Dott.ssa Maria Teresa Allemma • Psicologa-Psicoterapeuta

Dott.ssa Maria Teresa Allemma • Psicologa-Psicoterapeuta Richiedere l'aiuto dello psicologo non vuol dire essere debole o "matto". Rivolgersi allo psicologo vuol dire amarsi.

Vuol dire prendere consapevolezza delle proprie difficoltà e scegliere di proteggere la propria salute psichica e fisica.

La prima seduta del nuovo anno è stata emotivamente “tosta”.Ho ascoltato il racconto di chi, per questo Natale, ha forte...
08/01/2025

La prima seduta del nuovo anno è stata emotivamente “tosta”.

Ho ascoltato il racconto di chi, per questo Natale, ha fortemente desiderato che la propria famiglia si riunisse.
Ho ascoltato il racconto di chi, per questo Natale, ha sentito il desiderio di narrare la propria storia ad orecchie attente e sensibili.
Ho ascoltato il racconto di chi, per questo Natale, si è sentito pronto a condividere i propri traguardi e i propri successi sapendo, in fondo, che stavolta avrebbe ricevuto applausi.

Ho ascoltato il racconto di un Natale “normale”, penserete.

Ma quanto può essere speciale, questa normalità, per chi ha imparato, nel corso della propria esistenza, che il Natale è solo un’occasione per amplificare la rabbia, l’insoddisfazione, l’incomprensione, la cecità e la sordità emotive verso l’altro che, quotidianamente, contraddistinguono la propria famiglia?

Quest’oggi, ho ascoltato il racconto di un Natale semplicemente stra-ordinario. ✨

Dott.ssa Maria Teresa Allemma • Psicologa-Psicoterapeuta

Ad ogni nuovo giorno.Ad ogni nuova opportunità.Buon anno! 🥂Dott.ssa Maria Teresa Allemma • Psicologa-Psicoterapeuta
01/01/2025

Ad ogni nuovo giorno.
Ad ogni nuova opportunità.
Buon anno! 🥂

Dott.ssa Maria Teresa Allemma • Psicologa-Psicoterapeuta

- “Come lo immagini questo Natale?”.- “Se mi sforzo, può andare bene!”.La magia del Natale è in ognuno di noi.Con l’augu...
24/12/2024

- “Come lo immagini questo Natale?”.
- “Se mi sforzo, può andare bene!”.

La magia del Natale è in ognuno di noi.
Con l’augurio di ritrovarla, tra luci ed ombre.

A tutti, Buon Natale.

All’anno prossimo…

Trentun giorni senza le sedute di psicoterapia, non si traducono in “assenza della relazione terapeutica”.Quella -io e i...
03/09/2024

Trentun giorni senza le sedute di psicoterapia, non si traducono in “assenza della relazione terapeutica”.
Quella -io e i miei pazienti- ce la siamo portata dentro. Ci siamo incontrati, reciprocamente, nella mente (e nel cuore) dell’Altro.

Trentun giorni senza le sedute di psicoterapia, non equivalgono a mettere in pausa la propria vita, a posticipare il cambiamento o a dar tregua alle emozioni.
Si è in continuo divenire, sempre e comunque. Anche in un tempo sospeso.

Trentun giorni senza le sedute di psicoterapia.
Urca, se ne sono successe di cose in trentun giorni!

Dott.ssa Maria Teresa Allemma • Psicologa-Psicoterapeuta

Il mio augurio, per ognuno, è quello di riuscire a “soddisfare il palato” assaporando cose nuove.Da oggi, e per tutto il...
01/01/2024

Il mio augurio, per ognuno, è quello di riuscire a “soddisfare il palato” assaporando cose nuove.
Da oggi, e per tutto il 2024, vi auguro ogni giorno di voltarvi, per caso, e di avere un motivo per sorprendervi.

A tutti, buon anno (pieno di) nuovo! 🍾

Dott.ssa Maria Teresa Allemma • Psicologa-Psicoterapeuta

Vi auguro un cuore leggero, nonostante tutto.Buon Natale. 💫Dott.ssa Maria Teresa Allemma • Psicologa-Psicoterapeuta
25/12/2023

Vi auguro un cuore leggero, nonostante tutto.
Buon Natale. 💫

Dott.ssa Maria Teresa Allemma • Psicologa-Psicoterapeuta

18/09/2023

“Passo un sacco di tempo a guardare facce e facce e le facce sembrano raccontarmi una storia. Quando su un volto è scavata qualcosa dell’esperienza di vita, so che la foto che sto scattando rappresenta molto di più del semplice momento. So che qui c’è una storia”.

~ Steve McCurry ~

Il mio lavoro, come quello del fotografo, è fatto di incontri. Un susseguirsi di volti, narrazioni, emozioni ed espressioni. Ogni incontro è un mondo inesplorato, in cui l’illuminazione scarseggia. E, tutte le volte, mi ritrovo davanti ad un gioco di luci ed ombre.
Il mio lavoro, come quello del fotografo, è una continua ricerca di storie, di attimi di autenticità, attraverso cui poter cogliere l’essenza di ogni essere umano che ho di fronte.
Il mio lavoro, come quello del fotografo, è percorrere geografie lontane, esplorare ricordi e osservare panorami dell’anima. È un viaggio lento e senza tempo, che mi permette di catturare la vita nel momento in cui accade, e oltre.

Dott.ssa Maria Teresa Allemma • Psicologa-Psicoterapeuta

“Mi mancherà.”“Non so proprio come farò senza le nostre sedute!”“Un po’ mi dispiace…”“Immagino lei con gli occhiali da s...
31/07/2023

“Mi mancherà.”
“Non so proprio come farò senza le nostre sedute!”
“Un po’ mi dispiace…”
“Immagino lei con gli occhiali da sole… libera.”
“Chissà cosa accadrà in questo mese…?!”

Durante un percorso di psicoterapia, la pausa estiva è vissuta dai pazienti in maniera ambivalente.
Per alcuni può rappresentare un momento di sollievo, un momento per allentare la tensione e l’investimento stimolati dal lavoro terapeutico.
Altri, invece, possono vivere questo periodo come un abbandono, come disinteresse da parte dello psicoterapeuta per il processo in atto.

In ogni caso, la pausa estiva è un momento necessario.
Serve allo psicoterapeuta per rigenerarsi.
Serve al paziente per “allenarsi” a tollerare le separazioni.
Serve ad entrambi per ri-pensarsi in una condizione diversa. Serve per tenersi a mente, seppur lontani fisicamente.

La pausa estiva è un momento necessario per entrambi, ma il processo analitico non va in vacanza. Lui no. Lui procede.

A settembre. ☀️

Dott.ssa Maria Teresa Allemma • Psicologa-Psicoterapeuta

Quando un paziente entra per la prima volta nella stanza d’analisi, non sa quale sia “la sua diagnosi”.Arriva con un dis...
09/06/2023

Quando un paziente entra per la prima volta nella stanza d’analisi, non sa quale sia “la sua diagnosi”.
Arriva con un disagio, con un sintomo, con una difficoltà che gli appare insuperabile. Ma non conosce aprioristicamente il nome, quell’etichetta, che possa identificare il suo problema.
E sebbene, alcune volte (meno di quanto si pensi, in verità), i pazienti arrivino con il bisogno di dare un’identità al proprio malessere, la maggior parte delle volte accade che ci si “dimentichi” di etichettare quello stesso malessere. Perché l’obiettivo diventa quello di sentirlo, attraversarlo e dargli un significato. Non necessariamente un nome.

Alle volte, però, accade proprio il contrario.

A più riprese, nel corso della psicoterapia con un mio paziente, sono stata da lui sollecitata affinché gli fornissi una diagnosi. Mi ha insistentemente chiesto di includere le sue difficoltà in un manuale diagnostico.
E così, abbiamo lavorato su questo. Sulla sua richiesta. Sull’importanza che rivestisse, per lui, sapere di avere esattamente “quel” problema. Sul motivo per cui volesse specificarlo dandogli un nome, appunto.
Eppure, nonostante sentissi che fosse per lui realmente ed esageratamente importante avere quel nome, tutte le volte che ne parlavamo sembrava fosse piuttosto una ripicca, del tipo “Sto qua a posta. Hai il dovere di dirmelo!”.

Tuttavia, per lungo tempo questo bisogno non era riaffiorato. Sembrava quasi che la brama di dare un nome al proprio malessere si fosse ormai acquietata.
Poi, durante una seduta, mi aveva chiesto quando avrebbe potuto “fare a meno della terapia” e, così, avevamo iniziato ad immaginare insieme come sarebbe stato salutarsi. Come sarebbe stato camminare con le proprie gambe, lì fuori.
Ma da quel preciso momento in poi, aveva ripreso a chiedermi quale fosse la sua diagnosi. Quale fosse il nome del suo disturbo.

In tutta onestà, non riuscivo a spiegarmi come mai avesse ripreso proprio in quella occasione a riformularmi questa domanda. Faticavo a cogliere il nesso tra la fantasia di terminare la psicoterapia e il bisogno di andar via di lì con un’etichetta identificativa relativamente al disagio che lo aveva condotto da me.
Illuminante -mentre riflettevamo insieme a riguardo- fu una sua frase.
Mi disse: “Io e lei sappiamo di cosa parliamo qui dentro… ma fuori non lo sanno. E se io dicessi qual è la mia diagnosi, forse gli altri mi capirebbero”.
Una frase precisa. Senza sbavature. Coerente con la paura di dover fare a meno della certezza di capirsi, di sintonizzarsi, di esserci.
Quella certezza che aveva trovato nella stanza d’analisi, ma che sapeva di non trovare lì fuori.

In questa frase si leggevano paura e rabbia.
Immaginarsi fuori dalla stanza d’analisi, sprovvisto del supporto contenitivo della psicoterapia, aveva attivato in lui la paura di non riuscire a far fronte alle minacce del mondo esterno.
D’altro canto, io non gli avevo facilitato di certo il compito “omettendo” quella diagnosi. E, dunque, era arrabbiato con me.

Sapere di avere proprio “quel” preciso problema. Rientrare nel quadro sintomatologico di “quella” specifica diagnosi. Attribuirsi “quella” etichetta per poter dire agli altri di “essere” quel disturbo. Questo, solo questo gli avrebbe dato la certezza che (anche) gli altri avrebbero potuto capirlo. Lì fuori.
Quel nome, quella descrizione, avrebbe rappresentato un po’ la “coperta di Linus” che lo avrebbe protetto dagli attacchi del mondo esterno.
“Io sono questo disturbo. Adesso lo sapete e non potete far altro che capirmi”. Questo gli avrebbe permesso di dire, la diagnosi.

Solo così, anche lì fuori, avrebbe potuto avere con sé un pezzetto della psicoterapia. Solo così, anche lì fuori, avrebbe avuto la comprensione che aveva trovato nella stanza d’analisi. Solo così avrebbe avuto un po’ meno paura di lasciare la “mano sicura della madre” -la psicoterapia- per affrontare autonomamente il mondo.
Così. Solo così, avrebbe potuto farcela. Il mio giovane paziente. A soli 16 anni.

Dott.ssa Maria Teresa Allemma • Psicologa-Psicoterapeuta

La poltrona, nello studio dello psicoterapeuta, non è semplicemente una poltrona.Lì dentro assume una certa forma e le l...
03/02/2023

La poltrona, nello studio dello psicoterapeuta, non è semplicemente una poltrona.
Lì dentro assume una certa forma e le luci soffuse la rendono solenne. La poltrona, lì dentro, diventa potente.
Non è più un oggetto di arredo. Non solo.
Nello studio dello psicoterapeuta, si stravolge completamente il suo destino, diventando “strumento” di cura.

Lo psicoterapeuta che siede in poltrona, la “sua” poltrona, osserva l’Altro da una prospettiva privilegiata. Si siede lì per guardare “dentro” al proprio paziente e “dentro” se stesso.
Si accomoda in poltrona per ascoltare i contenuti della parola e la voce dell’inconscio. Per tradurre il linguaggio simbolico della psiche. E accogliere i silenzi.

La poltrona, però, benché solitamente orientata ad eleganza e comfort, lì dentro può diventare anche una “scomoda” seduta, perché carica di responsabilità colui che vi si siede.
Cosicché, per lo psicoterapeuta, se accomodarsi in poltrona è sicuramente un straordinario onore è, in egual misura, un notevole onere.

E dunque, lì dentro, la poltrona “ascolta” ciò che paziente e psicoterapeuta hanno da dirsi (o che non si dicono). “Vede” nascere, evolvere e terminare (semmai fosse possibile) una relazione.
In quella stanza, la poltrona può assumere più ruoli. O forse uno. Quello di uno spettatore neutrale e silente, ma appassionato e partecipe, di tutti i segreti della psicoterapia.

Dott.ssa Maria Teresa Allemma • Psicologa-Psicoterapeuta

Faccio mie le parole della collega Dott.ssa Stefania Andreoli che, con delicatezza e perfezione, spiegano la bellezza e ...
12/11/2022

Faccio mie le parole della collega Dott.ssa Stefania Andreoli che, con delicatezza e perfezione, spiegano la bellezza e la complessità dell’essere psicoterapeuta. ❤️

“Sono condannata, per quanto piena della sua grazia, a un mestiere che non risponde, bensì interroga. Che ti viene vicino ma infine ti lascia fare nell’unico modo possibile: da solo. Che parla la lingua di quello che non c’è eppure esiste, rappresentato dai simboli (l’inconscio), e di quello che c’è, è tutto lì da vedere, eppure non basta.
Parlare con qualcuno nel mio ruolo significa incontrare, senza vederli mai, il bambino che è stato, sua madre, suo padre, i fratelli e le sorelle che gli sono e non gli sono nati […]”.

🔜 BONUS PSICOLOGO 📌 Il 27 giugno scorso è stato pubblicato il Decreto del Ministero della Salute del 31 maggio 2022, “Co...
23/07/2022

🔜 BONUS PSICOLOGO

📌 Il 27 giugno scorso è stato pubblicato il Decreto del Ministero della Salute del 31 maggio 2022, “Contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia” - c.d. “Decreto Bonus Psicologo”, che consentirà ai cittadini che ne faranno richiesta e avranno i requisiti come da Decreto, di usufruire di un contributo fino ad un massimo di 600 euro per sostenere le spese di un intervento psicoterapeutico privatamente.

💰 Potranno presentare l’istanza tutti i cittadini con un ISEE in corso di validità e di valore non superiore a 50.000 euro.

💻 La richiesta per l’accesso al beneficio dovrà essere inviata telematicamente all’INPS, a partire dal prossimo 25 luglio e fino al 24 ottobre 2022, accedendo al sito https://www.inps.it tramite le credenziali SPID, CIE o CNS.
L’istanza potrà essere presentata esclusivamente online tramite il servizio “Contributo sessioni psicoterapia”, raggiungibile direttamente dalla home page del sito dell’INPS.

☎️ In alternativa è possibile utilizzare il Contact Center INPS al numero 803 164 (gratuito da telefono fisso) oppure al numero 06 164 164 (a pagamento da cellulare).

📝 Una volta chiusa la procedura e dando priorità ai richiedenti con valore ISEE più basso, l’INPS stilerà la graduatoria dei beneficiari, suddivisa per regioni e province autonome di residenza.

📩 Ai richiedenti verrà comunicato l’accoglimento della domanda e sarà assegnato un codice univoco, oltre che il valore del “Bonus Psicologo” fruibile, che dovrà essere comunicato al professionista per ogni sessione di psicoterapia.

💸 I beneficiari dovranno utilizzare il contributo assegnato entro 180 giorni dalla data di accettazione dell’istanza, pena l’annullamento del codice univoco e la redistribuzione delle risorse.

🛋 I beneficiari potranno scegliere lo specialista presso cui svolgere le sedute, tra quelli aderenti all’iniziativa, senza alcun tipo di onere.



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