ORSA-Unione Medica

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La guerra Russo - Ucraina rischia di coinvolgere il mondo, l’Europa in particolare, nell’orrore di un conflitto nucleare...
27/05/2022

La guerra Russo - Ucraina rischia di coinvolgere il mondo, l’Europa in particolare, nell’orrore di un conflitto nucleare. La discordia fra i due Stati del- l’ex Unione Sovietica ha radici ataviche e le dinamiche che hanno innescato il con- flitto armato non sono decifrabili con l’ana- lisi emozionale dell’ultima ora, costruita sull’onda della disinformazione propinata dal mainstream, da una parte e dell’altra.
Se dal fronte ucraino si rivendica il diritto di difesa contro la “vile aggressione” e Ze- lensky invoca interventi bellici della NATO, il versante russo punta il dito con- tro l’occidente che interviene a sostegno dell’Ucraina dopo aver ignorato, secondo Putin, 8 anni di conflitto di stampo etnico nei territori del Donbass che avrebbero spinto la Russia a “difendere” la popo- lazione russofona dalle azioni squadriste dell’Ucraina, perpetrate attraverso milizie inneggianti al nazismo.
Per altri versi, se Zelensky ha il diritto di chiedere l’annessione dell’Ucraina nella NATO, non si può non tenere conto del timore di Putin che con l’espansione della NATO verso i confini Russi rischia di trovarsi i missili USA davanti alla porta di casa.
E’ veramente difficile il ruolo di arbitro in questo scenario, soprattutto se chi dovrebbe proporre la mediazione per il generale interesse alla pace, interviene armando uno dei contendenti.
Il leitmotiv del mainstream filo-NATO per cui “c’è un popolo aggredito e un popolo ag- gressore”, scenario che autorizzerebbe l’invio di armi in Ucraina, si azzera con la narrazione Russa che parla di “intervento di polizia speciale” a difesa della popo- lazione russofona oppressa dal neo nazismo ucraino. In questi casi la verità resta opinione.
In buona sostanza nessuno avrebbe dichiarato una guerra e ognuno si difende da qualcosa, mentre dall’esterno tutti invo- cano la pace teorica ma nel concreto si registra la corsa a inviare armi nella re- gione del conflitto.
Intanto una guerra non nostra continua ad avere effetti negativi per l’economia ita- liana. Le imprese legate al mercato russo sono costrette alla cassa integrazione e 26 mila italiani rischiano il lavoro. Le aziende europee, soprattutto del settore automobilistico e agroalimentare, sono in crisi a causa della guerra. L’Italia, dopo oltre un decennio di recessione, stava ini- ziando a vedere la luce in fondo al tunnel della pandemia. Prospettive di crescita e benessere erano state calcolate e annun- ciate, ma la guerra degli altri è comparsa come un imprevisto - piuttosto prevedibile - per il quale le aziende non si erano preparate.
La crisi delle aziende, che da inizio marzo avevano annunciato la cassa integrazione per centinaia di dipendenti, non può che allargarsi. Con il proseguimento della guerra, di cui non si vede la fine, il collo di bottiglia che si è generato continuerà a rallentare l’arrivo di materie prime, i sus- sidi non basteranno, gli effetti della guerra proseguiranno almeno fino al 2023.
La Banca Centrale Europea è stata chiara: l’Eurozona deve abbassare le pro- prie prospettive di crescita. La guerra in Ucraina da sola porterà a una riduzione di crescita pari a -0,5% (da 4,2% previsto a inizio anno a un 3,7%). Dati che potreb- bero scendere ulteriormente di un -1,4%, anzi lo faranno sicuramente, in caso il conflitto continuasse a lungo, mante- nendo il mercato instabile.
In Italia, nello specifico, non va meglio. L’elenco delle aziende costrette a ral- lentare e a mettere i dipendenti in cassa integrazione continua a crescere.
Il rallentamento delle industrie non vuol dire solo prezzi più alti e un concreto ri- schio di stagflazione, situazione in cui au-
mentano i prezzi ma la crescita econo- mica è fortemente rallentata. Nel pratico signif**a oltre 500 mila posti di lavoro a ris- chio.
Recentemente il Corriere della Sera ha ri- portato le zone d’Italia dove i dipendenti sono più a rischio:
Trentino Alto Adige - Acciaierie Venete a Borgo Valsugana;
Veneto - Ferriera Valsider spa a Vallese di Oppeano; Metinvest Intrametal; Aer- mec spa di Bevilacqua; Fiamm a Vero- nella e diverse altre;
Lombardia - Gruppo Acciaierie Venete; CAM a Grumello del Monte; Global caloriferi; CMS;
Friuli Venezia Giulia - Automotive Li- ghting; San Giorgio acciaierie; Abs Accia- ieria;
Emilia Romagna - Nord motoriduttori; Lamborghini; SCM Group;
Toscana - Whirlpool; Magna meccatro- nica;
Marche -Valmex Lucrezia; Whirlpool; Umbria - Tifast Titanium San Liberato; Meccanotecnica Umbra;
Sicilia - Lukoil; Chiavetta; Acciaierie sici- liane.
Per l'Italia le ricadute della guerra in Ucraina sono tutte negative. Il problema maggiore è quello delle forniture di gas. Rimpiazzare quello russo, che vale 30 mi liardi di metri cubi l'anno e copre più del 40 per cento del nostro fabbisogno è diventata la missione numero uno del go-verno. Per questo, Mario Draghi è volato ad Algeri per firmare un accordo storico, che dovrebbe fare dell'Algeria il primo fornitore di gas del- l'Italia al posto della Russia. La soluzione appare poco realistica, l’Unione Europea affronta il problema con eccessivo ot- timismo, nel documento Repower la Ue prevede di ridurre di quasi 100 miliardi di metri cubi l'anno l'import di gas russo entro il 2022 ma il progetto resta nell’ambito del teorico a lunga programmazione, poiché le forniture di gas dipendono da impianti che richiedono investimenti di lunghissimo pe- riodo e nel mondo non ci sono né gasdotti, né impianti per il Gnl (Gas naturale lique- fatto) in grado di dirottare in Europa le quantità necessarie per sostituire il gas russo. In tal senso l'Italia è l'anello debole dell'Occidente, in questo frangente dipende quasi per intero dalle importazioni. L'ac- cenno di Draghi all'ipotesi di dover spe- gnere i condizionatori è un messaggio soft, per non spaventare, che però indica possi- bili razionamenti. Il Governo sta program- mando un minore consumo di gas con la semplice riduzione di un grado del riscalda- mento in case e uffici.
Misura aleatoria e ineff**ace, poiché la riduzione di un grado del riscaldamento dovrebbe essere attuato all’unisono da centinaia di milioni di famiglie e non è detto che tutte lo facciano. Il raziona- mento avrebbe invece conseguenze molto gravi per le industrie e danni per l'in- tero sistema produttivo. Per quanto tempo? Nessuno lo sa. Di certo, l'Italia si prepara a diventare più povera ma il dramma non sembra preoccupare il Go- verno che investe risorse pubbliche per inviare armi in Ucraina.
Armi che implicano la partecipazione del- l’Italia al conflitto, sotto le direttive della NATO a guida USA, in pieno contrasto con la volontà degli italiani che in tutti i sondaggi esprimono in maggioranza con- trarietà all’invio di armi nell’area del con- flitto.
L’associazione dei Consumatori - CODA- CONS - preoccupata per le ricadute eco- nomiche e la compressione della qualità della vita degli italiani coinvolti in una guerra che non vogliono, ha presentato un ricorso al TAR volto a bloccare i provvedimenti del Governo.
Secondo il CODACONS la fornitura di armi offensive all’Ucraina implica in qual-
che modo la partecipazione
dell’Italia al conflitto bellico in
atto, in piena violazione
dell’art 78 della Costituzione
che prevede che lo stato di
guerra debba essere deli-
berato con legge formale del Parlamento. Violato anche
l’art. 11 in base al quale l’I-
talia ripudia la guerra anche
come mezzo di risoluzione
delle controversie inter-
nazionali. Non solo. La se-
gretezza imposta sul tipo di
armi da destinare all’Ucraina
impedisce di distinguere tra
armi di offesa e armi di
difesa, circostanza che porta
alla violazione delle dispo-
sizioni che prevedono la de-
libera del Parlamento sulle operazioni di guerra da parte dello Stato Italiano.
Con tale ricorso il Codacons intende sol- levare dinanzi al Tar la questione di legit- timità costituzionale di tutti gli atti emanati dal governo e relativi alla fornitura di armi all’Ucraina. Provvedimenti adottati dal- l’esecutivo in pieno contrasto con la volontà degli italiani, considerato che tutti i sondaggi e le ricerche fino ad oggi pub- blicate hanno registrato la netta contra- rietà dei cittadini all’invio di armi all’estero. Al netto delle interpretazioni fantasiose dei costituzionalisti dell’ultima ora che an- naspano per giustif**are l’invio di armi in Ucraina, la posizione del CODACONS è ampiamente condivisa.
Dalla guerra si esce investendo sulla pace non finanziando il conflitto. Non esiste alcun aggancio costituzionale che giusti- fichi la partecipazione, in diverse forme, al conflitto ucraino, tanto meno attraverso la fornitura di armi.
Non è mai stato un mistero che la NATO agisce sotto gestione USA, bisogna u- scire dall’ipocrisia di un intervento NATO per la nobile difesa del popolo ucraino ag- gredito. Esistono interessi storici, eco- nomici e geopolitici che spingono gli Stati Uniti a schierarsi con l’Ucraina per an- nichilire “l’arroganza”, anche economica, dell’odierna Russia e la NATO punta a tale obiettivo armando le braccia ucraine, istigando un popolo a farsi massacrare per gli interessi di chi questa guerra la controlla a debita distanza, mentre l’Eu- ropa, Italia in testa, ha il rischio di guerra nucleare dietro la porta di casa.
Sull’articolo 11 emergono diverse inter- pretazioni degli “opinionisti” costituzionali ma checché se ne dica l’articolo è chiara- mente finalizzato alla pace, al ripudio della guerra, e anche le limitazioni di sovranità che prevede sono funzionali a evitare fasi belligeranti. Le azioni atte a perseguire la pace fra le nazioni, vanno riferite all’ONU e non anche alla Nato, che non esisteva ancora e in ogni caso ha fi- nalità diverse, pertanto le cessioni di sovranità vanno interpretate alla luce dello Statuto dell’ONU.
Nessun articolo della Costituzione giusti- f**a la guerra, L’articolo 52 tirato in ballo per dare un senso costituzionale alle de- cisioni del Governo, parla del diritto di difesa della propria patria. L’articolo 78 dà una centralità al Parlamento nel delibe- rare lo stato di guerra, conferendo al Go- verno i poteri necessari, e c’è poi il ruolo di garanzia del capo dello Stato nell’arti- colo 87. Infine l’articolo 60 prevede la pro- roga delle Camere in caso di guerra. Ma tutti riguardano una guerra chiaramente difensiva e presuppongono due con- dizioni che in atto non ci sono. La prima è la difesa del nostro territorio, la seconda la proclamazione dello stato di guerra che non c’è stata, per fortuna, e nessuno aus- pica. Pertanto non è possibile applicare questi criteri, per analogia, al caso ucraino.
E’ stata violata la costituzione?
Diciamo che è stata aggirata, per elu- dere parzialmente il ripudio della guerra le è stato fatto dire cose che non dice...
Il Parlamento non ha deliberato lo stato di guerra e dunque non siamo in guerra, anche se il concetto di guerra sta cam- biando. Persino Putin afferma che la sua non è una guerra, ma un “intervento di po- lizia speciale”, il che è falso. Ma appare anche ipocrita che si sia parlato di inter- venti umanitari in relazione al Kosovo o alla prima e seconda Guerra del Golfo. La verità è che ormai le guerre non si dichia- rano più e secondo la prospettiva geopo- litica da cui le si osserva possono essere interpretate come esportazioni di demo- crazia, atti militari per scopi umanitari, azioni di polizia speciale.... oppure ag- gressioni.
A prescindere dalle motivazioni storiche che hanno innescato il conflitto in esame, secondo lo statuto dell’ONU la respon- sabilità della guerra è da attribuire alla Russia, in base all’articolo 2 quarto comma, mentre l’articolo 51 indica come legittima la resistenza ucraina, in base al principio di autotutela. Ma queste dispo- sizioni non riguardano le nazioni non di- rettamente coinvolte nel conflitto. Siamo di fronte a una fase di autodetermi- nazione dei popoli di cui ci sono esempi in tutto il mondo ma dove non vi sono in- teressi economici e geopolitici la NATO non è mai intervenuta per fare da arbitro ed ha lasciato il compito della mediazione all’ONU.
Anche in questa guerra è compito del- l’ONU dar luogo a iniziative straordinarie che siano finalizzate alla pace, alla si- curezza internazionale e alla soluzione pacif**a del delicato conflitto. L’obbligo delle Nazioni Unite non è di far pro- seguire la guerra armando le forme di re- sistenza esaltate dalla NATO, ma di mettere in atto iniziative politiche e diplo- matiche per farla cessare.
Ci sono tante iniziative a sostegno della legittima resistenza ucraina, ma si registra una totale assenza sul fronte principale in- dicato dall’ONU. Non si può pensare che la pace la siglino “l’aggredito” e “l’aggres- sore”, al massimo si conseguirebbe una resa, più o meno onorevole per “l’aggre- dito”, senza nessuna prospettiva duratura, in un contesto che continuerà ad essere di insicurezza internazionale.
E’ necessaria una conferenza inter- nazionale che includa tendenzialmente tutti gli Stati del mondo.
L’assemblea dell’Onu ha aggregato ben 141 Stati in diverse deliberazioni per far cessare il conflitto, da lì bisogna ripartire. Non può la NATO o un singolo Stato portare avanti le ragioni della pace e pro- porsi come mediatore. Così non se ne uscirà mai. Bisogna fare i conti con i nuovi equilibri geopolitici. L’aumento delle spese militari e lo schieramento della NATO a sostegno del fronte ucraino porteranno solo a inasprire la contrappo- sizione.
Invece di obbedire supinamente al diktat
a stelle e strisce l’Italia deve farsi pro- motrice presso l’Europa per avviare un processo di pace attraverso l’ONU. L’Eu- ropa da sola non basta, dovrà rivolgersi non solo ai suoi alleati naturali, andando oltre la logica dei blocchi. Servono la Cina, l’India, i Paesi emergenti. Tutte le nazioni hanno interesse a ristabilire la pace, la sicurezza internazionale serve a tutti e di fronte a un’iniziativa a tutto campo nessuno avrebbe interesse a starne fuori. Dopo le tante tragedie e guerre diffuse non si può più continuare a lasciare le cose come stanno. Occorre sciogliere questa tensione internazionale e trovare nuovi equilibri per assicurare un pace duratura tra le nazioni.
La Confederazione OR.S.A. invoca la pace e fa propria la posizione espressa dal sindacato aderente SAPENS in occa- sione dell’ultimo Consiglio Generale del Settore:
“ Il nostro Paese, già colpito dalla crisi economica, dal catastrofismo pande- mico e dalla transizione energetica, ha bisogno della pace altrimenti c’è il ri- schio di un massacro sociale, l’Italia non ha assolutamente bisogno di un’economia di guerra, di un clima di guerra che si sovrappone al degrado politico e alla debolezza del mondo del lavoro e della società. La guerra non è nell’interesse dei popoli, poteva e do- veva essere evitata. Le conseguenze su pensioni, salari, sullo stato sociale, sulle prospettive dei nostri giovani, sa- ranno devastanti se non si ferma su- bito questa guerra, riaffermando una volontà di pace. Occorre reagire per non subire decenni di tensioni interna- zionali che porteranno costi economici e sociali inenarrabili. L’unione Europea e l’Italia devono allontanarsi dalla lo- gica belligerante adoperandosi per creare nuovi equilibri di pace in Eu- ropa. All’Europa ci devono pensare gli europei!”.
Documento approvato dal Consiglio Con- federale OR.S.A. - 6 maggio 2022
Confederazione
GUERRA– LAVORO, ECONOMIA, COSTITUZIONE
Direzione Redazione Amministrazione
Via Magenta, 13 – 00185 Roma Tel. 064456789 – fax 064452937
Autorizzazione:
Trib. Civile di Roma N. 1/2017 del 12/1/2017
E-mail: lanostrastazione@sindacatoorsa.it Sito Internet: http://www.sapsorsa.it/
Chiuso il 15 maggio 2022
Direttore: Alessandro Trevisan hanno collaborato: Roberto Spadino,
Roberto Cesario Confederazione OR.S.A.
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Resta aggiornato su tutto il mondo S.A.P.S.: dalle nuove normative, alle iniziative della nostra sigla sindacale, non perdere l’ultima edizione del nostro giornale.

22/05/2022

La Sanita’ targata De Luca: esami rinviati di mesi per la sospensione delle convenzioni, terapie rinviate, pazienti abbandonati….! Ogni anno si ripete lo stesso problema, senza che il nostro governo regionale prenda alcun provvedimento, e per di più’ nel silenzio e nella complice indifferenza degli organi di stampa e dei media televisivi!
Come se il problema , in se’ gravissimo, non esistesse! Il disservizio incide maggiormente sui pazienti oncologici , che devo rinviare di mesi controlli indispensabili al prosieguo delle loro terapie! Un disservizio indegno di un paese civile e che qualif**a la nostra regione come la peggiore d’Italia!

09/04/2022

Permane in Campania l’assistenza sanitaria a singhiozzo! Gli sprechi amministrativi non consentono di assicurare ai cittadini una regolare copertura delle prestazioni diagnostiche anche urgenti!
Il sindacato ORSA denuncia con forza e sdegno il perdurare di questa assurda privazione dei diritti fondamentali degli assistiti!👎

30/11/2020
30/11/2020

30/11/2020

Aggiunta alla proposta della Confederazione Or.S.A. sulla manovra finanziaria 2021.
La confederazione Or.S.A. propone di destinare una quota rilevante( almeno il 30%) delle risorse finanziarie della prossima manovra, all’abbassamento della pressione fiscale, per cominciare ad avviare provvedimenti economici di tipo strutturale, capaci di dare impulso alla ripresa dell’economia, che si prevede nella seconda metà del 2021.
Purtroppo la previsione attuale della legge di bilancio per il 2021 non prevede provvedimenti organici e diffusi in questo settore di vitale importanza, ma prefigura interventi parziali, di sostegno all’occupazione
-fondo per le politiche attive per la ricollocazione dei disoccupati (500 milioni)
-esonero contributivo per chi assume giovani al disotto dei 36 anni, per un periodo massimo di tre anni
-decontribuzione del 30% per le imprese che operano nel Mezzogiorno e credito di imposta per gli investimenti nelle Regioni meridionali
-proroga per i bonus edilizi ( molto difficile accedere!)
-bonus moto e motorini elettrici e ibridi!
-ristori e garanzie sui prestiti alle imprese
-fondo per la internazionalizzazione delle imprese (1,55 miliardi)
-cashback sui pagamenti con carta e lotteria scontrini!
-fondo per il settore cinema e audiovisivo ( 240 milioni annui)
-fondo per la perequazione infrastrutturale fra le regioni ( 4,6 miliardi)
-stanziamenti per il trasporto pubblico locale e scolastico, per gli ecosistemi dell’innovazione(sic?), per l’editoria e l’informazione ( da quantizzare)
-investimenti per la sanità ( 4 miliardi) ( perché non utilizzare i fondi europei e liberare queste risorse per altre opere urgenti?)
Queste le voci principali della manovra , che evidenziano una notevole dispersione delle risorse, laddove invece si dovrebbero prevedere interventi cospicui e concentrati su:
- Il taglio delle aliquote fiscali ( per incentivare gli investimenti e fare ripartire l’occupazione, creando nuove imprese e nuovi posti di lavoro)
- Lo sblocco immediato degli investimenti infrastrutturali
In particolare sulle grandi opere:
1) rapida ricostruzione nei territori terremotati
2) adeguamento ed ampliamento degli impianti di smaltimento dei rifiuti e di depurazione delle acque in tutte le aree critiche
3) realizzazione dell’alta velocità nel sud
4) progettazione e realizzazione di un secondo anello periferico a Roma, per decongestionare il raccordo anulare
Interventi questi finanziabili progressivamente anche con i fondi del Recovery Plan, per i quali non si vede la necessità di nominare una mega task force, composta da trecento esperti, laddove le iniziative da prendere sono già evidenti, in un piano strategico, che il governo dovrebbe avere nel cassetto da tempo.!

Dr. Domenico Piccolboni
Segretario nazionale OR.S.A. Sanità

Comunicato stampa OR.S.A Sanità La confederazione OR.S.A. ed in particolare il comparto OR.S.A Sanità• Denunciano la pre...
10/11/2020

Comunicato stampa OR.S.A Sanità
La confederazione OR.S.A. ed in particolare il comparto OR.S.A Sanità
• Denunciano la preoccupante situazione epidemica correlata al Virus SARS Cov-2, che, con un indice nazionale di trasmissione di 1.72, in rapido e progressivo aumento, rende particolarmente urgente l’adozione di misure restrittive severe in tutto il territorio nazionale.
• -Purtroppo non si è provveduto in questi mesi all’allestimento di un servizio territoriale efficiente, per assicurare con immediatezza tamponi a domicilio e cure domiciliari, che avrebbero consentito di isolare i pazienti infetti, impedire la diffusione dell’epidemia, e non congestionare le strutture ospedaliere.
• In secondo luogo non si è provveduto ad allestire residenze sanitarie alternative, per i pazienti positivi, bisognosi di cure di basso livello, che di fatto occupano la maggioranza dei posti-letto disponibili nei reparti di Medicina ospedaliera
• Di conseguenza si è arrivati ad una situazione di emergenza, dovuta alla larga diffusione dell’epidemia, che per fortuna nel 95% dei casi è asintomatica, e solo nel restante 5% richiede un monitoraggio ospedaliero, per cui l’unica alternativa proponibile è quella di ricorrere ad un nuovo lockdown, con i catastrofici effetti che ne conseguiranno sull’economia e sull’ equilibrio psico-fisico delle persone.
• Seguiamo l’esempio dei nostri vicini, Germania e Francia, che hanno attuato già da tempo un lockdown soft, consentendo la prosecuzione delle attività produttive e professionali, senza sottoporre ogni altro giorno la popolazione allo stress di nuovi decreti, che spesso contraddicono e si sovrappongono ai precedenti, creando incertezza e sfiducia, che di fatto ne compromettono l’eff**acia.
• La confederazione OR.S.A. farà ogni sforzo per sostenere un’azione di governo che, nel mentre assicuri realmente il reintegro, anche parziale, ma tempestivo, delle risorse economiche perdute, metta le basi per ricostruire l’economia:
• incentivando gli investimenti
• diminuendo in modo signif**ativo e permanente la pressione fiscale e la burocrazia che grava attualmente sul mondo delle imprese.
Il Segretario nazionale
OR.S.A Sanità
Dr. Domenico Piccolboni
10 Novembre 2020

13/10/2020

Napoli , 13/10/2020

Alla Segreteria Generale della Confederazione
p.c.
Al Presidente del consiglio dei Ministri
Al Ministro della Sanità
Oggetto: denuncia del blocco dell’assistenza convenzionata in Campania

Questa organizzazione sindacale denuncia come ogni anno con forza la grave carenza assistenziale, che si determina nell’ultimo trimestre dell’anno in Campania, dovuta al blocco dell’assistenza pubblica per gli esami radiologici e di laboratorio, presso le strutture convenzionate.
Quest’anno il blocco ha effetti ancora più gravi e devastanti sulla popolazione, a causa della riduzione delle prestazioni ottenibili presso gli ospedali pubblici, per gli effetti restrittivi dovuti all’epidemia in atto.
I pazienti che necessitano di esami indispensabili quali TC, RM, PET ed esami radiologici ed ematologici in genere, sono quindi costretti a pagarli di tasca propria, anche quando si tratta di controlli indispensabili ad iniziare o proseguire un trattamento oncologico o chemioterapico.
Questa organizzazione sindacale giudica l’Amministrazione regionale incapace di gestire il bilancio della salute pubblica ed un pessimo esempio di amministrazione delle risorse disponibili, laddove una più attenta distribuzione delle risorse, consentirebbe di evitare gli sprechi e consentire un corretto e doveroso rimborso degli esami indispensabili, durante tutto il periodo dell’anno.!
Dr. Domenico Piccolboni
Segretario nazionale ORSA Sanità

02/07/2020

Carissimo Mariano

prendo atto del rinvio della Direzione Nazionale , ma desidero evidenziare alcuni punti che mi sembrano essenziali nel documento di economia dell'ORSA sugli Stati Generali.

1) Mentre concordo pienamente con il ruolo pubblico dello Stato nell'economia industriale, desidero evidenziare che questo intervento deve essere finalizzato alla creazione di nuovi posti di lavoro, stimolando la ripresa del motore economico con un cospicuo abbassamento della pressione fiscale sulle imprese e sui lavoratori.

Mai come in questo momento, paradossalmente così difficile dal punto di vista economico, ci possiamo permettere, utilizzando i fondi europei che arriveranno, speriamo in tempi non lunghissimi, di effettuare interventi strutturali sulla fiscalità. Questo governo ha finora preso soltanto provvedimenti di assistenzialismo, parzialmente ancora non erogati, indispensabili nell'emergenza, ma non utili ai fini della ripartenza delle attività produttive.

2) La semplice riduzione dell'orario di lavoro non crea nuovi posti di lavoro e dubito fortemente che possa incidere in modo signif**ativo sulla perdita di posti di lavoro, che si prevede cospicua nei prossimi mesi.

Basti pensare all'immane problema delle strutture turistiche, che rimarranno inutilizzate o sotto-utilizzate per la drammatica riduzione del turismo internazionale, con conseguente severo impatto sull'occupazione dei lavoratori precari e stagionali, e alla ineff**acia del bonus turismo, messo in campo dal governo, che grava per l'80% sulle anticipazioni delle strutture stesse!

3)La ridistribuzione della ricchezza, la giustizia e l'equità sono possibili soltanto se l'economia reale riprende a crescere e questo è un atavico problema dei governi italiani, che non riescono, per la eccessiva burocrazia e i contenziosi legali, ad avviare investimenti strutturali in modo rapido ed eff**ace.

4) In questo settore è indispensabile modernizzare e rendere efficienti le strutture sanitarie esistenti, senza demonizzare il privato convenzionato, che ha comunque dimostrato di svolgere un ruolo essenziale nel sostenere l'impatto dell'epidemia

Su questi temi, ed altri mi riservo di intervenire durante il prossimo Consiglio Direttivo.

Grazie per l'attenzione

cari saluti

Domenico Piccolboni

Segretario ORSA Sanità

05/06/2020

Sblocco dei cantieri e taglio delle tasse: ecco la ricetta per la fase 3, tutto il resto sono cure palliative!

16Eugenio Mele, Maria Rosaria Botti e altri 14

Commenti: 8

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Domenico Pesce

Domenico Pesce Avere l'umiltà di tenere conto le soluzioni adottate gli altri paesi per evitare errori catastrofici

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Dario BianchiAttivo/a ora

Dario Bianchi
🥇👏🥇

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Domenico Piccolboni

Domenico Piccolboni Come sempre il richiamo di padre Domenico all’umiltà’ ci riporta alla nostra realtà’ umana e cristiana!

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· 17 h

Giovanni Liccardo

Giovanni Liccardo Tra l'altro i cantieri in attesa dello sbocco sono Tutti già finanziati! Si tratta solo di spendere quei soldi fermi e far lavorare migliaia e migliaia di lavoratori.

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· 15 h

14/04/2020

Covid 19: un’emergenza sanitaria ed economica!
Da quasi due mesi ormai stiamo vivendo una situazione di emergenza, dapprima poco avvertita e certamente sottovalutata, poi esplosa con la forza di un incendio, obbligandoci rapidamente a fare marcia indietro, rinunciando progressivamente alle attività della nostra vita ordinaria e poi improvvisamente chiudendoci nelle nostre case, per assistere impotenti all’assalto disperato alle nostre strutture sanitarie, rese insufficienti da anni di tagli e inadempienze della classe politica.
In un mese e mezzo siamo passati da poco più di 5.000 posti di terapia intensiva a quasi 10.000 e da 6.200 posti di malattie infettive ad oltre 35.000, uno sforzo economico ed organizzativo colossale, che ha dovuto compensare anni di sotto-valutazione delle reali esigenze sanitarie.
La grave mancanza di dispositivi di protezione individuale ha poi determinato una inaccettabile compromissione della sicurezza del personale sanitario, determinando l’infezione di oltre 14.000 operatori sanitari e addirittura la morte di oltre 100 medici, mandati in prima linea senza difese sul territorio o in ambito ospedaliero.
Ancora oggi, a distanza di quasi due mesi, il reperimento di questi presidi essenziali
( mascherine protettive, camici, visiere etc.) resta insufficiente e problematico, evidenziando ancora una volta le carenze strutturali della protezione Civile e la assoluta mancanza di un piano di prevenzione dell’emergenza pandemica.
All’emergenza sanitaria, ( la cosiddetta Fase1), non ancora completamente superata, fa seguito immediatamente l’emergenza economica ( la cosiddetta Fase2), ovvero il modo per fronteggiare la grave crisi del lavoro e dell’occupazione ,che inevitabilmente seguirà la problematica della diffusione del virus e le obbligatorie misure di prevenzione e distanziamento, che per molti mesi saremo costretti a rispettare.
Anche in questa fase purtroppo il governo non ha finora saputo mettere in campo provvedimenti immediati ed eff**aci di sostegno alle famiglie, alle imprese, alle attività professionali e del commercio.
Occorreva infatti by-passare la fase della presentazione delle domande, che ha sovraccaricato il sito dell’INPS, di una valanga di richieste, di fatto nemmeno valutabili nel merito, ritardando il versamento degli indispensabili contributi, che, pur largamente insufficienti, rappresentano un minimo apporto di ossigeno ad una economia ormai in fase di collasso.
Analogo discorso si dovrebbe fare per la cassa integrazione straordinaria, che ancora oggi, fra domande e pareri sindacali, naviga nelle acque incerte ed agitate delle anticipazioni bancarie.
Ma laddove il governo è decisamente carente è nella risposta alla pressante domanda di aiuto rivolta dalle imprese piccole e medie, che maggiormente soffriranno dello stop dell’attività e della improbabile e rallentata ripresa, nel momento in cui sarà possibile. A queste e a tutte le altre viene offerta la possibilità di un finanziamento bancario a tasso agevolato ( ma comunque un prestito da rimborsare in tempi brevi, 5-6 anni!), previa presentazione di una adeguata documentazione di solvibilità, soggetta alla valutazione delle banche e limitata ad un tetto del 25% del fatturato pregresso!
E’ evidente che, anche ammesso che questi prestiti vengano concessi, serviranno esclusivamente a pagare le imposte pregresse ( le cui scadenze sono state rinviate di soli due mesi!) e una parte delle spese improduttive legate al periodo di mancata attività.
Ben diversa avrebbe dovuto essere, a nostro avviso, la risposta del governo ad una simile emergenza, e prendendo esempio dalla Germania e dagli Stati Uniti, le imprese avrebbero dovuto beneficiare di un contributo a fondo perduto, oltre ad una consistente riduzione o azzeramento degli obblighi fiscali per tutto l’anno in corso.
Ci auguriamo che il governo tenga conto di questi suggerimenti, provvedendo in tempi brevi al reperimento delle risorse necessarie, che sono a nostro avviso essenziali per mantenere in vita l’economia del nostro Paese, dopo avere pensato a quella dei nostri pazienti!
La Segreteria Nazionale OR.S.A. Sanità

Indirizzo

Bonito 19
Naples
80129

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