Dott.ssa Anna Borriello Psicologa

Dott.ssa Anna Borriello Psicologa Psicologa
Età Evolutiva
Consulenza e Sostegno Psicologico
Esperta in Psicologia Giuridica

16/11/2025

Nel suo intervento su Facebook, Daniele Novara torna su un tema che sembra marginale ma che ha conseguenze pesanti sul piano educativo: il sonno dei bambini e degli adolescenti. Secondo lui, troppo spesso ci si dimentica che la scuola è un ambiente di apprendimento collettivo e che, per parteciparv...

11/11/2025
08/11/2025

Il motivo? La scuola non aveva rispettato le misure previste dal Piano Didattico Personalizzato (PDP), trattandole come semplici “agevolazioni”, e non

04/11/2025

Presso la UOSD Coordinamento Attività Cliniche Obesità Infantile del Distretto Sanitario di Base 28, diretta da Carla Ungaro, è possibile effettuare visita gratuita di nutrizione clinica con pediatri, nutrizionisti e psicologi esperti per bambini e adolescenti fino a 17 anni.
È importante aderire per la prevenzione e la cura dell'obesità.
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28/10/2025

Da oggi mi trovi anche su MioDottore.

Con la fatica di un sistema che troppo spesso lascia soli.Perché dietro ogni “bambino difficile e meraviglioso”, c’è una...
26/10/2025

Con la fatica di un sistema che troppo spesso lascia soli.
Perché dietro ogni “bambino difficile e meraviglioso”, c’è una madre che non dorme, un padre che si consuma tra sensi di colpa e impotenza, un gruppo di operatori che si inventa ogni giorno nuove forme di amore e di pazienza.
E c’è un Paese che non fa abbastanza.
Non abbastanza per garantire terapie adeguate, sostegni concreti, strutture sicure, formazione per chi lavora e comprensione per chi vive queste vite complesse e luminose.

Quanto sia urgente garantire più attenzione, più risorse e più umanità».

Perché ogni storia come la sua è un richiamo alla responsabilità collettiva: costruire una società che non lasci soli i bambini e le loro famiglie, che non si accorga di loro solo quando è troppo tardi.

Ci sono tragedie che non dovrebbero mai accadere.
Eppure, ogni volta che accadono, ci ricordano con brutalità ciò che troppo spesso preferiamo non vedere.

Alessandro Lupo aveva dieci anni, amava il mare, e viveva nel suo mondo fatto di silenzi, piccoli gesti e conquiste immense. Era un bambino con autismo, e per chi lo conosceva davvero, ogni suo passo avanti, un abbraccio, un bicchiere d’acqua bevuto da solo, era una vittoria che valeva una montagna scalata.

Venerdì pomeriggio è caduto dal balcone di casa, a Trapani. Una tragedia che in pochi istanti ha spezzato una vita fragile e coraggiosa, e con essa il cuore di una madre, di un padre, di un’intera comunità.
Oggi Alessandro non c’è più, e la sua assenza pesa come un macigno.

Ma pesa anche un’altra verità, amara e silenziosa: solo quando accadono storie come questa ci ricordiamo di quanto sia difficile la vita per chi convive con l’autismo e per le loro famiglie.
Solo allora capiamo, per un attimo, cosa significa vivere con l’ansia costante, con la paura di un attimo di distrazione, con la fatica di un sistema che troppo spesso lascia soli.

Perché dietro ogni “bambino difficile e meraviglioso”, come lo ha descritto la sua terapista Francesca, c’è una madre che non dorme, un padre che si consuma tra sensi di colpa e impotenza, un gruppo di operatori che si inventa ogni giorno nuove forme di amore e di pazienza.
E c’è un Paese che non fa abbastanza.
Non abbastanza per garantire terapie adeguate, sostegni concreti, strutture sicure, formazione per chi lavora e comprensione per chi vive queste vite complesse e luminose.

Le parole di chi gli è stato accanto restano scolpite come un testamento:
«Nel nome di Alessandro vogliamo ricordare quanto sia urgente garantire più attenzione, più risorse e più umanità».

Perché ogni storia come la sua è un richiamo alla responsabilità collettiva: costruire una società che non lasci soli i bambini e le loro famiglie, che non si accorga di loro solo quando è troppo tardi.
Alessandro non tornerà più. Ma possiamo fare in modo che la sua luce, quella forza silenziosa che aveva dentro, diventi l’impegno di tutti.

20/10/2025

📢 𝐀𝐕𝐕𝐈𝐒𝐎 𝐀𝐋𝐋𝐀 𝐂𝐈𝐓𝐓𝐀𝐃𝐈𝐍𝐀𝐍𝐙𝐀

Anche quest’anno 𝐥’𝐀𝐬𝐬𝐞𝐬𝐬𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐒𝐚𝐥𝐮𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐂𝐨𝐦𝐮𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐍𝐚𝐩𝐨𝐥𝐢 promuove:

🏥 𝟒ª 𝐄𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 – “𝐒𝐚𝐥𝐮𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐓𝐮𝐭𝐭𝐢”

📍 Piazza del Plebiscito
📅 𝟐𝟓 𝐞 𝟐𝟔 𝐨𝐭𝐭𝐨𝐛𝐫𝐞 𝟐𝟎𝟐𝟓

La piazza si trasformerà in un grande spazio dedicato a:

✅ Salute
✅ Prevenzione
✅ Benessere

Con l’iniziativa:

🎯 “𝐒𝐚𝐥𝐮𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐓𝐮𝐭𝐭𝐢 – 𝐋𝐞 𝐆𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐭𝐞 𝐍𝐚𝐩𝐨𝐥𝐞𝐭𝐚𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐒𝐚𝐥𝐮𝐭𝐞, 𝐏𝐫𝐞𝐯𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞 𝐁𝐞𝐧𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞”

👉 Sarà presente anche 𝐮𝐧𝐨 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐝 𝐢𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐌𝐮𝐧𝐢𝐜𝐢𝐩𝐚𝐥𝐢𝐭à 𝟕, con materiale utile e operatori disponibili a fornire indicazioni e supporto.

👨‍👩‍👧‍👦 𝐋𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚𝐝𝐢𝐧𝐚𝐧𝐳𝐚 è 𝐢𝐧𝐯𝐢𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐜𝐢𝐩𝐚𝐫𝐞 𝐧𝐮𝐦𝐞𝐫𝐨𝐬𝐚!

🔗 𝐌𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨𝐫𝐢 𝐢𝐧𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢:
www.comune.napoli.it/giornate-napoletane-della-salute-2025

Mi chiedo quando abbiamo iniziato a chiamare “vivere” l’essere costantemente stanchi.A volte sembra che la vita sia solo...
05/10/2025

Mi chiedo quando abbiamo iniziato a chiamare “vivere” l’essere costantemente stanchi.

A volte sembra che la vita sia solo questo: lavorare tutto il giorno e arrivare la sera
con la testa piena e il corpo stanco.
Eppure, la vita non comincia
quando smetti di lavorare.
La vita è in mezzo a quelle ore.

Il lavoro è parte della vita.
Ma non dovrebbe mai diventare tutta la vita.

A volte si comincia solo con l’idea
di impegnarsi, di dare il massimo, di fare bene.
Poi, senza accorgersene,
si finisce a vivere per un calendario
pieno e un’anima vuota.
E quando ti fermi, capisci che mentre
rincorrevi risultati, ti sei perso tutto il resto:
le risate, i pranzi con chi ami, i momenti
in cui potevi respirare davvero.

Il tuo ruolo può essere sostituito.
Il titolo che hai oggi,
domani non lo ricorderà nessuno.
L’azienda per cui resti fino a tardi andrà
avanti anche senza di te.
Ma il tempo che non hai vissuto… quello no.
Le persone che non hai abbracciato,
i sogni che hai rimandato,
i giorni che non torneranno.
quelli li perdi per sempre.

Il lavoro ti dà soldi, ma se per averli perdi la pace, stai pagando un prezzo troppo alto.
Non sei la tua posizione.
Non sei il tuo stipendio.
Non sei il biglietto da visita sulla scrivania.
Sei una persona.
Con un cuore, un senso e una vita
che chiede di essere vissuta.

Ridi di più con chi ami.
Cammina, anche senza meta.
Sogna, anche quando sei stanco.
Prenditi tempo per quello che ti fa stare bene,
perché sono queste le cose che danno
significato a tutto il resto.

Alla fine nessuno ricorderà
quante ore hai lavorato.
Ricorderanno solo come hai vissuto,
come hai amato e come li hai fatti sentire.

Il lavoro è ciò che fai, non chi sei.

In Giappone ho imparato una parola nuova.
Ikigai.
Ikigai è molto semplice: è avere almeno
una ragione concreta per alzarti la mattina.
Una ragione che ti dà senso,
anche se non è spettacolare.

Perché se aspetti il weekend per vivere,
stai già perdendo la vita.
Il weekend sono 2 giorni su 7:
significa che ti concedi il 28% della
tua esistenza e butti via il resto.

Le ferie sono 30 giorni all’anno:
il 92% del tuo tempo non lo vivi.

La più grande bugia che tutti ti dicono
è di mollare tutto e partire, che quella è la
soluzione, ma non è vero.
Quello è solo scappare.

Non serve mollare tutto e scappare.
Serve imparare a portare un po’ di mondo dentro la tua quotidianità.
Serve cambiare il modo in cui ti svegli,
il modo in cui respiri, il modo in cui ti concedi
di esistere anche dentro una
giornata normale.

Perché la libertà non arriva quando
smetti di lavorare.
Arriva quando smetti di credere che
la vita sia solo lavoro.

Ma come si può portare l’ikigai
concretamente nella tua vita di tutti i giorni?

1️⃣La tua ragione minima.
Non servono grandi sogni.
Serve almeno una cosa che ti faccia alzare
dal letto.
Se non sai qual è, scrivi ogni mattina una cosa
che renderà la giornata meno sprecata.
Una. Anche piccola.
Senza quella, vivrai in automatico.

2️⃣Smetti di dividere vita e lavoro.
Otto ore al giorno per 40 anni:
se ti convinci che “quella non è vita”,
hai già deciso di buttare via metà della
tua esistenza.
Trova un modo per infilare vita anche lì:
una playlist che ti accompagna,
una pausa vera, una parola diversa detta
a chi hai accanto.

3️⃣Proteggi uno spazio intoccabile.
Mezz’ora al giorno sono 3,5 ore a settimana.
14 ore al mese. 168 ore all’anno.
Se non riesci a proteggere neanche questo,
non è perché non hai tempo:
è perché non sei una priorità per te stesso.

4️⃣Trasforma un gesto quotidiano in rituale.
Se bevi tre caffè al giorno, sono 1.000 all’anno.
O lo fai distratto, oppure hai 1.000 occasioni
per fermarti, respirare, stare.
Non servono più ore, serve far diventare speciale quello che già fai mille volte.

Ricorda: il vero cambiamento non arriva
quando cambi lavoro o città.
Arriva quando smetti di chiamare “vita”
solo il tempo libero

Riccardo Bertoldi🌊

05/10/2025
21/09/2025
24/07/2025

"Nel giovane adulto abita un senso di vuoto di chi vive il tempo presente sempre allo stesso modo, tutti i giorni e vede il futuro come qualcosa di impossibile da immaginare".
Le parole di Maria Antonietta Gulino, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, nell’approfondimento del quotidiano Avvenire sul ruolo strategico della psicologia nella società contemporanea.

Emerge un crescente disagio psicologico che colpisce in modo particolare i giovani adulti tra i 26 e i 35 anni, ma anche gli adolescenti tra i 15 e i 18 anni. Si evidenziano quadri clinici complessi, caratterizzati da «un senso di vuoto» e dalla difficoltà a proiettarsi nel futuro.

Secondo i dati riportati, molti giovani avvertono una perdita di orientamento e identità, che spesso si traduce in forme di disagio emotivo o malessere psicologico. Il bisogno di supporto si manifesta in modo trasversale, coinvolgendo ambiti scolastici, universitari e lavorativi.
«È necessario un investimento culturale prima ancora che economico», afferma Gulino, sottolineando l’urgenza di integrare la salute psicologica nelle politiche pubbliche e riconoscerne il valore per la crescita del Paese.

"Abbiamo apprezzato le novità di questi giorni, che vanno nelle giusta direzione - prosegue la Presidente del CNOP -, ora c'è bisogno di un'ulteriore spinta di chiarezza per l'organizzazione dei prossimi servizi psicologici e di coraggio per stanziare i fondi necessari a livello nazionale. Il disagio psicologico - conclude la Presidente - ha rilevanza anche sociale perché ha effetto non solo sui singoli ma anche sui sistemi in cui siamo inseriti, famiglia, scuola, comunità"

Un richiamo forte alla responsabilità collettiva e istituzionale nel promuovere benessere e prevenzione, a partire dalle scuole, dai servizi territoriali e dal sostegno alle fragilità.

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80144

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+393332572681

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