31/01/2023
Come l'ortopedico convinto che chi va a sciare si rompa le gambe perché in ospedale vede solo i fratturati e non quelli che sono tornati abbronzati e felici da una settimana bianca, io rischio di pensare che a scuola ci si faccia male perché nel mio studio vedo bambini stanchi, demotivati, emotivamente feriti, mentre tutti quelli che vanno a scuola sereni, e imparano, e si divertono non vengono da me.
Poi leggo sul Corriere l'intervista al Dirigente scolastico che difende il valore educativo dei 2 e dei 3 (anche degli 1, dice, se necessario), mi cadono le braccia e penso: "Per la scuola non c'è speranza".
Invece…
Invece qualche mese fa tengo un piccolissimo corso di formazione in un piccola scuola di provincia. È una chiacchierata di poche ore a maestre della primaria. Racconto gli studi di Daniela Lucangeli che mostrano lo strettissimo rapporto tra apprendimento e emozioni e la impossibilità di imparare in una scuola che ti umilia e ti spaventa, perché la tua mente ti dirà: "Scappa, che qui ti fai male". Poi, andando molto indietro nel tempo, cito Sant'Agostino, che nelle Confessioni scriveva: "Nutre la mente solo ciò che la rallegra". Poi saluto le maestre, le ringrazio e per qualche tempo non so più nulla di loro.
Durante le vacanze di Natale ricevo un regalo inaspettato e bellissimo. Quelle maestre hanno riflettuto sulle mie parole, insieme ai loro piccoli allievi hanno addobbato un muro del corridoio della loro piccola scuola e mi hanno mandato due foto.
Sbagliavo di grosso a pensare che per la scuola non c'è più speranza.