Valeria Di Vito Psicologa-Psicoterapeuta

Valeria Di Vito Psicologa-Psicoterapeuta Esperienza ventennale in ambito terapeutico relazionale, mi occupo di consulenze familiari, di coppia

08/11/2025

C’è un tipo di persone che non ama uscire di casa.
Non perché siano tristi o antipatiche, ma perché lì, tra le loro cose, trovano pace.
La loro stanza è un piccolo universo dove tutto ha senso: il silenzio, la luce che entra dalla finestra, il profumo del caffè.

Quando devono uscire, lo fanno solo perché non hanno scelta.
Vanno, fanno quello che devono fare e tornano in fretta, senza parlare troppo con nessuno.
Non per paura, ma per stanchezza: il mondo a volte fa troppo rumore.

Sono persone che hanno uno, forse due amici veri — e tanto basta.
Il telefono quasi sempre in modalità silenziosa.
Nessuna chiamata in arrivo, nessuna attesa, nessuna ansia da risposta.

Possono passare ore a scorrere i social senza scrivere nulla, senza commentare.
Osservano.
Ascoltano.
Vivono in un dialogo costante con se stessi.

Amano il caffè caldo la mattina, un libro letto lentamente, la pioggia che cade, la musica che riempie lo spazio con dolcezza.
E la compagnia discreta di un cane o di un gatto, che non chiede parole ma capisce tutto.

La gente li chiama “strani”, “chiusi”, “complicati”, “introversi”, persino “asociali”.
Ma non lo sono.
Sono semplicemente diversi.

Hanno imparato a stare bene con se stessi.
A trovare la serenità dove altri si annoiano.
A scegliere il silenzio quando il mondo urla.

Perché per alcuni, la felicità non è una festa rumorosa.
È una sera qualunque, con una tazza di caffè, un libro aperto… e la pace di non dover essere da nessun’altra parte.

Il Poeta

07/11/2025

Ricordatevi l’amore
mentre odiate il vicino di casa
e vi legate la ferita al dito.
Ricordatevi l’amore
mentre sgomitate per il posto migliore, mentre togliete il saluto e augurate il peggio a chi vi ha offeso,
mentre usate parole per fare taglia e cuci di vite che non sapete.
Ricordatevi l’amore
mentre chiudete fuori qualcuno perché ha commesso un errore,
mentre siete permalosi, imbronciati, rancorosi, inclini all’astio e al sospetto come condimenti abituali di ogni pensiero.
Ricordatevi l’amore
mentre scacciate i randagi dal vostro giardino, i rifugiati dai porti e le responsabilità dal petto,
mentre considerate sbagliato solo il comportamento altrui e mai il vostro.
Ricordatevi l’amore
mentre sparate esattamente dove sapete di poter ferire.
Ricordatevi l’amore
mentre pronunciate preghiere sicure di stare dalla parte giusta,
mentre scegliete la vittima e il carnefice,
mentre spiate la guerra altrui per sentirvi fortunati.
Ricordatevi l’amore
mentre fate della morte uno scoop emotivo e dei disperati un hashtag,
mentre cercate i colpevoli e non sopportate chi la pensa diversamente perché rende fragili le vostre insicure certezze.
Ricordatevi l’amore
ogni volta che chiedete la pace nel mondo e siete i primi soldati a sparare
nella trincea delle vostre piccole eppure pericolosissime
private
guerre.

Manuela Toto

01/11/2025

Paura di fare quella telefonata.
Paura di quel colloquio, paura di quell'esame.
Paura di lasciarsi andare.
Paura di innamorarsi.
Paura di sentire troppo, paura di non sentire più niente. Paura della delusione, paura di sbagliare. Paura di pentirsi.

Smettiamola di affrontare ogni cosa come se fossimo al fronte. Non stiamo rischiando la vita.
Chiediamoci sempre cosa stiamo rischiando davvero, e impariamo a distinguere tra rischi concreti e paure infantili che ci portiamo dietro.
Non tutto è pericolo, non oggi che sei un adulto.
Sbagliare è umano. Ti insegna a tentare nuove strade, a perseverare, a sorridere di te, a non abbandonare ciò in cui credi.
Scegliere le proprie paure è scegliere di non vivere. Tutto, tutto ha un rischio, ma è un rischio relativo rispetto a quello di smettere di vivere e sentire. E rischiare è emozionarsi, è sentire pulsare il sangue nelle tue vene. Si ride, si piange, si sbaglia, si ottiene, si impara, si perde, ci si arrabbia, si ricomincia. Vivere è bello per questo.
Lascia cadere il pensiero, e muovi i tuoi passi.
L'azione è il miglior antidoto a un pensiero paralizzante.
Una stanza buia può far paura finchè non decidi di accendere quella luce. E vedere davvero.
Respira, sei vivo.
E nient'altro conta.

[ Sette Secondi, ©2018 Oscar Travino]

31/10/2025

"Faccio da sola, grazie.”
Inizi un giorno, per caso; magari il vicino che ti chiede se serve aiuto a portare la spesa o un collega che si propone di chiamarti l’ascensore visto che hai le mani impegnate. Inizi così per poi svegliarti un giorno e accorgerti che tutto ciò che fai, oggi, lo fai da sola.
Quasi come fosse una dipendenza, una necessità, un dovere. Come fosse l’unico modo al mondo di fare le cose. Da sola. E questa esigenza è diventata talmente istintiva che ti infastidisce terribilmente qualsiasi aiuto esterno, di qualsiasi natura. “FACCIO DA SOLA, GRAZIE”. Ti accorgi di rispondere in maniera pure un po’ arrogante a chi vorrebbe soltanto sollevarti da una fatica per il puro piacere di farlo; senza tornaconti personali, senza doppi fini.
Perché, per quanto difficile da creder sia, esistono anche le belle persone.
Però è più forte di te. Hai tutto sotto controllo, sei perfettamente organizzata, non-hai-bisogno-di-nessuno.
Sei talmente indipendente che neanche ricordi più cosa si prova a lasciarsi andare alle cure di qualcuno.
E invece ne avresti così tanto bisogno…
E’ una sorta di armatura che ti sei costruita per difenderti e non ti sei resa conto che, al contrario, a lungo andare ti avrebbe distrutta.
Alterni giorni in cui vai fiera della tua autonomia, a giorni in cui ti odi, perché sei talmente autonoma da risultare insolente, quando in realtà eri una brava persona che poi è stata ferita una volta di troppo.
“Faccio da sola, grazie.”
Inizi un giorno, per caso, convinta che sarà la tua fortuna, poi diventa una dipendenza, e non fai altro che chiederti se, invece, sarà la tua condanna.

(L'Incazzata Sociale)

26/10/2025

La psicoterapia non ti aggiusta. Ti smonta.
Ti costringe a guardare dove non vuoi guardare.
Ti toglie le scuse, le maschere, le frasi fatte.
Non è un luogo comodo. È un campo di battaglia silenzioso.
E il nemico, spesso, sei tu.

Non funziona se ci vai per sentirti meglio.
Funziona quando ci vai per diventare vero.
Quando smetti di raccontarti che “va tutto bene” e inizi a chiederti: “Ma io, chi sono davvero?”

La terapia non ti salva.
Ti insegna a salvarti.

Non é un consiglio, non é una tecnica mirabolante da ultima spiaggia per togliere un sintomo senza chiederti “perché sto male”. Non é un tour che si fa passando da un professionista all’ altro in cerca del “più bravo” santone.

È mettere in discussione ciò che ti ha sempre tenuto in piedi,
accettare che alcune cose non torneranno mai come prima,
e trovare comunque un modo per andare avanti.

Ma solo se sei disposto a fare il lavoro sporco:
Il terapeuta non ha la chiave.
La chiave sei tu.
E finché non decidi di usarla,
la porta resta chiusa.

Dr. Maurizio Sgambati

14/10/2025

Ho un debole per quelle persone
che sanno di essere fortunate.
Che ne hanno passate di tutti i colori
e perciò vivono colorate,
che non hanno bisogno di nascondere gli altri
per sentirsi giganti.
Che tutti portiamo dentro
nascosto da qualche parte
un dolore che non passa mai,
qualcosa che ci ha cambiati per sempre,
ma non per questo ci sentiamo più grandi,
ma non per questo ci sentiamo migliori.
Ho un debole per quelle persone
che spente le luci, rimangono accese.
Che chiuso un amore, rimangono vive.
Che sciolto il trucco, rimangono vere.
Ho un debole per quelle persone che hanno lottatoe in silenzio hanno vinto.
Che dal giorno in cui sono uscite dal loro buio
soffrono di felicità ossessiva compulsiva.
Che non hanno mai rinunciato
alla loro dolcezza,
che non si sono piegate alla rabbia,
quando la rabbia era l’unico modo
per farsi ascoltare.
Ho un debole per quelle persone
che sanno che insistere
significa violentare.
Che rispettano un “no, grazie”
senza aggiungere altro.
Che dev’esserci un motivo
per entrare nella vita di una persona
e quel motivo dev’essere chiaro
sempre.
Che essere gentili
non vuol dire essere stupidi.
Che conoscono il peso delle parole
e non te le scagliano contro per difendersi.
Che rispettano la solitudine
perché sanno che una persona
custodisce lì, tutto ciò che non si può raccontare, tutto ciò che non vuol essere trovato.
Ho un debole per quelle persone
che quando camminano per strada
e incrociano il tuo sguardo
per un istante sorridono.
Le adoro.
Mi mandano letteralmente
fuori di cuore.

(Andrea Zorretta)

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Martedì 09:00 - 12:00
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