07/12/2022
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Nella radura di BoscoFaggio viveva un orso, molto calmo e tranquillo. Orso, così si chiamava per l'appunto, amava alzarsi tardi, camminare lentamente, osservare ed annusare il bosco senza fretta. Raccoglieva frutti, fiori, foglie e li trasformava in deliziosi manicaretti da condividere con tutti gli abitanti del bosco suoi vicini.
Chi andava a trovare Orso, sapeva di poterci trovare sempre una fetta profumata di qualche torta, una tazza di tè caldo e il caminetto acceso. Ma doveva premunirsi di tanto tempo, Orso non accettava visite che fossero in premura!
Così, pian piano, tutti gli abitanti di BoscoFaggio si erano abituati ai ritmi lenti. Potrebbe sembrare un po' noioso, ma quegli animaletti lenti non si perdevano mai nulla: ogni più piccolo dettaglio di cambiamento nel bosco lo percepivano subito. Erano abituati a osservare, ascoltare, annusare, gustare e toccare tutto con molta attenzione.
Per cui, quando Lepre arrivò con la sua gran fretta a BoscoFaggio, tutti se ne accorsero subito. Sfrecciava lasciando scie di fumo, faceva sollevare tutte le foglie, non lo si riusciva nemmeno a vedere tanto che era veloce! "Chi disturba la mia quiete?" chiese borbottando il vecchio Tasso. "Sono io, Lepre." disse appunto Lepre, sfrecciando via.
Lepre venne subito attirata da un dolce profumino, che proveniva proprio dalla casa di Orso. Volle entrare subito, senza nemmeno chiedere il permesso. E Orso quasi inciampò con la sua teglia di biscotti fumanti mentre l'animaletto gli sfrecciava tra le gambe. "Pofferbacco, fermati un po' " gli disse Orso. "Non posso! " rispose lepre. "Se mi fermo, rischio di perdermi qualcosa di bello nel mondo! Ci sono così tante cose belle da vedere!"
Orso stette un po' in silenzio, a pensarci su. Lepre poteva avere ragione. Poi però suggerì a Lepre di aiutarlo con i dolci. Lepre, con la sua solita fretta, si mise a sb****re le uova, a lanciare farina, rideva e correva qua e là senza sosta. Orso, intanto, continuava a muoversi piano, pesando bene gli ingredienti, mescolando col suo mestolo di legno. Sembrava così assorto e attento in quello che faceva che perfino Lepre si fermò affascinato a guardarlo. "Come fai?" gli chiese. "Beh prendo la farina, la mescolo con..." "No no, come fai a non aver paura di perderti le cose? Sembri così sereno e rilassato mentre ti muovi lento... Io a volte corro così tanto che mi manca il fiato" Orso ci pensò prima di rispondere. Anche i suoi pensieri erano lenti, così poteva controllarli bene prima di trasformarli in parole. "Sai, non credo di perdermi nulla, in realtà. Anzi, quando vado piano, davvero piano, posso vedere delle cose bellissime che mi sarei perso, se fossi andato anche solo un po' più veloce." Lepre, per la prima volta, si fermò a pensare. Forse Orso aveva ragione. O perlomeno, valeva la pena dargli una possibilità. E così, in quella cucina piena di profumi, farine, mestoli e formine Lepre cominciò ad andare piano, con la certezza che non si sarebbe persa nessuna bellezza del mondo.