03/02/2024
𝑅𝑖𝑓𝑙𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑑𝑖 𝑢𝑛𝑎 𝑝𝑠𝑖𝑐𝑜𝑙𝑜𝑔𝑎 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑎 - 𝑓𝑖𝑛𝑒 𝑔𝑒𝑛𝑛𝑎𝑖𝑜
𝑬𝑳𝑶𝑮𝑰𝑶 𝑫𝑬𝑳𝑳𝑨 𝑫𝑬𝑩𝑶𝑳𝑬𝒁𝒁𝑨 - 𝑨 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒊 𝒊 𝑩𝒂𝒎𝒃𝒊𝒏𝒊 𝑭𝒐𝒓𝒕𝒊
Ormai da un paio di anni ho scelto di non occuparmi in terapia di bambini ed adolescenti (leggete anche: ho deciso di specializzarmi sul trattamento di adulti e gruppi). Ho riposto tutto il materiale per la terapia con i bambini in un bauletto, ma sempre in studio, pronto ad essere ritirato fuori non appena cambiassi idea.
Eppure, non passa giorno, che la stanza di terapia non si animi di gesti, parole e sguardi di bambini.
Bambini Liberi.
Ribelli.
Umiliati.
Rifiutati.
Abbandonati.
Abusati.
Nel lavoro di terapia con gli adulti qui ed oggi infatti, riecheggiano i tentativi di quei bambini che là e allora – in un passato spesso lontano, a volte conosciuto non pensato, ben nascosto negli angoli reconditi della memoria – hanno dovuto inventarsi, pur di sopravvivere ad una realtà spesso difficile, trascurante, abusante, traumatizzante, gelida e molto altro.
C’è una categoria di bambini che vedo tanto spesso e a cui sono molto affezionata.
I bambini Forti.
Fanno da sé, difficile che si fidino se non di loro stessi e di solito, pur sedendosi sul divano dallo psicoterapeuta, affermano di non aver bisogno di aiuto; rimangono a scorticarsi le croste delle loro ferite, a tormentarsi i capelli, a rimandare al mittente le carezze e i riconoscimenti positivi.
Sono i bambini non voluti.
Non desiderati.
Non amati.
Troppo addolorati e spaventati per l’inaffidabilità percepita dalle persone che si prendevano cura di loro nell’infanzia, si sono armati dello scudo protettivo del Bambino Forte (Lederer, 1996, 1997) per sopravvivere al meglio e provare a fare a meno di adulti poco disponibili o presenti.
Faccio da me!
Non ho bisogno di nessuno!
Non mi servi!
Quanta tenerezza dietro a tanta forza.
La forza dell’evitamento del dolore: non starò mai più così male come allora, non posso mostrarmi debole e vulnerabile.
La forza della paura: mi deluderai anche tu? Se ti accorgerai che sono spaventat* e debole, mi trascurerai anche tu, pensando che non sono abbastanza degno di amore?
Io vi vedo piccoli Bambini Forti. E continuo paziente e fiduciosa, a tessere il filo che riduca la distanza che vi separa dall’accogliere la mano tesa e lasciarsi andare all’altro.
“Quanta forza servirà
Per diventare debole,
per distruggere lo scudo che
mi difende da sempre
Opera la volontà
L’anestesia non ce n’è
Perché amare quasi sempre è
Voce del verbo morire”.
(Ermal Meta, Voce del verbo)
(Grazie a Sara per il suggerimento della canzone, Amica e terapeuta numero 1 che sa sempre scartare, nel senso di togliere l’incarto, le faccende complicate durante le nostre conversazioni personal-terapeutiche).