Stefania Pelosi Psicologa - Est Emozioni

Stefania Pelosi Psicologa - Est Emozioni Psicologa - Psicoterapeuta

🔁 Perché scegliamo partner simili a un genitore? E quando, invece, scegliamo ciò che ci piace davvero?Nel lavoro terapeu...
23/07/2025

🔁 Perché scegliamo partner simili a un genitore? E quando, invece, scegliamo ciò che ci piace davvero?

Nel lavoro terapeutico relazionale, emerge spesso una domanda potente: Perché finisco sempre con persone così simili a mia madre o a mio padre?

La risposta affonda le radici nell’infanzia. I modelli affettivi che sperimentiamo da piccoli — anche se dolorosi o disfunzionali — diventano familiari. Il nostro sistema affettivo li riconosce come “casa”, e senza rendercene conto li cerchiamo anche da adulti, ripetendo dinamiche già conosciute.

👥 Questo non significa che vogliamo soffrire: spesso speriamo inconsciamente di “riscrivere” la storia, di guarire una ferita antica attraverso una relazione simile ma con un esito diverso.

💡 Ma arriva un momento, spesso accompagnato da consapevolezza e crescita personale (a volte anche grazie a un percorso terapeutico), in cui iniziamo a chiederci:
"E se scegliessi ciò che davvero mi fa stare bene, invece di ciò che mi è familiare?"

È lì che nasce un cambiamento profondo. Iniziamo a distinguere tra ciò che ci somiglia e ciò che ci nutre.
Tra chi ripete il passato e chi ci aiuta a costruire un presente più sano.

❤️ Scegliere un partner non per abitudine affettiva, ma per affinità autentica, è un atto di libertà. E spesso, anche di amore verso sé stessi.

👉 Ti sei mai riconosciutə in questa dinamica?
Scrivimi nei commenti o in privato, oppure portala in seduta: parlarne è il primo passo per cambiare la storia.

"È una domanda stupida!" – Quando le parole evitano il contatto -In terapia (e nella vita), capita di porre una domanda ...
22/07/2025

"È una domanda stupida!"
– Quando le parole evitano il contatto -

In terapia (e nella vita), capita di porre una domanda e ricevere in cambio una risposta tagliente:

“Che domanda stupida.”

Ma cosa accade davvero in quel momento?

Dietro a quel giudizio sprezzante, spesso si nasconde molto di più:
👉 un disagio,
👉 la paura di esporsi,
👉 la difficoltà a entrare in contatto con una parte sensibile di sé,
👉 il timore del giudizio dell’altro.

Etichettare una domanda come "stupida" può diventare un modo per chiudere la porta al dialogo e tenere a distanza chi ci sta tendendo una mano.
Ma le domande – soprattutto nelle relazioni – non sono quiz, e nemmeno trappole.
Sono inviti. Aperture.
Tentativi, spesso coraggiosi, di creare un ponte.

E quando una domanda viene liquidata con sarcasmo o fastidio, forse si sta evitando qualcosa di più profondo: la possibilità di entrare davvero in contatto, di accogliere l’altro e di lasciarsi vedere.

Perché rispondere a una domanda
– soprattutto quando tocca un punto sensibile – può voler dire esserci davvero.
E questo, a volte, può fare paura.

🔹 Perché proprio questa domanda mi ha infastidito?
🔹 Cosa mi sta toccando, in realtà?
🔹 Cosa sto cercando di non sentire o di non dire?

In terapia non esistono domande stupide.
Esistono domande che attivano qualcosa,
e lì – proprio lì – spesso si nasconde un punto prezioso da esplorare.

Perché evitare una domanda è già una risposta.
Ed è anche un modo per evitare la relazione, il contatto, la possibilità
di essere presenti – per l’altro, ma anche per sé.

🟡 Ti è mai capitato di sentirti a disagio davanti a una domanda semplice?
O di reagire con sarcasmo a qualcosa che, forse, ti toccava più del previsto?

Condividi nei commenti, oppure scrivimi in privato:
a volte, basta una sola domanda per aprire uno spazio nuovo.

👩‍❤️‍👨🍽️Le relazioni sane sono come una tavola apparecchiata per due.Sono celiaca.Questo significa che non posso sedermi...
18/07/2025

👩‍❤️‍👨🍽️Le relazioni sane sono come una tavola apparecchiata per due.

Sono celiaca.
Questo significa che non posso sedermi a qualsiasi tavola, mangiare qualsiasi cosa, o “accontentarmi” di quello che c’è.
Non è una fissazione. È una condizione.

Ma quello che ho capito — da celiaca e da psicoterapeuta — è che la tavola è molto più di un posto dove si mangia.
È il simbolo di come ci si incontra in una relazione.

Una relazione sana è come una tavola apparecchiata per due:
dove ognuno ha un posto comodo, sicuro, pensato anche per i suoi bisogni.
Dove non sei tu a dover stare attenta a non dare fastidio,
ma l’altro a chiederti:
“Come possiamo farlo insieme, in modo che stia bene anche tu?”

Quando qualcuno ti dice “accontentati, qualcosa lo trovi”,
in realtà sta dicendo: “Io scelgo per me, tu arrangiati.”
E questo, in una relazione, fa male.

Perché non parliamo solo di cibo.
Parliamo di spazio. Di ascolto. Di presenza. Di rispetto.

🎯 Farsi rispettare significa anche questo:
rifiutarsi di sedersi a tavole dove il tuo posto è un angolo improvvisato.
E cominciare a pretendere relazioni dove puoi mangiare e vivere con libertà,
senza doverti scusare.

Perché il rispetto, come il cibo, non deve mai essere contaminato.

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“Accontentati” non è amore.
“Tu arrangiati” non è rispetto.
Le relazioni sane sono tavole apparecchiate per due, non angoli improvvisati.

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Quante volte ti sei seduto a tavole dove non eri davvero il benvenuto?

🌿 Il suono delle cicale e il bisogno di parlare 🌿In estate, quando tutto sembra fermarsi nel caldo immobile, le cicale i...
17/07/2025

🌿 Il suono delle cicale e il bisogno di parlare 🌿

In estate, quando tutto sembra fermarsi nel caldo immobile, le cicale iniziano a cantare. Non lo fanno per caso: il loro suono, così persistente, è un richiamo, un bisogno profondo di esistere, di essere ascoltate.

Spesso mi capita di pensare a quanto questo canto somigli al bisogno umano di parlare, di ti**re fuori ciò che ci abita dentro. Pensieri, emozioni, preoccupazioni... A volte restano chiusi dentro di noi come in una conchiglia, ma il peso cresce. E allora, come le cicale, abbiamo bisogno di “cantare”, di trovare uno spazio in cui la voce possa uscire senza paura.

Parlare non è solo raccontare. È riconoscersi. È farsi esistere. È dire: “Ecco cosa provo, ecco cosa penso”.
Ed è proprio lì che può iniziare un cambiamento.

In psicoterapia, come nel canto delle cicale, non importa che il suono sia perfetto. Importa che sia vero.

🗣✨ Dare voce a ciò che senti può essere il primo passo verso il sollievo. Anche tu, come le cicale, hai diritto al tuo suono.

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PARLARE È UN ATTO DI CURA

Ti è mai capitato di sentirti pien* di pensieri, ma senza trovare le parole per dirli?
Scrivimi nei commenti o in privato se ti va di condividere.

A VOLTE IL PRIMO PASSO È SOLO FARSI SENTIRE

🌱 Desiderare e Sognare: Nutrimento per la nostra identità relazionale 🌙In terapia incontro spesso persone che hanno smes...
08/07/2025

🌱 Desiderare e Sognare:
Nutrimento per la nostra identità relazionale 🌙

In terapia incontro spesso persone che hanno smesso di desiderare.
Non perché non abbiano più sogni, ma perché, a un certo punto, hanno imparato a metterli da parte.
Per proteggersi, per adattarsi, per non deludere o non deludersi.

Ma desiderare è un atto vitale.
È il modo in cui ci apriamo all'altro, al futuro, a noi stessi.
Il desiderio non è egoismo, è movimento: ci spinge verso ciò che ancora non siamo, ma che potremmo diventare.
E quando sogniamo, allarghiamo i confini del possibile.

💬 Cosa succede quando il nostro partner non condivide i nostri sogni?

È una delle esperienze più dolorose e comuni.
Quando chi ci è accanto non riesce a comprendere o sostenere ciò che per noi ha valore, possiamo sentirci soli, giudicati o disillusi.
Ma è proprio in questi momenti che è importante non cedere alla rinuncia automatica, non colpevolizzare l’altro, e soprattutto non tradire se stessi per mantenere la quiete.

🎯 Non è necessario che l’altro sogni esattamente con noi,
ma è fondamentale poter parlare dei nostri desideri con autenticità,
ascoltarsi senza paura, e creare uno spazio in cui entrambi possano esistere — anche se in modi diversi.

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In una prospettiva relazionale, il sogno non è mai solo individuale.
I nostri desideri prendono forma nei legami, si intrecciano con le aspettative, i bisogni e le possibilità degli altri.
Ma non devono per forza coincidere per essere rispettati.

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👉 In terapia lavoriamo anche così: riaccendendo quella scintilla.
Restituendo dignità al desiderio, voce al sogno, spazio alla speranza — anche quando ci sentiamo soli in quel sogno.

✨ E RICORDA:
Anche tra le macerie può esserci una via d’uscita.

A volte smettiamo di desiderare non perché abbiamo perso i sogni,
ma perché qualcosa dentro si è spezzato.
Come una casa un tempo abitata che ora sembra solo vuota e in rovina.

Ma quella porta rimasta aperta racconta un’altra storia.

Una storia di possibilità, di passaggi.
Di chi, pur ferito, non si chiude.
Di chi, anche nel silenzio, lascia entrare aria, luce, futuro.

🌱 Non sempre serve ricostruire tutto.
A volte basta attraversare.

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✨ Desiderare è vivere. Sognare è scegliere di crederci ancora‼️

🐾 Cani in spiaggia e il mio gatto che ama il mare: responsabilità e relazione -  dinamiche umane ☀️Si discute spesso dei...
06/07/2025

🐾 Cani in spiaggia e il mio gatto che ama il mare: responsabilità e relazione - dinamiche umane ☀️

Si discute spesso dei cani in spiaggia: disturbano, sporcano, "non dovrebbero esserci".
Eppure, chi frequenta le spiagge lo sa: i cani spesso sono più educati di molti umani (e sì, anche dei bambini lasciati liberi di urlare, lanciare sabbia e fare i bisogni ovunque 😅).

Ma la vera questione non è “cani sì o cani no”.
È, come sempre, una questione relazionale e di responsabilità.
Essere padroni civili – così come essere genitori consapevoli – significa educare, curare il proprio impatto, rispettare lo spazio condiviso. Raccogliere le feci, versare acqua sulla p**ì, fare attenzione agli altri.

📚 E scientificamente?
Numerosi studi dimostrano che la relazione uomo–animale, in particolare con i cani, ha effetti positivi sul benessere psicologico: riduce lo stress, migliora l’umore, stimola l’empatia.
Il legame con il proprio cane è spesso una relazione affettiva profonda, che rispecchia le nostre modalità di attaccamento, accudimento e sintonizzazione emotiva.
👉 Uno studio pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology (McConnell et al., 2011) evidenzia che i proprietari di animali domestici riportano maggiori livelli di autostima, senso di appartenenza e benessere generale.

🐶 Ma attenzione: la responsabilità non è solo verso gli altri, ma anche verso il cane stesso.
Portarlo in spiaggia significa assicurargli ombra, acqua, pause, rispetto dei suoi tempi e spazi.
Non è un accessorio da esibire, ma un essere senziente con bisogni precisi.
Una relazione sana si misura anche dalla capacità di proteggerlo, non solo di "portarlo con sé ovunque".

💭 Anche in spiaggia, ciò che conta non è “chi porti”, ma come ti relazioni.
Con gli altri. E con chi ami.

🐾🐾🐾🐾🐾🐾🐾🐾

PS: Nella foto, il mio supervisore peloso. Non è un cane, ma ha voluto dire la sua lo stesso 🐱🏖️
(E sì, ama il mare e rispetta lo spazio degli altri. Quasi sempre.)

🌡️ Il caldo e le relazioni: quando la temperatura incide sul nostro equilibrio emotivo 🧠💬Con l’arrivo dell’estate, molti...
05/07/2025

🌡️ Il caldo e le relazioni: quando la temperatura incide sul nostro equilibrio emotivo 🧠💬

Con l’arrivo dell’estate, molti di noi sperimentano stanchezza, irritabilità, insonnia. Il caldo non influisce solo sul corpo, ma anche sulla mente e, di riflesso, sulle nostre relazioni.

➡️ Perché succede?
Le alte temperature possono alterare i nostri ritmi fisiologici: dormiamo meno, ci sentiamo spossati, abbiamo meno pazienza. Tutto questo può renderci più reattivi, più vulnerabili allo stress e meno tolleranti verso chi ci sta accanto.

➡️ Cosa succede nelle relazioni?
I piccoli attriti quotidiani possono diventare più intensi. Le incomprensioni si amplificano. Anche chi ha un buon equilibrio relazionale può sentirsi “fuori fase”. È normale. Il corpo e la mente cercano un nuovo adattamento.

🎯 Cosa possiamo fare?
✔️ Riconoscere l’influenza del caldo sul nostro umore
✔️ Fare attenzione ai segnali del corpo e dare spazio al riposo
✔️ Comunicare con più calma e consapevolezza
✔️ Concedersi gentilezza reciproca, soprattutto nei momenti di tensione

📌 Le relazioni, come noi, hanno bisogno di respirare. In questi mesi, possiamo imparare a rallentare, ad ascoltarci di più e a prenderci cura anche dei legami, non solo del corpo.

🧩 Se senti che il caldo ti sta “scompensando” emotivamente o che la tua relazione sta attraversando un momento faticoso, parlarne con un* professionista può fare la differenza.


👩‍⚕️Stefania Pelosi – Psicoterapeuta Relazionale

📌 LA CONTINUITÁ:Radici che Nutrono il CambiamentoIn un’epoca che celebra il cambiamento rapido, la novità e il movimento...
02/07/2025

📌 LA CONTINUITÁ:

Radici che Nutrono il Cambiamento

In un’epoca che celebra il cambiamento rapido, la novità e il movimento costante, parlare di continuità può sembrare controcorrente. Eppure, nella mia esperienza come psicoterapeuta relazionale, è proprio la continuità a rendere possibile un cambiamento profondo e duraturo.

Continuità è la trama silenziosa che tiene insieme la nostra storia, anche quando attraversiamo crisi, rotture o fatiche.
È quella parte di noi che non viene cancellata, ma trasformata.
È il filo che cuce esperienze diverse in una narrazione coerente, dandoci un senso di identità anche nei momenti più turbolenti.

Ma la continuità non è solo interna.
È anche stare in un posto, restare presenti, esserci nel quotidiano.
Un luogo abitato con costanza — una casa, uno studio, una città — può diventare contenitore sicuro in cui sentirsi visti e riconosciuti proprio come una relazione stabile, nutrita giorno dopo giorno da piccoli gesti, parole, silenzi condivisi, può rappresentare un’àncora nei momenti di disorientamento.

Nella relazione terapeutica, la continuità si esprime nel ritrovarsi con regolarità, nello spazio protetto del setting, dove ogni incontro, anche il più difficile, ha un suo posto. È da questa presenza costante che nasce la fiducia, e dalla fiducia può emergere il desiderio di esplorare, cambiare, guarire.

🔄 La continuità non è rigidità. È una forma di cura, di investimento emotivo, di presenza nel tempo.
🧭 È ciò che ci permette di muoverci, sapendo che non ci stiamo perdendo.

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Domande da portare con sé:

1️⃣Quali sono i luoghi e le relazioni che mi danno continuità?
2️⃣ Come coltivo la mia presenza nel quotidiano, con me stesso e con l’altro?
3️⃣ In quali relazioni sento la presenza di un filo che tiene, nonostante le distanze o le difficoltà?

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La continuità non ci trattiene: ci sostiene.
È la radice da cui possiamo fiorire, ancora e ancora.

💭 SOGNI INCOMPRESI🌠Quando desiderare diventa un problemaAccade spesso, nelle relazioni, che il semplice atto di condivid...
30/06/2025

💭 SOGNI INCOMPRESI
🌠Quando desiderare diventa un problema

Accade spesso, nelle relazioni, che il semplice atto di condividere un sogno personale — una vita piú autentica, un futuro in mezzo alla natura, una casa vicino al mare, una vita più libera e autentica — venga accolto con fastidio, sarcasmo o disinteresse.
E non è raro che, dietro quella reazione, si nasconde una difficoltà profonda: vedere l'altro per come è, accoglierlo senza sentirsi messi in discussione.

In terapia emerge spesso questo nodo: "Quando parlo di me, dei miei bisogni, lui/lei si chiude. Mi fa sentire sbagliato/a, esagerato/a, irrealistico/a."

La verità è che condividere i propri sogni richiede fiducia. Ma accoglierli, anche quando non li si condivide, richiede empatia e maturità relazionale.
E non si tratta solo di sogni a lungo termine. Lo stesso vale per il corpo, per l’intimità, per la quotidianità: "Mi piace essere toccato/a in un certo modo, con delicatezza, con attenzione. Ma lui/lei si irrita, si sente respinto/a, e si chiude."

Questi scenari ci pongono una domanda fondamentale:
👉 Sento che c’è spazio per essere me stesso/a in questa relazione?
👉 Mi sento visto/a, accolto/a, rispettato/a nei miei desideri, anche quando non coincidono con quelli dell’altro?

Una relazione sana non è fatta di pensieri identici, ma di uno spazio condiviso in cui entrambi possano respirare.
Dove i sogni, anche quelli diversi, possono convivere. Dove i confini non vengono visti come un ostacolo, ma come il linguaggio dell’intimità autentica.

🌀 A volte, non è l’amore a mancare. Ma la capacità di ascoltare l’altro senza temerlo.
Di immaginare un “noi” che non cancelli nessuno dei due.

💧QUANDO L’ACQUA NON SCORRE: IL BISOGNO DI ESSERE VISTI NEI MOMENTI DI CAOSA volte i sogni raccontano ciò che a mente luc...
28/06/2025

💧QUANDO L’ACQUA NON SCORRE: IL BISOGNO DI ESSERE VISTI NEI MOMENTI DI CAOS

A volte i sogni raccontano ciò che a mente lucida non si riesce a dire.

Un bagno otturato. Acqua che trabocca, si mescola a detersivo e urina. Nessuno straccio disponibile, solo una vecchia asciugamano da mare. Fuori dalla porta, qualcuno disposto ad aiutare… ma per vergogna, quella porta resta chiusa.

Una scena onirica che parla a molti vissuti reali.

Quante volte si prova imbarazzo per il proprio disordine emotivo? Quante volte si nascondono le fragilità, il “non essere a posto”? E quante volte, pur desiderando una presenza accanto, si sceglie di non chiedere nulla per paura di non essere accettati?

Nell’esperienza clinica, come anche nella vita quotidiana, è frequente incontrare persone che si raccontano così: capaci di cavarsela da sole, abituate a gestire tutto, ma profondamente stanche di farlo sempre senza nessuno accanto. C’è chi non chiede aiuto per timore di essere un peso, o peggio, per la convinzione che non verrebbe ascoltato.

Anche i legami affettivi spesso riflettono queste dinamiche: partner affettuosi ma poco presenti, o presenti solo a parole. Oppure emotivamente non disponibili, incapaci di esserci davvero quando il bisogno si fa concreto.

Di fronte a questo, molti si adattano. Razionalizzano. Proseguono comunque. Ma dentro, lentamente, emerge un bisogno più autentico:
🌱 quello di essere visti, anche nel caos. Di sapere che qualcuno può restare, anche quando l’acqua esce dal lavandino.

🔸 Essere forti non significa dover fare tutto da soli.
🔸 Essere vulnerabili non è sinonimo di debolezza.
🔸 Chiedere presenza, supporto, reciprocità è un atto di salute, non di dipendenza.

Per chi si riconosce in questa esperienza, è importante sapere che non si è soli.
Il primo passo per trasformare queste dinamiche è riconoscere di avere bisogno.
Anche solo di una presenza silenziosa, che aiuti ad asciugare il pavimento.



👩‍⚕️ Psicoterapeuta relazionale

🛟 SEI LA TUA IMBARCAZIONE DI SALVATAGGIOImmagina una calda giornata in spiaggia: il sole cocente, il mare pulito e una l...
22/06/2025

🛟 SEI LA TUA IMBARCAZIONE DI SALVATAGGIO

Immagina una calda giornata in spiaggia: il sole cocente, il mare pulito e una lieve brezza che accarezza l’acqua. All’orizzonte, le imbarcazioni di salvataggio dei bagnini: pronte, solide, sicure.

Nella nostra vita, siamo spesso noi stessi quelle imbarcazioni. Quando le onde delle emozioni si alzano – ansia, stress, momenti di sconforto – quella barca esiste per riportarci in acque più calme.

Ma serve consapevolezza per salirci sopra.
Serve riconoscere:

☝️Quando il mare interiore si ingrossa (non è una debolezza).

✌️Quando abbiamo bisogno di rallentare, di fermarci e accogliere quel che proviamo.

- Salire sulla propria imbarcazione significa: -

1️⃣ Prendere un respiro profondo

2️⃣ Entrare in contatto con le emozioni, senza giudizio

3️⃣ Decidere di navigare verso la quiete, anche solo per un attimo

- Non aspettare che le onde ti travolgano: sali prima. Anche se l’acqua sembra tranquilla, prendi il timone. -

Ricorda:
💡 La vera forza non sta nel non essere scossi, ma nell’essere pronti ad accogliere le tempeste e scegliere consapevolmente come affrontarle.

Tu, oggi, dove ti trovi? Hai bisogno di salire sulla tua imbarcazione? 🚤


👩‍⚕️ Stefania Pelosi, Psicologa/Psicoterapeuta

🕯️ QUEL MOMENTO IN CUI LA CASA SI SVUOTAC’è un momento, a fine giornata, in cui cala il silenzio.Spengo il computer, mi ...
19/06/2025

🕯️ QUEL MOMENTO IN CUI LA CASA SI SVUOTA

C’è un momento, a fine giornata, in cui cala il silenzio.

Spengo il computer, mi tolgo le scarpe e guardo intorno: tutto è al suo posto, eppure qualcosa manca.

Una strana tristezza mi scivola addosso. Non è dolore acuto, è più una malinconia sottile, silenziosa.
Mi accorgo che la casa è vuota. E che io mi sento sola.
E penso a lui. Al mio compagno. Che c’è… ma non qui.
Non adesso. Non in questo spazio. Non in questo bisogno.

E allora mi domando:
🌀 Perché proprio ora?
🌀 Perché quando tutto si ferma, sento il peso di ciò che manca?
🌀 Perché l’assenza si fa più presente della presenza?

Forse perché il corpo quando rallenta, sente.
Forse perché il bisogno di connessione non si spegne col lavoro.
Forse perché nei silenzi emergono le emozioni più vere.

🌙 E in quel momento, tra le mura della mia casa e quelle invisibili del mio cuore, capisco che la tristezza non è un errore.
È un segnale.
Un messaggio.

Dice: “Ho bisogno di contatto, di vicinanza, di presenza.”

Non sempre possiamo colmare subito quel vuoto.
Ma possiamo imparare ad ascoltarlo.
A non giudicarlo.
A riconoscere quel bisogno e accoglierlo, con gentilezza.

Anche questo è un atto d’amore verso di sé. 💛

🧐🧐🧐🧐😒😒😒😒😒😒😒😒😒😒😒😒😒😒

Quella descritta è una condizione molto comune e umana: dopo una giornata di lavoro, quando il ritmo rallenta e la casa si svuota di stimoli, può emergere un senso di solitudine o malinconia, soprattutto se c'è un partner che non è presente fisicamente o emotivamente. Provo a spiegarti da più angolazioni perché succede:

1️⃣ Il vuoto dopo l’attivazione

Durante il lavoro sei occupata, stimolata, forse anche distratta. Il cervello è concentrato su compiti, relazioni, obiettivi. Quando torni a casa e tutto si ferma, si crea uno spazio in cui possono emergere emozioni più profonde, magari anche quelle che durante il giorno vengono messe da parte. È un po’ come se il silenzio facesse da cassa di risonanza.

2️⃣ Il bisogno di connessione

L’essere umano ha un bisogno fondamentale di legami e connessioni affettive. Quando percepisci l’assenza del tuo compagno, potresti avvertire un “vuoto relazionale” – una mancanza di presenza, contatto, o intimità – che si manifesta con tristezza. Anche se sai razionalmente che avete un legame, il fatto che non ci sia lì con te può farti sentire sola.

3️⃣ Aspettative e confronto con un desiderio

Potresti avere dentro di te un’immagine di come vorresti che fosse la tua relazione o la tua quotidianità: magari desideri che, dopo il lavoro, ci sia qualcuno con cui condividere il tempo, le emozioni, un abbraccio. Quando questa realtà non si manifesta, la mente tende a soffermarsi su quello che manca, invece che su quello che c’è. Questo può generare frustrazione e tristezza.

4️⃣ Vulnerabilità emotiva nei “ritorni a sé”

Quando sei sola, “torni a te stessa”, ai tuoi pensieri, ai tuoi bisogni e alle ferite. E se dentro di te c’è qualche insicurezza, paura dell’abbandono, o vissuti di trascuratezza affettiva passata, questi momenti possono attivarli.

🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔

Cosa puoi fare?

♥️ Dare spazio all’emozione, senza giudicarla. La tristezza ti sta dicendo qualcosa di importante su un tuo bisogno.

♥️ Parla col tuo compagno, se possibile, esprimi cosa provi (senza colpevolizzare).

♥️ Coltiva rituali di “riconnessione” con te stessa, come una passeggiata, una musica che ti piace, un diario emotivo o una chiamata a una persona cara.

♥️ Osserva con curiosità questi momenti: chiederti:
"Di cosa avrei bisogno adesso?"
"Cosa mi manca davvero in questo momento?"

💪💪💪💪💪💪💪💪💪💪💪💪💪💪💪💪💪💪

🌙 A volte, la sera ci trova con un vuoto difficile da spiegare.

Non è solo solitudine. È il bisogno di essere visti, ascoltati, compresi.

Se senti che qualcosa dentro di te chiede attenzione, spazio, cura…
la terapia può diventare un luogo sicuro in cui ritrovarti.

💬 Non devi farcela da sola.
Parlarne è il primo passo verso qualcosa di più autentico.

👩‍⚕️ Dottoressa Stefania Pelosi – Psicoterapeuta

Indirizzo

Piazzetta Mondragone
Naples
80132

Orario di apertura

Lunedì 10:00 - 21:00
Martedì 08:00 - 21:00
Mercoledì 08:00 - 17:00
Giovedì 08:00 - 21:00

Telefono

+393479526978

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