18/11/2025
Ieri sera guardavo un programma in tv.
Quelli in cui porti un oggetto, te lo valutano e poi decidono se venderlo o no.
A un certo punto arriva una ragazza con un gadget degli anni ’70/’80 di una piccola azienda italiana di alimentari.
Valore economico? 80 euro.
Niente cifra da capogiro.
Eppure, mentre ne parlavano, mi è venuto un pensiero addosso.
Mi sono immaginata il salumiere che regalava quel gadget al “cliente buono”.
Quello che tornava sempre.
Quello di cui sapeva il nome, i gusti, forse pure i problemi.
Oggi entriamo al supermercato, passiamo la tessera, facciamo la spesa e usciamo.
Ci sono migliaia di persone ogni giorno.
Nessuno può davvero sapere chi siamo.
E non è colpa di nessuno: è proprio cambiato il modello, è cambiata la società.
Non è nostalgia del “si stava meglio quando…”.
È una domanda che mi resta lì:
💭 Cosa abbiamo perso, per strada, quando abbiamo smesso di essere visti da vicino?
Quando il macellaio conosceva la tua famiglia,
quando il panettiere ti teneva da parte “il solito”,
quando il farmacista sapeva a memoria le medicine di tua nonna…
non era solo servizio.
Era relazione. Era riconoscimento.
Oggi abbiamo più scelta, più comodità, più offerte.
Ma a volte meno sguardi che ci riconoscono.
Meno persone che sanno come stiamo davvero, al di là dello scontrino.
E allora mi chiedo se, in fondo, tanta solitudine di oggi
non c’entri anche con questo:
con il sentirsi spesso “uno dei tanti”,
più che “quel qualcuno” che qualcuno conosce.
🟡 E tu?
Dove senti, nella tua vita di adesso, di essere davvero visto/a?
Ti manca, a volte, quel tipo di vicinanza lì?
Se ti va, puoi raccontarmelo.
Oppure puoi solo portarti dietro la domanda, mentre fai la spesa. 🛒✨