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06/04/2024

L’articolo parla del nuovo libro Jonathan Haidt, psicologo sociale alla New York University, e del dibattito che si è aperto sulle sue tesi.

Il lavoro di Haidt sostiene che nostri figli stanno crescendo in un contesto che si distingue da un lato per una super protezione da parte dei genitori nella vita fisica, dall’altro per un’assenza totale di protezione da parte di qualunque adulto nella vita digitale.

I dati parlano chiaro: il numero di giovani e giovanissimi colpiti da depressione ha registrato aumenti a doppia cifra praticamente ovunque, così anche i tentativi di suicidio e i pensieri suicidari.

Ma non solo. I problemi emersi sono anche il peggioramento della performance scolastica, una minore capacità di attenzione, l’impoverimento delle relazioni umane, il disinteresse crescente per i rapporti sessuali e molto altro ancora.

Per Haidt i ragazzi di oggi crescono in un ambiente “ostile allo sviluppo umano” che provoca una diffusissima sofferenza psichica, condizione che sarebbe causata dall’attraversamento della pubertà con lo smartphone sempre in tasca, che aliena dalla realtà circostante.

Per approfondire 👇🏻
https://www.corriere.it/sette/editoriali/24_aprile_05/infanzia-perduta-generazione-ansia-55b8a3e9-dc4e-46ca-ad14-82c81b293xlk.shtml?appunica=true&app_v2=true

31/03/2024

𝗜 𝗯𝗮𝗺𝗯𝗶𝗻𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗰𝗮𝗻𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗴𝘂𝗲𝗿𝗿𝗮 di Bertolt Brecht

I bambini giocano alla guerra.
E’ raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai “pum” e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
E’ la guerra.
C’è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.
Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.
E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.

(in "Poesie politiche", Einaudi 2015)

𝘊𝘰𝘯 𝘭'𝘢𝘶𝘨𝘶𝘳𝘪𝘰 𝘥𝘪 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘢𝘳𝘦 𝘶𝘯𝘢 𝘗𝘢𝘴𝘲𝘶𝘢, 𝘪𝘭 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘪𝘣𝘪𝘭𝘦, 𝘥𝘪 𝘱𝘢𝘤𝘦..

19/03/2024

Come ci si rapporta alla paternità in un mondo in continua evoluzione?

Per oggi abbiamo scelto una breve citazione tratta dal libro di Alberto Pellai "Da uomo a padre" che pensiamo aiuti a inquadrare questa dimensione di cambiamento della paternità che stiamo vivendo.

Oggi vogliamo fare gli auguri a tutti i papà che hanno il coraggio di interrogarsi sul loro ruolo, perché è solo attraverso quelle domande che si può raggiungere una consapevolezza maggiore e arrivare a sentirsi padri, oltre che a esserlo.

Articolo molto interessante della prof.ssa Lucangeli sugli adolescenti
08/02/2024

Articolo molto interessante della prof.ssa Lucangeli sugli adolescenti

«Gli adolescenti sono soli travolti dalle emozioni
Educhiamoli con la gioia»

Professoressa Lucangeli, come si spiega questa ’epidemia’ di violenza tra adolescenti?
«Il processo di vulnerabilità dei comportamenti umani fino a 10/20 anni fa si riscontrava negli adulti o nei giovani adulti con l’esaurimento delle risorse in grado di gestire le emozioni – risponde Daniela Lucangeli, professoressa di Psicologia dello sviluppo all’Università di Padova –. Un’ultima ricerca dell’Unicef mostra invece che a esaurire le risorse per la gestione emozionale oggi sono i preadolescenti, l’età si è abbassata».

Che cosa è successo?
«Abbiamo sottostimato il ruolo che le emozioni hanno nel nutrire il cervello umano. Le emozioni non sono la superficie, ma il moto ondoso. La sottostima delle componenti emozionali ha generato una condizione di non salute, è stato tolto lo stato di equilibrio».
E questo contribuisce a generare il disagio negli adolescenti?
«I ragazzi non hanno modo di regolare le emozioni che sono una delle strutture più potenti della specie. Ma l’emozione è un segnale neuro elettrico e biochimico inviato alle strutture del cervello che decidono il comportamento. Se non impari a gestirle agiscono prima che tu possa averne regolato l’intensità».

Da qui atti di violenza inspiegabili?
«La mancata regolazione rischia di produrre i grandi opposti: crisi depressive e ansiogene, autolesionismo, isolamento, o crisi violente. Le emozioni vanno nutrite, regolate, accompagnate, e non si fa usando schede a scelta multipla. Ma tocca all’adulto imparare a gestire per primis le proprie emozioni e insegnare ai bambini e agli adolescenti a regolarle».
L’incapacità di discernere tra reale e virtuale e quindi di comprendere cosa è sbagliato è stata alimentata dall’abuso dei social e del web?
«I social hanno determinato un pericolo enorme ma perché si sono infilati in una crepa. Il sistema ’noi’, il sistema di relazione, era già indebolito. Il virtuale diventa reale perché il sistema adulto è fortemente stressato. La generazione adulta, diciamo tra i 35 e i 55 anni, ha una vita di estrema complessità dove la gestione delle emozioni non è stata attenzionata».

Nel passato era diverso?
«Non lo sappiamo, ma era tutto più spontaneo e naturale. I bambini stavano coi bambini, i nuclei ampi consentivano figure di presenza. Ora viviamo in nuclei minuscoli dove mancano aggreganti. E la scuola è competizione per acquisire competenze non per stare bene insieme».

Quindi è riduttivo accusare di tutto i social network?
«La tecnologia ha sostituito la fatica della relazione. I like danno dipendenza da dopamina che la persona che smette di giocare con te non ti dà più. Ma il tema è l’adulto: quando torna a casa pone il suo sguardo sul cucciolo o sulla propria rete sociale artificiale? Il problema è che l’adulto non sa più cosa deve fare per regolare la noia, la paura, la gioia, la quiete».
E così lasciamo gli adolescenti in balìa delle emozioni...
«L’adolescenza è il momento in cui il cervello struttura la personalità. È delicatissimo ed è importante la capacità di riconoscere il segnale della rabbia e dell’ira. Come affronti uno tsunami se non hai creato un argine?».

Ma come ci si educa alla gestione delle emozioni?
«Bisogna capire che cosa è questa forza vitale e modularla con grammatiche antiche: la forza del respiro, la sintonizzazione, il contatto, lo sguardo, il tono della voce. E poi la gioia: più educhiamo con la gioia più otteniamo».

Dobbiamo cambiare l’impostazione con cui educhiamo a scuola e nelle famiglie?
«Il meccanismo massacrante del giudizio come componente con cui correggiamo i comportamenti genera reazioni di rivendicazione. Se in adolescenza vieni sempre giudicato hai una pulsione di autodeterminazione, diventi il peggiore dei ribelli o dei giudici».

Davide Nitrosi

Indirizzo

Via Tevere 30
Muggiò
20900

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