05/11/2025
Un bambino piccolo piange…
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“Mettilo al seno!”,
“No, non lo mettere al seno, se no ingoia aria!”
“Dagli un po’ di aggiunta!”
“Ma no! Il dottore ha detto che non la devo dare!”
“Deve fare la c***a! Fagli un clisterino!”
“Un clisterino?! E come si fa? Il bambino è così piccolo… Io ho paura!”
“Chiama il dottore!”
“…E quello quando serve non c’è mai!”
“Portiamolo all’ospedale!” “E si, così si prende pure qualche altra cosa!”
“Diamogli le gocce…” “Ma no! Io le medicine al bambino così, io non gliele do!”
“E allora fagli una tisana!”
“Una camomilla!”
“No il finocchietto!”
“No, funziona meglio un infuso con le foglie di alloro!
…
“Aiuto! Non ci sto capendo più niente!”
“Quando questo piccolo piange vado completamente in tilt…!”
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Domanda: “Quando mai avevamo dovuto gestire un figlio che piange e non sa dire perchè?”
Nuove emozioni, mai provate prima!
“Ok, le nottate in discoteca le avevamo fatte, ma una nottata con pianto di bambino… altro che discoteca!” “C’è da impazzire!”
Ci siamo passati quasi tutti, almeno una volta.
Ma perché?
Perché un bambino piccolo piange tanto (se sommiamo tutti i pianti per qualsiasi motivo si arriva anche a 2-3 ore al giorno, in media!)?
Perché “Ciccio Bello” lo hanno fatto piangere per sembrare un vero bambino?
Il cucciolo di uomo tra tutti è forse il più inerme e dipendente. Senza un qualcuno che si prenda cura di lui non ha possibilità di sopravvivenza.
E allora? Vero che c’è l’istinto delle mamme ecc… ma la natura fa fare una parte importante anche ai bambini per creare un legame forte con chi si prenderà cura di loro!
Un bambino sano che piange anche solo per fare una c***a, che nasce attraverso un parto, che è così delicato… è una gran paura!
Ma l'ansia è un potente stimolo per creare sinapsi nuove!
E allora, guardando da un’altra angolazione, tutto questo stimola nel cervello della mamma e del papà nuovi schemi reattivi, nuovi circuiti cerebrali che prima non c’erano.
“Guarda caso” tutti i problemi più frequenti, dal semplice mal di pancia in poi, si concentrano nei primi tre mesi. Proprio il periodo critico per creare un legame indissolubile che unirà per sempre.
La nonna con la sua esperienza sentenzia: “Coliche? Devi aspettare tre mesi! Dopo i tre mesi passano!”
E ha ragione!
I primi tre mesi sono i più delicati e anche attraverso queste emozioni travolgenti un bambino diventa davvero “nostro” figlio!
E allora niente angosce! E cerchiamo di trovare i rimedi per superare questa fase.
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“E si, bella filosofia! Dottore tu la fai facile. E se invece di una colichetta fosse una cosa grave?”
Certamente chiederemo al dottore, ma prima possiamo provare a fare qualcosa noi:
Forse ha fame o deve fare la c***a o vuole essere cambiato o ha solo bisogno di fare un ruttino...
Magari piange perché ha sonno o sete o caldo o freddo...
Conviene pensare anche a tutte queste eventualità prima di convincerci che forse sotto i capelli sottili e dietro quell’aspetto delicato si nascondono... due piccole escrescenze appuntite!
Quasi sempre la conclusione del dottore è che ha una “colica gassosa”. La chiamano così ma probabilmente il gas non c’entra granchè.
Spesso il vero problema è che una difficoltà qualsiasi, anche piccola, può far saltare i ritmi cui il bambino è abituato:
Per esempio una banale c***a che non vuole uscire può ritardare un sonno, ma la fame può svegliare prima del previsto o un sonno prevalere prima di un ruttino...
Alla fine la fame si confonde con il sonno che si confonde con il bisogno di far c***a o un ruttino o una scorreggina...
"La colica"si confonde con l’ansia che c’è in casa... Alla fine il bambino piange e basta!
Spesso il problema non è calmare un dolore che probabilmente non c’è più, ma recuperare un ritmo regolare tra i bisogni “normali”.
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Un bambino piccolo poi “sente” il mondo che si muove intorno a lui.
Rumori fastidiosi, tensioni, disordini, confusione, luci…
“Come era bello dentro al pancione quando il battito del cuore di mamma era sempre lì e tutto era ovattato in un continuo cullamento dolce!” “AI miei tempi... si che era vita!”
Fuori invece... Luci, rumori, confusione, spostamenti imprevisti, troppo caldo o troppo freddo, il fastidio di coperte pesanti, cappellini... "Na' vitaccia!"
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E allora il bambino piange?
Nervi saldi, restiamo sereni! Il sorriso è una delle migliori medicine!
Con il sorriso avremo un tono della voce e una gestualità dolce e rassicurante.
Il contatto poi, fatto di carezze, baci, abbracci, ninne nanne, cullamento, agisce sul sistema neuroendocrino del bambino come una medicina.
E allora teniamo il bambino addosso, pelle a pelle, caldo, eventualmente con una leggera pressione della nostra mano sul suo pancino, facciamo carezze sulla sua testina, diamo qualche piccolo colpetto sul culetto sopra al pannolino, cantiamo la ninna nanna, aiutiamolo a liberare il pancino…
Continua a piangere? Possiamo offrire una bevanda zuccherata.
"Ma che dici!!! Non si danno tisane ai bambini!!"
Lo so, certo che non si devono dare mai come "intermezzi" tra le poppate magari per "aspettare un orario"!
Ma in questo caso, che è occasionale, noi diamo un "farmaco" per trattare un problema.
Il farmaco si chiama "saccarosio", cioè proprio lo zucchero che mettiamo nel caffè, perchè ha un effetto sulle endorfine cerebrali.
“Si infatti io metto lo zucchero sul ciuccio!”
E no! Sul ciuccio, lo zucchero non deve andarci mai!
Perchè in bocca cambia l’acidità della saliva e nutre i germi che potranno favorire le carie!
Hanno inventato soluzioni dolci da mettere sui ciucci senza zucchero, ma io non consiglio nemmeno quelle.
Lo zucchero di cui parlo, occasionale attraverso una bevanda, è per provare a sedare crisi di pianto, non un "sistema" per calmare bambini un po' irrequieti.
Per loro è sempre molto meglio il morbido, caldo, dolce, profumato seno della mamma.
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La gran parte delle “coliche” con questi rimedi semplici passa e avremo piuttosto il problema di ristabilire i ritmi perduti.
E se invece il pianto è inconsolabile?
Lo so tutti i pianti sembrano inconsolabili e un minuto sembra un tempo infinito. Ma se realmente il bambino è sofferente e non riusciamo a calmarlo non ci avventuriamo da soli! Serve una visita del dottore.