Emanuel Mian - Psicologo

Emanuel Mian - Psicologo Psicologo/Psicoterapeuta/Ricercatore-
Esperto in disturbi alimentari e dell'immagine corporea. Responsabile scientifico del centro Emotifood.

Psicologo – Psicoterapeuta ad indirizzo cognitivo-comportamentale. PhD in “NeuroScienze e Scienze Cognitive”, abilitato all’uso dell’ EMDR e perfezionato in “Diagnosi e Terapia” dei Disturbi del Comportamento Alimentare. Responsabile e coordinatore di diverse Unità per i Disturbi Alimentari in Friuli Venezia Giulia e Lombardia, coordinatore del gruppo di ricerca Body Image. Già Docente presso il M

aster in “Dietetica e Nutrizione Clinica”- Università di Pavia. Consigliere Onorario presso la Corte d’Appello della sezione minorile del Tribunale di Trieste dal 2008 al 2016. Più di 5000 pazienti seguiti con successo e autore del bestseller MindFoodNess. Inoltre ho creato MINDFOODNESS Academy il programma di coaching online frutto della ricerca scientifica. Per cambiare, per iniziare a muoversi, per uscire dall’inerzia, basta qualche passo gentile nella direzione giusta.

Ricordo una giovane atleta che, con voce tremante, mi confidò: “Dottore, più mi alleno, meno mi sento adeguata. Ho inizi...
31/03/2025

Ricordo una giovane atleta che, con voce tremante, mi confidò: “Dottore, più mi alleno, meno mi sento adeguata. Ho iniziato a controllare ogni boccone, sperando di migliorare le mie performance, ma ora il cibo è diventato il mio avversario più temuto.”

Queste parole risuonano profondamente nel mondo dello sport, dove la ricerca della perfezione può talvolta sfociare in comportamenti alimentari disfunzionali. Atleti di alto livello, come la ginnasta russa Aleksandra Soldatova, hanno reso pubbliche le loro battaglie contro disturbi alimentari, evidenziando quanto sia sottile il confine tra dedizione e autodistruzione.

Nel percorso terapeutico con questa giovane atleta, abbiamo lavorato insieme per riconoscere e affrontare le sue paure legate all’alimentazione, ristabilendo un rapporto sano con il cibo e con il proprio corpo. Questo processo ha richiesto tempo, empatia e strategie personalizzate, ma alla fine ha permesso di riportare l’equilibrio nella sua vita sportiva e personale.

Recentemente, ho avuto l’opportunità di approfondire queste tematiche in un’intervista con La Gazzetta dello Sport, dove ho discusso dei rischi legati all’ossessione per l’allenamento e dell’importanza di riconoscere e affrontare i disturbi alimentari negli sportivi. Nell’articolo, esploro come il contesto sportivo possa, talvolta, diventare terreno fertile per disfunzioni nel rapporto con il cibo e l’immagine corporea, e sottolineo l’importanza di un supporto psicologico adeguato per gli atleti.

Per chi fosse interessato ad approfondire, ecco il link all’articolo completo: Disturbi alimentari negli sportivi: come riconoscerli e affrontarli

È fondamentale che nel mondo dello sport si presti maggiore attenzione alla salute mentale degli atleti, riconoscendo i segnali di allarme e intervenendo tempestivamente. Solo così possiamo garantire che la passione per lo sport rimanga una fonte di benessere e non diventi una prigione.

Emanuel Mian, psicologo e psicoterapeuta, spiega quali sono i rischi dell'ossessione per l'allenamento con disturbi alimentari negli sportivi.

“Tutti abbiamo delle vette da scalare nella vita, solo che per chi soffre di obesità sono più difficili.” 🏔️Lo dico spes...
04/03/2025

“Tutti abbiamo delle vette da scalare nella vita, solo che per chi soffre di obesità sono più difficili.” 🏔️

Lo dico spesso nei miei convegni, nei miei libri, nei miei percorsi.

Non perché voglia fare retorica, ma perché è la verità.
Se porti con te un peso – fisico, emotivo, mentale – ogni salita è più ripida, ogni passo più faticoso.
• Perché il tuo corpo ti mette alla prova.
• Perché la società ti fa sentire fuori posto.
• Perché la tua stessa mente ti ripete che non ce la farai.

Eppure, guardati. Sei ancora qui.

Hai già scalato montagne che gli altri nemmeno vedono.
Le scale strette, le sedie piccole, gli sguardi della gente, i commenti non richiesti, le rinunce a uscire, a comprare certi vestiti, a sentirti libero.

Chi lotta con il peso sa che il mondo non è costruito per lui.
Eppure continua a camminare.

💡 Ma la domanda è: per chi stai scalando questa vetta?
• Per gli altri?
• Per la società?
• Per dimostrare qualcosa?

O per te?

La risposta cambierà ogni cosa.

📖 In MindFoodNess (Feltrinelli, 2025) e Fuga dalla Bilancia (Feltrinelli, 2022) parlo proprio di questo.
Di come il peso non sia solo fisico, ma anche emotivo.
Di come il cibo diventi un rifugio, una gabbia, una prigione.
Di come si può smettere di vivere come se fossimo un corpo da correggere, invece che una persona da ascoltare.

🔥 Se queste parole ti risuonano, scrivimi nei commenti: qual è la tua vetta?
♻️ Condividilo con chi ha bisogno di sentirlo.

Il "FOOD NOISE": il brusio che non ti lascia in paceIl food noise – o "rumore del cibo" – è stato descritto in uno studi...
26/02/2025

Il "FOOD NOISE": il brusio che non ti lascia in pace

Il food noise – o "rumore del cibo" – è stato descritto in uno studio del 2023 su Nutrients come una "reazione persistente agli stimoli alimentari" che porta a pensieri intrusivi e ossessivi sul mangiare. Non è solo pensare a cosa cucinare per cena: è quel dialogo interno che ti tormenta con domande come "Avrò mangiato troppo?", "Posso permettermi quel dolce?" o "Quando sarà il prossimo pasto?".
È un sottofondo che può diventare assordante, soprattutto se stai cercando di cambiare il tuo rapporto col cibo. Io stesso, anni fa, mi sono ritrovato a fissare una ciotola di patatine durante una serata tra amici, non perché avessi fame, ma perché la mia mente continuava a dirmi: "Se non le prendi ora, te ne pentirai".

Non era fame fisica, era il food noise che amplificava un bisogno emotivo.

La scienza ci dice che questo fenomeno è legato alla nostra reattività agli stimoli alimentari (food cue reactivity). Uno studio del 2023 pubblicato su Nutrients (Hayashi et al.) ha proposto il modello CIRO (Cue–Influencer–Reactivity–Outcome), spiegando come fattori interni (come lo stress o la fame emotiva) ed esterni (pubblicità, odori, immagini di cibo) possano intensificare il food noise. Hanno scoperto che chi è più sensibile a questi stimoli – magari perché sovrappeso o con una storia di alimentazione disregolata – tende a ruminare di più sul cibo, con pensieri che possono portare a mangiare impulsivamente. È come se il cervello, davanti a un’immagine di pizza o al profumo di biscotti, accendesse un interruttore che non riesci a spegnere.

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➡️I giovani e il cibo: non sanno più come si mangia davvero? 🍽️Negli ultimi anni, nel mio lavoro con persone in lotta co...
17/02/2025

➡️I giovani e il cibo: non sanno più come si mangia davvero? 🍽️

Negli ultimi anni, nel mio lavoro con persone in lotta con la bilancia e lo specchio mi sono accorto di un fenomeno sinceramente preoccupante.
Le nuove generazioni non stanno solo perdendo il contatto con il loro corpo, ma anche con il modo stesso di mangiare.

Non parlo di "cosa" si mangia. Parlo del "come".

Mangiare in piedi, distrattamente, davanti a uno schermo. Saltare pasti per poi abbuffarsi di snack veloci. Non sedersi mai a tavola, non assaporare il cibo, non percepire il momento in cui il corpo dice: “Basta, sono sazio.”

🛑 Questa non è una questione di educazione alimentare. È una questione di educazione alla presenza.

Un tempo, i pasti erano un momento sacro. Si mangiava insieme, si parlava, si posava la forchetta tra un boccone e l’altro. Oggi, il cibo è diventato un sottofondo, una funzione automatica da eseguire mentre si scrollano i social o si risponde ai messaggi.

🔍 E cosa comporta tutto questo?
• La perdita del senso di sazietà.
• La mancanza di consapevolezza emotiva nel rapporto con il cibo.
• L’incapacità di distinguere la fame fisica dalla fame emotiva.
• L’aumento dell’ansia e della compulsione alimentare.

Mangiare lentamente, seduti, respirando, sentendo il cibo, non è un lusso. È una forma di cura di sé.

Eppure, la generazione dei 20-30enni sta perdendo queste abitudini di base, esattamente come sta perdendo il concetto di routine legate al sonno, all’attenzione, al movimento.

📖 In MindFoodNess (Feltrinelli, 2025) parlo proprio di questo: ritrovare il contatto con il momento presente attraverso l'attenzione, il respiro, il corpo e il cibo. Perché non è solo il cosa mangi a fare la differenza. È il come.

👉 E tu? Ti sei mai chiesto come mangi? Sei davvero presente a tavola o sei sempre altrove?

trovi il libro a questo link: https://bit.ly/mindfoodness2025

Non puoi cambiare il passato, ma puoi smettere di “mangiarlo”.Ci sono sapori che non sono solo sapori. Ci sono bocconi c...
13/02/2025

Non puoi cambiare il passato, ma puoi smettere di “mangiarlo”.

Ci sono sapori che non sono solo sapori. Ci sono bocconi che non riempiono solo lo stomaco, ma scavano dentro di noi.
Ci sono momenti in cui quello che portiamo alla bocca non è solo cibo, ma una storia. Una ferita. Un’abitudine che ci tiene ancorati a qualcosa che pensavamo di aver lasciato andare.

Mangiamo per nutrirci, certo. Ma a volte mangiamo per consolarci, per riempire un vuoto, per cercare di zittire un dolore.
E quel morso diventa un riflesso, un’ancora al passato, un tentativo disperato di rimediare a qualcosa che non si può più cambiare.

Ma se non puoi cambiare il passato, puoi scegliere di non portarlo più a tavola.
Puoi scegliere di guardarlo in faccia, di accettarlo, di lasciarlo scorrere via senza doverlo masticare ancora e ancora.
Puoi smettere di “mangiarlo”.

Perché ogni volta che mangi per riempire un vuoto, quel vuoto resta lì, intatto.
Ma ogni volta che ti fermi, che ti ascolti, che scegli di stare con la tua emozione senza soffocarla con il cibo… qualcosa cambia.
E quel cambiamento è il primo passo verso la libertà.

📖 MindFoodNess è in libreria e su Amazon e puoi iniziare a leggerlo qui https://bit.ly/mindfoodness2025 ).
Dentro ci trovi strumenti concreti per smettere di lasciare che il passato ti comandi attraverso il cibo.
Perché il cibo è cibo. E tu meriti molto di più.

Viviamo con il fiato corto, con il cronometro sempre in mano, come se ogni secondo perso fosse un fallimento. Mangiamo d...
12/02/2025

Viviamo con il fiato corto, con il cronometro sempre in mano, come se ogni secondo perso fosse un fallimento. Mangiamo di fretta, pensiamo di fretta, ci buttiamo in situazioni di fretta. Come se dovessimo sempre rincorrere qualcosa.
E se invece… stessimo?
Se decidessimo di non scappare, di non cercare di fermare il vortice con la forza, ma semplicemente di starci dentro?
Se non provassimo subito a risolvere, a capire, a rispondere, ma imparassimo a stare nei fuori programma, anche quando il controllo ci scivola dalle mani?
Perché la verità è che più proviamo a fermare la giostra, più ci facciamo travolgere. Ma se ci stiamo, se rallentiamo, allora iniziamo ad ascoltare davvero.
🔹 Se rallenti, ascolti.
🔹 Se ascolti, inizi a capire.
🔹 Se capisci, smetti di ingurgitare pensieri, problemi, emozioni che non ti appartengono.
E il cibo? Il cibo è spesso un rifugio dal non saper stare. È il bisogno di riempire spazi che ci spaventano. Ma se impariamo a stare, impariamo anche a nutrirci in modo diverso.
💡 Nel mio nuovo libro MindFoodNess (lo trovi qui ➡️https://bit.ly/mindfoodness2025 ora disponibile in libreria, ti accompagno proprio in questo viaggio: verso la giusta distanza, il giusto tempo e il giusto spazio per te stesso.
👉 E tu? Come stai imparando a STARE?

11/02/2025

Un libro può cambiare la tua vita..

“È come prendermi una dose di passato.”Ci sono momenti in cui il cibo diventa un viaggio indietro nel tempo. Un biscotto...
09/02/2025

“È come prendermi una dose di passato.”

Ci sono momenti in cui il cibo diventa un viaggio indietro nel tempo. Un biscotto non è solo zucchero e farina: è quella notte in cui, da bambina, ti svegliavi in preda agli incubi e qualcuno ti portava un dolce per calmarti. È una dose di passato, un abbraccio mancato, una carezza silenziosa che speravi potesse sistemare tutto.

Quando mangiamo per placare il cuore, non stiamo solo cercando conforto: stiamo cercando di mettere ordine in emozioni che non abbiamo mai avuto il coraggio di esternare. È una battaglia tra chi siamo stati e chi stiamo cercando di diventare.

Ho ascoltato storie di vite vissute in silenzio, di corse per non deludere, di bambini che non volevano essere un peso, che si nutrivano di approvazione per sentirsi “abbastanza”. Bambini che sono cresciuti con il cuore in una pentola a pressione, sempre pronti a scoppiare, ma mai autorizzati a farlo.

E oggi, quel cibo che scegliamo nei momenti difficili non è altro che un biglietto di ritorno verso qualcosa che non abbiamo mai risolto del tutto. Per alcuni è il biscotto di quando ci sentivamo piccoli e fragili. Per altri, è la fetta di pane e cioccolato che mangiavamo con qualcuno che ci ha lasciati troppo presto.

Ma la verità è che non possiamo cambiare il passato. Possiamo, però, imparare ad accoglierlo senza farci sopraffare. Possiamo rallentare, ascoltarci, e scegliere, un passo alla volta, di nutrire non solo il corpo, ma anche il cuore e la mente.

Non possiamo sempre fermare quel gesto automatico che ci porta al frigo, ma possiamo fermarci subito dopo, respirare e chiederci: “Cosa sto davvero cercando in questo momento?”

Perché quel “davvero” può fare tutta la differenza.

Oggi è domenica. È un giorno in cui i pensieri spesso gridano più forte. Ma è anche un giorno in cui possiamo scegliere di iniziare a prenderci cura di noi, di prenderci una pausa da quella dose di passato, e di fare spazio a un futuro che possiamo costruire con amore e pazienza.

Un passo alla volta, con il tempo che serve.

Emanuel Mian
inizia da qui➡️ https://lnkd.in/dMiRpVGr

📍 New York, qualche anno fa.Una scalinata qualunque, in una città dove tutto sembra muoversi più velocemente dei tuoi pe...
05/01/2025

📍 New York, qualche anno fa.
Una scalinata qualunque, in una città dove tutto sembra muoversi più velocemente dei tuoi pensieri. Ma fermarsi non è sempre un errore: a volte è una scelta.

Ci sono momenti in cui il passato ci chiama, ci trattiene, quasi a volerci convincere che non possiamo andare oltre. Ma il passato, proprio come quelle emozioni che tanto spesso cerchiamo di reprimere, non è il nemico. È un maestro silenzioso che ci sfida a lasciar andare ciò che ci pesa, ciò che ci trattiene da ciò che potremmo essere.

💭 Perdonare non significa dimenticare. Non è fare pace con il dolore o l’errore, ma scegliere di trasformarlo in un ponte verso un futuro diverso. Un atto che, nel suo silenzio, spezza il ciclo di rancore, auto-giudizio e rimpianti, aprendoci a una nuova possibilità: quella di accettarci.

Viviamo in una società che esalta la perfezione e demonizza l’errore, ma la verità è che non c’è progresso senza imperfezioni. E anche nelle cadute più dure, c’è sempre una strada che porta avanti, una scala da salire, un’ombra da lasciarsi alle spalle.

🌟 E il futuro?
Nei primi mesi del 2025 uscirà il mio prossimo libro MindFoodNess per Feltrinelli, e “Fuga dallo specchio” verrà tradotto in francese. Sento di portare con me ogni passo di questo viaggio, ogni lettore che ha letto quelle pagine e chiunque abbia trovato nelle mie parole uno specchio, non un giudice.

🖤 Un augurio al mondo: sii buono con me, così come io sto imparando a essere buono con me stesso. Perché ogni passo, ogni scalinata, inizia con una scelta: lasciare andare ciò che ci appesantisce e abbracciare ciò che ci rende liberi.

Emanuel

🎯 Quasi tutte le diete falliscono… perché spesso non affrontano la vera radice del problema: l’aspetto psicologico.La re...
04/01/2025

🎯 Quasi tutte le diete falliscono… perché spesso non affrontano la vera radice del problema: l’aspetto psicologico.
La restrizione estrema e i sensi di colpa non fanno altro che creare un ciclo infinito di insoddisfazione. 💔

👉 Non è solo questione di “cosa” mangi, ma “perché” lo fai.
Se le emozioni guidano il tuo rapporto con il cibo, forse è il momento di cambiare prospettiva.

💡 Prova questo:
🔹 Fermati un attimo prima di mangiare e chiediti: “Sto soddisfacendo la mia fame fisica o sto cercando di placare un’emozione?”
🔹 Ricorda che ascoltare il tuo corpo e le tue emozioni è il primo passo per costruire un rapporto più sano con il cibo.

📖 Nel mio libro “Fuga dalla Bilancia” parlo proprio di come affrontare questi cicli e di strategie concrete per spezzarli.
Clicca sul link in bio per scoprire di più.

➡️Hai già trovato il tuo riflesso più autentico? Raccontamelo nei commenti.🌟 La vita è uno specchio: a volte si rompe, m...
02/01/2025

➡️Hai già trovato il tuo riflesso più autentico? Raccontamelo nei commenti.
🌟 La vita è uno specchio: a volte si rompe, ma in ogni frammento c’è una riflessione importante.

Quando ci guardiamo allo specchio, non vediamo solo un’immagine, ma anche tutto ciò che pensiamo di noi stessi. Ogni giudizio, ogni critica, ogni aspettativa risuona in quei riflessi. Talvolta, come uno specchio frantumato, anche la nostra percezione di noi stessi sembra fatta di pezzi taglienti.

Ma ecco la chiave: anche nei frammenti più piccoli e apparentemente insignificanti si può trovare qualcosa di buono. Non è mai facile, ma è possibile.

💡 La scienza ci dice che migliorare l’autostima e il dialogo interno positivo può trasformare il modo in cui ci vediamo. Non si tratta solo di cambiare il corpo o di “aggiustare” lo specchio, ma di imparare a guardarlo da vicino e accettare i suoi riflessi per ciò che sono: parti di un tutto, non definizioni assolute.

✨ Se oggi senti di essere a pezzi, ricorda che anche così puoi trovare forza e bellezza. Ogni pezzo del tuo specchio ha una storia, e tu hai il potere di raccontarla diversamente.

📖 Tratto dal mio libro Fuga dallo specchio- edito da Feltrinelli tradotto anche in francese.

Hai già trovato il tuo riflesso più autentico? Raccontamelo nei commenti.

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