05/01/2025
C’era una volta un ragazzo di un piccolo paese del Friuli, un posto così remoto che non compariva nemmeno sulle cartine. Era una terra dove tutto sembrava immutabile: i ruoli, le tradizioni, il silenzio che accompagnava i pasti. Ma quel ragazzo guardava oltre. Sapeva che dietro ogni boccone c’era un’emozione, un ricordo, una ferita invisibile.
Ma la sua terra non era pronta per le sue idee. Parlava di fame nervosa, di emozioni legate al cibo, di corpo e mente come un tutt’uno. Ma era come parlare una lingua che nessuno conosceva. Troppo diversa.
Con una valigia piena di studi e speranze, si trasferì a Milano. Qui, tra le corsie di un ospedale, cercò di portare avanti il suo approccio, ma si sentiva spesso solo.
A centinaia di chilometri di distanza, in una cittadina universitaria, c’era una ragazza che non si fermava mai, correva sempre (in tutti i sensi).
A Pavia era sempre la prima della classe. Ogni voto alto la faceva sentire a disagio, perché non si vedeva come gli altri la vedevano: caparbia, brillante e determinata.
Aveva un dono raro, però: sapeva ascoltare. E voleva capire. Il cibo non era solo nutrizione per lei, era una chiave per entrare nella vita delle persone, per aiutarle a trovare un equilibrio tra il corpo e l’anima.
E poi, un giorno, i loro mondi si incrociarono. Lui, Emanuel, psicologo e psicoterapeuta, e lei, Emanuela, nutrizionista. Insieme decisero di creare qualcosa di unico, qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima. Non un progetto di calorie, diete e sacrifici, ma un percorso fatto di ascolto, scienza ed empatia.
✨ Così è nato Emotifood. Era il 2014, e con coraggio e determinazione, abbiamo dato vita a un progetto per chi lotta contro il cibo, il corpo e le emozioni. Non per contare calorie, ma per aiutare le persone a contare su se stesse. Non per giudicare, ma per capire.
Oggi celebriamo 10 anni di Emotifood. Anni in cui abbiamo visto persone ritrovare la propria forza, anni di storie che ci hanno commosso.
Il 2024 si chiuderà con questo importante traguardo, e vogliamo dedicarlo a voi: a chi ha scelto di lottare, a chi ci ha permesso di far parte del suo percorso, a chi ha deciso che il cibo non sarebbe stato più il suo nemico.