19/06/2025
🕯️ QUEL MOMENTO IN CUI LA CASA SI SVUOTA
C’è un momento, a fine giornata, in cui cala il silenzio.
Spengo il computer, mi tolgo le scarpe e guardo intorno: tutto è al suo posto, eppure qualcosa manca.
Una strana tristezza mi scivola addosso. Non è dolore acuto, è più una malinconia sottile, silenziosa.
Mi accorgo che la casa è vuota. E che io mi sento sola.
E penso a lui. Al mio compagno. Che c’è… ma non qui.
Non adesso. Non in questo spazio. Non in questo bisogno.
E allora mi domando:
🌀 Perché proprio ora?
🌀 Perché quando tutto si ferma, sento il peso di ciò che manca?
🌀 Perché l’assenza si fa più presente della presenza?
Forse perché il corpo quando rallenta, sente.
Forse perché il bisogno di connessione non si spegne col lavoro.
Forse perché nei silenzi emergono le emozioni più vere.
🌙 E in quel momento, tra le mura della mia casa e quelle invisibili del mio cuore, capisco che la tristezza non è un errore.
È un segnale.
Un messaggio.
Dice: “Ho bisogno di contatto, di vicinanza, di presenza.”
Non sempre possiamo colmare subito quel vuoto.
Ma possiamo imparare ad ascoltarlo.
A non giudicarlo.
A riconoscere quel bisogno e accoglierlo, con gentilezza.
Anche questo è un atto d’amore verso di sé. 💛
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Quella descritta è una condizione molto comune e umana: dopo una giornata di lavoro, quando il ritmo rallenta e la casa si svuota di stimoli, può emergere un senso di solitudine o malinconia, soprattutto se c'è un partner che non è presente fisicamente o emotivamente. Provo a spiegarti da più angolazioni perché succede:
1️⃣ Il vuoto dopo l’attivazione
Durante il lavoro sei occupata, stimolata, forse anche distratta. Il cervello è concentrato su compiti, relazioni, obiettivi. Quando torni a casa e tutto si ferma, si crea uno spazio in cui possono emergere emozioni più profonde, magari anche quelle che durante il giorno vengono messe da parte. È un po’ come se il silenzio facesse da cassa di risonanza.
2️⃣ Il bisogno di connessione
L’essere umano ha un bisogno fondamentale di legami e connessioni affettive. Quando percepisci l’assenza del tuo compagno, potresti avvertire un “vuoto relazionale” – una mancanza di presenza, contatto, o intimità – che si manifesta con tristezza. Anche se sai razionalmente che avete un legame, il fatto che non ci sia lì con te può farti sentire sola.
3️⃣ Aspettative e confronto con un desiderio
Potresti avere dentro di te un’immagine di come vorresti che fosse la tua relazione o la tua quotidianità: magari desideri che, dopo il lavoro, ci sia qualcuno con cui condividere il tempo, le emozioni, un abbraccio. Quando questa realtà non si manifesta, la mente tende a soffermarsi su quello che manca, invece che su quello che c’è. Questo può generare frustrazione e tristezza.
4️⃣ Vulnerabilità emotiva nei “ritorni a sé”
Quando sei sola, “torni a te stessa”, ai tuoi pensieri, ai tuoi bisogni e alle ferite. E se dentro di te c’è qualche insicurezza, paura dell’abbandono, o vissuti di trascuratezza affettiva passata, questi momenti possono attivarli.
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Cosa puoi fare?
♥️ Dare spazio all’emozione, senza giudicarla. La tristezza ti sta dicendo qualcosa di importante su un tuo bisogno.
♥️ Parla col tuo compagno, se possibile, esprimi cosa provi (senza colpevolizzare).
♥️ Coltiva rituali di “riconnessione” con te stessa, come una passeggiata, una musica che ti piace, un diario emotivo o una chiamata a una persona cara.
♥️ Osserva con curiosità questi momenti: chiederti:
"Di cosa avrei bisogno adesso?"
"Cosa mi manca davvero in questo momento?"
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🌙 A volte, la sera ci trova con un vuoto difficile da spiegare.
Non è solo solitudine. È il bisogno di essere visti, ascoltati, compresi.
Se senti che qualcosa dentro di te chiede attenzione, spazio, cura…
la terapia può diventare un luogo sicuro in cui ritrovarti.
💬 Non devi farcela da sola.
Parlarne è il primo passo verso qualcosa di più autentico.
👩⚕️ Dottoressa Stefania Pelosi – Psicoterapeuta