
17/06/2025
Sedersi nel vero: il coraggio silenzioso dell’identità
C’è un momento, nel percorso terapeutico, in cui si smette di correre.
Si posa il giornale delle aspettative, dei ruoli, delle verità altrui, e si resta.
Seduti. Presenti.
Come quell’uomo che, sotto un cielo stellato, si concede la possibilità di guardare e scegliere.
Nella psicoterapia del profondo, questa sosta ha un valore sacro.
È lì che comincia il viaggio attraverso i tre atti dell’identità:
1. Esistere: riconoscersi nel proprio sentire.
È l’atto primario del contatto gestaltico. È l’io che dice “sono qui”, anche se rotto, anche se stanco.
2. Differenziarsi: separarsi dall’altro per incontrare il proprio volto.
È il passaggio da una maschera funzionale a un volto autentico.
Winnicott direbbe: è il momento in cui il falso sé comincia a sciogliersi.
3. Prendere posizione: scegliere, dire, rischiare.
È il gesto dell’Adulto che emerge dal copione e afferma: “Questa è la mia direzione.”
È Sartre che ci ricorda che esistere è anche scegliere, anche nel disagio.
Dire la verità — a sé stessi prima di tutto — è un esercizio quotidiano di identità.
Non è mai una formula. È una postura.
Un modo di stare al mondo con radici e sguardo.
Come chi, seduto su una panchina, non fugge più da sé.
In che punto sei del tuo cammino?
Hai trovato il tuo modo di stare fermo sotto le stelle?
Dott.ssa Francesca Gaia Pisa 🪴