Dott.ssa Paola Moriondo Psicoterapeuta

Dott.ssa Paola Moriondo Psicoterapeuta Psicologia, Psicanalisi, Antropologia, spunti pedagogici

Con oltre ventanni di esperienza, la dottoressa Paola Moriondo esercita la libera professione a Nichelino. Dedica il suo impegno professionale a migliorare il benessere psicologico di adolescenti, giovani, adulti e coppie, accompagnandoli nei periodi di difficoltà con un sostegno psicologico o con interventi di terapia psicanalitica.

Dalla tristezza alla creativitàCi sono persone che riescono a rendere al massimo nonostante uno stato d'animo negativo. ...
25/11/2025

Dalla tristezza alla creatività

Ci sono persone che riescono a rendere al massimo nonostante uno stato d'animo negativo. Ciò succede anche quando si passa dalla alla .

La tristezza è un’emozione che può affiorare in qualsiasi momento; è una sensazione intensa che può farci sentire sopraffatti e generare grande disagio. Tuttavia, a volte, può anche essere usata come strumento per ottenere il meglio da sé. Sono molti coloro che, passando dalla tristezza alla creatività, riescono a dare sfogo al proprio talento.

Ci è stato insegnato che la felicità è il massimo obiettivo a cui si può aspirare. Questo spinge a credere che sentirsi tristi sia negativo, ma non è sempre così. Ci sono momenti adatti a ogni emozione, quindi è importante permettere a se stessi di provarli e di esprimerli. La tristezza è dunque un’emozione necessaria e da cui poter trarre persino vantaggio.

Permettendoci di essere tristi, potremo imparare molto. Tutto dipende dalla prospettiva e dall’atteggiamento che adottiamo. Ci sono diversi modi per trarre vantaggio dalla tristezza e uno di questi passa attraverso l’espressione artistica. In questo articolo vi insegneremo quattro strategie per passare dalla tristezza alla creatività.

4 modi per passare dalla tristezza alla creatività

1. Connettere con se stessi
Cercate e immergetevi nella parte più profonda di voi. Molte volte sembra difficile accettare la tristezza perché si pensa che bisogna essere sempre felici.

Crediamo che sentire questo brivido sia negativo, da evitare e può generare un senso di colpa. Ma se permettiamo a noi stessi di provare questa emozione, riusciremo a connetterci con la nostra essenza e creare cose uniche.

Passare dalla tristezza alla creatività consiste nel trarre vantaggio dal dolore per rimodellare il mondo interiore, creando. Attraverso l’arte, possiamo trasformare questa emozione ed esprimere ciò che ci travolge, trasferendo nel nostro lavoro ciò che proviamo e pensiamo oppure decifrando quello che desideriamo riparare.

La creatività nasce dalla parte più profonda del nostro essere. Quando riusciremo a creare un legame con noi stessi, avremo più possibilità di evocarla.

Poiché la tristezza è spesso un’emozione intensa, legata ai nostri aspetti più intimi, possiamo trarre da essa il nostro lato più creativo se sapremo come connetterci al nostro Io interiore. Si tratta di andare in profondità e di esprimerlo attraverso l’arte.

Una volta in sintonia con i nostri sentimenti, la creatività emergerà in superficie. Connettiamo con l’emozione e lasciamo che fluisca. In noi si farà strada il potere di creare e guarire la ferita emotiva.

Questo processo non sarà rapido, conoscersi a fondo richiede di muovere ogni passo con calma. Sarà poi più facile farlo ogni volta che il lato creativo si farà strada in noi.

2. Scegliere un luogo in cui si sta bene

È più facile trovare l’ispirazione in un luogo in cui ci si sente a proprio agio. Ogni persona ha il proprio angolo che le permetterà di trovare tranquillità e armonia. Poiché siamo tutti diversi, la scelta dipenderà dal singolo.

Pensate, tra tutti i posti che conoscete, a quello in cui vi sentite più a vostro agio. Potete persino sceglierne uno che non avete mai visitato, esplorarlo e verificare se è uno spazio piacevole. L’importante è che sia un luogo che favorisca l’espressione della creatività.

Scegliere il posto giusto è facile come pensare a un luogo accogliente. Dove sentirete la magia e potrete essere liberi di esprimere tutto ciò che avete dentro.

3. Selezionare quello che piace

Una volta trovato questo luogo “magico”, iniziate a pensare quale tipo di arte vi attira di più. Ad esempio: teatro, danza, scrittura, pittura, musica… Le opzioni a disposizione sono molte: cosa vi piacerebbe fare? Con quale arte sentite maggiore feeling?

Ricordate che esistono infinite possibilità di scelta. Quando avrete scelto il tipo di arte da esplorare, occorrerà individuare gli elementi che vi serviranno per metterla in pratica.

Qui di seguito trovate alcune idee per passare dalla creatività alla tristezza. Ma ricordate: solamente voi, più di chiunque altro, sapete cosa fare:

Del materiale che vi permetterà di dipingere. Per esempio carta, tele, matite colorate, colori, pennarelli, carboncino, acquerelli…
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Vestiti comodi per ballare o recitare: che favoriscano il contatto con la parte più profonda di voi, assieme alla musica che vi piace di più. Anche per le arti che non richiedono tanto movimento, sentirsi a proprio agio è altrettanto importante.
Pagine vuote per comporre una canzone, scrivere una poesia, una storia. Per esprimervi, avrete solo bisogno di carta e penna. Anche usare il computer va bene.

Usate il corpo per giocare o creare una scena. Cercate gli elementi che meglio si adattano a voi.
Uno strumento. Scrivete una canzone o suonate quella composta da qualcun altro. Se non sapete come suonare, ricordate che cantare è un’arte alla portata di tutti. [lamenteèmeravigliosa]

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L'unica costante nell'universo è il  !Se trovi interessanti questi contenuti clicca "mi piace" e "segui" sulla pagina Do...
24/11/2025

L'unica costante nell'universo è il !

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Le cose vanno accettate, lasciate andare o cambiate ,  ,  La nostra realtà, il nostro ciclo vitale e la quotidianità son...
23/11/2025

Le cose vanno accettate, lasciate andare o cambiate

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La nostra realtà, il nostro ciclo vitale e la quotidianità sono iscritti in un circolo che richiede un’armonia perfetta perché tutto proceda. Affinché questo fluire sia perfetto, bisogna capire che le cose vanno accettate, lasciate andare o cambiate. Qualsiasi tipo di resistenza è un ostacolo sul nostro cammino, ogni negazione della verità è una benda in più sugli occhi.

Un aspetto molto presente nella psicologia attuale è l’importanza di imparare a lasciar andare, di realizzare dei cambiamenti e di chiudere dei cicli. In apparenza, tutto questo sembra facile e vantaggioso, ma nasconde una realtà che non possiamo ignorare. Non tutto nella nostra vita può essere cambiato e non possiamo “sradicarci” da certi posti, da certe realtà, non è tutto bianco o tutto nero.

Possiamo non andare per nulla d’accordo con il nostro capo, ma adorare il nostro lavoro e il rapporto che abbiamo con i colleghi. Possiamo avere una relazione molto complicata con i nostri genitori, segnata da forti alti e bassi, ma non per questo crediamo di dover recidere definitivamente il nostro legame con loro.

Il nocciolo di tali questioni mostra un concetto molto chiaro: viviamo in uno scenario in cui abbondano i colori grigi, gli azzurri intermedi, le mattine di tormenta e i pomeriggi luminosi. Ci sono aspetti della nostra vita che ci tolgono la calma e talvolta persino l’equilibrio personale. Tuttavia, tutto ciò che avvolge questi focolai di avversità oscillante non è significativo.

In che modo potremmo affrontare queste situazioni per smettere di vivere “una felicità a metà”?

Ci sono cose che si accettano, ma prima bisogna effettuare un cambiamento dentro di sé

Oggigiorno, in questo mondo dove il consumismo ci invita spesso a disfarci delle cose con una certa frequenza per sostituire gli oggetti noiosi con quelli stimolanti e quelli vecchi con quelli nuovi, è difficile includere concetti come l’accettazione nel nostro quotidiano. Le cose da accettare instillano sempre un senso di sconfitta in molte persone, una certa sensazione che fa dire “non mi resta altra scelta…”.

La psicologia positiva ci aiutaa concepire i fatti in un altro modo. La prima cosa da fare è imparare a favorire una vera e propria flessibilità psicologica. Pensiamo, ad esempio, ad un ramo di erica aggrappato ad una montagna spesso colpita intensamente dal vento. Non si rompe perché è flessibile, non è come i rami degli alberi rigidi ed ostinati su cui gli agenti atmosferici finiscono sempre per avere la meglio.

Adesso provate a visualizzare una madre ossessionata dal controllo, con cui avete sempre avuto un rapporto complicato. Arriva un momento in cui dovete per forza porvi questa domanda: “cosa faccio, mi allontano da lei per sempre oppure accetto e me ne sto zitto?”. La terapia di accettazione non vi dirà mai di soccombere, di lasciarvi sconfiggere dalle insidie e dalle influenze negative. Affrontiamo l’argomento più a fondo.

La sofferenza fa parte della vita. Tuttavia, è necessario imparare a gestirla, a capirla e a trasformarla. Se mettete in pratica la rigidità psicologica, non farete altro che alimentare un circolo vizioso in cui perderete la possibilità di scegliere liberamente il vostro comportamento rispetto ai problemi quotidiani.

Imparare a riconoscere le nostre emozioni è positivo. Accettare non vuol dire arrendersi, ma capire cosa sta succedendo e come ci sentiamo quando stiamo con qualcuno o facciamo qualcosa in particolare.
È necessario imparare a vivere il presente. Aspettare che le cose cambino, che altri agiscano come noi vorremmo, significa perdere tempo. Nostra madre con i modi da “poliziotto” non cambierà, il nostro capo “sfruttatore” non diventerà emotivamente intelligente il prossimo mese.
Una volta che abbiamo acquisito una piena consapevolezza di come stanno le cose e del fatto che certe persone non cambieranno il loro modo di essere o il loro comportamento, accetteremo tutto questo per come è.
Ora, accettarlo non significa approvare il trattamento che riceviamo. Dobbiamo ricordare i nostri valori, i nostri principi e i nostri bisogni per dare vita ad un vero compromesso con questi individui.
Applicando questi principi, riusciremo gradualmente a creare sane distanze, grazie alle quali, le parole non feriranno più. Gli altri possono continuare a vivere nei loro altari turbolenti, perché per noi non sarà più un problema. Sappiamo chi siamo e quanto valiamo.

Cose che cambiano, cose che vengono lasciate andare

Sappiamo che ci sono cose da accettare perché abbiamo imparato a gestire il loro impatto sulla nostra vita. Perché, in fin dei conti, gli altri aspetti che ci circondano non sono importanti, dunque possiamo continuare a scorrere, ad avanzare e a costruire una felicità vera.

Lasciar andare è meglio che trattenere, perché significa potenziare, mentre stringere vuol dire limitare.

Tuttavia, ci sono momenti del nostro ciclo vitale in cui consideriamo preziosa ogni cartuccia, in cui il fiato finisce e i resisto ancora per un po’ ci hanno condotto in un vicolo cieco. Si tratta di momenti duri e difficili, in cui solo i coraggiosi sanno qual è la cosa più giusta da fare: lasciar andare, cambiare aria, vita, scenario.

Chiudere una porta per aprirne una diversa non è mai un errore. Certo, la felicità non è mai garantita quando realizziamo un cambiamento; tuttavia, il fallimento peggiore è rimanere a stagnare dove non cresce nulla se non la delusione, dove la nostra autostima si disintegra fino a diventare un grido soffocato, una morte che non ottiene niente.

Imparate ad applicare nella vostra vita questo semplice principio in cui non c’è posto per la paura e l’indecisione: le cose vanno accettate, lasciate andare o cambiate.

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Be the reason someone smiles today!Sii la ragione per cui oggi qualcuno sorride!Se trovi interessanti questi contenuti c...
22/11/2025

Be the reason someone smiles today!

Sii la ragione per cui oggi qualcuno sorride!

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Che cos'è  la   cosa significa, come si manifesta questa emozione e come si superaEcco di cosa si tratta, tra psicologia...
21/11/2025

Che cos'è la
cosa significa, come si manifesta questa emozione e come si supera

Ecco di cosa si tratta, tra psicologia, segnali emotivi e fisici, cause scatenanti e strategie per affrontarla al meglio

La delusione emerge quando la realtà contraddice le nostre aspettative, spesso nei momenti in cui ci sentivamo più sicuri delle nostre previsioni. Può nascere da una parola di troppo, da un silenzio mancato, da una promessa che si sbriciola tra le dita, eppure ogni volta ci sorprende con la sua capacità di riscrivere la realtà.

Non è solo una reazione emotiva, è uno specchio spietato che ci mostra quanto eravamo disposti a credere, quanto avevamo investito in una versione del mondo che forse non è mai esistita.

La delusione non sceglie: sorge nel bambino che scopre che Babbo Natale non esiste, nell'adulto che vede crollare la certezza di una vita, nel sognatore che si scontra con i propri limiti. Si tratta di un'esperienza universale che tocca ogni individuo indipendentemente dall'età o dal contesto sociale.

Forse è proprio per questo che la evitiamo, la minimizziamo, la liquidiamo in fretta: perché in fondo sappiamo che ha sempre qualcosa di importante da insegnarci su noi stessi anche quando resistiamo al cambiamento che può comportare.

Il cervello emotivo: la sede delle emozioni

Il 75 per cento delle emozioni che proviamo ogni giorno sono correlate all'olfatto
A volte capita di essere delusi: è comunque un emozione, da descrivere nello spazio di una frase

Che cos'è la delusione

In psicologia, la delusione è considerata una risposta emotiva alla discrepanza tra ciò che si sperava e ciò che effettivamente accade. Non si tratta solo di un dispiacere passeggero: è una reazione complessa, connessa al bisogno umano di controllo e coerenza.

Secondo lo psicologo statunitense Albert Ellis, le emozioni disfunzionali come la delusione derivano spesso da convinzioni irrazionali e aspettative inflessibili. Quando il mondo non conferma ciò in cui credi o ciò che desideri, nasce una frattura interna. Allo stesso modo, Aaron Beck ha evidenziato come il pensiero distorto possa amplificare il peso delle esperienze negative.

Capire il meccanismo mentale che genera la delusione è il primo passo per non subirla passivamente. Comprendere il significato psicologico della delusione permette di riconoscerne l'importanza come esperienza emotiva significativa.

Segnali e manifestazioni

La delusione non resta confinata alla sfera mentale: si riflette nel corpo, nel linguaggio verbale o non verbale e nelle azioni quotidiane.

Le reazioni variano: alcuni si isolano emotivamente, altri manifestano irritabilità o tendono a proiettare la frustrazione verso l'esterno.

Dal punto di vista fisico, può manifestarsi con un senso di stanchezza persistente, tensione muscolare, calo dell’appetito o un respiro più corto e affannato. Spesso il corpo comunica ciò che le parole faticano a dire. E anche lo sguardo, l’evitamento o il rallentamento dei movimenti sono spie rivelatrici.

A livello verbale, frasi brevi, voce monotona o sarcasmo difensivo possono rivelare molto più di quanto si vorrebbe. In alcuni casi, questa reazione può essere accompagnata da una sottile amarezza, difficile da scrollarsi di dosso, che inquina il modo di percepire anche situazioni neutre o positive.

Cause e contesti di origine

La delusione si manifesta quando la realtà non corrisponde o contraddice ciò che avevamo immaginato, sperato o creduto.

Può sorgere in mille contesti: dopo un colloquio di lavoro andato male, un risultato sportivo mancato, una decisione familiare inattesa.

Particolarmente intense sono le delusioni che coinvolgono la sfera affettiva. Una delusione d'amore non colpisce solo il cuore: intacca l’identità, la fiducia in sé e negli altri, il senso stesso di connessione.

Anche le aspettative nei confronti degli amici possono tradirci. E quando a deluderci siamo noi stessi — per una scelta evitata, un errore commesso, un obiettivo mancato — l’effetto può essere ancora più duro da digerire.

In tutti questi casi, la delusione emerge come una reazione a uno scarto doloroso tra ciò che volevamo e ciò che è, tra l’ideale e il reale.

Conseguenze sulla crescita personale

La delusione è spesso generatrice di frustrazione, cinismo, demotivazione o una tendenza a evitare nuove esperienze per timore di essere ancora feriti. In casi più estremi, la delusione cronicizzata può incidere sull’umore, sulla fiducia e sul desiderio di futuro.

Tuttavia, la delusione non è solo distruttiva. Se accolta con lucidità, può diventare uno spartiacque evolutivo: spinge a rivedere convinzioni, a ridimensionare aspettative irrealistiche e a consolidare la resilienza emotiva. È anche un’occasione per conoscere meglio sé stessi e imparare a distinguere tra desideri autentici e illusioni.

Saper distinguere la delusione da un semplice dispiacere è essenziale per evitare che si trasformi in rassegnazione.

Riconoscerla, però, non significa subirla. Al contrario, implica imparare come affrontare una delusione, partendo dall’ascolto sincero di ciò che si prova. Scrivere ciò che si sente, parlarne con qualcuno di fiducia, o affidarsi a un terapeuta può aiutare a dare un nome e un senso all’esperienza. In alcuni casi, avvalersi di un esperto consente di rimettere ordine nel caos emotivo, evitando che la delusione si radichi e contamini altri aspetti della vita.

Accettare la frattura tra aspettativa e realtà è difficile, ma è il passo necessario per lasciar andare e per costruire una nuova prospettiva, più consapevole e meno idealizzata.

Cosa ci dice la scienza

Dal punto di vista neurologico, la delusione presenta caratteristiche interessanti. Le neuroscienze offrono spunti affascinanti. Quando qualcosa non va come sperato, si attivano le stesse aree cerebrali coinvolte nel dolore fisico. Il cervello, in altre parole, non distingue molto tra un dispiacere emotivo e una scottatura vera e propria.

A risentirne è anche la produzione di dopamina, la sostanza legata alla motivazione: più l’aspettativa era forte, più il “crollo” è percepito come una perdita.

Alcuni studi indicano che le delusioni sociali — come un'esclusione o un tradimento — hanno effetti ancora più marcati sul sistema limbico, la parte più emotiva del nostro cervello. La mente, poi, tende a rimuginare sulle situazioni non risolte, allungandone gli effetti. Questa consapevolezza può facilitare l'accettazione del proprio stato emotivo senza autocolpevolizzazione. [elle]

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La   non è sapere, ma esperienza e incontro.La carezza non è conoscenza dell' essere, ma suo  .La carezza non è potere, ...
20/11/2025

La non è sapere, ma esperienza e incontro.
La carezza non è conoscenza dell' essere, ma suo .
La carezza non è potere, né violenza, ma

Marc-Alain Ouaknin

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Contatto fisico: un'arma contro stress e tristezzaIl contatto fisico e i rapporti sociali sono due fattori da tenere in ...
19/11/2025

Contatto fisico: un'arma contro stress e tristezza

Il contatto fisico e i rapporti sociali sono due fattori da tenere in maggiore considerazione se desideriamo che il nostro cervello si mantenga sano e che le abilità cognitive non si deteriorino.

Contatto fisico: un'arma contro e

Al giorno d’oggi le attività che richiedono un contatto fisico diretto sono numerose e le rifiutiamo o apprezziamo a seconda della nostra personalità. Sorge spontanea una domanda: perché alcune persone non riescono a entrare in contatto fisico con gli altri o ne sono infastiditi? E perché altre, al contrario, lo ricercano?

Nessuno mette più in dubbio l’importanza comunicativa ed espressiva del contatto fisico nella nostra società. Hall nel 1969 parlava dell’importanza del contatto e dell’uso che facciamo delle distanze; evidenziava come, ad esempio, la mancanza di contatto fisico possa alterare lo sviluppo fisico e mentale del bambino.

Una ricerca condotta dall’Università di Duke, Stati Uniti, è giunta alla conclusione che l’essere umano ha bisogno di ricevere abbracci e carezze fin dalla nascita. Il contatto fisico, di fatto, gioca un ruolo cruciale nello sviluppo neuronale.

Toccare una persona cara stimola nel nostro corpo la produzione di ossitocina, dopamina e di neurotrasmettitori che contrastano lo stress e la tristezza; il risultato è una sensazione di maggiore benessere. Dare o ricevere un abbraccio aumenta anche i livelli di serotonina, di conseguenza migliora l’umore.

L’importanza fisica ed emotiva del contatto

Il contatto fisico attiva una serie di risposte fisiologiche che favoriscono il nostro benessere emotivo. Porta il corpo a produrre meno cortisolo, ormone correlato allo stress, e più ossitocina, ormone collegato agli affetti positivi.

Inoltre stimola la produzione di serotonina inducendo così un effetto rilassante: abbassa la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca.

o tenersi per mano per almeno dieci minuti può ridurre gli effetti dannosi dello stress. È quanto sostiene un gruppo di ricercatori dell’Università del North Carolina a Chapel Hill, negli USA.

Altre ricerche hanno dimostrato che il contatto fisico attiva la corteccia cerebrale, area del cervello ci permette di sentirci a nostro agio e fiduciosi. Da questi risultati si è concluso che chi interagisce con gli altri attraverso il tatto viene percepito come più onesto e affidabile.

Il tatto è ampiamente sottovalutato pur essendo un senso fondamentale per la sopravvivenza. Ciò è vero soprattutto nei primi anni di vita quando le carezze e il contatto fisico sono necessari alla pari di nutrirsi o dormire. Con il passare degli anni, il contatto fisico viene sostituto da quello visivo.

Stringere o accarezzare stimola il sistema immunitario, riduce lo stress e aiuta a dormire meglio. È basilare per la nostra salute fisica e mentale, oltre a essere uno strumento per comunicare.

La solitudine altera il cervello

Sapevamo già che una estrema può causare diversi disturbi tra cui depressione, ansia, demenza e psicosi. Un recente studio, tuttavia, ha individuato nella solitudine un ulteriore effetto negativo, forse persino più pericoloso.

L’equipe di ricerca ha tenuto sotto osservazione esemplari di topi – animali sociali come noi – chiusi in un recinto dotato di giocattoli, labirinti e altre distrazioni e un gruppo in isolamento sociale.

Secondi i risultati, pubblicati sulla rivista Neurobiology of Learning and Memory, l’isolamento forzato ha causato nei roditori una riduzione del volume dell’ippocampo, area del cervello essenziale per l’apprendimento e la memoria.

Sebbene i risultati non possano essere applicati in modo diretto all’essere umano, la ricerca suggerisce possibili parallelismi. Questo può significare che il contatto fisico e i rapporti sociali sono due fattori da tenere in maggiore considerazione se desideriamo che il nostro cervello si mantenga sano e che le abilità cognitive non si deteriorino.

I ricercatori sono giunti anche ad un’altra conclusione: la prolungata in età adulta provoca disturbi cerebrali e deficit dell’apprendimento. L’isolamento sociale in età adulta è un fattore di stress psicosociale che può riflettersi in una serie di disturbi endocrini e comportamentali.

È dunque importante tenere in considerazione questi risultati. Ricordiamo che ogni volta che abbracciamo qualcuno con affetto, guadagniamo anni di vita, nonché una migliore qualità di vita. [lamenteèmeravigliosa]

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Quando hai una   da dare, meglio consegnarla subito. Non si sa mai, magari ti dimentichi, oppure pensi che potrai farlo ...
18/11/2025

Quando hai una da dare, meglio consegnarla subito.

Non si sa mai, magari ti dimentichi, oppure pensi che potrai farlo più tardi, e invece il viso che la aspettava ne aveva bisogno proprio in quel momento.

E la tua carezza, ti rimarrà impigliata tra le dita insieme al tuo .

P. Felice

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Aiutare un amico tristeSiamo stati tutti amici tristi. Anche noi abbiamo avuto un amico triste. Ora, la grande domanda è...
17/11/2025

Aiutare un amico triste

Siamo stati tutti amici tristi. Anche noi abbiamo avuto un amico triste. Ora, la grande domanda è: come possiamo aiutarti?

Voler aiutare un amico triste che ha avuto una terribile giornata; voler dissipare a tutti i costi quella nebbia che lo attanaglia. C’è chi elabora sprona la persona a uscire e ce la mette tutta per farla sorridere cercando di spostare l’attenzione dai problemi a realtà più banali.

A volte funziona, ma è effimero e temporaneo. Perché i dolori non sono come la polvere che si toglie dai mobili con un panno. La tristezza è come l’ancora di una nave, si arena per un po’ sulla riva del dolore per costringere a viaggiare attraverso la sua isola di solitudine per ore o giorni.

Non dobbiamo essere esperti in materia di adeguato supporto emotivo, ma se desideriamo aiutare un amico triste, è bene avere a portata di mano un piccolo manuale di istruzioni; un kit di pronto soccorso psicologico con cui non ostacolare o intensificare ulteriormente il disagio.

Fin dalla tenera età ci viene insegnato che le emozioni a valenza negativa, come la tristezza, sono da eliminare o ignorare rivolgendo l’attenzione su realtà più piacevoli.

La tristezza è un’emozione normale, non c’è niente di sbagliato in essa. Non è bene ignorarla o reprimerla.

Come aiutare un amico triste

Di tutte le emozioni dello spettro umano, la tristezza è inerente alla vita stessa. È fastidiosa, che fa male come una spina nel fianco, è un peso indefinibile o un vuoto nel petto che non sappiamo riempire. Tuttavia, è uno stato normale, consentito e necessario.

A differenza della depressione, la è una parte in più della nostra realtà psicologica e ha uno scopo molto chiaro. Ci costringe a fermarci per avviare un processo introspettivo con cui trovare nuovi significati. Il cervello ci invita alla riflessione per affrontare una delusione o una perdita.

Quando bussa alla nostra porta, non dobbiamo erigere alcuna barriera psicologica. Non dovrebbe essere incapsulata né spostato pensando o facendo attività più felici. Sarà sempre lì se non ce ne prendiamo cura, come il cattivo odore di quella stanza che non arieggiamo mai. Alla luce di ciò, conviene aiutare un amico triste seguendo precisi passaggi.

Chiedere di cosa ha bisogno

Un amico triste non ha bisogno di essere salvato o che risolviamo i suoi problemi. Evitiamo anche di agire senza pensare. Sebbene se la nostra prima reazione potrebbe essere quella di andare subito a casa sua, prima chiediamo di cosa ha bisogno. Non dobbiamo essere invadenti generando ulteriore stress con i nostri buoni propositi.

L’ideale è sapere cosa desidera da noi quell’amico. Da parte nostra, è opportuno far capire che siamo pronti a offrire il supporto necessario; trasmettiamo comprensione, empatia e vicinanza.

Invitare allo sfogo

Se l’amico dice che ha bisogno di parlare con noi, teniamo presente ancora una volta che il nostro compito è quello di offrire il corretto supporto. Non spetterà a noi trovare la soluzione al suo problema né porre fine al suo dolore.

È possibile aiutare un amico triste ascoltandolo. Ciò significa non giudicare, non spiegare cosa avremmo fatto al suo posto e ancor meno, sottovalutare il suo malessere.

Per offrire comfort, manteniamo il contatto visivo in ogni momento. Trasmettiamo empatia, vicinanza e comprensione.

Evitiamo di dare false speranze. Molte volte, ciò che preoccupa il nostro amico non ha soluzione, dunque non presentiamo una realtà su cui nessuno ha il controllo. Al contrario, invitiamo la persona a sfogarsi creando un ambiente confortevole.

Offrire supporto nelle attività, concedendo un momento di solitudine e introspezione
L’amico triste potrebbe trascorrere alcuni giorni sul divano o al letto o ancora ciondolare per casa trascurando i propri obblighi. Questa disconnessione e apatia fanno parte della tristezza. L’anatomia di questa emozione colpisce l’energia, la consuma per favorire l’introspezione e la riflessione.

In questa fase non esitiamo a prestare il nostro aiuto per svolgere i compiti al suo posto. Allo stesso modo, possiamo offrire le dovute risorse per gestire adeguatamente lo stato emotivo che si prova. Un diario su cui scrivere e/o disegnare oppure magari un libro possono aiutare.

A volte tendiamo a reprimere o addirittura drammatizzare le emozioni piuttosto che permetterci di provarle. Questo può ostacolarne la corretta gestione.

Aiutare un amico triste.
Il supporto sociale è il miglior alleato quando attraversiamo un momento difficile.

Aiutare un amico triste: verificare che la tristezza sia passeggera
La tristezza non è alla base di un disturbo depressivo, ma ne fa parte. Cosa significa questo? Si tratta in genere di stato transitorio che scomparirà nel giro di poco tempo, non appena la persona avrà adottato un nuovo approccio e recuperato entusiasmo, allegria e determinazione.

Tuttavia, se lo sconforto persiste e l’apatia si acuisce, dovremmo invitare la persona a cercare un sostegno specializzato. Uno studio dell’Università Paris Descartes indica che la tristezza persistente è un sintomo centrale della depressione.

Mai sottovalutare lo stato d’animo di un amico, dunque. Facciamolo senza essere invadenti né causando pressione. Ricorriamo invece ad affetto, vicinanza e complicità. Cerchiamo di essere quella mano da tendere e afferrare quando la forza dell’altro viene meno. [lamenteèmeravigliosa]



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La vita è breve.Rompi le regole.Perdona in fretta.Bacia lentamente.Ama veramente.  incontrollabilmentee non pentirti di ...
16/11/2025

La vita è breve.
Rompi le regole.
Perdona in fretta.
Bacia lentamente.
Ama veramente.
incontrollabilmente
e non pentirti di niente
che ti abbia fatto .

Robert Doisneau

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Come affrontare la  Il modo migliore per affrontare un momento di tristezza è accettarlo e cercare di comprenderlo. Abbi...
15/11/2025

Come affrontare la

Il modo migliore per affrontare un momento di tristezza è accettarlo e cercare di comprenderlo. Abbiamo tutto il diritto, di tanto in tanto, di essere tristi e vivere questi momenti come se fossero la cosa più normale del mondo, senza che ci colpiscano troppo violentemente

Come affrontare la tristezza

Il modo in cui si decide di affrontare la tristezza dipende fortemente dall’atteggiamento personale. Molte volte, il fatto che un problema cresca a dismisura, o al contrario diminuisca, dipende dalla nostra predisposizione nell’affrontarlo.

Viviamo in un periodo storico che cerca di bandire la tristezza, in cui la sensazione generale più diffusa è che si debba sempre stare bene. Siamo invitati a sorridere tutto il tempo, a essere ottimisti e in pace con noi stessi. In fondo, sappiamo tutti che è impossibile e inadeguato. Capiterà a ognuno di noi di dover affrontare la tristezza in un dato momento.

La filosofia dell’ottimismo non deve diventare una tirannia, questo è il primo aspetto da prendere in considerazione quando non si attraversa un momento positivo. Quando ciò accade, non non dobbiamo colpevolizzarci né pensare di avere un problema.

Il malumore, la tristezza e la depressione

Chiunque soffre di tanto in tanto di un momento di malumore. Tutti attraversiamo momenti in cui le cose si fanno difficili e non vanno come vorremmo, così come ci sono momenti di fatica, disillusione e astio. Nessuno riesce a condurre una vita tanto perfetta da non vivere mai nessun momento buio.

Anzi, c’è di più. La vita è fatta di perdite e di sogni infranti, di situazioni che causano profonda tristezza. Molte volte questo normale stato d’animo viene percepito come depressione. Le persone tendono a sentirsi depresse quando, in realtà, sono solo tristi.

La clinica è uno stato ben più complesso e permanente di un semplice momento di tristezza o sofferenza. Per poter parlare di depressione, deve manifestarsi una sintomatologia precisa che deve durare un periodo di tempo relativamente lungo e produrre un’alterazione importante e negativa nella qualità della vita di chi ne soffre.

Affrontare la tristezza

È importante affrontare la tristezza prima che essa “prenda piede”. Più che superarla, l’obiettivo di fondo è di comprenderla. Per riuscirci, il primo passo è ammettere che stiamo attraversando un periodo negativo e darci il permesso di essere tristi. Successivamente, possiamo seguire questi consigli:

Ascoltarsi. Significa lasciare che affiorino tutte le idee che ci passano per la testa e le emozioni che esse provocano. Ammettere di sentirci tristi e cercare di capire da cosa è composta la nostra tristezza.

Parlare, scrivere. Dire ciò che si prova a voce alta o scriverlo aiuta a riordinare le idee. Esternare è uno dei passi indispensabili per affrontare la tristezza. Un esempio pratico? Raccontare le emozioni che si provano davanti a un registratore per poi riascoltarsi.
Trovare i veri motivi alla base della tristezza. A volte siamo di pessimo umore per motivi ben precisi, ma a volte facciamo fatica a capire esattamente perché ci sentiamo in quel modo. È sempre molto importante domandarsi cosa si cela davvero dietro la nostra tristezza.

Farsi una domanda. Cosa posso fare per stare meglio in questo momento? La risposta a questa domanda ci darà una traccia su cui lavorare per affrontare la tristezza.

Altri aspetti da tenere in considerazione

È molto importante non giudicarsi né essere severi con sé stessi. Non dobbiamo imporci di smettere di sentirci tristi se lo siamo davvero. Ciò che possiamo fare è mettere un limite a questo stato d’animo. Affrontare la tristezza non vuol dire eliminarla, ma confinarla e impedire che cresca.

Un’altra misura efficace per affrontare la tristezza è prenderci cura di noi. Questo significa coccolarci, mangiare qualcosa che ci piace o dedicare un momento a un’attività che ci dà conforto o che ci fa sentire bene. Allo stesso modo, dobbiamo smettere di pensare a tutti i motivi che ci intristiscono.

Davanti alla tristezza, è sempre una buona idea prendersi una pausa. L’esercizio fisico, da questo punto di vista, è un’ottima opzione. Basta semplicemente uscire a passeggiare in una zona della città che ci piace. Allo stesso modo, è importante mangiare bene e idratarsi. Questo aiuterà sicuramente a sentirsi meglio.

La cosa più importante, a ogni modo, è riuscire a esprimere ciò che si sente. Se ci viene da piangere, piangiamo. Se non riusciamo a esternare i nostri sentimenti, l’arte è un’ottima pratica per trasmettere il nostro stato d’animo. Dipingere, cantare e ballare. Sono tutti ottimi metodi per ti**re fuori ciò che si prova davvero e cominciare così ad affrontare la tristezza. [lamenteèmeravigliosa]

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