Studio di Psicologia, Pedagogia Clinica e Counseling Professionale

Studio di Psicologia, Pedagogia Clinica e Counseling Professionale Consulenza,diagnosi e trattamento disturbi specifici dell’apprendimento.Supporto psicologic e pedagog

25/08/2025

LA STRADA CON TE

Io sono un bambino.
Quando entro nella tua vita faccio rumore.
Ti rubo il sonno.
E faccio di tutto per cambiarti la vita.
Però se di me vedi solo questo, allora divento un ingombro.
Qualcosa che va incastrato in mezzo a un milione di cose che già c’erano prima di me.
Ma io non funziono come la tessera di un puzzle. Non possiedo l’incastro perfetto.
Per trovare il mio posto nella tua vita, tu devi prima di tutto trovare il tempo per me nella tua.
E poi devi metterci tenerezza e molta, molta pazienza.

Io sono un bambino.
Non sono come te.
Lo diventerò, solo se mi prendi per mano e mi porti lì, dove sei tu.
Con calma, disponibilità e pazienza.
La strada è lunga.
Il tempo per riuscirci si chiama età evolutiva.
E dura almeno 18 anni.
Se queste cose le sai sin dal primo giorno e le metti in pratica, io non sarò mai un ingombro per te.
Ma sarò la più grande occasione che la vita ti ha dato per diventare una persona migliore.

Dedicato a tutti i genitori. a quelli che lo stanno per diventare. A quelli che un giorno lo saranno.

07/08/2025

𝐂𝐈𝐎̀ 𝐂𝐇𝐄 𝐂𝐇𝐈𝐀𝐌𝐈 𝐏𝐑𝐎𝐁𝐋𝐄𝐌𝐀… 𝐒𝐌𝐄𝐓𝐓𝐄 𝐃𝐈 𝐄𝐒𝐒𝐄𝐑𝐋𝐎 𝐐𝐔𝐀𝐍𝐃𝐎 𝐀𝐏𝐑𝐈 𝐃𝐀𝐕𝐕𝐄𝐑𝐎 𝐆𝐋𝐈 𝐎𝐂𝐂𝐇𝐈.

Non esiste problema che non
sia anche opportunità.

Ogni ostacolo è uno specchio,
ogni frattura un varco verso
il fuoco interiore.

Ma tu lo chiami problema… solo perché non hai ancora ascoltato il suo vero nome.

Il problema appare dove appari tu.
Perché tu sei il portale,
il guardiano, il drago e la chiave.

La tua percezione lo plasma.
La tua coscienza lo nutre.
La tua intuizione può trasmutarlo.

Allora chiediti:
cosa dentro di me lo vede come un problema?

Scava. Brucia. Illumina.

Perché quando la tua anima
riconosce l’illusione…
il problema si dissolve come nebbia al sole.

Ciò che per te è un peso,
per un altro è benedizione.

Non perché il mondo sia diverso,
ma perché lo è lo sguardo.

Cambia vibrazione,
e cambierà il messaggio.

Non attendere soluzioni fuori:
sei tu il mago che deve trasformare il piombo della mente in oro dell’anima.

~ Alessandro D'Adamo ~

LIBRO CONSIGLIATO IL SACRO VIAGGIO DELL'ANIMA 🔥📚

04/08/2025
25/07/2025

🧠 MANIPOLAZIONE EMOTIVA IN EDUCAZIONE

🌿 La manipolazione emotiva è così diffusa che, per molti, somiglia ancora a ciò che viene comunemente chiamato “educazione”.

“Non piangere. Guarda, fai piangere anche me.”
“Mi hai fatto fare tardi di nuovo al lavoro!”
“Basta! Vado via e non torno più.”
“Ok, allora ti lascio qui al parco, ciao!”
“Mi renderesti felice se assaggiassi almeno un boccone.”
“Dai un abbraccio alla nonna, altrimenti ci rimane male.”
“Il nonno si arrabbia se non sistemi i giochi.”
“Sei così ingrato. Sono davvero deluso.”
“Dai… fallo per me.”
“Mi hai fatto arrabbiare. Vedi? È colpa tua se sono così adesso.”

🔥 Frasi che molti di noi hanno sentito o detto. Frasi che abbiamo ascoltato — e registrato nel corpo — nella nostra infanzia e adolescenza.
Appaiono quotidiane, quasi innocue. Eppure, trasmettono un messaggio sottile e potente:

👉 “La tua emozione deve piegarsi alla mia.”
👉 “Il tuo comportamento determina il mio amore, la mia approvazione, il mio stato d’animo.”
👉 “Sarò emotivamente disponibile solo quando fai ciò che voglio. Altrimenti mi nego affettivamente.”

📚 Queste dinamiche fanno parte di ciò che la psicoterapeuta Alice Miller ha definito Pedagogia Nera: un insieme di pratiche educative basate su colpa, vergogna, paura, ricatto affettivo.
Spesso tramandate in modo inconsapevole da generazioni, come fosse una forma “normale” di educazione.

⚠️ Ma normale non è sinonimo di sano.

🌱 Quando bambini e bambine imparano che, per essere accettati, devono adattarsi alle emozioni o ai bisogni degli adulti, iniziano a rinunciare a parti di sé.
Col tempo, questo può compromettere il senso di identità, la percezione dei propri confini e il valore personale.

✨ Molti genitori, leggendo queste frasi, si chiedono:
“Ma allora, cosa dovrei dire?”
Eppure, la domanda più profonda è un’altra:
💬 “Come posso nutrire un senso di sicurezza, connessione e rispetto in questo momento?”

🎯 Se il nostro intento resta ottenere obbedienza o “insegnare una lezione”, stiamo ancora agendo da una posizione di controllo, non di relazione.

🌿 Alcune alternative più consapevoli e regolative potrebbero essere:

– “Sei triste? Sono qui con te.”
– “Siamo in ritardo. Ora ci muoviamo insieme.”
– “Vuoi salutarla nel modo che preferisci?”
– “Ti va di provare? Come ti senti rispetto a questa idea?”

🫀 Educare senza manipolazione emotiva non significa rinunciare alla guida o al contenimento.
Significa riscoprire il nostro potere come presenza regolativa, non come minaccia affettiva.
Significa abitare relazioni in cui bambini e bambine si sentano visti, ascoltati, al sicuro — anche nei momenti difficili.

☀️ Questo richiede consapevolezza, non perfezione.
Richiede che anche noi adulti impariamo a stare con le nostre emozioni, senza giudicarle. Senza riversarle sui più piccoli.

⚠️ Riconoscere le tracce della Pedagogia Nera nei nostri automatismi è il primo passo per spezzare la catena. E costruire, al suo posto, una relazione educativa fatta di verità, cura e libertà interiore.

da Atelier della pedagogia

15/07/2025

1. "Le mie mani sono piccole, ecco perché rovescio il latte anche se non voglio".

2. "Le mie gambe sono corte. Ti prego, aspetta e cammina più piano, così posso seguirti".

3. "Non colpire le mie mani se tocco qualcosa di colorato… voglio solo imparare".

4. "Guardami quando ti parlo, così so che mi stai ascoltando".

5. "I miei sentimenti sono delicati. Non sgridarmi tutto il giorno. Lasciami sbagliare senza farmi sentire stupido".

6. "Non aspettarti che il letto che rifaccio o il disegno che coloro sia perfetto. Amami per il mio impegno".

7. "Ricorda, sono un bambino, non un piccolo adulto. A volte non capisco cosa mi stai dicendo".

8. "Ti voglio tanto bene. Ti prego, amami per quello che sono, non solo per quello che faccio".

9. "Non respingermi quando sei arrabbiato con me. Se vengo a darti un bacio, è perché mi sento solo, abbandonato e ho paura".

10. "Quando mi urli contro, mi spavento. Spiegami cosa ho fatto di sbagliato".

11. "Non arrabbiarti quando scende la notte e il buio mi fa paura.
Quando mi sveglio e ti chiamo, il tuo abbraccio è l’unica cosa che mi dà pace".

12. "Quando andiamo al supermercato, non lasciarmi la mano. Ho paura di perdermi e di non ritrovarti più".

13. "Mi rattristo tanto quando vi sento litigare. A volte penso che sia colpa mia, e il mio stomaco si stringe perché non so cosa fare".

14. “Vedo spesso che abbracci e coccoli mio fratello… lo ami più di me? Forse perché è più bello o più bravo? Ma io… non sono anche io tuo figlio?”.

15. "Mi hai sgridato tanto quando ho rotto il mio giocattolo preferito, e ancora di più quando ho pianto. Ero già triste, non l’ho fatto apposta. Ora l’ho perso per sempre".

16. "Ti sei arrabbiato perché mi sono sporcato mentre giocavo. Ma sentire il fango sotto i piedi è stato meraviglioso, e il pomeriggio era così bello… Vorrei solo sapere come lavare i vestiti da solo".

17. “Oggi non stavi bene, e io mi sono preoccupato tanto. Ho cercato di farti sorridere con i miei giochi e le mie storie. Cosa farei se ti succedesse qualcosa?”.

18. “Ho paura dell’inferno, anche se non so bene cosa sia… ma credo che sia terribile quanto stare senza di te".

19. “Anche se mi sono divertito con gli zii, mi sei mancato tantissimo per tutta la settimana. Vorrei che i genitori non andassero mai in vacanza lontano dai loro figli".

20. “Sono così fortunato! Tra tutti i bambini del mondo, tu hai scelto proprio me".

Da adulti, spesso dimentichiamo cosa significa essere bambini. Dimentichiamo cosa ci faceva male, cosa ci spaventava, cosa ci faceva sentire amati. A volte i bambini dicono queste cose ad alta voce; altre volte, le pensano in silenzio.
Non spezzare mai le ali di un bambino. Crescerà lo stesso, ma non saprà più volare.

Autore Anonimo

📌 Bisognerebbe non dimenticarlo mai. Riflettiamoci. VS

🖼 Illustrazione di Anne Julie Aubry

18/06/2025

AUGURIO PER UN FIGLIO CHE FA L’ESAME DI MATURITA’

“Ciao Pietro, avanti tutta”. E’ la terza volta che vedo uno dei miei figli uscire di casa per andare a fare l’esame di maturità. Se con il primo figlio l’ansia sua era anche ansia mia, stamattina dentro me percepivo soprattutto la bellezza che la paternità ha regalato alla mia vita di uomo. Accompagnare i figli nelle tappe della loro crescita, stare loro accanto, constatare che giorno dopo giorno prendono in mano il bandolo della matassa della propria vita e diventano autonomi è una gioia grandissima. Mentre pensi a tutto questo, ti arriva dentro anche una miscela di altre emozioni. La nostalgia di un tempo piccolo, in cui le sfide del quotidiano erano molto meno imponenti di un esame di maturità: il primo giorno di asilo, la prima gita con tuo figlio che ti saluta agitando la manina dal finestrino di un pullman, la sua prima vacanza con l’oratorio, il saggio di fine anno a scuola di musica. C’è una storia enorme che compare all’improvviso nel cuore e nella mente di un papà quando pronuncia ad un figlio la frase “avanti tutta”, detta per fargli sentire che mentre lui farà il suo esame di maturità, io – il suo papà – lo terrò nel cuore. In quell’”avanti tutta” c’è la sua vita che avanza e la mia vita che arriva ad un nuovo capolinea, dove – quasi senza accorgercene – sta avvenendo un progressivo passaggio di testimone tra me e lui. E’ in questi passaggi, che ritrovo il senso che ho dato, che sto dando e che darò alla mia vita. Un senso che non sarebbe esistito se non fossi stato genitori di Jacopo, Alice, Pietro e Caterina. Alle cui esistenze sento di appartenere, profondamente. Appartengo alle loro vite, ma non le possiedo. Per questo, loro ora spiccano il volo. E io dalla finestra della vita, mi godo lo spettacolo. Con una enorme gioia. E – non posso non ammetterlo – con una tremenda nostalgia.
Buona maturità! A Pietro! A tutti i maturandi! E a noi, mamme e papà, che come giardinieri prepariamo e aspettiamo il raccolto, gettando un seme nel terreno della vita e – giorno dopo giorno – prendendoci cura di quel terreno. E anche di quel seme.

Ogni giorno, non solo come professionista, ma anche come padre, rifletto profondamente sul concetto di "allenare alla vita" che ho messo al centro del mio ultimo libro sulla genitorialità ("Allenare alla vita" di A.Pellai, Mondadori ed). Sento che - oggi più che mai - noi genitori - e in particolare noi padri - dobbiamo dare parola alla nostra esperienza di vita, a ciò che sperimentiamo nel tempo in cui aiutiamo un figlio a crescere, ovvero, lo alleniamo alla vita. Se pensate che questo messaggio sia utile (o semplicemente bello) anche per altri genitori - magari proprio quei genitori il cui figlio sta facendo l'esame di maturità - condividete questo post.

12/06/2025

I corpi di queste donne tendono a corrispondere all’idiozia del fantasma maschile che eleva proprio quegli oggetti — in particolare labbra, seni e glutei — alla natura feticistica del proprio fantasma. In termini più semplici, il corpo delle donne tende a corrispondere perfettamente all’immaginario sessuale maschile facendosi simile a quello di vere e proprie bambole artificiali del sesso. Il terrore della morte si confonde qui con il terrore dell’amore.

Al link, "Corpi rifatti", il mio articolo apparso ieri su la Repubblica: https://drive.google.com/file/d/158eFreFgHc8LMXU-gUHKQXx90OvOc457/view?usp=sharing

11/06/2025

Un giorno, tuo figlio si siederà davanti a qualcuno che non conosce e parlerà di te.
Di come lo abbracciavi o di come lo ignoravi.
Di se lo ascoltavi o se facevi solo correzioni.
Di se la tua voce era un rifugio o una tempesta.
E in quel momento, tu non sarai lì a spiegare nulla.
Resterà solo la sua versione. Il suo ricordo.
La sua ferita… o la sua forza.

Perché l’infanzia non è solo una fase: è la base di tutta la sua vita emotiva.
Non lo stai crescendo perché ti obbedisca, lo stai crescendo perché un giorno possa affrontare il mondo con dignità, sicurezza e amore per sé stesso.

E sì, è difficile. Nessuno ha mai detto che formare un’anima sarebbe stato facile.
Ma se devi sbagliare, che sia per amore, non per indifferenza.
Se devi fallire, che sia lottando, non arrendendoti.

Che quando quel figlio parlerà di te, lo faccia con gratitudine nell’anima, con lacrime d’amore negli occhi,
e con l’orgoglio di sapere che ha avuto un padre o una madre che non ha mai smesso di provarci.

22/05/2025

Cos'è la felicità?
La felicità è in tante cose.
La felicità è quando sorridi e non te ne accorgi.
È la tua canzone preferita che capita casualmente in radio.
È un caffé con un’amica.
È un incontro imprevisto che diventa una passeggiata.
È qualcuno che guardandoti capisce tutto, senza che tu in abbia detto niente.
È un abbraccio affettuoso che arriva alle tue spalle.
È un messaggio inaspettato al momento giusto.
È avere cinque minuti di tempo per riguardare vecchie foto suI cellulare.
E ritrovare un profumo che ti piace e non sentivi da tempo.
Sono i baci sul collo, Ie carezze sulle mani, i baci rubati.
E dividersi un panino a fine serata.
La felicità è in tante cose.
Nelle più piccole e semplici della nostra vita.
E non si può trovare, dobbiamo crearla.
Sí, la felicità non va cercata, trovata…
La felicità va creata.
È un modo di vedere le cose, di affrontare la vita senza averne paura.
La felicità non ce l’ha chi possiede tutto, ma chi sa apprezzare ciò che ha, ciò che vive. ❤️

Francesco Sole su Essere Indaco

17/05/2025
06/05/2025

Insegna a tuo figlio a guardare il cielo.
A guardare in alto anche solo per interrogarsi.
Mostragli la luce del mattino, la morbidezza del crepuscolo, le stelle infinite.
Possa il suo cuore ba***re sempre un po' più veloce prima di un arcobaleno.

Insegnagli ad ascoltare.
Il canto del vento tra gli alberi, il silenzio di una notte d'estate, le risate di un amico sincero.
Fagli sapere che a volte la musica più bella è quella che dimentichiamo di sentire.

Insegnagli il sapore delle cose.
Non solo quella dei gusti, ma quella dei momenti.
Il primo sorso d'acqua dopo una gara, l'odore del pane caldo, la freschezza di una brezza sulla pelle.
Possa nutrirsi di vita come se fosse un frutto maturo.

Insegnagli il valore del tempo.
Non quello che contiamo in ore, ma quello che sentiamo.
Tempo trascorso a sognare, creare, amare.
Possa ogni secondo essere un tesoro, e non una valuta di cambio.

Insegnagli a toccare.
Sentire la dolcezza di una mano tesa, sentire sotto le dita la consistenza di un vecchio libro, la rudezza di una corteccia, il calore di un sorriso.

Insegnagli la bellezza.
Non quella che compri, ma quella che scopri.
Nello sguardo di uno straniero, nella danza delle onde, in una frase che risuona dentro di lui.
Fagli sapere che la bellezza è ovunque, purché ci prendiamo il tempo di vederla.

Soprattutto insegnagli ad amare.
Ad amare gli altri, senza motivo né condizione.
Amarsi per quello che è e non per quello che possiede.
Amare la vita, anche quando non è perfetta.

Perché un bambino che sa tutto questo non sarà mai povero.
Non conterà la sua ricchezza in monete e biglietti, ma in ricordi ed emozioni.
Avanzerà in questo mondo tormentato con un tesoro inestimabile sulla pelle: la capacità di essere felice, pienamente, semplicemente.

✍🏻 Lune Koelle
🖼️ Opera di Diego Santini

03/05/2025

“Adulto è colui che ha preso in carico il bambino che è stato, ne è diventato il padre e la madre.
Adulto è colui che ha curato le ferite della propria infanzia, riaprendole per vedere se ci sono cancrene in atto, guardandole in faccia, non nascondendo il bambino ferito che è stato, ma rispettandolo profondamente riconoscendone la verità dei sentimenti passati, che se non ascoltati diventano, presenti, futuri, eterni.
Adulto è colui che smette di cercare i propri genitori ovunque, e ciò che loro non hanno saputo o potuto dare.
E’ qualcuno che non cerca compiacimento, rapporti privilegiati, amore incondizionato, senso per la propria esistenze nel partner, nei figli, nei colleghi, negli amici.
Adulto è colui che non crea transfert costanti, vivendo in un perpetuo e doloroso gioco di ruolo in cui cerca di portare dentro gli altri, a volte trascinandoli per i capelli.
Adulto è chi si assume le proprie responsabilità, ma non quelle come timbrare il cartellino, pagare le bollette o rifare i letti e le lavatrici.
Ma le responsabilità delle proprie scelte, delle proprie azioni, delle proprie paure e delle proprie fragilità.
Responsabile è chi prende la propria vita in carico, senza più attribuire colpe alla crisi, al governo ladro, al sindaco che scalda la poltrona, alla società malata, ai piccioni che portano le malattie e all’insegnante delle elementari che era frustrata e le puzzava il fiato.
Sembrano adulti ma non lo sono affatto.
Chi da bambino è stato umiliato, chi ha pensato di non esser stato amato abbastanza, chi ha vissuto l’abbandono e ne rivive costantemente la paura, chi ha incontrato la rabbia e la violenza, chi si è sentito eccessivamente responsabilizzato, chi ha urlato senza voce, chi la voce ce l’aveva ma non c’era nessuno con orecchie per sentire, chi ha atteso invano mani, chi le mani le ha temute.
Per tutti questi “chi”, se non c’è stato un momento di profonda rielaborazione, se non si è avuto ancora il coraggio di accettare il dolore vissuto, se non si è pronti per dire addio a quel bambino, allora “l’adultità” è un’illusione.
Io ho paura di questi bambini feriti travestiti da adulti, perché se un bambino ferito urla e scalcia, un adulto che nega le proprie emozioni è pronto a fare qualsiasi cosa.
Un bambino ferito travestito da adulto è una bomba ad orologeria.
L’odio potrebbe scoppiare ciclicamente o attendere a lungo per una sola e violenta detonazione, altri preferiscono implodere, mutilando anima e corpo, pur di non vedere.
Ciò che separa il bambino dall’adulto, è la consapevolezza.
Ciò che separa l’illusione dalla consapevolezza è la capacità di sostenere l’onda d’urto della deflagrazione del dolore accumulato.
Ciò che rimane dopo che il dolore è uscito è amore, empatia, accettazione e leggerezza.”

E. Mignanelli

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Monteprandone

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