce è fondamentale, poiché il cranio del neonato è più malleabile durante i primi mesi di vita. In ogni caso, è essenziale consultare un professionista per una diagnosi accurata e un trattamento adeguato, per garantire al bambino una crescita sana e simmetrica.

Rino Mastromauro D.O. m.R.O.I., Osteopata,
Osteopatia Tradizionale, Osteopatia Biodinamica, Dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche, Dottore in Psicologia Clinica e della Salute, Dottore in Scienze Motorie, Posturologo, Chinesiologo, I.S.E.F., Facilitatore in Mindfulness, Personal Trainer Professionista, Formatore e Relatore dal 1994.

Indirizzo

ACCADEMIA ITALIANA RICERCA DELLA SALUTE In Via Alfredo Baccarini, 14A
Molfetta
70056

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