Studio Di Psicologia Dott.ssa Sofia Gallo

Studio Di Psicologia Dott.ssa Sofia Gallo Laureata in psicologia clinica, Psicoterapeuta funzionale in formazione, Psicologa giuridica, Espert

09/10/2025

La parola TERAPEUTA viene dal greco THERAPEÍA: cura, guarigione.
Ma anche da THERAPÓN: colui che serve.
Perché curare significa, prima di tutto, mettersi al servizio del dolore altrui.
Il vero psicoterapeuta non è chi applica tecniche.
È chi sa ascoltare, accogliere, restare.
Chi ha attraversato le proprie ferite
e per questo può camminare accanto alle tue.
Non è un guru. Non è un salvatore.
È un compagno di viaggio.

Trovare un bravo chirurgo è semplice: studia, si esercita, affina un gesto.
Ma lo psicoterapeuta lavora con la mente, il dolore, le ferite invisibili.
E qui, LA TECNICA NON BASTA.
Può conoscere Freud, Jung, Rogers, Lacan, Winnicott, Beck, Perls, Berne, Bowlby…
Può citare teorie, modelli, approcci, scuole di pensiero.
Ma se non ha guardato dentro di sé,
se non ha imparato a stare nel silenzio, nell’incertezza, nel limite,
non potrà mai guidare davvero qualcuno nel proprio buio.

Il chirurgo si esercita sulle tecniche.
Lo psicoterapeuta si esercita sull’anima —
LA PROPRIA, PRIMA DI QUELLA DEGLI ALTRI.

Giuliana Artuso

Grazie a tutti coloro che si affidano ❤️

23/09/2025

🔴Oggi ricorre l’anniversario della morte del fondatore della Psicoanalisi e questo racconto è sempre bello ed emozionante.

“COSÌ SIGMUND FREUD RIUSCÌ A SALVARMI LA VITA”

Il padre della psicoanalisi nel ricordo dell’ultima paziente ancora viva, Margarethe Walter (89 anni nel 2006): "Fu l’unica persona che volle ascoltarmi".
“Mi ha salvato la vita!", esclama Margarethe Walter davanti al famosissimo numero 19 della Berggasse a Vienna. Sono passati settant’anni dall’ultima volta che è stata qui, nella primavera del 1936, poche settimane prima dell’esame di maturità. Qui la signora, oggi ottantottenne, visse i 45 minuti che le cambiarono "totalmente" la vita, nell’ambulatorio del dottor Sigmund Freud.
Margarethe era sbalordita: "Non era un ambulatorio normale! Non c’erano pazienti in sala d’attesa! Non si sentiva odore di canfora e non si vedevano infermiere vestite di bianco!". Inoltre al centro della stanza c’era un divano, come a casa, in salotto, "coperto stranamente da un tappeto, con tantissime frange".
Perché la ragazza era lì? Il medico di famiglia aveva diagnosticato una banale bronchite e inoltre, ma questo lei non doveva saperlo, "un malessere interiore". Da qui il consiglio di rivolgersi al dottor Freud, un luminare in questo campo, come si diceva a Vienna.

"Ero la ragazza più sola di Vienna!", ricorda Margarethe. "Sola, servita e riverita, chiusa in casa e con quasi assoluta certezza non amata. Nessuno mi ha mai tenuto in grembo, né preso per mano, non si davano baci!". La madre era morta di parto, la matrigna era fredda e avida, la nonna anziana e molto apprensiva, persino il suo unico compagno di giochi, il cane di casa, era vecchissimo e sempre stanco.

Naturalmente il padre era inavvicinabile. Chiaramente non si parlava e soprattutto non con lei. Non si ricevevano ospiti, neppure il fine settimana nella villa in campagna. "E tutto quello che mi riguardava veniva stabilito alle mie spalle e dall’alto!".

Sigmund Freud fa il suo ingresso. La sua presenza discreta, ma decisa, riempie la stanza. Ha 80 anni. "Piccolo, barba bianca, abito grigio, un po’ curvo". Margarethe Walter sistema una sedia nello studio di Freud, oggi trasformato in museo, esattamente nel punto in cui era seduta 70 anni fa. L’arredamento dell’epoca è documentato da fotografie. Sistemiamo la sedia su cui era seduto il padre di fronte a lei. Davanti al famoso divano bisogna immaginare un tavolino basso. "Il dottor Freud si sedette esattamente in mezzo a noi".

C’è silenzio e all’improvviso Margarethe chiude gli occhi e lascia che le appaia come in sogno il personaggio che ancora oggi la ammalia: "Era un uomo vecchissimo che mi ha guardato con occhi attenti". Esita, ride., Era fisicamente molto fragile ma pieno di energia!" "Mi chiede come mi chiamo, ma risponde mio padre per me. Mi chiede della scuola ed è mio padre a rispondere. Che cosa faccio nel tempo libero: risponde mio padre. Anche la risposta alla domanda su che lavoro mi piacerebbe fare non esce dalla mia bocca. Proprio come a casa!", dice oggi la paziente riferendosi ad allora: "Stavo lì come un pacchetto!".
Freud tace. E ad un tratto dice al padre di Margarethe in tono cordiale, come se fosse la cosa più naturale: "La prego, vada nella stanza accanto. Vorrei parlare con sua figlia da solo". Gira la sedia verso di lei, le si avvicina e le si rivolge apertamente. "Adesso siamo soli", dice e immediatamente la tensione si allenta. "La soggezione iniziale, sparita d’incanto".
E lei parla, parla: "Lui ha esaudito per la prima volta il mio perenne desiderio di aprirmi a qualcuno: Sigmund Freud è stata la prima persona che abbia davvero mostrato interesse nei miei confronti, che volesse sapere qualcosa di me, l’unico che realmente è stato ad ascoltarmi".

Margarethe lascia libero sfogo "all’odio per la matrigna, per la scuola, per le passeggiate domenicali", dice che non può avere amiche, che deve indossare abiti e scarpe che non sono di suo gusto. Che non si può immaginare quanto è sola e quindi recita brani di teatro o veste con la carta crespa le figure degli scacchi del padre fingendo di essere nel medioevo.

"Non distoglie lo sguardo da me, mi osserva, e la sua partecipazione mi avvolge come un abbraccio". Così gli confessa che dopo vari tentativi ha scoperto che la chiave del pendolo è "identica a quella della libreria" così che finalmente ha potuto scoprirne i segreti. "La notte, accanto alla nonna che russa, divoro i libri piccanti riposti dietro quelli di Grillparzer e di Goethe".

Freud volle a quanto pare sapere tutto di lei, anche i dettagli riguardanti la nonna Maria, la nonna classe 1856, con cui Margarethe doveva condividere la stanza, nonché i particolari dei suoi vestiti che aveva conservato dalla rivoluzione del ’48. Freud ascoltava, e "quando prendevo fiato mi incoraggiava con un "e poi?"".
Di nuovo Freud rivolge "i suoi occhi, buoni, incredibilmente attenti" alla giovane donna. "Il suo era un interesse così totale che mi aprì qualcosa dentro che nessuno aveva mai voluto aprire".
Settanta anni dopo la donna avverte ancora il fascino vibrante e la gioia di avere fiducia. "Tutto ad un tratto ero contenta", una sensazione fino ad allora sconosciuta. Si sentì "a suo agio", "come se dopo un, pasto particolarmente buono, qualcuno da sopra avesse aperto una finestra e avesse detto: Non guardare sempre per terra! Guarda avanti! Tutto è possibile!".

(Articolo di PETER ROSS, La Repubblica, p. 19, traduzione di Emilia Benghi - copyright Die Zeit - la Repubblica)

Rispetto la tua tempesta, ma è tuaCi sarà un momento, prima o poi,in cui dovrai guardare negli occhi una persona a cui v...
27/08/2025

Rispetto la tua tempesta, ma è tua

Ci sarà un momento, prima o poi,
in cui dovrai guardare negli occhi una persona a cui vuoi bene,
che sia il tuo compagno, un amico, un fratello
e dirgli con dolce fermezza:

“Voglio essere onesto con te.
Da oggi in poi non entrerò più nel vortice delle tue emozioni.
Le rispetto, le comprendo, le onoro persino…
ma sono tue, non mie.

Non posso viverle come se appartenessero alla mia anima,
perché anche io, in questo cammino,
porto con me la mia valigia emotiva,
e quella è l’unica che posso davvero sostenere.”

Se sceglierai di restare nella tua tempesta,
io sarò qui,
a sostenerti,
ma dal mio posto,
dal mio equilibrio.

Non ti lascerò solo,
ma nemmeno mi perderò con te.

Da qui, dal mio centro,
posso essere un faro.
Non un’altra barca che affonda.

Ti voglio bene,
e proprio per questo
devo proteggere la mia pace.

Amare non significa caricarsi sulle spalle il peso della vita altrui.
Amare è camminare insieme,
liberi, leggeri,
ognuno con le proprie tempeste tra le mani.

L’amore non deve ferire più del necessario.
Quando è autentico,
l’amore costruisce.
Non distrugge.

Perché a volte, amare davvero
significa anche saper dire:

“Ci sono… ma senza dimenticarmi di me.”

Etheria Aforismi 🪶

Ho sempre avuto la tendenza ad entusiasmarmi per ciò che mi rende felice, ma la gratitudine è qualcosa di più profondo: ...
09/05/2025

Ho sempre avuto la tendenza ad entusiasmarmi per ciò che mi rende felice, ma la gratitudine è qualcosa di più profondo: è la capacità di vedere la luce anche quando tutto sembra buio, la disponibilità a lasciar emergere la bellezza anche nel casino più nero, e l’impegno a farlo.

La gratitudine per le piccole cose ci sostiene anche nei momenti difficili.

Praticare la gratitudine ci permette di riportare alla luce ciò che di positivo accade ogni giorno nelle nostre vite. In mezzo alle difficoltà, esercitarci a notare le cose per cui siamo grati rasserena la mente e ci dona un cuore più coraggioso.

27/09/2024

Lo so che ti manca, e tu? Tu non ti manchi?
Non ti manca il modo che avevi di essere felice? Non ti manca il cuore leggero e la luce che sapevi portare negli occhi? Non ti manca quel “buongiorno” che ti davi da sola perché non ti eri ancora dimenticata di te? Dimmelo. Tu non ti manchi? Non ti manca quella spensieratezza che avevi, e la voglia di ridere e quella di giocare?
Intestardirti ad amare qualcuno che non ha voglia di farlo non può essere il compromesso del tuo sorriso.
L’amore non è dentro quel magone che senti, perché l’amore raddrizza tutto, anche la direzione degli occhi
hai mai visto due persone amarsi,
e avere lo sguardo triste?
(Dal web)

Lo studio chiude per il riposo estivo dal 10 agosto al 2 settembre.La terapia continua a lavorare dentro i pazienti!Buon...
06/08/2024

Lo studio chiude per il riposo estivo dal 10 agosto al 2 settembre.

La terapia continua a lavorare dentro i pazienti!

Buone vacanze ❤️

“Ma naturalmente per capire i cambiamenti della gente, bisogna amarla.”(Pier Paolo Pasolini)
24/07/2024

“Ma naturalmente per capire i cambiamenti della gente, bisogna amarla.”
(Pier Paolo Pasolini)





23/06/2024
Una delle trappole più insidiose che alimentano l’ansia è l’evitamento delle situazioni di cui si ha paura.Evitare le si...
15/04/2024

Una delle trappole più insidiose che alimentano l’ansia è l’evitamento delle situazioni di cui si ha paura.

Evitare le situazioni che spaventano funziona bene lì per lì perchè se evito apparentemente mi salvo, percepirò un senso di sollievo e l’ansia sembrerà svanire.

In verità però quello che apparentemente mi salva è anche ciò che mi imprigiona.

Dobbiamo invece:
-riconoscere la nostra paura
-affrontare le nostre sensazioni
-evitiamo di evitare
-alleniamoci a fare errori

Impariamo a sbagliare meglio. Perché non si diventa più capaci se non ci si prova affatto.
E arrendersi è il modo più sicuro per fallire.

- Come sta?- Insomma.- Così male?- Ho detto insomma.- Lei quando dice che sta bene significa che sta male e quando dice ...
25/02/2024

- Come sta?
- Insomma.
- Così male?
- Ho detto insomma.
- Lei quando dice che sta bene significa che sta male e quando dice che sta molto bene poi scopriamo che è il minimo accettabile per un essere umano. Con insomma mi fa un po’ preoccupare.
- Sempre insomma rimane.
- Vuole parlarne un po’?
- Non c’è niente da parlare, son sempre le solite cose.
- Se sono sempre le solite cose perché si sente così?
- Perché sono stanco. Sono esausto. E lo so che tutti sono stanchi e tutti sono esausti, e lo so che nel Sierra Leone ci sono i bambini soldato che immagino siano parecchio esausti pure loro, ma io questa settimana di più. Scusi.
- Non si scusi per essere stanco.
- Scusi.
- Sa cos’è lei?
- No, ma inizio a sospettarlo.
- Lei è un Atlante.
- Geografico?
- Mitologico. Conosce la leggenda di Atlante?
- Ho fatto il liceo artistico, conosco pochissime cose.
- Atlante era un titano che durante la guerra si era alleato con Crono, il padre di Zeus. Dopo la vittoria Zeus lo punì piazzandogli sulle spalle il peso del mondo.
- Ah sì, adesso mi ricordo, avevo una cosa DeAgostini con il disegno.
- Lei tiene sulle spalle il peso del mondo, del suo mondo, che poi è lo stesso. Non so quando o come, ma a un certo punto, qualcuno o qualcosa le ha fatto credere che quel peso fosse suo. Solo suo.
- Dice?
- Ci sono tante tribù in giro per il mondo, tribù affettive, tribù emotive, tribù nascoste, società segrete legate fra loro da vizi, paure, paranoie, traumi. E poi ci sono i figli di Atlante, come lei, piegati sotto il peso di tutto quello che si portano sulle spalle.
La vita un giorno vi ha detto “reggi qui un attimo” e voi, un po' perché siete stati colti alla sprovvista, un po' perché non volevate disturbare nessuno, avete risposto “va bene” e vi siete caricati qualcosa sulle spalle. E poi l'avete rifatto e poi l'avete rifatto ancora. Sa cos’è successo dopo ad Atlante?
- Si è reso conto che pagava uno psicologo per farsi raccontare puntate di Pollon?
- Un bel giorno arriva Ercole, che è impegnato nelle dodici fatiche e ha bisogno di una mano per recuperare le mele sacre nel giardino delle Esperidi. Così chiede aiuto ad Atlante, e in cambio si offre di reggere il peso del mondo per un po’. Atlante accetta di aiutarlo, si scarica il mondo dalle spalle e per la prima volta da chissà quanto tempo raddrizza la schiena e scopre com’è la vita senza quel peso costante a piegarlo.
- E poi?
- E poi niente, torna con le mele, Ercole lo frega con un trucco id**ta alla “c’hai la scarpa slacciata” e gli piazza di nuovo il globo sulle spalle per il resto dell’eternità.
- Bella. Grazie. Adesso sto molto meglio. È sicuro che debba ve**re in studio e non possiamo semplicemente mandarci delle mail?
- Ogni tanto nella vita succede qualcosa, spesso son cose abbastanza banali, una buona giornata, un motivo d’orgoglio, un momento felice che riusciamo a non sprecare, cose che per un attimo il peso ce lo tolgono di dosso. E noi in quell’attimo percepiamo com’è vivere con la schiena dritta. Poi però arriva Ercole.
- E chi sarebbe Ercole?
- Questa è la parte deprimente. Il più delle volte siamo noi. Ci inganniamo in tutti i modi per convincerci a rimettere quel peso sulle spalle e finiamo col cascarci sempre.
- Perché non se ne andava?
- Atlante?
- Sì. Perché non mollava tutto, non mollava il mondo?
- Perché non è facile, perché era la sua punizione, e forse come succede spesso pensava di meritarsela. Ma io ho un’altra teoria.
- Sentiamo.
- Perché, a forza di reggerlo, si era convinto che quel peso fosse una sua responsabilità, che fosse lui quel peso. Lei pensa che quel peso che la schiaccia sia una sua responsabilità?
- Certo, è il mio mondo.
- Ecco, lei è un Atlante perché non ha ancora capito una cosa fondamentale.
- Cioè?
- Se è pesante non è il suo mondo.

Il testo è di Nicolò Targhetta e la grafica di Amandine Delclos.

18/02/2024

Il burnout non è solamente una questione di semplice stanchezza, ma una sindrome che colpisce chi si trova in condizioni di stress elevato e prolungato, ad esempio i professionisti dei settori orientati al servizio come assistenti sociali, insegnanti e medici.

Come evidenziato dall’autore dell’articolo, questa condizione è tridimensionale perché comporta sentimenti di esaurimento energetico e stanchezza, aumento della distanza mentale dal lavoro o sentimenti di negativismo, e diminuzione dell’efficacia professionale.

Sebbene il burnout sia tradizionalmente associato al mondo del lavoro, anche gli studenti possono esserne vittime a causa dello stress causato dal mondo accademico, il quale non solo danneggia il rendimento scolastico ma aumenta anche sul tasso di abbandono.

Si tratta di un problema serio che può avere conseguenze fisiche, psicologiche e professionali: per questo motivo è necessario interve**re sia in maniera proattiva, ad esempio con tecniche di gestione dello stress, che preventiva, attraverso programmi di promozione della salute mentale.

Per approfondire 👇🏻
https://www.stateofmind.it/2024/02/burnout-prevenzione-trattamento/

Mantenere le distanze dai pensieri tossicidal senso di colpa e dalla vergogna.Non mescolare i tuoi sognicon chi non ne h...
23/01/2024

Mantenere le distanze
dai pensieri tossici
dal senso di colpa
e dalla vergogna.

Non mescolare i tuoi sogni
con chi non ne ha mai realizzato
uno suo.

Igienizzare gli angoli del cuore
da chi hai lasciato andare.

Coprirsi gli occhi
davanti all’ipocrisia
e procedere.

Coprirsi la bocca
davanti alle provocazioni
e procedere.

Coprirsi le orecchie
davanti alle critiche sterili
e procedere.

Far entrare aria
e spalancare le vedute strette.

Scegliere 5 persone
migliori di te in fatti e parole
e offrirgli un posto
a tavola e nel tuo cuore.

Evitare in ogni modo il contatto
con i qualunquisti,
i perbenisti,
i pressapochisti,
con quelli in cerca di una scusa,
con gli adagiati
sul divano del lamento.

Farsi contagiare
solo dagli inquieti, dai poeti,
dagli acrobati del possibile,
dagli smaniosi,
da chi non vede l’ora.

Se non ne conosci nessuno,
cercali. Di gente che vuole vivere
è pieno il mondo.

(Manuela Toto - "Regole preventive per non ammalarsi")

Indirizzo

Via Raffaele Libroia, 20
Nocera Inferiore
84014

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00
Sabato 09:00 - 13:00

Sito Web

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