27/08/2025
Quando ho iniziato a praticare yoga, per me era solo movimento.�Un modo per alleggerire la tensione accumulata, scaricare lo stress della giornata e ritrovare un po’ di calma.�Con il tempo, però, qualcosa è cambiato: lo yoga ha smesso di essere solo esercizio fisico ed è diventato un viaggio dentro me stessa.
Praticando, ho iniziato a riconoscere ciò che portavo dentro: la pressione di fare sempre di più, i paragoni silenziosi che si insinuavano senza che me ne accorgessi, quella voce che mi ripeteva che non ero mai abbastanza.�E proprio lì, tra un respiro e l’altro, è arrivata una nuova consapevolezza: lo yoga non riguarda il raggiungere la “posizione perfetta” o la sequenza impeccabile.�È la capacità di osservare ciò che emerge, di restare presente, di accogliere senza fretta di correggere.
È stato in uno di quei momenti di quiete, dopo savasana, che ho sentito nascere un desiderio nuovo: condividere tutto questo con gli altri.�Non perché mi sentissi arrivata, ma perché volevo che anche altri potessero fare quell’esperienza di ascolto e scoperta.�Da lì è nato il passo verso l’insegnamento.
E proprio insegnare mi ha fatto capire che il percorso non finisce mai.�Ogni volta che entro in sala e incontro le persone
sul tappetino, mi trovo a imparare di nuovo: dalla loro energia, dalle loro difficoltà, dai loro sorrisi quando scoprono qualcosa di sé attraverso una pratica.�Lo yoga, insegnato così, diventa un dialogo: io offro quello che ho imparato, e allo stesso tempo ricevo continuamente nuove lezioni.
Ho compreso che la mia forza non nasce dallo sforzo o dal bisogno di dimostrare, ma dalla capacità di essere presente, di conoscermi e di accettarmi così come sono, con tutte le mie sfumature.�E oggi so che lo yoga non è solo ciò che faccio sul tappetino: è il modo in cui scelgo di vivere, insegnando e continuando a imparare, giorno dopo giorno.