
08/06/2025
Il vero ostacolo non è il bambino dislessico.
Non è quello che legge lentamente.
Non è quello che scrive con difficoltà.
Non è quello che si blocca davanti a una tabellina.
Il vero ostacolo è chi lo guarda e pensa: “non si applica abbastanza”.
Chi legge un PDP e lo lascia in un cassetto.
Chi non sa cos’è un Disturbo Specifico dell’Apprendimento.
O peggio: chi se lo inventa, perché “sono trent’anni che faccio questo lavoro”.
I DSA sono disturbi neuroevolutivi specifici.
Hanno basi biologiche.
Hanno profili cognitivi diversi.
Hanno criteri diagnostici internazionali: DSM-5, ICD-10, Consensus ISS.
Non sono “modi diversi di apprendere”.
Sono funzionamenti cognitivi differenti, che richiedono strumenti adeguati.
Negarli non è un’opinione.
È un errore.
Un errore grave, che ci riporta agli anni ’80 mentre il mondo va avanti con il cervello aperto.
La Legge 170/2010 è chiara.
Il DM 5669 e le Linee Guida del MIUR pure.
E le sentenze lo confermano: ignorare un PDP è una violazione.
Se un bambino non è messo nelle condizioni di esprimere il suo potenziale,
il problema non è il DSA.
Il problema è l’adulto.
Perché un bambino dislessico può diventare autonomo.
Può diventare sicuro.
Può diventare brillante.
Ma solo se non deve difendersi ogni giorno da chi dovrebbe proteggerlo.
I DSA non rallentano chi è DSA.
Rallentano chi non li capisce.