Dott.ssa Chiara Ambrosi

Dott.ssa Chiara Ambrosi Psicoterapia individuale e di coppia
Psicologia dell'età evolutiva
Sostegno alla genitorialità
Lutto prenatale e perinatale

29/05/2025

La meteoropatia, o disturbo affettivo stagionale, può influenzare il benessere psicologico, soprattutto in presenza di forti sbalzi climatici.

Secondo Francesca Schir, psicologa e Segretaria del CNOP, i soggetti più esposti sono gli anziani, le persone abitudinarie, i giovani con una bassa soglia di tolleranza allo stress e coloro che soffrono di ansia o disturbi dell’umore.

Esporsi alla luce naturale, mantenere abitudini regolari, fare movimento, praticare tecniche di rilassamento e coltivare ciò che dà piacere sono azioni che possono contribuire ad attenuare gli effetti della meteoropatia sul benessere psicologico.

Quando il disagio tende a persistere, il supporto di uno psicologo può aiutare a comprendere meglio la propria condizione e ad affrontarla in modo adeguato.

10/08/2024

Spesso viene espressa la paura che il caldo possa aumentare i livelli maggiori di ansia e che le alte temperature possano sfociare in attacchi di panico, disagio ed emozioni intense.

Le temperature eccessive sono spesso vissute soggettivamente dagli individui come condizioni emotivamente spiacevoli, faticose, stancanti e stressanti e il caldo intenso può essere un fattore di stress sia a livello somatico che psicologico.

Perché? Il caldo può avere impatto su diversi aspetti della nostra psiche, facendoci sentire più ansiosi, più irritabili, più impulsivi; letteralmente più stressati e più stanchi, con maggior difficoltà di concentrazione. Il caldo eccessivo può generare condizioni corporee, quali nausea, vertigini, senso di confusione e debolezza che possono attivare a loro volta sintomi di ansia e tristezza, passività, evitamenti e tendenza all’isolamento, oppure atteggiamenti e comportamenti eccessivamente controllanti rispetto ai propri segnali corporei.

Per approfondire 👇
https://www.stateofmind.it/2024/08/caldo-ansia/

16/07/2024

Sono state pubblicate le graduatorie del bonus psicologico: sul sito dell’INPS è ora possibile verificare, per chi ne ha fatto richiesta, se si è beneficiari o meno. Gli aventi diritto potranno usufruire del contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia.

Ricordiamo che le graduatorie sono state stilate tenendo in considerazione l’ISEE e, in caso di parità del valore, l’ordine cronologico di presentazione delle domande.

Ecco la procedura per verificare se si ha diritto al bonus:
•⁠ ⁠accedere al sito www.inps.it e nel campo di ricerca digitare “bonus psicologo”;
•⁠ ⁠selezionare il risultato “Contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia – Bonus psicologo”;
•⁠ ⁠cliccando su “Utilizza il servizio” si accede alla propria area e, una volta autenticati, si può visionare l’esito della richiesta.

Chi ne ha diritto potrà visionare l’importo del contributo, che dovrà essere impiegato entro 270 giorni dalla pubblicazione delle graduatorie.

Per verificare se si è beneficiari 👇🏻
https://www.inps.it/it/it/dettaglio-scheda.it.schede-servizio-strumento.schede-servizi.contributo-per-sostenere-le-spese-relative-a-sessioni-di-psicoterapia-bonus-psicologo.html

16/04/2024
10/03/2024

BONUS PSICOLOGO: ISTRUZIONI PER I PROFESSIONISTI

Il 18 marzo, fino al 31 maggio 2024, apre per i cittadini sul sito dell’INPS l’area dedicata per richiedere il bonus psicologo.

Due sono le novità rispetto alla precedente edizione:
1️⃣ L’innalzamento degli importi erogabili a parità di fascia ISEE di appartenenza:
1.500€ (invece di 600€) se l’ISEE è inferiore a 15.000€
1.000€ (invece di 400€) se l’ISEE è compreso tra 15.000€ e 30.000€
500€ (invece di 200€) se l’ISEE è compreso tra 30.000€ e 50.000€
2️⃣ Un maggiore intervallo temporale per la fruizione del bonus (270 giorni invece di 180)

In attesa del 18 marzo:
🔸 i PAZIENTI ➡ possono provvedere a fare l’ISEE (che di fatto non andrà allegato alla domanda, ma il sistema riconoscerà in automatico se il richiedente ne ha uno in corso di validità, in caso negativo non sarà possibile presentare la richiesta di bonus)
🔹 i PROFESSIONISTI ➡ possono dare la propria adesione se ancora non lo avessero fatto, accedendo all’area riservata del sito dell’Ordine Nazionale degli Psicologi (CNOP) e compilando il relativo form.

Sul sito dell’Ordine a questo link è possibile scaricare il documento aggiornato con tutte le indicazioni utili per i professionisti interessati a partecipare all'iniziativa a cura della Consulente Fiscale dell’Ordine: https://www.ordinepsicologiveneto.it/bonus-psicologo-istruzioni-per-i-professionisti/

16/02/2024



👉 Pubblicata la circolare n.34 del 15-02-2024 dell’INPS in merito al Bonus Psicologo.

✅ La domanda per l’anno 2023 potrà essere presentata a decorrere dal 18 marzo 2024 fino al 31 maggio 2024.

Stanziati 10 milioni di euro per l’anno 2023 (erogabili nel 2024).

Il beneficio, a decorrere dall’anno 2023, è riconosciuto ai soggetti in possesso, al momento della presentazione della domanda, dei requisiti di seguito descritti:
• residenza in Italia;
• valore ISEE in corso di validità, ordinario o corrente, ai sensi dell’articolo 9 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159, non superiore a 50.000 euro.

Le soglie sono le seguenti:
a) con un valore ISEE inferiore a 15.000 euro, l’importo del beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato a concorrenza dell’importo massimo stabilito in 1.500 euro per ogni beneficiario;
b) con un valore ISEE compreso tra i 15.000 e i 30.000 euro, l’importo del beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato a concorrenza dell’importo massimo stabilito in 1.000 euro per ogni beneficiario;
c) con un valore ISEE superiore a 30.000 e non superiore a 50.000 euro, l’importo del beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato a concorrenza dell’importo massimo stabilito in 500 euro per ogni beneficiario.

A partire dall’anno 2023, il beneficiario ha 270 giorni di tempo, decorrenti dalla data di pubblicazione del messaggio, comunicante il completamento delle graduatorie e l’adozione dei provvedimenti, per usufruire del Bonus in oggetto e delle sessioni di psicoterapia utilizzando il codice univoco attribuito.

Qui link alla circolare: https://bit.ly/3HZe0p0

15/02/2024

Secondo l’OMS circa 300 milioni di persone al mondo soffrono di depressione. Ma come si riconosce la depressione? Come si esce dalla depressione? E come si f...

03/12/2023

Intervista alla Prof. Lucangeli sul Corriere della Sera.

«Se non comprendiamo bene cosa significa sentimento, e quindi come funziona il sentire della mente, è tutto inutile», osserva Daniela Lucangeli. «Inutile prevedere di insegnare a riconoscere le emozioni, perché le emozioni si riconoscono sentendole. La parola affetto — spiega— viene da ad e facere, che significa fare qualcosa per, quindi aggiungersi al tuo vivere, al tuo fare. Quindi l’affetto è tipico dell’educazione: c’è un tempo della vita in cui dipendiamo dagli altri a cui siamo affidati, in tutta questa fase per filogenesi la connessione si sente, perché passa attraverso le strutture sensoriali, la voce, lo sguardo, il tocco, la vicinanza, l’abbraccio. Purtroppo, per una serie di motivi sociali, l’educazione è stata depauperata del potere affettivo, c’è stata la dominanza della competenza prestazionale e si è generato un malessere».

La soluzione? Non un’ora o due di «nuove nozioni prestazionali e fredde che non ridarebbero equilibrio», non un professore che arrivi in classe con le schede sulle emozioni, «ma piuttosto un piano di formazione profonda per i docenti», che consenta in tutte le fasi dell’educazione «di recuperare quella dimensione affettiva di cui l’essere umano ha bisogno».

19/11/2023

[Giulia, e tutti noi]

Difficile commentare i fatti drammatici di questi giorni.
Quanto è avvenuto ci richiama spazi di "Indicibile", e difficilmente elaborabile.

Tanti elementi in questa storia alimentano la nostra inquietudine e la potenziale identificazione in quanto successo (chi non ha pensato "poteva succedere anche a me, o a una persona che conosco", "quante volte in passato ho sottovalutato qualcosa", "come mi sentirei se fossi uno dei parenti"?).

La giovanissima età dei protagonisti, l'apparente "normalità" della situazione da studenti avviati alla vita adulta - anche se sappiamo troppo poco di quanto intercorso, l'esordio della vicenda, che poteva anche far sperare in un esito diverso.

Psicologicamente, è il Perturbante che irrompe nella quotidianità.
E l'angoscia che ci porta a voler chiudere, in poche righe di un post, trovando una soluzione semplice ad un evento così complesso e doloroso.

Leggiamo prese di posizione nette e telegrafiche ("buttiamo via la chiave"); spiegazioni a volte molto semplicistiche; affermazioni ideologiche, accanto a commenti collusivi e deresponsabilizzanti. Leggiamo rappresentazioni collettive utili a sedare l'ansia e potersi dire "a me o a mia figlia non capiterà mai, basta che stia un po' attenta...".

La nostra mente cerca disperatamente di trovare modelli più rassicuranti del mondo, in cui il male non esiste, o è comunque prevedibile, o è comunque sempre evitabile: "Se solo avessimo fatto X invece che Y"... così, tacitando la nostra inquietudine diffusa.
Tutto, per rassicurarci davanti al fantasma dell'incontrollabile che può emergere nelle nostre vite a volte in maniera inattesa, sottovalutata o insidiosa.
Una rassicurazione per sedare gli errori di tutti, e le responsabilità collettive.

Allora, che fare?
Qual è la causa prima che ha portato via Giulia?

L'astratto "elemento sociale" che è così generico da non chiamare in causa responsabilità individuali?
Una "cultura delle relazioni" troppo spesso disfunzionale?
L'assenza di un'attenzione diffusa alla salute mentale, anche in fase giovanile?
L'assenza strutturale di programmi di educazione affettiva nelle scuole?
Di servizi psicologici facilmente accessibili?
La cultura tossica dello "spogliatoio maschile"?
I genitori che non formano fin da piccoli alle emozioni i figli maschi, o che non insegnano le figlie femmine a far rispettare i confini?

Non c'è soluzione "unica e semplice".
Il macro e il micro sono strettamente uniti, nella nostra complessità psichica e relazionale e qualunque spiegazione che coinvolga esclusivamente i "massimi sistemi", o isoli il "caso singolo eccezionale" per spiegare tutto questo, è incompleta.

I comportamenti sono individuali, ma maturano per anni in una dinamica familiare. E si esprimono e convalidano in una matrice gruppale. E beneficiano o meno di interventi istituzionali, educativi, clinici che possono cambiarli. Tutto questo, all'interno di una cornice socioculturale e mediatica collettiva, che ci influenza ampiamente.

È davvero quindi il momento di pensare a "interventi di sistema", che si muovano su più livelli, senza sperare o illudersi che una singola soluzione risolva temi così trasversali.
Abbiamo bisogno di lavorare sulle dinamiche culturali, lo dobbiamo e possiamo fare a partire dal costruire contenitori familiari adeguati, dal sostenere percorsi di genitorialità, dal rendere più agevole l'accesso ai servizi, dal diffondere logiche di gruppo più supportive tra i giovani.

Dobbiamo - ed è fondamentale - inserire strutturalmente un pensiero, e *solidi e ampi percorsi di educazione affettiva e relazionale*, fin dalle prime fasi della formazione scolastica, dedicandovi risorse credibili e adeguate: è ineludibile elemento di civismo relazionale, e di crescita personale.

Non è l'inserire un'ora isolata di "educazione alle emozioni" in un programma scolastico che può, da sola, cambiare magicamente qualcosa, se questa "CURA DELLE RELAZIONI" non diventa una sensibilità e dimensione diffusa in tutti i contesti, per i giovani e per gli adulti.
Abbiamo bisogno di responsabilizzare sulla "qualità delle relazioni, e delle relazioni di genere" anche gli insegnanti, gli allenatori sportivi, gli educatori degli oratori e dei campi estivi...

E in generale serve investire molto di più in psicologia (nelle scuole, come nei servizi per i giovani, gli adulti e i genitori): perché il ritorno dell'investimento in termini sociali e individuali è enormemente maggiore del suo costo, e a volte senza prezzo.

Infine, dobbiamo abituarci ad avere sguardi e attenzioni collettive, da "piccolo villaggio": reti familiari, amicali, compagni di studio, persone forse a conoscenza di alcune difficoltà... ognuno può e deve fare qualcosa, essere più presente, portare chi è in difficoltà a farsi aiutare.
Rielaboriamo quanto è successo, chiedendoci responsabilmente se i nostri contenitori gruppali e relazionali sono uno strumento che dobbiamo usare con meno imbarazzi ed esitazioni, per sostenerci insieme quando vediamo che qualcosa non va.

Un pensiero forte va ora a chi rimane, e che dovrà rielaborare uno "strappo biografico", i cui lembi saranno difficili e dolorosi da ricucire.

02/11/2023

Quattro adolescenti su dieci ritengono di avere problemi di carattere psicologico e quasi 2 milioni sono a rischio per dipendenze comportamentali; il 20% degli italiani soffre di almeno un disturbo psicologico, in particolare ansia e depressione; il 12% dei malati cronici e il 14% degli over 65 soffre di depressione. Sono i dati del 2023 dell’Istituto Superiore di Sanità.
La rete della medicina di famiglia intercetta una quota importante di queste problematiche: il 38,3% dei cittadini dichiara di rivolgersi al medico di famiglia per situazioni di questo genere (Studio Esemed). Ecco perché è necessario che questa dimensione di prossimità e di fiducia, sia integrata con competenze psicologiche.
Si parla di psicologo di cure o assistenza primaria, di base, ma tra i cittadini il nome che ricorre di più, è quello di “psicologo di famiglia”. Al di là dei nomi, c’è la necessità di fare presto e bene.
Perché oggi ci sono ben 5 milioni di italiani che hanno rinunciato a farsi aiutare psicologicamente per mancanza di risorse economiche e i 2/3 di coloro che ricevono aiuto lo hanno esclusivamente nel privato a proprie spese (Ist. Piepoli 2023).
Per approfondire 👇
https://www.huffingtonpost.it/blog/2023/10/27/news/lo_psicologo_di_famiglia-13978990/

03/09/2023

🌻 Con l'avvicinarsi di settembre, ci attende la sfida di riprendere il ritmo lavorativo o di studio. Questo passaggio, dal tempo libero al ritorno alla routine, può essere vissuto con ansia.

Alcuni studi hanno evidenziato come la ripresa delle attività, dopo una pausa prolungata, possa richiedere un periodo di "ri-acclimatamento". Questo significa che il corpo e la mente hanno bisogno di tempo per adattarsi alla ripresa delle abitudini e delle responsabilità quotidiane.

📌 Ecco tre strategie per facilitare un rientro più fluido:

▪ Pianificazione: cominciare a pensare alla ripresa qualche giorno prima della fine delle vacanze può aiutare a ridurre l'ansia. Creare una lista di cose da fare o definire degli obiettivi per il rientro può offrire un quadro chiaro di ciò che ci attende

▪ Ritualità: stabilire dei rituali giornalieri, come una routine mattutina o una pausa pomeridiana, può aiutare a strutturare la giornata e a riacquistare un ritmo

▪ Approccio graduale: invece di immergersi completamente nelle attività dal primo giorno, provare a reintrodurre gradualmente le responsabilità. Questo può rendere il rientro meno brusco

L'avvicinarsi di settembre può essere un momento di riflessione e rinnovata motivazione. La chiave sta nell'approcciare la ripresa con una mentalità aperta e preparata, cercando di trarre il meglio dalle esperienze estive per infondere nuova energia alle proprie attività quotidiane.

Indirizzo

Monselice

Telefono

+393494968783

Sito Web

https://ambrosichiara82.wixsite.com/psicologa-psicoterap

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