
09/11/2024
Ho sempre creduto nella delle .
Ho sempre sentito forte la , come , di tenere presente a me stessa di avere tra le un invisibile e affilatissimo: la parola e il modo in cui la si comunica all’Altro. Nella di non si fanno “due chiacchiere”, non ci si “confessa”, anche perché, di peccati, non ce ne sono. Non si fanno pozioni magiche né incantesimi. Non ci sono sibille in grado di prevedere il futuro né profeti che, alla prima occhiata, azzardano diagnosi. Non c’è giudizio. Non c’è pregiudizio. Vi è, invece, una presa di coscienza, da parte del , rispetto a sé e alla , talmente potente da non lasciar alcun dubbio sulla sua , sul suo sentirsi responsabile di prendersi di sé insieme all’Altro in grado di sostenere, curare e ridefinire il proprio dolore. Per tutte queste ragioni, bisognerebbe che noi terapeuti ci andassimo cauti, sopratutto quando veniamo chiamati a supportare i più , nell’attribuire “colpe” e ai loro adulti di riferimento e scarsa professionalità ai colleghi. È tutta una questione di chimica: dosare tutti gli elementi, secondo scienza e coscienza, affinché non si arrivi ad un che faccia collassare tutto il .