29/09/2025
LA DIFFICOLTÀ, TALVOLTA,
DELL'ESSERE UNA PSICOTERAPEUTA
Da quindici anni ormai, sono innumerevoli le volte in cui mi è stato chiesto come riesca a lavorare in stanza di terapia stando a stretto contatto quotidiano con lutti, fobie, attacchi di panico, violenza di genere, abusi di corpo e di anima, psicotraumatologia varia, dolori cronici, difficoltà relazionali di coppia, e molto altro. La risposta è una costante: lavorare con ogni singola persona che varca la porta del mio studio lo sento e vivo come un dono molto prezioso. Questo perché tutte le storie di vita sono uniche, irripetibili, speciali e vengono accolte, rispettate, onorate, in profondità. Questo non può essere affatto difficoltoso.
C'é un altro aspetto del lavoro come psicoterapeuta, invece, che spesso viene taciuto e che, soprattutto dal post pandemia, si è acuito con grande forza: l'organizzazione del dietro le quinte. Sì, perché il lavoro in psicoterapia non è solo dentro la stanza, ma inizia già con la presa del primo colloquio e con ogni scambio di messaggio successivo. Ciò che sento molto difficoltoso del mio lavoro oggi, dopo tutto ciò che abbiamo vissuto a livello societario, ha a che fare con le parole "rispetto e pretesa".
Mancanza di rispetto dei tempi fuori seduta, degli appuntamenti presi, del pagamento a seduta dimenticata o disdetta sotto le ventiquattro ore, dell'orario concordato, della figura dello psicoterapeuta, delle regole del setting, delle comunicazioni e delle risposte ai messaggi.
Pretesa di dettare regole proprie, di avere un appuntamento quanto prima, ma non altrettanta urgenza di risolvere il problema. Pretesa di essere ricevuti, ma mancato rispetto poi dell'appuntamento. Pretesa del cambio giornata e orario, ma senza porsi il pensiero che ci sia un'agenda piena e altre persone in attesa.
Queste sono le due parole, dense di contenuto, con le quali mi trovo talvolta (per fortuna non di frequente) a lavorare. Per certo sono materiale psicoterapeutico, ed ogni azione personale ci racconta qualcosa del singolo individuo, ma se oggi dovessi rispondere alla domanda "come fa dottoressa a lavorare quotidianamente con tutte le fragilità e difficoltà umane?" risponderei con grande fermezza che è il fuori seduta la parte con la quale sono messa a dura prova. Il viaggio in stanza di terapia è mare calmo, la "tempesta vera" è fuori.
Ed è per questo che mi sento di ringraziare a cuore pienissimo coloro che, invece, con grande presenza, educazione, gentilezza e delicatezza si affidano a me nel loro cammino di esplorazione/consapevolezza e mi permettono di sentirmi rispettata nel mio lavoro e nella mia figura di psicoterapeuta, che porto avanti da anni con passione, professionalità, etica, formazione costante e dedizione. Non è scontato ricevere oggi reciprocità relazionale, educazione, empatia, pulizia comunicativa. Mi sento di riconoscervelo.
Il mio grande GRAZIE va a voi tutti! 🙏
dott.ssa Deborah Rossit