Studio di Psicologia, Pedagogia Clinica e Counseling Professionale

Studio di Psicologia, Pedagogia Clinica e Counseling Professionale Consulenza,diagnosi e trattamento disturbi specifici dell’apprendimento.Supporto psicologic e pedagog

10/10/2025

Guarire è un atto di amore profondo verso se stessi, è fermarsi e chiedersi: perché resto qui, anche se mi fa male? Qual è la ferita che questa persona continua a toccare dentro di me? Cosa sto cercando di ottenere da chi non può darmi ciò di cui ho bisogno, quando potrei imparare a darmi da solo quel riconoscimento, quella pace, quella sicurezza?
Non è egoismo scegliere te stesso, è un atto di coraggio, il più grande che tu possa compiere. È un ritorno a casa, a quella parte di te che hai lasciato indietro per troppo tempo mentre rincorrevi l’approvazione altrui, mentre pensavi di dover essere la luce per chi non voleva vedere. È dirsi con fermezza e dolcezza allo stesso tempo: "Io valgo. Io merito. Io sono la mia priorità." E quando inizi a sanare le tue ferite, qualcosa cambia, in modo silenzioso ma potente.
Le persone tossiche smettono di avere potere su di te, non perché loro siano cambiate, ma perché sei cambiato tu, perché hai tolto loro il permesso di influenzare la tua pace interiore, perché hai scelto di non lasciare più la chiave della tua felicità nelle mani di chi non sa cosa farne. Le catene si spezzano, i nodi si sciolgono e finalmente cammini libero, senza il peso di dover dimostrare nulla, senza la paura di perdere ciò che non ti appartiene più.
Non devi aggiustare nessuno. Non devi salvare nessuno. Devi solo smettere di credere di doverlo fare, perché la vera salvezza è sceglierti, amarti, rispettarti. E quando lo fai, scopri una verità semplice ma immensa: tu sei abbastanza. Così come sei. ❤️
TRATTO DAL MIO LIBRO "IL MONDO CON I TUOI OCCHI"

09/10/2025
14/09/2025

In questi giorni molte scuole stanno aprendo le porte per accogliere le loro alunne e i loro alunni. Immagino l'emozione che si respira in casa delle famiglie e dei docenti questa sera ❤️

In questa intervista al Corriere della Sera dico una cosa che mi sta molto a cuore:

«Ci vorrebbe una maggiore consapevolezza dei sistemi di apprendimento, maturazione e qualità psichica. A scuola, come nella vita, cresce ciò che semini. Quindi un insegnante che vuole far crescere l’intelligenza deve seminare l’intelligenza; se vuol far crescere il benessere, deve seminare il benessere; se vuol far nascere la fiducia, deve seminare la fiducia.

[...]

«Negli ultimi anni si è sviluppato un nuovo filone di ricerca scientifica, a cui è stato dato il nome di warm cognition, letteralmente “cognizione calda”. Abbiamo imparato che le nozioni si stabilizzano insieme alle emozioni e quest’ultime, a loro volta, influiscono concretamente sui processi cognitivi, come attenzione, memoria, comprensione. Significa che se un bambino impara con curiosità, interesse, impara di più e meglio. Se è sostenuto, guardato e incoraggiato da un insegnante che si pone come suo alleato, nella sua memoria resterà traccia dell’emozione positiva, portatrice del messaggio: ”Ti fa bene, continua a cercare”»

[...]

Nella scuola che vorrei gli insegnanti puntano a ridurre gli stati di paura incoraggiando le emozioni che nutrono l’apprendimento, che stimolano l’interesse, la curiosità, il senso di completezza di sé, la percezione di affrontare una sfida commisurata alle proprie possibilità».

[...]

Vorrei una scuola non che faccia paura, o generi ansia e stress, ma che faccia “sentire”, dove ci possa essere il diritto finanche di piangere se serve. Augurandoci - mi si passi la battuta- che siano lacrime di soddisfazione condivisione e dialogo».

💓
Prof Daniela Lucangeli

Continua a leggere 👇👇 l'intervista per intero

https://www.corriere.it/scuola/medie/22_settembre_11/scuola-lucangeli-iniziamola-senza-paure-stress-ma-iniezioni-fiducia-anche-lacrime-se-serve-57c0ee2c-2ed2-11ed-bf4a-00b229732663.shtml

02/09/2025

Ci sono cose da dire ai nostri figli.
Come ad esempio che il fallimento
è una grande possibilità.
Si ricade e ci si rialza.
Da questo s’impara.
Non da altro.

Dovremmo dire ai figli maschi che se piangono,
non sono femminucce.
Alle femmine che possono giocare alla lotta
o fare le boccacce senza essere dei maschiacci.

Dovremmo dire che la noia è tempo buono per sé. Che esistono pensieri spaventosi,
e di non preoccuparsi.

Dovremo dire che si può morire,
ma che esiste la magia.

Ai nostri figli dovremmo dire che il giorno del matrimonio non è il più bello della vita.
Che ci sono giorni sì, e giorni no.
E hanno tutti lo stesso valore.

Che bisogna saper stare, e basta.
E che il dolore si supera.

Ai nostri figli maschi dovremmo dire che non sono Principi azzurri e non devono salvare nessuno.
Alle femmine che nessuno le salva,
se non loro stesse.
Altrimenti le donne continueranno a morire
e gli uomini a uccidere.

Ai nostri figli dovremmo dire
che c’è tempo fino a quando non finisce,
e ce ne accorgiamo sempre troppo tardi.

Dovremmo dire che non ci sono né vinti né sconfitti, e la vita non è una lotta.

Dovremmo dire che la cattiveria esiste
ed è dentro ognuno di noi.
Dobbiamo conoscerla per gestirla.

Dovremmo dire ai figli che non sempre un padre e una madre sono un porto sicuro.
Alcuni fari non riescono a fare luce.

Che senza gli altri non siamo niente.
Proprio niente.

Che possono stare male.
La sofferenza ci spinge in avanti.
E prima o poi passa.

Dovremmo dire ai nostri figli che possono
non avere successo e vivere felici lo stesso.
Anzi, forse, lo saranno di più.

Che non importa se i desideri non si realizzano,
ma l’importante è desiderare.
Fino alla fine.

Bisogna dir loro che se nella vita
non si sposeranno o non faranno figli,
possono essere felici lo stesso.

Che il mondo ha bisogno del loro impegno per diventare un luogo bello in cui sostare.

Che la povertà esiste e dobbiamo farcene carico.

Che possono essere quello che vogliono.
Ma non a tutti i costi.

Che esiste il perdono.
E si può cedere ogni tanto, per procedere insieme.

Ai figli dovremmo dire che possono andare lontano. Molto lontano.
Dove non li vediamo più.

E che noi saremo qui.
Quando vogliono tornare.

✍️Cinzia Pennati

25/08/2025

LA STRADA CON TE

Io sono un bambino.
Quando entro nella tua vita faccio rumore.
Ti rubo il sonno.
E faccio di tutto per cambiarti la vita.
Però se di me vedi solo questo, allora divento un ingombro.
Qualcosa che va incastrato in mezzo a un milione di cose che già c’erano prima di me.
Ma io non funziono come la tessera di un puzzle. Non possiedo l’incastro perfetto.
Per trovare il mio posto nella tua vita, tu devi prima di tutto trovare il tempo per me nella tua.
E poi devi metterci tenerezza e molta, molta pazienza.

Io sono un bambino.
Non sono come te.
Lo diventerò, solo se mi prendi per mano e mi porti lì, dove sei tu.
Con calma, disponibilità e pazienza.
La strada è lunga.
Il tempo per riuscirci si chiama età evolutiva.
E dura almeno 18 anni.
Se queste cose le sai sin dal primo giorno e le metti in pratica, io non sarò mai un ingombro per te.
Ma sarò la più grande occasione che la vita ti ha dato per diventare una persona migliore.

Dedicato a tutti i genitori. a quelli che lo stanno per diventare. A quelli che un giorno lo saranno.

07/08/2025

𝐂𝐈𝐎̀ 𝐂𝐇𝐄 𝐂𝐇𝐈𝐀𝐌𝐈 𝐏𝐑𝐎𝐁𝐋𝐄𝐌𝐀… 𝐒𝐌𝐄𝐓𝐓𝐄 𝐃𝐈 𝐄𝐒𝐒𝐄𝐑𝐋𝐎 𝐐𝐔𝐀𝐍𝐃𝐎 𝐀𝐏𝐑𝐈 𝐃𝐀𝐕𝐕𝐄𝐑𝐎 𝐆𝐋𝐈 𝐎𝐂𝐂𝐇𝐈.

Non esiste problema che non
sia anche opportunità.

Ogni ostacolo è uno specchio,
ogni frattura un varco verso
il fuoco interiore.

Ma tu lo chiami problema… solo perché non hai ancora ascoltato il suo vero nome.

Il problema appare dove appari tu.
Perché tu sei il portale,
il guardiano, il drago e la chiave.

La tua percezione lo plasma.
La tua coscienza lo nutre.
La tua intuizione può trasmutarlo.

Allora chiediti:
cosa dentro di me lo vede come un problema?

Scava. Brucia. Illumina.

Perché quando la tua anima
riconosce l’illusione…
il problema si dissolve come nebbia al sole.

Ciò che per te è un peso,
per un altro è benedizione.

Non perché il mondo sia diverso,
ma perché lo è lo sguardo.

Cambia vibrazione,
e cambierà il messaggio.

Non attendere soluzioni fuori:
sei tu il mago che deve trasformare il piombo della mente in oro dell’anima.

~ Alessandro D'Adamo ~

LIBRO CONSIGLIATO IL SACRO VIAGGIO DELL'ANIMA 🔥📚

04/08/2025
25/07/2025

🧠 MANIPOLAZIONE EMOTIVA IN EDUCAZIONE

🌿 La manipolazione emotiva è così diffusa che, per molti, somiglia ancora a ciò che viene comunemente chiamato “educazione”.

“Non piangere. Guarda, fai piangere anche me.”
“Mi hai fatto fare tardi di nuovo al lavoro!”
“Basta! Vado via e non torno più.”
“Ok, allora ti lascio qui al parco, ciao!”
“Mi renderesti felice se assaggiassi almeno un boccone.”
“Dai un abbraccio alla nonna, altrimenti ci rimane male.”
“Il nonno si arrabbia se non sistemi i giochi.”
“Sei così ingrato. Sono davvero deluso.”
“Dai… fallo per me.”
“Mi hai fatto arrabbiare. Vedi? È colpa tua se sono così adesso.”

🔥 Frasi che molti di noi hanno sentito o detto. Frasi che abbiamo ascoltato — e registrato nel corpo — nella nostra infanzia e adolescenza.
Appaiono quotidiane, quasi innocue. Eppure, trasmettono un messaggio sottile e potente:

👉 “La tua emozione deve piegarsi alla mia.”
👉 “Il tuo comportamento determina il mio amore, la mia approvazione, il mio stato d’animo.”
👉 “Sarò emotivamente disponibile solo quando fai ciò che voglio. Altrimenti mi nego affettivamente.”

📚 Queste dinamiche fanno parte di ciò che la psicoterapeuta Alice Miller ha definito Pedagogia Nera: un insieme di pratiche educative basate su colpa, vergogna, paura, ricatto affettivo.
Spesso tramandate in modo inconsapevole da generazioni, come fosse una forma “normale” di educazione.

⚠️ Ma normale non è sinonimo di sano.

🌱 Quando bambini e bambine imparano che, per essere accettati, devono adattarsi alle emozioni o ai bisogni degli adulti, iniziano a rinunciare a parti di sé.
Col tempo, questo può compromettere il senso di identità, la percezione dei propri confini e il valore personale.

✨ Molti genitori, leggendo queste frasi, si chiedono:
“Ma allora, cosa dovrei dire?”
Eppure, la domanda più profonda è un’altra:
💬 “Come posso nutrire un senso di sicurezza, connessione e rispetto in questo momento?”

🎯 Se il nostro intento resta ottenere obbedienza o “insegnare una lezione”, stiamo ancora agendo da una posizione di controllo, non di relazione.

🌿 Alcune alternative più consapevoli e regolative potrebbero essere:

– “Sei triste? Sono qui con te.”
– “Siamo in ritardo. Ora ci muoviamo insieme.”
– “Vuoi salutarla nel modo che preferisci?”
– “Ti va di provare? Come ti senti rispetto a questa idea?”

🫀 Educare senza manipolazione emotiva non significa rinunciare alla guida o al contenimento.
Significa riscoprire il nostro potere come presenza regolativa, non come minaccia affettiva.
Significa abitare relazioni in cui bambini e bambine si sentano visti, ascoltati, al sicuro — anche nei momenti difficili.

☀️ Questo richiede consapevolezza, non perfezione.
Richiede che anche noi adulti impariamo a stare con le nostre emozioni, senza giudicarle. Senza riversarle sui più piccoli.

⚠️ Riconoscere le tracce della Pedagogia Nera nei nostri automatismi è il primo passo per spezzare la catena. E costruire, al suo posto, una relazione educativa fatta di verità, cura e libertà interiore.

da Atelier della pedagogia

15/07/2025

1. "Le mie mani sono piccole, ecco perché rovescio il latte anche se non voglio".

2. "Le mie gambe sono corte. Ti prego, aspetta e cammina più piano, così posso seguirti".

3. "Non colpire le mie mani se tocco qualcosa di colorato… voglio solo imparare".

4. "Guardami quando ti parlo, così so che mi stai ascoltando".

5. "I miei sentimenti sono delicati. Non sgridarmi tutto il giorno. Lasciami sbagliare senza farmi sentire stupido".

6. "Non aspettarti che il letto che rifaccio o il disegno che coloro sia perfetto. Amami per il mio impegno".

7. "Ricorda, sono un bambino, non un piccolo adulto. A volte non capisco cosa mi stai dicendo".

8. "Ti voglio tanto bene. Ti prego, amami per quello che sono, non solo per quello che faccio".

9. "Non respingermi quando sei arrabbiato con me. Se vengo a darti un bacio, è perché mi sento solo, abbandonato e ho paura".

10. "Quando mi urli contro, mi spavento. Spiegami cosa ho fatto di sbagliato".

11. "Non arrabbiarti quando scende la notte e il buio mi fa paura.
Quando mi sveglio e ti chiamo, il tuo abbraccio è l’unica cosa che mi dà pace".

12. "Quando andiamo al supermercato, non lasciarmi la mano. Ho paura di perdermi e di non ritrovarti più".

13. "Mi rattristo tanto quando vi sento litigare. A volte penso che sia colpa mia, e il mio stomaco si stringe perché non so cosa fare".

14. “Vedo spesso che abbracci e coccoli mio fratello… lo ami più di me? Forse perché è più bello o più bravo? Ma io… non sono anche io tuo figlio?”.

15. "Mi hai sgridato tanto quando ho rotto il mio giocattolo preferito, e ancora di più quando ho pianto. Ero già triste, non l’ho fatto apposta. Ora l’ho perso per sempre".

16. "Ti sei arrabbiato perché mi sono sporcato mentre giocavo. Ma sentire il fango sotto i piedi è stato meraviglioso, e il pomeriggio era così bello… Vorrei solo sapere come lavare i vestiti da solo".

17. “Oggi non stavi bene, e io mi sono preoccupato tanto. Ho cercato di farti sorridere con i miei giochi e le mie storie. Cosa farei se ti succedesse qualcosa?”.

18. “Ho paura dell’inferno, anche se non so bene cosa sia… ma credo che sia terribile quanto stare senza di te".

19. “Anche se mi sono divertito con gli zii, mi sei mancato tantissimo per tutta la settimana. Vorrei che i genitori non andassero mai in vacanza lontano dai loro figli".

20. “Sono così fortunato! Tra tutti i bambini del mondo, tu hai scelto proprio me".

Da adulti, spesso dimentichiamo cosa significa essere bambini. Dimentichiamo cosa ci faceva male, cosa ci spaventava, cosa ci faceva sentire amati. A volte i bambini dicono queste cose ad alta voce; altre volte, le pensano in silenzio.
Non spezzare mai le ali di un bambino. Crescerà lo stesso, ma non saprà più volare.

Autore Anonimo

📌 Bisognerebbe non dimenticarlo mai. Riflettiamoci. VS

🖼 Illustrazione di Anne Julie Aubry

18/06/2025

AUGURIO PER UN FIGLIO CHE FA L’ESAME DI MATURITA’

“Ciao Pietro, avanti tutta”. E’ la terza volta che vedo uno dei miei figli uscire di casa per andare a fare l’esame di maturità. Se con il primo figlio l’ansia sua era anche ansia mia, stamattina dentro me percepivo soprattutto la bellezza che la paternità ha regalato alla mia vita di uomo. Accompagnare i figli nelle tappe della loro crescita, stare loro accanto, constatare che giorno dopo giorno prendono in mano il bandolo della matassa della propria vita e diventano autonomi è una gioia grandissima. Mentre pensi a tutto questo, ti arriva dentro anche una miscela di altre emozioni. La nostalgia di un tempo piccolo, in cui le sfide del quotidiano erano molto meno imponenti di un esame di maturità: il primo giorno di asilo, la prima gita con tuo figlio che ti saluta agitando la manina dal finestrino di un pullman, la sua prima vacanza con l’oratorio, il saggio di fine anno a scuola di musica. C’è una storia enorme che compare all’improvviso nel cuore e nella mente di un papà quando pronuncia ad un figlio la frase “avanti tutta”, detta per fargli sentire che mentre lui farà il suo esame di maturità, io – il suo papà – lo terrò nel cuore. In quell’”avanti tutta” c’è la sua vita che avanza e la mia vita che arriva ad un nuovo capolinea, dove – quasi senza accorgercene – sta avvenendo un progressivo passaggio di testimone tra me e lui. E’ in questi passaggi, che ritrovo il senso che ho dato, che sto dando e che darò alla mia vita. Un senso che non sarebbe esistito se non fossi stato genitori di Jacopo, Alice, Pietro e Caterina. Alle cui esistenze sento di appartenere, profondamente. Appartengo alle loro vite, ma non le possiedo. Per questo, loro ora spiccano il volo. E io dalla finestra della vita, mi godo lo spettacolo. Con una enorme gioia. E – non posso non ammetterlo – con una tremenda nostalgia.
Buona maturità! A Pietro! A tutti i maturandi! E a noi, mamme e papà, che come giardinieri prepariamo e aspettiamo il raccolto, gettando un seme nel terreno della vita e – giorno dopo giorno – prendendoci cura di quel terreno. E anche di quel seme.

Ogni giorno, non solo come professionista, ma anche come padre, rifletto profondamente sul concetto di "allenare alla vita" che ho messo al centro del mio ultimo libro sulla genitorialità ("Allenare alla vita" di A.Pellai, Mondadori ed). Sento che - oggi più che mai - noi genitori - e in particolare noi padri - dobbiamo dare parola alla nostra esperienza di vita, a ciò che sperimentiamo nel tempo in cui aiutiamo un figlio a crescere, ovvero, lo alleniamo alla vita. Se pensate che questo messaggio sia utile (o semplicemente bello) anche per altri genitori - magari proprio quei genitori il cui figlio sta facendo l'esame di maturità - condividete questo post.

12/06/2025

I corpi di queste donne tendono a corrispondere all’idiozia del fantasma maschile che eleva proprio quegli oggetti — in particolare labbra, seni e glutei — alla natura feticistica del proprio fantasma. In termini più semplici, il corpo delle donne tende a corrispondere perfettamente all’immaginario sessuale maschile facendosi simile a quello di vere e proprie bambole artificiali del sesso. Il terrore della morte si confonde qui con il terrore dell’amore.

Al link, "Corpi rifatti", il mio articolo apparso ieri su la Repubblica: https://drive.google.com/file/d/158eFreFgHc8LMXU-gUHKQXx90OvOc457/view?usp=sharing

11/06/2025

Un giorno, tuo figlio si siederà davanti a qualcuno che non conosce e parlerà di te.
Di come lo abbracciavi o di come lo ignoravi.
Di se lo ascoltavi o se facevi solo correzioni.
Di se la tua voce era un rifugio o una tempesta.
E in quel momento, tu non sarai lì a spiegare nulla.
Resterà solo la sua versione. Il suo ricordo.
La sua ferita… o la sua forza.

Perché l’infanzia non è solo una fase: è la base di tutta la sua vita emotiva.
Non lo stai crescendo perché ti obbedisca, lo stai crescendo perché un giorno possa affrontare il mondo con dignità, sicurezza e amore per sé stesso.

E sì, è difficile. Nessuno ha mai detto che formare un’anima sarebbe stato facile.
Ma se devi sbagliare, che sia per amore, non per indifferenza.
Se devi fallire, che sia lottando, non arrendendoti.

Che quando quel figlio parlerà di te, lo faccia con gratitudine nell’anima, con lacrime d’amore negli occhi,
e con l’orgoglio di sapere che ha avuto un padre o una madre che non ha mai smesso di provarci.

Indirizzo

Monteprandone

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00

Telefono

+393473212998

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Studio di Psicologia, Pedagogia Clinica e Counseling Professionale pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Studio di Psicologia, Pedagogia Clinica e Counseling Professionale:

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram