Dott.ssa Francesca Gaia Pisa

Dott.ssa Francesca Gaia Pisa Sono Francesca Pisa, psicologa psicoterapeuta ad orientamento gestaltico e analitico transazionale. Creator of

Ricevo nel quartiere Vomero di Napoli, dove mi occupo di percorsi di psicoterapia individuale. Il mio approccio integra i principi della Psicoterapia della Gestalt e dell’Analisi Transazionale, arricchiti da uno sguardo sulla psicologia degli Enneatipi (Enneagramma) e da un’attenzione specifica alla spiritualità, intesa come spinta autentica verso l’autorealizzazione personale. La psicoterapia che propongo si fonda sui pilastri della Gestalt: qui e ora, consapevolezza e responsabilità.
– Il qui e ora è un’attitudine al vivere pienamente il presente, accogliendo ciò che accade nel momento attuale.
– La consapevolezza è il punto di partenza per sviluppare una capacità di auto-osservazione che permette di orientarsi nel mondo con maggiore chiarezza.
– La responsabilità rappresenta la possibilità di rispondere in modo congruo a ciò che si sperimenta, assumendo un ruolo attivo nella propria vita. Quando la persona assume pienamente la responsabilità di sé, diventa consapevole, presente, e può finalmente riappropriarsi della propria esistenza, aprendosi alla possibilità di cambiamento. Rivolgersi a uno psicoterapeuta significa intraprendere un viaggio nel proprio mondo interiore, incontrare la sofferenza e offrirle uno spazio in cui essere ascoltata, accolta e compresa. Queste parole hanno l’intento di restituire in sintesi il mio modo di intendere e praticare la terapia. Credo sia importante scegliere il proprio terapeuta non solo sulla base di consigli, reputazione o esperienza, ma anche – e soprattutto – riconoscendo quanto il suo modo di essere e di lavorare risuoni con ciò in cui si è pronti a credere.

È opinione diffusa, che condivido profondamente, che un terapeuta debba aver attraversato un proprio percorso di terapia personale, integrato da un cammino di consapevolezza e crescita profonda. Questo tipo di formazione non solo rende più autentico l’incontro con l’altro, ma permette di creare una relazione terapeutica centrata sulla presenza e sull’umanità, che rappresentano gli strumenti fondamentali del processo di cura.

“Troppi terapeuti non sono disposti ad accettare, o persino ad essere promossi al rango di paziente.”
(Fritz Perls, Qui e ora)

Sedersi nel vero: il coraggio silenzioso dell’identitàC’è un momento, nel percorso terapeutico, in cui si smette di corr...
17/06/2025

Sedersi nel vero: il coraggio silenzioso dell’identità

C’è un momento, nel percorso terapeutico, in cui si smette di correre.
Si posa il giornale delle aspettative, dei ruoli, delle verità altrui, e si resta.
Seduti. Presenti.
Come quell’uomo che, sotto un cielo stellato, si concede la possibilità di guardare e scegliere.

Nella psicoterapia del profondo, questa sosta ha un valore sacro.
È lì che comincia il viaggio attraverso i tre atti dell’identità:
1. Esistere: riconoscersi nel proprio sentire.
È l’atto primario del contatto gestaltico. È l’io che dice “sono qui”, anche se rotto, anche se stanco.
2. Differenziarsi: separarsi dall’altro per incontrare il proprio volto.
È il passaggio da una maschera funzionale a un volto autentico.
Winnicott direbbe: è il momento in cui il falso sé comincia a sciogliersi.
3. Prendere posizione: scegliere, dire, rischiare.
È il gesto dell’Adulto che emerge dal copione e afferma: “Questa è la mia direzione.”
È Sartre che ci ricorda che esistere è anche scegliere, anche nel disagio.

Dire la verità — a sé stessi prima di tutto — è un esercizio quotidiano di identità.
Non è mai una formula. È una postura.
Un modo di stare al mondo con radici e sguardo.
Come chi, seduto su una panchina, non fugge più da sé.

In che punto sei del tuo cammino?
Hai trovato il tuo modo di stare fermo sotto le stelle?

Dott.ssa Francesca Gaia Pisa 🪴

Le voci che ci abitanoCresciamo scrivendo dentro di noi frasi che non abbiamo scelto.A volte sono appena sussurrate, alt...
17/06/2025

Le voci che ci abitano

Cresciamo scrivendo dentro di noi frasi che non abbiamo scelto.
A volte sono appena sussurrate, altre sono comandi incisi con forza:
“Sii perfetta.”
“Non fermarti.”
“Non sentire troppo.”
“Non deludere.”
“Non essere un peso.”

Sono frasi interiorizzate nei primi anni, quando il bisogno di essere amati ci ha spinto a rinunciare a parti vitali di noi per aderire a un’idea di accettabilità.
Berne le chiamava ingiunzioni: messaggi impliciti che modellano il nostro modo di stare al mondo.
Altri autori hanno parlato di falso Sé, di Ideale dell’Io, di copioni inconsci appresi per restare in relazione.

Queste voci diventano il nostro dialogo interno.
Ci parlano ogni giorno, guidano le scelte, definiscono il nostro valore.
Ma non sono la nostra verità. Sono adattamenti antichi.

Nel processo terapeutico, impariamo a riconoscerle.
A leggerle come appunti ricevuti, non come identità.
E piano piano, con un lavoro profondo, possiamo riscrivere il linguaggio con cui ci trattiamo: più autentico, più radicato, più vivo.

Quante delle parole che ti dici ogni giorno sono davvero tue?
E quale voce stai finalmente iniziando a disobbedire?

Dott.ssa Francesca Gaia Pisa 🪴

Quando guardi dentro, il cielo ti guardaCi sono momenti in cui lo sguardo non basta più rivolgerlo fuori.Inizia a cercar...
03/06/2025

Quando guardi dentro, il cielo ti guarda

Ci sono momenti in cui lo sguardo non basta più rivolgerlo fuori.
Inizia a cercare altrove — più in alto, ma soprattutto più in fondo.

È lì che comincia il viaggio del Sé: dove il buio della notte incontra la luce interiore, dove l’ignoto non è più una minaccia, ma un campo da abitare.
In questo movimento di ritorno, lo sguardo si fa presenza, e la coscienza comincia a vedere ciò che prima era solo ombra.

La psicoterapia del profondo — da Freud a Jung, da Bion a Perls — non insegna cosa guardare, ma come sostare.
Nel vuoto, nell’enigma, nei sogni e nei sintomi come forme simboliche di senso.
Perché guardare dentro è un atto creativo e trasformativo.
È affidarsi a uno sguardo che non pretende di spiegare, ma di ascoltare.
Come diceva Bion, senza desiderio, memoria né comprensione: solo presenza.

Ogni volta che ci sediamo ad ascoltare davvero il nostro mondo interno, ci stiamo allenando allo stupore.
A riconoscere il Sé non come qualcosa da raggiungere, ma da incontrare.
Una luna che ci guarda, mentre impariamo a guardarci.

Cosa potresti vedere se smettessi di interpretare…e cominciassi a sostare?

Dott.ssa Francesca Gaia Pisa 🪴

Dove impariamo a contenere ciò che ci attraversaAmsterdam non sarebbe la stessa senza i suoi canali.E forse neanche noi,...
30/05/2025

Dove impariamo a contenere ciò che ci attraversa

Amsterdam non sarebbe la stessa senza i suoi canali.
E forse neanche noi, senza imparare a costruire i nostri.

C’è un luogo interno in cui il flusso non si arresta, ma viene orientato.
È il punto in cui la psiche smette di inseguire mete e comincia a creare contenitori.

Come un canale che accoglie la corrente senza disperderla,
la mente che attraversa la terapia impara a contenere senza trattenere, a sentire senza affondare, a reggere senza irrigidirsi.

È questa la funzione trasformativa del Sé: non bloccare ciò che ci attraversa, ma creare uno spazio dove ogni emozione possa essere vista, sentita, trasformata.

In questa visione — che intreccia Jung, Bion e la Gestalt —
la “guarigione” non è eliminazione del dolore, ma costruzione di un Io capace di restare presente anche dove prima si fuggiva.

Un ponte tra ciò che siamo stati e ciò che possiamo diventare.
Ogni emozione sentita diventa radice.
Ogni radice, argine.
Ogni argine, libertà.

E tu, stai lasciando fluire…
o stai imparando a contenere?

Dott.ssa Francesca Gaia Pisa 🪴

Ritrovare il ritmo internoC’è un passo che solo tu puoi ascoltare.Un tempo interno che non segue orologi, ma emozioni.Co...
22/05/2025

Ritrovare il ritmo interno

C’è un passo che solo tu puoi ascoltare.
Un tempo interno che non segue orologi, ma emozioni.
Come il cammino lieve di chi attraversa l’ignoto con in mano un ombrello rosso, mentre il cielo — o forse il proprio Sé profondo — veglia silenzioso dall’alto.

In Gestalt si parla di 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐫𝐞𝐠𝐨𝐥𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐨𝐫𝐠𝐚𝐧𝐢𝐬𝐦𝐢𝐜𝐚, una nozione sviluppata da Perls e Goodman per descrivere la saggezza spontanea dell’organismo, che tende naturalmente verso ciò che lo nutre e si ritrae da ciò che lo invade.
Non è un processo da correggere, ma da accompagnare: come un vento che va seguito, non domato.

Ma quando il contatto con sé si interrompe, quando ci adattiamo per sopravvivere, o confondiamo i nostri bisogni con quelli altrui, quel ritmo naturale si irrigidisce.

In terapia non imponiamo la direzione.
Ma accompagniamo il passo.
Facciamo spazio, ascoltiamo, conteniamo.
Winnicott lo chiamava “ambiente facilitante”: uno spazio in cui la persona non viene spinta a cambiare, ma sostenuta nell’emergere del suo movimento autentico.

Come nell’immagine, dove il cammino è fragile ma guidato,
e una presenza silenziosa accompagna dall’alto, l’esperienza terapeutica diventa possibilità di contatto profondo con sé.

E se il tuo cammino sapesse già la strada, ma avesse bisogno solo di uno sguardo capace di accoglierlo?

Dott.ssa Francesca Gaia Pisa 🪴

Il senso che viene dal fondoNel mondo interno nulla accade per caso.Anche ciò che sembra inspiegabile — un sogno ricorre...
21/05/2025

Il senso che viene dal fondo

Nel mondo interno nulla accade per caso.
Anche ciò che sembra inspiegabile — un sogno ricorrente, un sintomo sottile, un silenzio improvviso — ha una radice.
Ha un’origine, una funzione, una direzione.

Freud chiamava questa verità 𝐝𝐞𝐭𝐞𝐫𝐦𝐢𝐧𝐢𝐬𝐦𝐨 𝐩𝐬𝐢𝐜𝐡𝐢𝐜𝐨: ogni pensiero, ogni azione, ogni omissione ha una causa che affonda nell’inconscio.
Lì dove la coscienza dimentica, il desiderio conserva.
Nulla è mai neutro. Tutto parla, se sappiamo ascoltare.

Lacan ha affinato questa visione, ricordandoci che l’inconscio è strutturato come un linguaggio: non lineare, non logico, ma fatto di metafore, scarti, ripetizioni che cercano un posto nel discorso.
Ogni lapsus, ogni atto mancato, ogni paradosso emotivo è una porta socchiusa.

Jung ci mostra che il senso, più che analizzato, va abitato.
Che ogni contenuto psichico, anche disturbante, può essere accolto come simbolo: non qualcosa da spiegare, ma da attraversare.
Il sintomo, allora, diventa soglia.
E il dolore, un ponte verso qualcosa di più intero.

Come nell’immagine: una scala che non conduce, una chiave sospesa, un cielo che si piega alla mente.
Tutto è simbolo.
Tutto è determinato, ma non ancora compreso.
È questo il lavoro del profondo: dare forma a ciò che già esiste dentro, ma non ha ancora trovato parole.

Se ogni cosa che accade in te avesse un senso nascosto,
saresti pronta a lasciarti condurre nel suo linguaggio?

Dott.ssa Francesca Gaia Pisa 🪴

Abitare il nodoNon tutto ciò che ci abita è fatto per essere risolto.Ci sono strutture interiori – profonde, complesse, ...
20/05/2025

Abitare il nodo

Non tutto ciò che ci abita è fatto per essere risolto.
Ci sono strutture interiori – profonde, complesse, originarie –
che non si sciolgono, ma si attraversano.
Sono i nuclei del nostro essere, quelli che in terapia non si eliminano… ma si imparano a portare.

Freud parlava di “nucleo patologico della personalità”.
Berne li chiamava copioni.
Sono quei centri affettivi attorno a cui si è organizzata la nostra sopravvivenza psichica.
Segnati dal desiderio, dalla mancanza, dal bisogno di essere amati così come eravamo e insieme alla paura di non esserlo mai.

La terapia profonda non lavora per rimuoverli.
Non guarisce “da” qualcosa, ma “con” qualcosa.
Fa spazio al nodo, lo nomina, lo rende visibile, raccontabile.
E solo allora il dolore non è più soltanto sintomo, ma storia.
La nostra storia.

Come scriveva Bollas, “la guarigione non è la cancellazione dell’origine, ma l’espansione del significato che le diamo.”

Quale parte di te stai ancora cercando di cambiare…
e se invece fosse il momento di imparare ad abitarla con coscienza e dignità?

Dott.ssa Francesca Gaia Pisa 🪴

Il tempo della trasformazione“Qualsiasi cosa si faccia, se avviene con onestà di intenti,diventa alla fine un ponte vers...
19/05/2025

Il tempo della trasformazione

“Qualsiasi cosa si faccia, se avviene con onestà di intenti,
diventa alla fine un ponte verso la propria compiutezza.”
Carl Gustav Jung – Esperienza e Mistero

Non esiste guarigione rapida, né cambiamento lineare.
Il percorso psicoterapeutico assomiglia a una scala a spirale:
si sale lentamente, a volte si gira intorno, si ritorna, ci si ferma.

Ogni gradino è una parte della nostra storia che chiede di essere sentita.
Ogni svolta è un nuovo sguardo su ciò che eravamo e su ciò che possiamo diventare.

Come scriveva Jung, la trasformazione non procede in linea retta: segue un ritmo simbolico, profondo, che chiede tempo, presenza e fedeltà al proprio sentire.

E Bion ci ha mostrato che solo se riusciamo a tollerare l’attesa, il dubbio e il non sapere, qualcosa dentro di noi può finalmente trasformarsi.

Nel paesaggio interno della cura, ciò che conta non è quanto in fretta si va, ma la qualità con cui si cammina.

Stai salendo per arrivare…
o stai imparando a restare mentre sali?

Dott.ssa Francesca Gaia Pisa 🪴

Le maschere che indossiamo (e l’illusione dell’ideale)A volte, la maschera non è una finzione consapevole.È un’identità ...
18/05/2025

Le maschere che indossiamo (e l’illusione dell’ideale)

A volte, la maschera non è una finzione consapevole.
È un’identità intera costruita nel tempo, così ben indossata da sembrare vera.

Winnicott parlava di falso Sé come di un’organizzazione psichica nata per adattarsi all’ambiente, spesso troppo intrusivo o emotivamente assente.
Un Sé che “funziona”, ma non sente.
Che risponde a ciò che gli altri si aspettano, ma al prezzo di perdere contatto con la propria verità.

Anche la psicoanalisi freudiana riconosce questa dinamica: l’Ideale dell’Io, quella voce interiore che ci dice chi dovremmo essere per sentirci degni d’amore, spesso si innalza a tiranno.
E noi, sotto il suo sguardo implacabile, impariamo a esistere solo come proiezioni di ciò che crediamo possa essere accettato.

In questo, Gestalt e Analisi Transazionale trovano un punto d’incontro:
il contatto autentico si interrompe, il Bambino Adattato prende il comando, e il vero Sé rimane sullo sfondo, congelato in un tempo antico.

In terapia non chiediamo subito chi sei.
Chiediamo: chi sei diventato per farti amare?
E poi, lentamente, accompagniamo quella voce dimenticata a riemergere.

Quale parte della tua vita stai ancora vivendo per corrispondere a un ideale?
E cosa accadrebbe se iniziassi a scegliere il tuo volto, non la tua maschera?

Dott.ssa Francesca Gaia Pisa 🪴

“È tardi! È tardi! Non c’è tempo!”(Il Bianconiglio – Alice nel Paese delle Meraviglie)Nella fiaba, Alice insegue il coni...
17/05/2025

“È tardi! È tardi! Non c’è tempo!”
(Il Bianconiglio – Alice nel Paese delle Meraviglie)

Nella fiaba, Alice insegue il coniglio bianco senza sapere bene dove sta andando.
È la corsa verso qualcosa di indefinito, dettata dall’ansia di non arrivare, dal timore di essere in ritardo per una destinazione che nessuno ha mai spiegato.

Quante volte nella vita psichica facciamo lo stesso?
Inseguiamo il tempo come se fosse un dovere.
Corriamo dietro a un’idea di realizzazione, di performance, di “giusto momento” per essere felici, amati, completi.

Ma il tempo interiore ha un’altra natura.
Non è lineare, né misurabile.
È fatto di soglie, di pause, di ritorni.
Melanie Klein ci ha mostrato come dietro l’urgenza dell’agire si nasconda spesso un’ansia profonda: correre, fare, affrettarsi diventano tentativi inconsci di riparare un senso di colpa arcaico, o di placare il dolore di una perdita non pensabile.
Si agisce per non sentire.
Si rincorre qualcosa per evitare il vuoto.

In terapia impariamo a disinnescare l’urgenza del Bianconiglio,
e ad ascoltare il ritmo più profondo della psiche:
quello che ha bisogno di lentezza, di sospensione, a volte persino di silenzio.

Alice rappresenta il passaggio: dalla corsa inconsapevole alla caduta nel Sé, dal tempo cronologico al tempo simbolico.

Come scriveva Winnicott, “a volte il vero sé ha bisogno di silenzio per emergere.”
E il tempo della cura non può che rispettare questo mistero.

E tu, stai correndo verso qualcosa…
o stai finalmente tornando a te?

Dott.ssa Francesca Gaia Pisa 🪴

La giostra delle ripetizioni“Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo.”(G. Santayana)Nell’immagin...
16/05/2025

La giostra delle ripetizioni

“Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo.”
(G. Santayana)

Nell’immaginario collettivo, la giostra evoca l’infanzia, il gioco, il movimento. Ma in psicoterapia, può diventare simbolo potente delle ripetizioni inconsce: quei circoli emotivi che, pur cambiando scenario, restano sempre gli stessi.

Ripetiamo per ricordare, scriveva Freud. Ma spesso lo facciamo senza saperlo.
Cambiano i volti, ma le dinamiche restano. Cambiano i partner, i contesti, i sintomi… ma il copione rimane intatto.

In Gestalt si parla di ciclo di contatto interrotto, in Analisi Transazionale di copione di vita: strutture precoci, apprese nei legami primari, che ci spingono a rivivere sempre lo stesso tema, nella speranza di un esito diverso.

La giostra gira, e noi con lei. A volte senza riuscire a scendere.
Fino a quando, in terapia, si spezza l’incantesimo.
E quello che sembrava destino, diventa scelta.

Quale scena stai rivivendo ancora, con nuovi attori ma lo stesso finale?

Dott.ssa Francesca Gaia Pisa 🪴

Il sogno: ponte tra due mondi“L’Incubo” di Henry Fuseli (1781) ci trasporta nella dimensione onirica con la forza di un’...
15/05/2025

Il sogno: ponte tra due mondi

“L’Incubo” di Henry Fuseli (1781) ci trasporta nella dimensione onirica con la forza di un’immagine archetipica: il corpo abbandonato, l’ombra che incombe, l’inconscio che prende forma.
Nella psicoanalisi di Freud, il sogno è la via regia all’inconscio: attraverso deformazioni, spostamenti e condensazioni, esso dischiude desideri rimossi, traumi, verità sommerse.
Jung lo amplia ancora: il sogno diventa ponte tra conscio e inconscio, messaggero del Sé, custode di simboli collettivi che parlano alla nostra parte più antica e profonda.

Nella Psicoterapia della Gestalt, il sogno viene vissuto non solo come messaggio da interpretare, ma come esperienza da attraversare: ogni personaggio, ogni paesaggio, ogni sensazione è un frammento dell’essere che prende voce. Non chiediamo al sogno “cosa significa”, ma “chi sei tu dentro di me?”.
Attraverso il sogno, il processo terapeutico permette di rimettere in dialogo le parti scisse della personalità, favorendo consapevolezza e integrazione.

Il sogno è narrazione e rivelazione:
• è frammento di storia personale e insieme eco di simboli universali;
• è finestra sul bisogno del momento presente e, al tempo stesso, traccia di un percorso evolutivo;
• è caos e poesia, paura e possibilità.

Accogliere un sogno significa ascoltare la lingua dell’anima, una lingua fatta di immagini vive, che non può essere forzata, ma solo intuita, sentita, lasciata fiorire.

Qual è il sogno che continua a bussare dentro di te, chiedendoti di ascoltarlo?

Dott.ssa Francesca Gaia Pisa 🪴

Indirizzo

Via Giambattista Ruoppolo, 87
Naples
80128

Orario di apertura

Lunedì 08:00 - 20:00
Martedì 08:00 - 20:00
Mercoledì 08:00 - 20:00
Giovedì 08:00 - 20:00
Venerdì 08:00 - 20:00

Telefono

+393398320018

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Dott.ssa Francesca Gaia Pisa pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Dott.ssa Francesca Gaia Pisa:

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Digitare