
23/09/2025
La settimana scorsa abbiamo parlato della paura di cominciare.
Ma, molto spesso, dietro quella paura c’è la paura di sbagliare.
La paura di sbagliare non nasce dal nulla.
Può ve**re da famiglie in cui ogni errore veniva rimarcato per anni.
Da relazioni in cui uno sbaglio diventava vergogna.
Da lavori in cui non era concesso il minimo passo falso.
E, ancora più indietro, ci sono radici storiche.
Molti di noi sono figli, o nipoti, di generazioni cresciute dentro al patriarcato (o al matriarcato).
In quell’epoca non era il singolo a scegliere:
ogni decisione passava per i “grandi”, che stabilivano matrimoni, percorsi, educazione.
E se non sceglievi, non sbagliavi.
Ma non ti assumevi nemmeno la responsabilità della tua vita.
Oggi siamo lontani da quel tempo.
Eppure, per mille motivi diversi, ci è rimasto addosso un messaggio simile:
che sbagliare non è concesso.
Che l’errore è colpa, non passaggio.
Ma possiamo cominciare a metterci un pensiero nuovo.
A chiederci se davvero lo sbaglio sia così pericoloso.
A modificare qualcosa, anche poco.
Perché l’errore non è la fine.
È parte del cammino.
È la strada che ci libera dalla paura di restare immobili.
E allora oggi ti chiedo:
🟡 Quando pensi all’errore, lo senti ancora come una colpa…
o riesci a vederlo come un varco?
Se vuoi, puoi scrivermelo.
Oppure anche solo portare con te questa domanda.
È già abbastanza.