09/01/2024
In queste giornate di festa abbiamo visto countdown fasulli ripresi da schermi che sono in realtà sguardi di sconosciuti a cui concediamo di entrare nelle nostre case, ridendo sotto i baffi per l’imbroglio ai piccoli. Abbiamo visto uova rotte sulle teste di bambini increduli e derisi, a favore di telecamera; abbiamo visto ostentazione di outfit griffati su esseri umani così piccoli da non avere nemmeno gli strumenti per realizzare che cosa i loro adulti stiano facendo con e di loro.
Momenti di disregolazione emotiva condivisi con “la community” per incrementare il numero di follower, di like, di visualizzazioni.
Bambini considerati come strumenti per rimpolpare l’ego o i portafogli di adulti ambiziosi che agiscono (vogliamo credere) senza cattiveria ma anche senza chiedere il permesso ai propri figli e senza riconoscere che quello che a volte chiamiamo “gioco” o “scherzo” un bambino piccolo, se potesse, chiamerebbe “bullismo”.
Nella parte del mondo in cui si ostenta il rispetto del valore dell’infanzia, proprio i più piccoli restano incastrati in dinamiche violente che siccome non spargono sangue passano inosservate.
Cogliamo l’occasione del nuovo anno per chiedercelo onestamente: cosa stiamo insegnando agli adulti di domani? Facciamoci genuinamente un esame di coscienza, senza giudizio ma con onestà, possiamo tutti migliorare (noi stesse per prime, che qui urla e grida non sono meno diffuse che altrove). Almeno in qualcosa.
Non possiamo cambiare le sorti del mondo, cancellare il sangue e l’odio da questo tempo, possiamo scegliere di riconoscere dove si annida la violenza nelle nostre abitudini e provare a non praticarla, in nessuna delle sue forme, neanche in quelle meno palesi, socialmente accettate, in quelle che “vabè che sarà mai?”.
I bambini sono persone intere che hanno bisogno di noi. E noi abbiamo bisogno di chi ci circonda. Ripartiamo da qui.
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