24/01/2023
COMUNICATO STAMPA
LUTTO NEONATO 8 GENNAIO 2023
Come Associazione che si occupa di perinatalità vogliamo condividere con voi alcune importanti riflessioni sul lutto che ha colpito una famiglia a Roma l’8 gennaio scorso.
Una prima e necessaria considerazione riguarda la narrazione giornalistica che abbiamo trovato morbosa, accusatoria e spesso inesatta nell’utilizzo dei termini.
Abbiamo letto su testate nazionali, ma anche locali, la confusione terminologica che crediamo possa contribuire ad alimentare paure e pregiudizi nei genitori e nei non addetti ai lavori.
Termini come cosleeping, rooming in e bed sharing utilizzati come sinonimi e gettati in pasto al grande pubblico, come fossero loro i responsabili di questa tragedia.
Con il termine cosleeping si indica la condivisione dello spazio dedicato al sonno (es. la stanza da letto). Da qui deriva il termine rooming in con cui si fa riferimento alla pratica che permette alla neo mamma di tenere nella stessa stanza di ricovero ospedaliero il neonato, mentre il bed sharing è la condivisione dello stesso letto.
Il cosleeping non comporta rischi di per sè (a patto che l’ambiente circostante sia sano) anzi, come noi esperti di perinatale sappiamo ormai da tempo, è consigliato sia dall’AAP (American Accademy of Pediatrics)che dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e indicato come fattore protettivo per la salute della diade madre-bambino.
Il bed sharing è la condivisione del letto, consigliata anch’essa dall’OMS a patto di seguire alcune regole base per garantire la sicurezza del neonato (ad esempio sconsigliato per chi ha problemi di obesità, ai fumatori, a chi fa utilizzo di droghe e/o alcol e a chi assume farmaci pesanti).
La seconda riflessione che vogliamo portare alla luce è invece legata all’idea di maternità e allo stereotipo, incalzato e incoraggato dai media e dalla società stessa, della mamma super donna.
Madre, lavoratrice e compagna che non può assolutamente vacillare mai.
Che non può e non deve stancarsi.
Che non può riposare mai.
A questo si aggiunge l’idea di un sapere implicito, l’istinto materno, che certamente è presente ma non in termini assoluti come si vorrebbe far credere.
La riflessione che segue riguarda proprio la donna come soggetto e non come oggetto.
Abbiamo tanto criticato l'onda nera del patriarcato responsabile della mortificazione femminile ma, negli ultimi anni, con il ritorno ossessivo e talebano al concetto di natura e biologia dei mammiferi abbiamo fatto la stessa cosa. Per liberarci dalla schiavitù imposta dal passato abbiamo iniziato a pensare alla maternità come istinto materno che vince su tutto, alla natura come fisiologia e quindi facile. Abbiamo sostituito i vecchi concetti e le vecchie etichette con altri, altrettanto costrittivi e claustrofobici. Come il contatto pelle a pelle della mamma con il suo neonato, ritenuto valido e universale per tutti.
Allo stesso modo, con gli stessi tempi.
Nel tentativo di liberarci da alcune gabbie ne abbiamo costruite altre, apparentemente più nobili ma ugualmente violente.
Questa tragedia ci ricorda quanto continuiamo ad essere responsabili sempre, esattamente come cinquant'anni fa, nel sostenere questa narrazione falsata, idealizzata e mistificata della maternità.
L’altro tema che si apre da questa vicenda riguarda il ruolo dei padri.
Considerati spesso un orpello, un accessorio, qualcosa che può restare al di fuori, a guardare passivamente.
Come ASIPP abbiamo da poco organizzato un congresso che aveva come tema proprio la figura paterna e la sua importanza.
Abbiamo ascoltato dati, analisi, esperienze cliniche e umane, ricerche, biologia, e neuro scienze che convergevano tutte in un unico punto: il ruolo del padre è fondamentale. Sappiamo che lasciare fuori i padri dai reparti rappresenta una violazione dei diritti umani, sia della madre che del padre stesso.
Sappiamo che l’Italia è stata richiamata più volte e invitata dalla stessa Comunità Europea a non lasciare fuori i padri in nessun momento (ne prima , ne dopo, ne durante il parto).
Questa esclusione contribuisce ad alimentare la falsa e pericolosa idea che la genitorialita sia un affare di donne.
Ultima riflessione, ma non certo d’importanza, riguarda la formazione di personale qualificato.
Non entriamo qui nel
merito del personale dell’ospedale romano luogo della tragedia (su questo c’è la procura della Repubblica che sta indagando) ma crediamo necessario sostenere l’importanza di professionisti sanitari qualificati, sia da un punto di vista formativo (saper cosa fare quando si incontra una donna che chiede aiuto) ma anche attenti a cogliere le umane fragilità che , troppo spesso, vengono palesemente ignorate.
Come Associazione che ha tra i suoi scopi statutari quello della promozione del benessere perinatale, vi invitiamo a interrogarvi e a farvi divulgatrici di un sapere scientifico senza mai dimenticare la dimensione umana che la nostra professione richiede.
Desideriamo esprimere il nostro cordoglio e la nostra vicinanza a questa famiglia e a tutti coloro che sono stati coinvolti.
Direttivo Asipp
(Dott.ssa Marelli, dott.ssa Cipriano, dott.ssa Carbonati, dott.ssa Lanzini, dott.ssa Zonca, dott.ssa Pedrazzi)