21/07/2025
𝐂𝐎𝐌𝐄 𝐅𝐀𝐑𝐄 𝐓𝐄𝐑𝐀𝐏𝐈𝐀
Risolvere nella vita pratica la situazione che ha scatenato la malattia o lavorare sulle emozioni per non recidivare
𝐋𝐚 𝐌𝐞𝐝𝐢𝐜𝐢𝐧𝐚 𝐆𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧𝐢𝐜𝐚: 𝐈𝐥 𝐦𝐚𝐥𝐚𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐮𝐧𝐢𝐜𝐨 𝐭𝐞𝐫𝐚𝐩𝐞𝐮𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐬é 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐨
Secondo la MEDICINA GERMANICA c'è un solo modo per fare terapia: risolvere il conflitto biologico che ha dato il via alla malattia.
È il soggetto e nessun altro che ha dato vita nel suo corpo alla malattia. Il soggetto attraverso le sue emozioni - di rabbia, di paura, di scontentezza - comunica al suo cervello che la situazione di vita che si sta trovando a vivere è insostenibile, superiore alle sue forze e alle sue capacità di sopportazione.
In natura l'animale ha solo il suo corpo per far fronte alle varie situazioni di vita, per sfuggire ai pericoli o per superare i vari ostacoli che la vita gli pone di fronte.
Avendo l'animale solo il suo corpo per uscire indenne da situazioni minacciose o pericolose per la sua sopravvivenza - l'animale tramite le sue emozioni (rabbia, paura, scontentezza, ecc) comunica al suo cervello e quindi al suo corpo che le sue qualità fisiche del momento non sono sufficienti per uscire indenne, per cavarsela senza gravi conseguenze dalla situazione di estremo pericolo in cui al momento si trova impigliato.
Il cervello ricevuto il messaggio dalla psiche ("il mio corpo non è abbastanza potente o non è adatto per affrontare con successo questa situazione di vita pericolosa") - messaggio che arriva al cervello sotto forma di potenti emozioni quali la rabbia, il rancore, la paura, la scontentezza, il malumore, la tristezza, ecc. - il cervello prontamente reagisce ordinando al corpo di trasformarsi, di alterarsi per dar modo all'animale, al soggetto, di avere uno strumento - il suo corpo - quanto più adatto, più idoneo possibile per affrontare e superare la situazione di pericolo, di minaccia alla sua sopravvivenza.
Il cervello quindi ordina all'organo, al tessuto corporeo, di potenziarsi, di migliorare la sua funzione, la sua prestazione, per permettere all'animale di combattere, di affrontare la situazione di pericolo che lo minaccia con più forza, con più energia in corpo.
Ovvero, il cervello in alcuni casi ordina al corpo di ridurre la sua funzione, di depotenziarsi, per non fare avvertire (non fare vedere, non fare sentire, non fare percepire) al soggetto una realtà che lo infastidisce, che non riesce a sopportare, che lo fa troppo soffrire (ad esempio attraverso la miopia, attraverso l'annebbiamento del corpo vitreo mediante cui il soggetto non vede più o non vede più distintamente una realtà che lo spaventa).
Riassumendo: il soggetto si trova ad affrontare una situazione di vita che non sa come risolvere, come fronteggiare (non si sente abbastanza forte o capace per fronteggiare una certa situazione di vita). Questa incapacità, questa inidoneità viene vissuta, viene esperita dal soggetto sottoforma di potenti emozioni: rabbia, paura, scontentezza, tristezza....tutti sentimenti che comunicano al cervello l'impotenza, l'incapacità del soggetto di reagire di fronte alla realtà che lo minaccia.
Ricevuto il messaggio il cervello si adopera per trasformare organi e tessuti del nostro corpo per adattarli alla nuova situazione di pericolo, di minaccia che stiamo vivendo.
Gli organi e i tessuti del nostro corpo - attraverso perdita cellulare o aumento cellulare - vengono quindi trasformati o alterati. Questa trasformazione ci permetterà - avendo adesso un corpo potenziato o riadattato alla nuova situazione - di affrontare con successo la situazione di pericolo che minaccia la nostra integrità o la nostra sopravvivenza.
Siamo stati noi a richiedere - attraverso le nostre emozioni - al nostro corpo di trasformarsi, di fare perdita cellulare (ulcera) o di fare aumento cellulare (tumore).
Non c'è stato indebolimento o fallimento del presunto sistema immunitario, non c'è stato impazzimento di cellule o assalto di agenti patogeni (presunti virus o batteri) al nostro organismo. La malattia siamo stati noi a richiederla al nostro corpo attraverso le nostre emozioni. Il corpo trasformandosi ha cercato di esaudire le nostre richieste, ha cercato di accontentarci potenziando o migliorando le funzioni dei nostri organi e tessuti.
Essendo stati noi a chiamare in vita la malattia con le nostre emozioni, comunicando al nostro corpo la nostra impotenza o inadeguatezza di fronte ad una situazione di vita...siamo soltanto noi che possiamo mettere fine alla malattia risolvendo il conflitto, cambiando emozioni, dando alle nostre emozioni un contenuto e una direzione diversi, opposti a quelle che hanno chiamato in vita la malattia.
Nessun medico, nessuna medicina, nessun farmaco, nessuna operazione può combattere o fare sparire la tua malattia. Sei soltanto tu e nessuno altro che può fare sparire la tua malattia. Sei tu che hai chiamato in vita la malattia con le tue emozioni, con la tua rabbia, con il tuo malumore, con le tue paure e insicurezze.
Fin quando queste emozioni continueranno a riempire, a sostare nella tua anima la malattia non sparirà, starà salda al suo posto. Per il nostro cervello ogni nostra emozione è un comando, una richiesta che noi facciamo al nostro corpo. Fin quando nella nostra anima ci saranno le stesse emozioni noi continueremo a fare al nostro corpo le stesse richieste. Le stesse richieste significano le stesse malattie, le stesse trasformazioni fisiche, la stessa alterazione di organi e tessuti.
Soltanto la risoluzione pratica del conflitto o la trasformazione delle nostre emozioni potranno quindi mettere la parola fine alla malattia.
Cambiando emozioni noi comunichiamo al nostro corpo che noi non abbiamo più bisogno delle sue trasformazioni o alterazioni. Che siamo di nuovo in grado di affrontare la realtà che ci destabilizzava. Ovvero che adesso stiamo vivendo un'altra realtà, stiamo vivendo in in nuovo ambiente, ambiente in cui ci troviamo perfettamente a nostro agio.
Una volta risolto il conflitto inizia la fase di riparazione dei nostri organi e tessuti: gli organi e tessuti che si erano alterati - che avevano fatto perdita cellulare o aumento cellulare - per permetterci di affrontare con successo la situazione pericolosa di vita - questi organi e tessuti vanno ora riparati, vanno ricostruiti, vanno reintegrati. I tumori (aumento cellulare) vengono smantellati, vengono degradati ad opera di funghi e micobatteri. Mentre le ulcere vengono riparate, vengono ricostruite.
Questa è la fase di guarigione. Fase che si presenta con dolori e disturbi vari, con febbre e debolezza. Tutti sintomi che indicano un processo di riparazione e quindi di guarigione in corso.
Questa fase - fase piena di dolori, di febbre e di disturbi vari - va affrontata con gioia, con sollievo, con contentezza, con spirito positivo: essa indica soltanto che finalmente ci siamo lasciati alle spalle un problema di vita irrisolvibile, un CONFLITTO che minacciava la nostra esistenza.
Non prendere o non vivere la malattia come qualcosa di positivo ma al contrario con sentimenti di rabbia, di scontentezza o di paura rischia di farci ricadere nel conflitto: significa che noi stiamo di nuovo comunicando al nostro cervello emozioni conflittuali, quelle stesse emozioni che avevano dato il via alla malattia, che avevano dato l'avvio alla trasformazione del nostro corpo.
Come dice il dottor Hamer: "non si può guarire la guarigione". Dolori, febbre e disturbi vari indicano un processo di guarigione in corso. Processo che deve fare il suo corso: gli organi e i tessuti che si erano trasformati durante la fase conflittuale per consentirti di affrontare con successo la situazione minacciosa di vita, adesso vanno riportati al loro stato di normalità, vanno reintegrati, vanno riparati. Questo processo non si può saltare, non si deve interrompere (altrimenti il tumore resterà al suo posto o l'ulcera non verrà riparata).
Nino Niandi