Dott.ssa Paola Moriondo Psicoterapeuta

Dott.ssa Paola Moriondo Psicoterapeuta Psicologia, Psicanalisi, Antropologia, spunti pedagogici

Con oltre ventanni di esperienza, la dottoressa Paola Moriondo esercita la libera professione a Nichelino. Dedica il suo impegno professionale a migliorare il benessere psicologico di adolescenti, giovani, adulti e coppie, accompagnandoli nei periodi di difficoltà con un sostegno psicologico o con interventi di terapia psicanalitica.

Gli introversi preferiscono la montagna“Gli   preferiscono la  ” questa è una delle conclusioni di una serie di recenti ...
27/08/2025

Gli introversi preferiscono la montagna

“Gli preferiscono la ” questa è una delle conclusioni di una serie di recenti studi sul legame tra personalità e luogo.

Alcune persone, gli introversi, vedono le zone di montagna come più tranquille e serene.

Gli estroversi, nel frattempo, tendono a preferire paesaggi piatti e aree più aperte perché considerati luoghi più emozionanti, socievoli e stimolanti.

Lo studio ha anche scoperto che gli introversi hanno, infatti, più probabilità di vivere in zone di montagna, mentre gli estroversi tendono a vivere in pianura.

Il Dottor Shige Oishi, che ha condotto lo studio, ha detto:

“Alcune città e cittadine hanno una geografia più accomodante per alcune persone che per altre… se sai di essere introverso, allora potresti essere ringiovanito nello stare in un luogo appartato, mentre un estroverso può essere ringiovanito di più in uno spazio aperto e movimentato .”

Le preferenze della gente cambiano anche a seconda di come ci si sente.

Quando si vuole socializzare, la gente pensa per il 75% del tempo al mare, all’oceano. Chi invece nei propri tratti della personalità è preponderante l’introversione , preferisce la tranquillità dei paesaggi montani.

Personalità e ambiente
Un altro studio sulla personalità ha scoperto che le persone possono stare meglio in città che corrispondono alla loro personalità.

Il dottor Wiebke Bleidorn, che ha condotto lo studio, ha detto:

“Le persone dal carattere introverso hanno una significativa più bassa autostima in città grandi, come New York, ma aumenta la loro autostima nelle città più piccole,come per esempio se si recassero a Tuscaloosa in Alabama.”

In altre parole, le persone possono avere una maggiore , quando la loro personalità corrisponde al tipo di città.

Se sei di mentalità aperta e più espansivo, è meglio vivere in un luogo più movimentato e più abitato e aperto.

Luoghi e felicità personale
Alcune aree sembrano sprigionare una lucentezza speciale di felicità da cui le persone sono attratte.

In un ulteriore studio di soddisfazione sulla vita e la crescita della popolazione, Richard E. Lucas ha scoperto che i luoghi felici crescono più rapidamente ( Lucas, 2013 ).

Ha spiegato:

“Questo suggerisce che ci sia qualcosa che renda i luoghi più felici e che le persone lo riconoscano e che attiri loro a vivere lì.

Non è chiaro dalla nostra ricerca perché esista questa associazione.

Potrebbe essere che le persone si spostano intenzionalmente verso luoghi più felici, o ci siano fattori che contribuiscono alla felicità e perciò attraggono le persone, o che i posti che stanno crescendo abbiano una maggiore energia d’attrazione. “

Esistono molti altri interessanti studi che riguardano psicologia e e ricerche che si occupano di capire come lo stress ambientale influisce negativamente sulla nostra psiche. Il ramo della psicologia che si occupa dell’interazione dell’uomo con l’ambiente, i luoghi e la natura, si chiama ecopsicologia e riserva, man mano che le ricerche si intensificano, continue sorprese. [psicosocial.it]

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Scala le montagne non perché il mondo possa vederti, ma perché tu possa vedere il mondoM. CoronaSe trovi interessanti qu...
25/08/2025

Scala le montagne non perché il mondo possa vederti,
ma perché tu possa vedere il mondo
M. Corona

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Per una psicologia della  : le fasi psicologiche del  Chi, come me, è solito frequentare la montagna e fare escursioni p...
23/08/2025

Per una psicologia della : le fasi psicologiche del

Chi, come me, è solito frequentare la montagna e fare escursioni più o meno impegnative, potrà riconoscersi nelle fasi che mi appresto a descrivere.
Quando intraprendiamo una camminata, che sia essa lunga o corta, difficile o di stampo più turistico, ci apprestiamo in fin dei conti a salire svariati “gradini”. Ognuno di essi rappresenta uno stato d’animo, un certo sentire che porta con sé particolari riflessioni.
Vediamo nel dettaglio quali sono queste tappe emotive dell’escursionismo montano.

Fase uno: il gioioso entusiasmo.

È la fase della partenza che porta con sé uno slancio colmo d’eccitazione: non si vede l’ora d’iniziare la camminata e perdersi in mezzo alla natura. Si pregustano il buon profumo dei boschi, i raggi solari che si riflettono sulle creste delle montagne, le bellezze che i nostri occhi raccoglieranno. Impetuosamente ci allacciamo gli scarponi, sistemiamo le cinghie dello zaino, ripassiamo il percorso sulla cartina e con un gran sorriso, partiamo!

Fase due: l’inizio della fatica psico-fisica.
Il fervore provato poco prima comincia lentamente a scemare. Arrivano gli aspetti sgradevoli: il sudore e il calore dovuti allo sforzo fisico, il fiato che si fa corto. Alcune domande serpeggiano nel nostro cervello: perché mi sto imponendo questa fatica?
Sentiamo la stanchezza aumentare fino a raggiungere un punto che crediamo sia il punto limite. Ma non lo è: abbiamo ancora forze.

Fase tre: l’ultimo sprint prima della cima.
L’aspettativa della meta ci mette l’acquolina in bocca: improvvisamente il corpo sembra ricaricato, siamo in quota e ci godiamo estasiati i panorami montani. Dall’alto osserviamo laghi che sembrano minuscole pozze d’acqua, il verde si perde nel nostro sguardo e mangiamo questi paesaggi con gli occhi per digerirli nel cuore e portarli con noi. Ci culleranno e conforteranno, con quel pizzico di struggente nostalgia, una volta tornati in città, alla vita di sempre.

Fase quattro: l’arrivo in vetta e la sconfinata soddisfazione.

Siamo arrivati: che il luogo sia un rifugio accogliente, ma alla buona, dove potersi godere una birra fresca oppure una cima desolata con una croce come unico ornamento, resta il fatto che sentiamo d’aver fatto una grande conquista. Abbiamo raggiunto una meta alla quale ci eravamo prefissati di arrivare: è stata dura ma siamo arrivati fino in fondo. Tolti gli abiti sudati e appiccicaticci, indossata una felpa pesante o una giacca a vento, dopo esserci rifocillati, un enorme e piacevole appagamento ci invade. Chi l’ha provato lo sa: è una delle migliori sensazioni che ci siano al mondo. Sopraggiunge poi la consapevolezza che l’impresa appena compiuta altro non sia che una metafora delle prove cui siamo sottoposti nella nostra vita quotidiana: portare a termine un compito lavorativo, risolvere una crisi familiare o sentimentale, abbandonare qualcuno o qualcosa perché ci nuoce… Tutte cose che talvolta crediamo saremo incapaci di portare a termine.
Cadiamo in uno strano stato semi-meditativo: ciò che abbiamo bevuto e mangiato aveva un sapore più buono del solito, sentiamo una sazietà che pervade anche il nostro animo. E ci rallegriamo pensando “D’ora in poi è tutta discesa”. Riusciamo curiosamente a vivere il momento presente senza preoccuparci delle innumerevoli salite – metaforiche e non – che ci aspettano.

Fase cinque: il riepilogo, la discesa e l’assimilazione emotiva del ritorno.

Scendere è un po’ come iniziare a salire: percepiamo nuovamente una pulsante euforia e le nostre gambe sembrano procedere da sole, senza sforzo, senza una guida consapevole. Ma ad un tratto le ginocchia cominciano inevitabilmente a cedere, perché scendendo portiamo sulle spalle dei pesi dei quali forse non siamo nemmeno consapevoli. Il peso del ritorno, ad esempio: torniamo da qualche parte, e quel tornare rappresenta lo spezzarsi di un’armonia che s’era creata salendo e doppiando la vetta. È come svegliarsi da un sogno travagliato e confuso. Tornare è un ri-approcciarsi alla realtà. Una zavorra che trasportiamo assieme al nostro zaino e simboleggiata da tutte le riflessioni che abbiamo fatto nel corso della camminata. Abbiamo pensato alla nostra quotidianità, alle nostre abitudini consolidate, e abbiamo visto il tutto sotto una differente prospettiva, con un distacco che – se siamo fortunati – ci ha permesso di mondarci e liberarci del negativo e del superfluo. Camminando sudiamo e portiamo fuori il nocciolo di noi stessi, la nostra identità più profonda e primitiva. Non ci sono substrati, trucchi o artifici, solo noi, in tenuta sportiva, con uno zaino contenente lo stretto indispensabile. Non dobbiamo essere nulla, mentre saliamo in montagna: siamo e basta. Non possiamo mentire, correre più del dovuto o fingere di essere più o meno allenati di ciò che siamo. Possiamo solo andare al nostro ritmo: i nostri piedi che si rincorrono creano una musicalità interiore e cadenzata, tutta nostra, che stimola e facilita il nostro pensare.

Mi torna alla mente Petrarca e la sua ascesa al Monte Ventoso. La sua salita gli aveva rivelato – con l’aiuto del famoso passo tratto dalle Confessioni di Sant’Agostino: «E vanno gli uomini a contemplare le cime dei monti, i vasti flutti del mare, le ampie correnti dei fiumi, l’immensità dell’oceano, il corso degli astri e trascurano se stessi» – che nulla è importante quanto l’anima, specchio divino. La maestosa bellezza della montagna resta di fatto un elemento terreno, non degno quindi di attenzione. Petrarca attraversava una profonda crisi mistica e si sentiva in colpa poiché provava interesse per le cose mondane. Eppure anche lui, proprio salendo, era giunto alla sua grande verità. Il sentiero impervio, la stanchezza e le cadute, lo avevano condotto ad un’insostituibile consapevolezza. Credo sia lo stesso per tutti noi: ad ogni nuova camminata giungiamo a nuove consapevolezze, a nuovi traguardi interiori ed esteriori.

Un pensiero dopo l’altro, un piede dopo l’altro. E infine, quando giungiamo al punto di partenza (ora diventato punto d’arrivo), siamo consci che le salite torneranno e saranno ripide e scivolose. Ma così è la vita: un saliscendi. [f. Plesnizer]

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Questo mondo è come una montagna.Il tuo Echo dipende da te.Se urli cose buone, il mondo te le rimanderà indietro.Se urli...
21/08/2025

Questo mondo è come una montagna.
Il tuo Echo dipende da te.
Se urli cose buone, il mondo te le rimanderà indietro.
Se urli cose cattive, il mondo te le rimanderà indietro.
Anche se qualcuno dice male di te, tu parla bene di lui.
Cambia il tuo cuore per cambiare il mondo!
Shams Tabrizi

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Vivere a contatto con la natura: benefici psicologiciConoscete tutti i vantaggi di vivere a contatto con la natura? Qual...
19/08/2025

Vivere a contatto con la natura: benefici psicologici

Conoscete tutti i vantaggi di vivere a contatto con la natura? Quali sono i benefici rispetto a vivere in città? In questo articolo parliamo degli aspetti positivi di questa scelta.

La scelta di vivere a contatto con la è in forte crescita. Anche le gite in campagna nel fine settimana sono sempre più frequenti, spesso preferite alla pur ampia offerta culturale delle città.

Sebbene gli ambienti rurali abbiano risorse più limitate in termini di eventi culturali e opportunità di lavoro o di servizi quali la connessione a internet, presentano altre ricchezze come abitare immersi nel verde o relazioni umane più genuine. E voi, conoscete tutti i vantaggi di vivere a contatto con la natura?

Vivere a contatto con la natura: vantaggi e svantaggi

Sono sempre di più le persone che abbandonano la città alla ricerca di un ritmo di vita meno frenetico e più libero dagli impegni tipici di un centro urbano.
Ciò nonostante, vivere a contatto con la natura non è tutto rosa e fiori, poiché richiede alcune rinunce. Di seguito presentiamo e i principali vantaggi e svantaggi di questa scelta.

Vantaggi

Vivere a contatto con la natura offre molti vantaggi:
- Le abitazioni nelle zone rurali sono generalmente più economiche. Così come lo è il costo della vita rispetto alle città.
- Le relazioni sociali tra i membri della comunità tendono a essere più strette.
- Gli spostamenti si effettuano più spesso a piedi, con maggiori benefici per la salute.
- L’alimentazione è in genere più sana in quanto basata soprattutto su alimenti di stagione o prodotti dell’orto. È pur vero che i cibi processati sono presenti anche nei negozi dei piccoli centri, ma non con la stessa diffusione che in città.
- L’ambiente naturale trasmette una maggiore sensazione di calma. Permette alle persone di entrare in contatto con diversi stimoli senza sentirsi sopraffatte, come invece spesso accade nelle città affollate (rumore, traffico, cattiva qualità dell’aria, frenesia, ecc.).
- Il lavoro tende a essere più cooperativo negli ambienti rurali, mettendo in secondo piano la gerarchia dei ruoli, la competizione e le responsabilità lavorative individuali.
Contribuisce a ripopolare i territori abitati soprattutto da anziani, scongiurando il diffuso spopolamento dei piccoli borghi.

Svantaggi
Vivere a contatto con la natura, presenta anche alcuni svantaggi, quali:
- Minore accesso a diversi servizi, inclusa la connessione a internet.
Sarà necessario recarsi in città per sbrigare alcune pratiche amministrative. È pur vero che anche in questo ambito i servizi online sono sempre più diffusi.
- L’assistenza medica può essere più difficoltosa rispetto alla città. Questo è un dato importante per chi soffre di malattie croniche che richiedono visite ed esami frequenti.
- Limitata offerta di lavoro e di svago rispetto alla città.

Vivere a contatto con la natura: i benefici psicologici
Nonostante gli svantaggi, sono sempre di più le persone che scelgono di vivere a contatto con la natura per trovare quella serenità spesso impossibile in città.
Oltre a ciò, il fatto che i servizi di connessione internet siano spesso più limitati, facilita una maggiore comunicazione interpersonale con i membri della comunità. Il conseguente senso di appartenenza, incentrato sui rapporti sociali e sul contatto con la natura, allontana la sensazione di isolamento e di solitudine, oltre ad altri disturbi emotivi.
La vita negli ambienti rurali è pertanto un fattore di protezione sociale contro la solitudine. Si ottengono benefici non solo dalla comunicazione interpersonale, ma anche dalla possibilità di immergersi in qualsiasi momento nella natura.
Ciò favorisce un maggiore radicamento nel momento presente e nelle sensazioni offerte dall’ambiente (dagli alimenti alle emozioni).

Benefici per le persone anziane

Le persone anziane possono trarre giovamento dalla presenza di nuovi abitanti nella zona. Con l’arrivo di questi ultimi, si ha un significativo ringiovanimento dell’ambiente, oltre a maggiori introiti nelle casse comunali e alla presenza di bambini.
L’altro aspetto importante è la compagnia e il supporto che può essere offerto a questa fascia della popolazione. Come accennato, negli ambienti rurali le relazioni sociali sono più forti, elemento senz’altro utile per il benessere delle persone anziane.
Vivere a contatto con la natura e relazioni sociali nell’infanzia
Gli ambienti rurali offrono ai bambini maggiore libertà di movimento e di spazio. Trattandosi di ambienti più sicuri, i piccoli centri favoriscono le attività all’aperto, lo sport e l’interazione con i coetanei senza il controllo che potrebbe richiedere la vita in città.
In fatto di , gli ambienti rurali sensibilizzano maggiormente sin dalla più tenera età. Ciò porta i bambini ad adottare strategie di cura verso la natura, favorendo comportamenti orientati alla sostenibilità.

Conclusioni
Vivere a contatto con la natura offre molteplici benefici, che interessano tutte le fasce di età. Si tratta tuttavia di una scelta di vita che presuppone una valutazione ponderata delle risorse offerte dall’ambiente e degli svantaggi con i quali convivere per 365 giorni all’anno. [lamenteèmeravigliosa]

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La montagna e i suoi effetti beneficiL’incanto della  Studi recenti in merito al fare trekking, da soli o in gruppo, han...
17/08/2025

La montagna e i suoi effetti benefici

L’incanto della

Studi recenti in merito al fare trekking, da soli o in gruppo, hanno definitivamente confermato, che produce benefici sia sul piano fisico che psicologico.

Infatti, gli studi dimostrano, che le passeggiate in montagna, riducono lo stress di tutti (dalla massaia al manager) e producono significativi miglioramenti psicologici, dal momento che riducono in modo tangibile il livello della depressione.

Lo studio nello specifico

La rivista Ecopsychology ha pubblicato uno studio condotto dai ricercatori delle università: De Montfort University, l’University of Michigan e l’Edge Hill University (EHU), coordinati dalla d.ssa Melissa R. Marselle della EHU.

Lo studio ha preso in considerazione 1991 partecipanti di un programma “Walking for Health”, che coinvolge più di 70.000 escursionisti l’anno (il numero delle escursioni, circa 3000 a settimana, ha permesso l’analisi di una enorme mole di dati).

Le escursioni fatte all’aperto e in compagnia, si son dimostrate utilissime, in particolare alle persone che hanno subito degli stress emotivi importanti (divorzi, malattie, la morte di una persona cara, la disoccupazione, la depressione, …)

Le persone dichiarano di sentirsi molto bene dopo una passeggiata, che tra l’altro, costa poco, non comporta rischi, ed è percepita come forma accessibile a tutti coloro che vogliono o debbono fare esercizi fisici.

Lo studio rileva che tali attività, fatte in gruppo ed a contatto con la natura, è il miglior scacciastress, unica nota negativa, questa risorsa viene sottoutilizzata.

Rappresenterebbe anche, dati alla mano, un sistema non farmacologico per curare la depressione.

Quante persone soffrono di ansia, attacchi di panico, sono insoddisfatte, nervose, incerte, indecise, oppure addirittura depresse. Tutti questi disagi vengono spesso e sbrigativamente, per velocizzare il processo di guarigione, risolte facendo ricorso ai farmaci.

Andare in montagna e raggiungere la vetta

Ma è la soluzione ideale? No!
L’aumento dei problemi psicologici (salute mentale) e la diminuzione dell’attività fisica (a livello globale, o almeno nel mondo maggiormente sviluppato), richiede l’individuazione di nuovi modelli più accessibile ai più, con lo scopo di ridurre lo stress e migliorare la qualità della vita, possibilmente nel lungo tempo e in modo stabile.

Lo studio ha dimostrato che le escursioni di gruppo in ambienti naturali (montagne, boschi, etc), possono contribuire al miglioramento della salute pubblica e nello specifico, aiutare le persone nel ridurre lo stress

La dinamica delle escursioni in montagna
Chi va in montagna lo sa, l’obiettivo è salire in vetta. Per salire in vetta bisogna a volte scalare, ma di certo, raggiungere la cima è il fine ultimo della escursione.

Attenzione però, la montagna non va sfidata, ma rispettata. Se senti di non farcela, fermati e ritenta quando sarai più allenato.

Il simbolismo della salita in

Il salire in vetta evoca appunto la salita, la sfida, il raggiungimento degli obiettivi, il successo, andare, in definitiva verso l’alto. Quante volte diciamo a chi ha avuto successo: ‘sei salito veramente in alto’.

La montagna non si lascia sedurre facilmente, per raggiungere la sua vetta, occorre determinazione, costanza, allenamento e chi l’affronta, lo fa sapendo (perché pronto) di farcela. Una volta arrivato in cima diciamo: ’ce l’ho fatta’.

Questa è la premessa metaforica, dal momento che simbolicamente il ‘farcela’ si traspone dalla montagna alla vita di tutti i giorni. In questi termini, la montagna è anche curativa, dal momento che promuove il benessere, e la salute raggiunta, può essere intesa anche come assenza di malattia.

In questa accezione, la montagna e tutte le attività che si possono svolgere, hanno una funzione terapeutica dal momento che possono prevenire e curare problemi come i disturbi psichiatrici, fisici psicologici, emotivi, …

Ovviamente non sono sostitutive delle eventuali cure psicologiche o psichiatriche ma possono essere considerate come una importante forma di integrazione.

Attività integrate psicoterapia/montagna
I gruppi devono essere formati da un max di 10 partecipanti e devono essere organizzati per il raggiungimento di obiettivi fisici e psicologici.

Gli obbiettivi presuppongono l’integrazione di aspetti fisici, psicologici e sociologici a cui si affiancano gli aspetti tecnici e le indispensabili conoscenze dell’ambiente cui si va operare, quindi flora, fauna, territorio, clima, camminate, arrampicate, trekking e tutte quelle tipiche discipline necessarie per approcciare in modo sano e sicuro la montagna

Gli effetti curativi della montagna sullo stress

Chi è andato in montagna, nei boschi, in aperta campagna, conosce molto bene la differenza con un ambiente avverso come quello cittadino (smog, traffico, parcheggio, inquinamento acustico, orari da rispettare, stress, scadenze, pasti fatti di corsa e in piedi, le relazioni , gli spostamenti, …).

In tutto questo stress, c’è il problema delle soglie … si abbassano tutte.
Per un nonnulla ci irritiamo, in questo ambiente avverso le nostre cellule si ammalano e l’unica cura sono le medicine.
Assistiamo al paradosso, ovvero, che se in tutto questo contesto, riusciamo ad essere più bravi a sopportare, allora veniamo valutati più meritevoli e più adeguati.

Tornando allo studio, i ricercatori invece sostengono che dovremmo imparare a togliere e non aggiungere. Dobbiamo imparare a de-saturarci e per far ciò occorre rigenerarci.
Se le nostre cellule si ammalano perché vivono in un ambiente avverso, proviamo a spostarle in un ambiente sano e (forse) senza medicine, guariranno.

Le montagne si stanno riempendo sempre più di escursionisti. Le città si svuotano (si fa per dire) e tutti si trasferiscono sui luoghi montani.

Le montagne rappresentano le oasi ove per ottenere proprio quella de-saturazione di cui parlavamo sopra.

La montagna ci rigenera anche dal punto di vista uditivo (il silenzio, il rumore del vento, dell’acqua che scorre in un ruscello, gli uccelli, i grilli, …), visivo (i colori degli alberi diversi in ogni stagione, la luce del sole che filtra tra le nubi e tra gli alberi, …).

A tutto ciò va aggiunta l’importanza per la salute del movimento e del camminare.
Lo afferma anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) mettendo l’attività fisica al primo posto per la prevenzione di tante malattie.

La montagna favorisce le dinamiche relazionali

Come abbiamo descritto sopra, per sfruttare appieno i benefici della montagna si costituiscono dei gruppi che, in quanto tale esaltano il senso di appartenenza. Condividendo le esperienze (camminare insieme, dormire nei rifugi, … ) aiuta ad apprezzare lo stare insieme e ad annullare la diversità.

In montagna, non ci sono differenze, siamo tutti uguali e tutti si aiutano perché si condivide la fatica, la fame, il freddo, la seta, la pioggia, il vento, …

Le difficoltà che si affrontano insieme, permettono di confrontare le proprie possibilità e i propri limiti. [D. Bumbaca]

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Buon ferragosto a tutti!Ma soprattutto a chi è rimasto in città!Mi raccomando però, anche in città non perdete il contat...
15/08/2025

Buon ferragosto a tutti!

Ma soprattutto a chi è rimasto in città!
Mi raccomando però, anche in città non perdete il contatto con la natura.

La è un rimedio contro lo stress: perché?

Le immagini di esseri umani in comunione con la natura trasmettono sempre una certa tranquillità. Vi siete mai chiesti perché? In questo articolo troverete alcune risposte.

Recarsi in campagna, anche solo per una passeggiata, va sempre più di moda. Crescono i gruppi di escursionisti, le persone che vanno per funghi in autunno e le vacanze in campeggio. Abituati come siamo alla vita nelle grandi città e alle loro comodità, cosa ci spinge a trascorrere del tempo in un ambiente così diverso?

La natura è un rimedio contro lo stress?

Lo cronico è una delle principali cause di consulto medico e psicologico. Siamo tutti concordi sul fatto che la vita contemporanea presenti una serie di svantaggi che ci impediscono di rilassarci quando ne abbiamo bisogno.
In questo articolo prenderemo in esame questi fattori per stabilire se la natura è veramente un rimedio contro lo stress.

Lo stress e le sue cause

Lo stress è una sensazione normale e adattiva che ci consente di reagire alle situazioni di emergenza, ma la vita in città, a volte, può ingannare il corpo facendogli credere di vivere in costante pericolo. È in questo caso che si parla di stress cronico. Lo stress può essere causato da molteplici fattori, sia interni che esterni:
Tendenza biologica allo stress: alcune persone presentano una maggiore facilità di attivazione emotiva rispetto ad altre, manifestando stress in situazioni nelle quali altri non lo sperimenterebbero

Condizioni di vita dure: povertà, abusi, disastri naturali o malattie croniche sono alcuni esempi di situazioni di vita stressanti che ne favoriscono la cronicizzazione.
Caratteristiche della personalità: diversi studi hanno rilevato che alcuni tratti della personalità, come la mancanza di assertività o l’impulsività, predispongono allo stress cronico.

Alimentazione: sebbene possa apparire inverosimile, le cattive abitudini alimentari sono legate allo stress. Ne è un esempio l’abuso di caffeina e di grassi processati.
Ambiente: l’eccesso di rumore, i luoghi affollati o la mancanza di tempo libero ci impediscono di rilassarci, contribuendo a cronicizzare lo stress.

Per poter stabilire il ruolo della natura nella lotta contro lo stress, bisogna
concentrarsi sui fattori ambientali. Per sapere quale di questi fattori può riguardarvi, proseguite nella lettura.

In che modo la è un rimedio contro lo stress?

Il nostro rapporto con l’ambiente è piuttosto complesso. Sono migliaia i fattori legati gli uni agli altri e a noi stessi, ed è spesso difficile risalire a una causa, sia dentro che fuori di noi.
D’altro canto, il modello di vita moderno si è evoluto così tanto negli ultimi secoli da renderlo sempre meno compatibile con la biologia.
Fattori come l’ambiente di lavoro, l’inquinamento o la fretta possono entrare in conflitto con i ritmi naturali del corpo. Ed è proprio qui che entra in azione la natura: per ognuno di questi fattori gioca la sua contropartita.

Ascoltare il silenzio

Il rumore ambientale in città è praticamente costante: il vicino che fa rumore a tutte le ore, il traffico incessante, i cantieri; non c’è mai un attimo di riposo. L’abitudine a questi suoni si fa così normale a livello cosciente che quasi ci sorprendiamo quando non c’è.
Alvarsson e il suo team hanno comparato il rendimento di due gruppi impegnati in un’attività dopo essere stati esposti a uno stimolo stressante. A un gruppo è stato fatto ascoltare il rumore della città e all’altro i suoni della natura.
Il primo gruppo ha ottenuto risultati nettamente peggiori. Si è dunque giunti alla conclusione i suoni della natura contribuiscono a ridurre l’attività del sistema nervoso simpatico (che ci mette in guardia di fronte a un pericolo).

Anche la solitudine è necessaria

L’essere umano è una specie gregaria e la compagnia di altri esseri – umani e no – è necessaria, anche in minima parte, per il benessere emotivo. Evolutivamente, però, siamo abituati a vivere in piccoli gruppi e ciò fa sì che le grandi f***e ci possano creare stress. Esistono persino degli studi che collegano il calo della fertilità alla sovrappopolazione.
Quando ci ritroviamo in un ambiente naturale, il semplice fatto che non ci siano persone intorno infonde una maggiore sensazione di intimità e di introspezione, la quale tende ad attenuarsi in situazioni di costante interazione con altre persone.
[lamenteèmeravigliosa]

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Il valore delle sforzoUn giorno, apparve un piccolo buco in un bozzolo; un uomo che passava per caso, si mise a guardare...
13/08/2025

Il valore delle sforzo

Un giorno, apparve un piccolo buco in un bozzolo; un uomo che passava per caso, si mise a guardare la farfalla che per varie ore, si sforzava per uscire da quel piccolo buco.
Dopo molto tempo, sembrava che essa si fosse arresa ed il buco fosse sempre della stessa dimensione.
Sembrava che la farfalla ormai avesse fatto tutto quello che poteva, e che non avesse più la possibilità di fare niente altro.
Allora l’uomo decise di aiutare la farfalla: prese un temperino ed aprì il bozzolo. La farfalla uscì immediatamente.
Però il suo corpo era piccolo e rattrappito e le sue ali erano poco sviluppate e si muovevano a stento.
L’uomo continuò ad osservare perché sperava che, da un momento all’altro, le ali della farfalla si aprissero e fossero capaci di sostenere il corpo, e che essa cominciasse a volare.
Non successe nulla! In quanto, la farfalla passò il resto della sua esistenza trascinandosi per terra con un corpo rattrappito e con le ali poco sviluppate.
Non fu mai capace di volare.
Ciò che quell’uomo, con il suo gesto di gentilezza e con l’intenzione di aiutare non capiva, era che passare per lo stretto buco del bozzolo era lo sforzo necessario affinché la farfalla potesse trasmettere il fluido del suo corpo alle sue ali, così che essa potesse volare.
Era la forma con cui la natura la faceva crescere e sviluppare. [dal web]

A volte, lo é esattamente ciò di cui abbiamo bisogno nella nostra vita. Se vivessimo la nostra esistenza senza incontrare nessun ostacolo non potremmo crescere, progredire, imparare dai nostri limiti...
Questo vale anche quando siamo in : solo lo sforzo, magari di fare una camminata impegnativa o di raggiungere una meta ambita, può farci scoprire cose nuove, anche di noi stessi. Crescere è sempre uscire dalla zona confort e fare un po' di fatica.

dott.ssa Paola Moriondo
Psicologa clinica - psicoterapeuta

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Adolescenti e noia in vacanzaAvete portato con voi al mare  (in montagna o altrove) i vostri figli   e siete con loro ai...
11/08/2025

Adolescenti e noia in vacanza

Avete portato con voi al mare (in montagna o altrove) i vostri figli e siete con loro ai ferri corti perché si annoiano a morte?

Soprattutto se non avete la fortuna di passare le vacanze in un luogo dove ci sono molti coetanei, magari conosciuti da anni o di essere in un posto particolarmente stimolante perché scelto da lei o da lui, la vacanza rischia di essere molto difficile.

Ci sono buone probabilità che siano sempre stravaccati in un angolo col cellulare in mano e accolgano con scarso entusiasmo o con aperta ostilità qualunque proposta.

D'altra parte invece la potrebbe essere un'occasione davvero preziosa per fare amicizie, imparare nuove cose, sperimentarsi in uno sport o comunque praticare attività fisica all'aperto.

E allora che fare?

Senza sperare che esista una ricetta facile per affrontare la situazione, provo a dare qualche consiglio:

1 - Prima di tutto date il buon esempio.
Siete sicuri di non essere anche voi un po' troppo impegnati con smartphone e social? Lasciate da parte il più possibile i cellulari e cominciate voi per primi a scegliere attività socializzanti, in famiglia e con gli amici, a stare all'aperto e fare sport, a conoscere posti nuovi e sperimentare nuove attività.
Sì, lo so, siete in vacanza dopo un anno di duro lavoro e probabilmente non avete più l'energia e le forze di un adolescente, ma se non date il buon esempio come potete essere credibili?

2 - Proponete, non imponete
Non sono più dei bambini a cui potete imporre ciò che piace voi. Sicuramente non è nemmeno possibile che un adolescente imponga a tutta la famiglia i suoi ritmi e la sua scarsa voglia di fare, ma neanche fargli fare per forza le attività che decidete voi. Si può dunque proporre, magari con un ventaglio di alternative dove andare e cosa fare, ma è soprattutto essenziale che impariate a fare ciò che spiego nel prossimo consiglio:

3 - Imparare a contrattare
Ed è sicuramente il consiglio più importante. E non solo nelle vacanze!
Tra imporgli ciò che voi ritenete sia meglio per lui o lei (o per tutta la famiglia) e lasciargli fare tutto quello che vuole (o non vuole), c'è il contrattare. Esponete le vostre ragioni, ciò che desiderate per lui/lei e per voi, ma poi ascoltate anche le sue ragioni e i suoi bisogni, magari le sue paure e insicurezze. E poi sollecitate le sue proposte e avanzate le vostre. Trovate dei compromessi, delle strade nuove.

4 - Accettate qualche rischio
A quell'età spesso l'alternativa alla noia è fare qualcosa di adrenalinico, magari in compagnia dei coetanei. Accettate che si corra anche qualche rischio: magari non conoscete ancora bene la compagnia che frequenta... Magari lo ritenete ancora non abbastanza grande per fare determinate cose... Anche qui imparate a contrattare e a fare dei compromessi.

5 - Condividete la responsabilità con altri adulti
Quando questo è possibile naturalmente: se oltre a voi c'è anche il vostro partner o parenti (i nonni ad es., gli zii, le sorelle e i fratelli maggiori) o anche amici di famiglia, fate in modo che trascorra del tempo con loro, che veda altri modelli adulti e impari a relazionarsi con loro oltre che con i coetanei.

6 - Date loro delle responsabilità
Chiedete il loro aiuto per piccoli compiti (aiutare con la spesa, badare ai più piccoli, trovare informazioni su internet...). Chiedete anche di fare la loro parte perché la vacanza possa essere gradevole e positiva per tutta la famiglia.

Se anche facendo tutto il possibile, la o il vostro adolescente passa molto tempo in attività che non approvate (o senza attività), sappiate che anche la in adolescenza è accettabile e ha la sua funzione.
Ma questo è un altro capitolo...

Buone vacanze!

dott.ssa Paola Moriondo
Psicologa clinica - psicoterapeuta

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