15/11/2025
Grazie a tutti per questa sera. Questo è il libro da cui è tratto il passaggio che abbiamo letto dopo la meditazione e che trascrivo qui di seguito.
In Occidente la Via di Mezzo viene fraintesa da molti. Pensano che significhi un modo di praticare facile e comodo. Ma quest’idea del Sentiero è semplicemente un prodotto dei kilesa, il risultato di inquinanti mentali come la pigrizia e la presunzione. Fare degli sforzi è difficile perché implica muoversi nella direzione opposta a quella degli inquinanti. C’è un desiderio congenito di semplicemente rilassarsi o di impegnarsi in un’attività che ci fa sentire a nostro agio, qualche occupazione abituale diventata una nostra seconda natura e perciò comoda e poco coinvolgente. Trattandosi di un’abitudine la mente non fa fatica ad applicarcisi. Non occorre alcun reale sforzo.
Addestrare la mente a prendere nuove direzioni invece è molto più arduo e difficile. Muoversi in senso opposto rispetto alle tendenze abituali, andare controcorrente, richiede uno sforzo mentale determinato che deve essere intenzionalmente generato e applicato. Se per esempio una persona, analizzando se stessa, nota una grande avidità verso il cibo, potrebbe deliberatamente scegliere del cibo non saporito per arrestare la dinamica della golosità e riportare la sua mente a uno stato di equilibrio. Se il problema è un’eccessiva importanza data al sapore, potrebbe optare per un tipo di cibo semplice, poco allettante, con l’unica finalità di fornire all’organismo lo stretto necessario per nutrirsi. Siccome l’avidità verso il cibo, quello gustoso, attira la sua mente nella direzione sbagliata, ha bisogno di una pratica in grado di riportarla in una posizione equilibrata. Analogamente, quando ci accorgiamo che un qualsiasi altro stato mentale disturba la nostra pratica meditativa, dobbiamo cercare il giusto antidoto. Questa è la Via di Mezzo.
La Via di Mezzo consiste in pratiche atte a stimolare l’energia da finalizzare alla correzione degli squilibri abituali prodotti dai kilesa. Se, sotto l’influenza degli inquinanti, la mente va in una determinata direzione, dobbiamo applicare un contrappeso dall’altra parte per riportarla al centro. Solo mantenendo la nostra consapevolezza nel momento presente, saremo in grado di vedere con chiarezza dove si trovano quegli squilibri. Il momento presente è il punto di equilibrio per la mente. La mente si ferma su questo istante solo, qui e ora. Passato e futuro sono concetti di cui gli inquinanti si servono per ingannarci. Sono ombre alle quali ci afferriamo sviluppando attaccamento per poi subirne le inevitabili conseguenze. Il passato è una narrazione – non ha alcuna realtà. E il futuro è una speculazione – anch’esso privo di realtà. L’unica realtà è il Dhamma, in questo preciso istante.
Una volta parlavo con un conoscente riguardo all’argomento del tempo passato, futuro e presente. Egli commentò che il presente passa molto rapidamente. Tra me e me pensai: non è così. Il presente non cambia. Non vi è movimento nel presente. Il presente è solo il presente, tutto qua. Il presente è insito nel nostro intimo. I cambiamenti avvengono all’esterno. Cambiamenti si producono negli eventi e nei fenomeni esteriori che sorgono e svaniscono, ma quelle cose sono più o meno illusorie. Il presente non cambia. Tutto intorno a noi sta cambiando, ma il presente è uno stato mentale dalle radici profonde che non muta.
Osservando il momento presente, cominciamo a farci un’idea della nostra situazione interiore. Ci rendiamo conto della quantità di lavoro da svolgere ancora e quindi anche della direzione da prendere. Vedendo come procedere, diventiamo consapevoli della portata del nostro compito e capiamo dove nella nostra meditazione dovrebbe essere applicato lo sforzo. In sostanza, essendo presenti, noi stiamo coltivando la retta consapevolezza. Diventiamo sempre più intensamente coscienti di anicca o impermanenza. Ciò che viene visto consapevolmente si rivela essere un’apparenza in continuo cambiamento. Ci rendiamo conto che i suoni che udiamo consapevolmente vanno e vengono in continuazione. Cominciamo a comprendere la natura dell’impermanenza che pervade ogni cosa.
Saggezza non comune, vita e insegnamenti di Ajaan Pannāvaddho, a cura di Ajaan Dick Sīlaratano, Edizioni Santacittarama, 2020.