22/11/2024
Attacco, fuga, congelamento e sottomissione sono strategie di sopravvivenza, le uniche risposte possibili quando dobbiamo "adattarci" a situazioni minacciose, traumatiche. Il problema è che queste risposta divengono automatismi che, radicandosi in noi, danno vita a scenari destinati a ripetersi in un modello "stimolo-risposta".
Se sento una minaccia alla mia identità, scatto e aggredisco l'altro. Se percepisco l'altro come fonte di protezione divento "appiccicoso" o addirittura "sottomesso" al rapporto. Se ciò che provo è troppo intenso, stacco la spina e incontro la disaffezione: ho la percezione di non provare nulla ma in realtà è tutto ben "nascosto/congelato". Non c'è da meravigliarsi, chi si congela è un mago nel mentire a se stesso e al prossimo. Chi attua la fuga, poi, ha un master in procrastinazione e irrequietezza, talvolta mangia pane e pensieri ossessivi a colazione, con dosi d'ansia quotidiana.
Se noti queste caratteristiche in te, non temere, è "naturale", tutti noi abbiamo vissuto traumi invisibili nel contesto relazionale. I nostri genitori non erano affatto "equipaggiati" e consapevoli nel loro ruolo. Per non parlare poi di quei traumi che sono stati tutt'altro che invisibili e, tuttavia, tutti hanno preferito ignorare facendo ve**re meno l'intera impalcatura di fiducia, non lasciando intatto neanche più un briciolo di sicurezza.
È bene parlare degli effetti del trauma ma è altrettanto saggio sottolineare che si tratta di apprendimenti che possono essere estinti nel loro potere disadattivo. Con un lavoro su di sé, con un buon percorso terapeutico, possono diventare funzionali. TUTTE. E sì, purtroppo la vita talvolta ci chiede anche di congelarci quando quel ruolo ci è stato tolto o quella meta ci è stata irreversibilmente preclusa, come chi, dopo diversi aborti e tentativi, si congela all'idea di avere figli o chi riesce ad arrendersi di fronte all'inevitabile. L'attacco è fondamentale per far valere i propri confini (cessando di demolire quelli altrui) e dosare la fiducia (senza cadere nel controllo). La fuga è stupenda quando vogliamo sganciarci da una situazione scomoda, che non ci fa crescere. La sottomissione può essere utile per fare un passo indietro, per ammettere i propri errori e, ancora di più, può essere trasformata in assertività, una dote perfetta per praticare dialogo e diplomazia. Le risposte di attacco, fuga, congelamento e sottomissione possono essere squisitamente adattive, ma solo se non seguono l'andamento automatico stimolo-risposta. Solo se riusciamo a contenerle e fare spazio a nuovi apprendimenti ❤️ Ne parliamo nel nostro libro «il mondo con i tuoi occhi».
- Psicoadvisor