Dr.ssa Elisa Scala - Psicoterapia Medica Olistica

Dr.ssa Elisa Scala - Psicoterapia Medica Olistica Quando la psicoterapia tradizionale non basta, la soluzione olistica di un medico può fare la differenza. Risultato?

Offro un approccio integrato che non si limita all'ascolto. Percorsi più brevi (a partire da 10-12 sedute) e maggiormente mirati. La Psicoterapia Medica Olistica nasce come approccio breve, di durata inferiore alla media degli altri percorsi di psicoterapia. Rispetto alla psicoanalisi, invece, oltre a risultare molto più focalizzato si discosta anche come metodologia di lavoro applicata. Dopo la p

rima seduta con me, presenterò una diagnosi specifica del lavoro da svolgere, condividendo gli obiettivi del percorso terapeutico più idoneo. Se l'obiettivo da risolvere è singolo e non eccessivamente complesso, un ciclo di 10 sedute è sufficiente per registrare dei miglioramenti misurabili nella qualità della propria vita, sia interiore che esteriore.

29/08/2025

[𝗧𝗿𝗮𝘂𝗺𝗶 𝗺𝗶𝗻𝗼𝗿𝗶 𝗲 𝗮𝗯𝘂𝘀𝗼 𝗻𝗮𝗿𝗰𝗶𝘀𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗼: 𝗹𝗲 𝗿𝗮𝗱𝗶𝗰𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗱𝗶𝗽𝗲𝗻𝗱𝗲𝗻𝘇𝗮].

Il genitore narcisista può generare diversi traumi nel bambino, in molti casi legati alla mancanza di supporto, di presenza consistente e di validazione emotiva proprio alla luce della sostanziale carenza di empatia del profilo narcisista.

I traumi cosiddetti minori, apparentemente invisibili, per certi versi sono i più insidiosi perché sono passati inosservati alle persone circostanti.

Tra questi eventi traumatici, rientra in genere anche la sindrome da abuso narcisistico.

In questo caso, il figlio può presentare uno 𝘀𝘃𝗶𝗹𝘂𝗽𝗽𝗼 𝗲𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗼 𝗯𝗹𝗼𝗰𝗰𝗮𝘁𝗼.

Quando il bambino cresce, attraversa diverse fasi della propria crescita fisica, emotiva e mentale. La crescita sul piano fisico è quella meno problematica, soprattutto nel mondo occidentale, oltre ad essere ovvia da vedere.

Sul piano emotivo vi è, invece, tutta una costellazione di bisogni, tra cui quello di approvazione, di essere visti, di affetto, presenza, validazione, compagnia e amore.

Se questi bisogni non sono soddisfatti, la crescita psicologica del bambino viene bloccata almeno in alcune parti.

In un ambiente sano, il bisogno del bambino viene riflesso e torna indietro, venendo rinforzato. Il bambino si rende conto che il suo bisogno esiste davvero e può costruire un'identità solida.

Il genitore narcisista, essendo privo di empatia e considerando l'altro come estensione della propria personalità, non funge da specchio e 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝗾𝘂𝗶𝗻𝗱𝗶 𝗶𝗻 𝗴𝗿𝗮𝗱𝗼 𝗱𝗶 𝘃𝗮𝗹𝗶𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗰𝗶𝗼̀ 𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗹 𝗯𝗮𝗺𝗯𝗶𝗻𝗼 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗲.
Non gli permette di avere conferma dei propri moti interni e della propria identità, che viene negata.

In secondo luogo, spesso non soddisfa i bisogni del bambino perché vede i propri bisogni come più importanti, anteponendoli ed imponendoglieli in qualche modo.

Il bambino non può sviluppare un senso di sé solido, e i suoi bisogni vengono confusi con quelli del genitore. Si crea un miscuglio e 𝗶𝗹 𝗯𝗮𝗺𝗯𝗶𝗻𝗼 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲 𝗶 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝗴𝗲𝗻𝗶𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶 (fenomeno detto 𝘦𝘯𝘮𝘦𝘴𝘩𝘮𝘦𝘯𝘵). In altri termini, non vi è un confine sano dove il bambino vede ciò che è suo e ciò che non lo è.

Dato che il bambino dipende dal proprio genitore per la sua stessa sopravvivenza e non ha un contesto razionale per comprendere questo trauma, non può far altro che sopprimere il proprio sentire e i propri bisogni.

Se il genitore non conferma, ad esempio, che il bambino ha fame, significa che lui non ha fame.
𝗖𝗼𝗻 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗲𝘃𝗶𝗱𝗲𝗻𝘇𝗮, 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝘃𝗲𝗿𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗲.

Come secondo aspetto, arriva a credere che in lui ci sia qualcosa di fondamentalmente sbagliato.

Queste sono le basi infantili del profilo dell'adulto codipendente, che non si fida dei propri sentimenti, delle proprie sensazioni ed emozioni, andando quindi a cercare conferma all'esterno.

[𝗩𝗮𝗹𝗶𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗲 𝗲𝗺𝗼𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗻𝗮𝘀𝗰𝗼𝘀𝘁𝗲: 𝗹𝗮 𝗰𝗵𝗶𝗮𝘃𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝗰𝗶𝗼𝗴𝗹𝗶𝗲𝗿𝗲 𝗶 𝗯𝗹𝗼𝗰𝗰𝗵𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗶].Molte emozioni che proviamo in realtà serv...
27/08/2025

[𝗩𝗮𝗹𝗶𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗲 𝗲𝗺𝗼𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗻𝗮𝘀𝗰𝗼𝘀𝘁𝗲: 𝗹𝗮 𝗰𝗵𝗶𝗮𝘃𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝗰𝗶𝗼𝗴𝗹𝗶𝗲𝗿𝗲 𝗶 𝗯𝗹𝗼𝗰𝗰𝗵𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗶].

Molte emozioni che proviamo in realtà servono da copertura, da schermo che ci impedisce di contattare un'altra emozione primaria da cui ci difendiamo perché percepita in qualche modo come improponibile nel nostro contesto sociale.

Quando ci permettiamo di scendere al di sotto dello strato dell'emozione di copertura, contattando direttamente quell'emozione primaria negativa, di bassa frequenza, scomoda e avvertita come incompatibile con l'immagine di noi stessi di fronte agli altri, è fondamentale andare a validare lo stato emotivo che incontriamo.

Cosa significa validare?

𝗗𝗼𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗽𝗲𝗿𝗺𝗲𝘁𝘁𝗲𝗿𝗲 𝗮 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝘃𝗶𝘀𝘁𝗼, 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝗼, 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗰𝗮𝗽𝗶𝘁𝗼, 𝗰𝗼𝗻𝗻𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗲 𝗮𝘀𝗰𝗼𝗹𝘁𝗮𝘁𝗼.

Se non andiamo a validare quello stato, rimarrà irrisolto e il nostro corpo emotivo per sopravvivere innescherà di nuovo emozioni di difesa e copertura di quello stato, perpetuando il problema.

Dobbiamo comprendere la ragione per cui siamo in quello stato per poterlo poi risolvere. Vi è sempre una motivazione 𝘱𝘴𝘪𝘤𝘰-𝘭𝘰𝘨𝘪𝘤𝘢, ovvero con una logica dal punto di vista della psiche.

Nella maggior parte dei casi, si tratta di 𝘁𝗿𝗮𝘂𝗺𝗶 che alimentano questi blocchi emotivi e dinamiche di repressione, e anche questi vanno gestiti e risolti con le tecniche più adeguate come l'EMDR.

"𝘎𝘭𝘪 𝘦𝘳𝘳𝘰𝘳𝘪 𝘴𝘪 𝘵𝘳𝘢𝘴𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘯𝘰 𝘪𝘯 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘦 𝘴𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘭𝘪 𝘢𝘤𝘤𝘦𝘵𝘵𝘪. 𝘗𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭'𝘢𝘤𝘤𝘦𝘵𝘵𝘢𝘳𝘭𝘪 𝘦̀ 𝘪𝘮𝘱𝘢𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘥𝘢 𝘦𝘴𝘴𝘪 𝘦 𝘱𝘰𝘪 𝘭𝘢𝘴𝘤𝘪𝘢𝘳𝘭𝘪 𝘢𝘯𝘥𝘢𝘳𝘦...
25/08/2025

"𝘎𝘭𝘪 𝘦𝘳𝘳𝘰𝘳𝘪 𝘴𝘪 𝘵𝘳𝘢𝘴𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘯𝘰 𝘪𝘯 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘦 𝘴𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘭𝘪 𝘢𝘤𝘤𝘦𝘵𝘵𝘪. 𝘗𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭'𝘢𝘤𝘤𝘦𝘵𝘵𝘢𝘳𝘭𝘪 𝘦̀ 𝘪𝘮𝘱𝘢𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘥𝘢 𝘦𝘴𝘴𝘪 𝘦 𝘱𝘰𝘪 𝘭𝘢𝘴𝘤𝘪𝘢𝘳𝘭𝘪 𝘢𝘯𝘥𝘢𝘳𝘦. 𝘕𝘰𝘯 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘤𝘢𝘮𝘣𝘪𝘢𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘢𝘵𝘰, 𝘮𝘢 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘤𝘢𝘯𝘤𝘦𝘭𝘭𝘢𝘳𝘦 𝘨𝘭𝘪 𝘦𝘧𝘧𝘦𝘵𝘵𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘩𝘢 𝘢𝘷𝘶𝘵𝘰 𝘴𝘶𝘭 𝘧𝘶𝘵𝘶𝘳𝘰. 𝘓𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘦̀ 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘳𝘢𝘤𝘤𝘰𝘯𝘵𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘢 𝘯𝘰𝘪 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘪." (Shane Parrish)

Questa citazione racchiude un concetto chiave per il nostro benessere psicologico: il peso degli errori non sta tanto in ciò che è accaduto, ma in 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶𝗻𝘂𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗮 𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗿𝗹𝗶 𝗱𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗱𝗶 𝗻𝗼𝗶.

Non è tanto cosa ci accade, ma cosa facciamo con ciò che ci accade, volendo utilizzare una variante di più ampio respiro presa dalla psicologia della Gestalt.

Quando non accettiamo un errore, lo trasformiamo in un'ancora che 𝗰𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗶𝗲𝗻𝗲 𝗻𝗲𝗹 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗮𝘁𝗼, impedendoci di salpare verso nuove possibilità.

Accettare non significa approvare o dimenticare, ma riconoscere l'evento, comprendere le lezioni di cui è foriero e poi lasciarlo andare, liberandoci dal bisogno di riviverlo continuamente nella mente e, in molti casi, anche nella realtà esterna.

𝗜𝗹 𝗽𝘂𝗻𝘁𝗼 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗽𝗿𝗼𝗳𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗿𝗶𝗳𝗹𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲̀ 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗮 𝗻𝗮𝗿𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗲, 𝗼𝘃𝘃𝗲𝗿𝗼 𝗰𝗶𝗼̀ 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗶 𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶𝗮𝗺𝗼 𝘀𝘂 𝗰𝗵𝗶 𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗲 𝘀𝘂 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝘃𝗶𝘀𝘀𝘂𝘁𝗼, 𝗺𝗼𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗶𝗹 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗳𝘂𝘁𝘂𝗿𝗼 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗲𝘃𝗲𝗻𝘁𝗶 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗶.

Se la storia che ci ripetiamo è di fallimento, svilimento e impotenza, vivremo come se non ci fosse alternativa. Se, invece, trasformiamo la storia in un racconto di resilienza, crescita ed apprendimento, ogni errore diventa un trampolino e non una catena.

In psicoterapia, soprattutto nei percorsi che seguono un approccio olistico, il lavoro non è solo “capire cosa è successo”, ma riscrivere la storia che ci raccontiamo in modo che diventi fonte di forza e non di auto-prigionia.

24/08/2025

"𝘐𝘮𝘱𝘢𝘳𝘢 𝘥𝘢𝘨𝘭𝘪 𝘦𝘳𝘳𝘰𝘳𝘪 𝘥𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪. 𝘕𝘰𝘯 𝘷𝘪𝘷𝘳𝘢𝘪 𝘢𝘣𝘣𝘢𝘴𝘵𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘢 𝘭𝘶𝘯𝘨𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘧𝘢𝘳𝘭𝘪 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘵𝘶 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰". (Eleanor Roosevelt)

Questa riflessione richiama un principio fondamentale della crescita psicologica, ovvero la possibilità di apprendere non solo dalla nostra esperienza diretta, ma anche dall’𝗼𝘀𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗼𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘃𝗶𝘁𝗲 𝗮𝗹𝘁𝗿𝘂𝗶, dismettendo il più possibile i nostri filtri cognitivi.

Nella prospettiva della psicologia dello sviluppo e della psicoterapia, infatti, l’essere umano non costruisce la propria identità in isolamento, bensì attraverso un continuo processo di relazione, confronto ed interiorizzazione di modelli.

Gli errori commessi da chi ci circonda, in particolare genitori, amici, colleghi di lavoro e figure pubbliche, diventano una sorta di “laboratorio esterno” in cui possiamo vedere anticipati i rischi e le conseguenze di certi comportamenti.

Se riusciamo ad 𝗼𝘀𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝗿𝗲 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗴𝗶𝘂𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼, evitando di entrare subito in un confronto egoico con quello che pensiamo che avremmo fatto noi al posto dell'altro, possiamo trasformare questi errori in una risorsa, risparmiando a noi stessi sofferenze evitabili.

Psicologicamente, però, questo implica alcune capacità interiori non scontate, soprattutto:

- 𝗨𝗺𝗶𝗹𝘁𝗮̀ per riconoscere che non tutto deve essere sperimentato in prima persona.

- 𝗘𝗺𝗽𝗮𝘁𝗶𝗮 per immedesimarsi negli altri e cogliere la lezione dietro le loro cadute.

- 𝗥𝗶𝗳𝗹𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗿𝗶𝘁𝗶𝗰𝗮 per distinguere ciò che davvero può insegnarci qualcosa da ciò che invece non ci riguarda.

In terapia, ad esempio, il racconto degli errori passati viene spesso usato non solo per comprendere il proprio percorso, ma anche per prevenire la ripetizione di schemi disfunzionali.

Allo stesso modo, l’osservazione delle storie di altre persone o di figure significative può diventare un potente stimolo di 𝗮𝗽𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝘃𝗶𝗰𝗮𝗿𝗶𝗼, come descritto dalla psicologia sociale teorizzata da Albert Bandura.

La maturità emotiva, in definitiva, consiste anche nell’accogliere i fallimenti altrui come parte della nostra eredità di conoscenza, trasformandoli in strumenti per scegliere con maggiore consapevolezza il nostro cammino.

22/08/2025

[𝗜𝗹 𝘃𝗼𝗹𝘁𝗼 𝗻𝗮𝘀𝗰𝗼𝘀𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗼𝗱𝗶𝗼: 𝗶𝗺𝗽𝗼𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮, 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗼𝗿𝗲 𝗲 𝗳𝗲𝗿𝗶𝘁𝗲 𝗶𝗻𝗳𝗮𝗻𝘁𝗶𝗹𝗶].

L'odio sta diventando una delle emozioni più diffuse nel mondo, che porta ad alcuni dei comportamenti più distruttivi.

Solitamente, anche se esistono delle eccezioni, è un'𝗲𝗺𝗼𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝘂𝗿𝗮 dell'impotenza combinata con il terrore.

L'innesco originario è in genere qualcosa o qualcuno che ci ha violato o abusato in una maniera molto pericolosa portandoci in uno stato di terrore, ma senza che avessimo gli strumenti o il potere per difenderci da quell'evento o persona.

È molto frequente che questo sia accaduto durante l'infanzia all'interno del rapporto di attaccamento con una figura di riferimento, spesso un genitore.

Le persone adulte possono poi rivoltare l'odio 𝗲𝘀𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 oppure 𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝘀𝗲́ 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗲.

Entrambi i comportamenti sono molto pericolosi.

Coloro che rivolgono l'odio verso l'esterno tendono facilmente a bullizzare gli altri, a condannare gli altri, a diffamarli o a criticarli in continuazione. Per esempio, molte persone in uno stato 𝗻𝗮𝗿𝗰𝗶𝘀𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗼 tendono verso questo comportamento.

L'odio rivolto contro sé stessi, invece, porta a condannarsi, a sacrificarsi, ad auto-colpevolizzarsi, ad avere un critico interiore spietato e tormentatore. In genere sono le persone che ricadono nello spettro della 𝗰𝗼-𝗱𝗶𝗽𝗲𝗻𝗱𝗲𝗻𝘇𝗮.

Se ci troviamo in uno stato di odio, è molto importante trovare la parte di noi, in genere inconscia, bloccata nell'impotenza e nel terrore e poi andare a 𝗿𝗶𝘀𝗼𝗹𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲.

Dobbiamo risolvere la situazione irrisolta, ovvero la grave violazione commessa verso di noi che ci ha terrorizzato e, allo stesso tempo, l'impotenza che abbiamo provato all'epoca di fronte a quella violazione.

[𝗤𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗹’𝗲𝗺𝗼𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗲𝗺𝗯𝗿𝗮: 𝗶𝗹 𝗿𝘂𝗼𝗹𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗲𝗺𝗼𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝘂𝗿𝗮].Le emozioni di copertura  sono reazio...
20/08/2025

[𝗤𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗹’𝗲𝗺𝗼𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗲𝗺𝗯𝗿𝗮: 𝗶𝗹 𝗿𝘂𝗼𝗹𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗲𝗺𝗼𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝘂𝗿𝗮].

Le emozioni di copertura sono reazioni emotive secondarie che si attivano per nascondere o difendersi da emozioni più profonde e autentiche, spesso vissute come troppo dolorose, pericolose o minacciose per la nostra stabilità emotiva.

Non sono finte nel senso che siano in qualche modo “recitate”.
In realtà, le proviamo davvero.

Funzionano però come uno strato protettivo, che copre un'emozione primaria (spesso inconscia) alla quale non vogliamo o non possiamo accedere direttamente.

𝗘𝘀𝗲𝗺𝗽𝗶 𝗽𝗿𝗮𝘁𝗶𝗰𝗶

1. 𝙇𝙖 𝙧𝙖𝙗𝙗𝙞𝙖 𝙘𝙝𝙚 𝙘𝙤𝙥𝙧𝙚 𝙡𝙖 𝙥𝙖𝙪𝙧𝙖

Una persona che teme il rifiuto può reagire con irritazione o aggressività ogni volta che percepisce critiche, invece di sentire direttamente la paura di non essere accettata.

- Emozione di copertura: rabbia
- Emozione sottostante: paura del rifiuto

2. 𝙇’𝙖𝙣𝙨𝙞𝙖 𝙘𝙝𝙚 𝙘𝙤𝙥𝙧𝙚 𝙡𝙖 𝙩𝙧𝙞𝙨𝙩𝙚𝙯𝙯𝙖

Dopo una perdita affettiva, un individuo può sviluppare sintomi ansiosi o preoccupazioni costanti. L'agitazione tiene lontano il contatto diretto con la tristezza ingestibile che origina dal lutto.

- Emozione di copertura: ansia
- Emozione sottostante: dolore da perdita

𝗣𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝘀𝘂𝗰𝗰𝗲𝗱𝗲?

Il meccanismo è una difesa psicologica automatica, spesso sviluppata fin dall'infanzia per adattarsi a contesti in cui certe emozioni erano sconsigliate, punite o non accolte.

Ad esempio, se un bambino viene scoraggiato dal mostrare le proprie vulnerabilità, potrebbe imparare a reagire con rabbia o sarcasmo ogni volta che si sente ferito.

𝗖𝗼𝗺𝗲 𝘀𝗲 𝗻𝗲 𝗽𝘂𝗼̀ 𝘂𝘀𝗰𝗶𝗿𝗲?

Il lavoro consiste nel riconoscere e attraversare l'emozione autentica che la copertura nasconde.
I passi tipici in terapia (per esempio in approcci come l'ISTDP, la Psicoterapia Intensiva Dinamica Breve) sono:

1. 𝙍𝙞𝙘𝙤𝙣𝙤𝙨𝙘𝙚𝙧𝙚 𝙞𝙡 𝙥𝙖𝙩𝙩𝙚𝙧𝙣
Accorgersi che, in certe situazioni, reagiamo sempre con la stessa emozione “di superficie”.

2. 𝙊𝙨𝙨𝙚𝙧𝙫𝙖𝙧𝙚 𝙞𝙡 𝙢𝙤𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙚𝙨𝙖𝙩𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙖𝙩𝙩𝙞𝙫𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚
Fermarsi quando l’emozione di copertura si presenta e notare cosa stava accadendo dentro di noi appena prima.

3. 𝙏𝙤𝙡𝙡𝙚𝙧𝙖𝙧𝙚 𝙚 𝙨𝙚𝙣𝙩𝙞𝙧𝙚 𝙡’𝙚𝙢𝙤𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙥𝙧𝙞𝙢𝙖𝙧𝙞𝙖
Con l’aiuto di un terapeuta, entrare in contatto in modo sicuro con la paura, la tristezza o la vulnerabilità che si stava evitando.

4. 𝙄𝙣𝙩𝙚𝙜𝙧𝙖𝙧𝙚
Quando l'emozione primaria viene vissuta pienamente, la copertura perde la sua funzione di protezione automatica.

Il lavoro sulle emozioni è solo in apparenza complesso, ma si muove secondo direzioni precise e con risultati potenti.
Come per i sintomi psicosomatici in generale, il modo per far venir meno una resistenza o una copertura psicologica è rendendola 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗳𝗹𝘂𝗮.

Il nostro sistema psicoemotivo non continua a sprecare energie interiori per mantenere in vita una dinamica che non ci serve più.

[𝗖𝗼𝗺𝗲 𝗴𝘂𝗮𝗿𝗶𝗿𝗲 𝗹𝗲 𝟱 𝗳𝗲𝗿𝗶𝘁𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗿𝗶𝘁𝗿𝗼𝘃𝗮𝗿𝗲 𝘀𝗲́ 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗶].Le 5 ferite interiori descritte da Lise Bourbeau sono uno ...
18/08/2025

[𝗖𝗼𝗺𝗲 𝗴𝘂𝗮𝗿𝗶𝗿𝗲 𝗹𝗲 𝟱 𝗳𝗲𝗿𝗶𝘁𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗿𝗶𝘁𝗿𝗼𝘃𝗮𝗿𝗲 𝘀𝗲́ 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗶].

Le 5 ferite interiori descritte da Lise Bourbeau sono uno schema di lettura delle sofferenze emotive che si generano nei primi anni di vita e che, se non riconosciute e affrontate, continuano ad influenzare radicalmente i nostri comportamenti, le relazioni e perfino l’immagine di noi stessi.

Secondo l'autrice, queste ferite non sono semplici episodi dolorosi, ma 𝗲𝘀𝗽𝗲𝗿𝗶𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗲𝗺𝗼𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶 𝗳𝗼𝗻𝗱𝗮𝗻𝘁𝗶 che contribuiscono a creare la nostra identità psicologica e i nostri meccanismi di difesa.

Vediamo adesso le 5 ferite e i loro tratti principali.

𝗥𝗶𝗳𝗶𝘂𝘁𝗼. Si sviluppa quando il bambino percepisce di non essere accettato o desiderato, sia sul piano fisico che emotivo. Può portare a sentirsi invisibili, a temere il contatto emotivo e a rifugiarsi nell'isolamento, percepito come unica vera possibilità di sicurezza.

𝗔𝗯𝗯𝗮𝗻𝗱𝗼𝗻𝗼. Nasce dalla sensazione di mancanza di sostegno o presenza emotiva, anche se i genitori sono fisicamente presenti. Può generare paura della solitudine, dipendenza affettiva e continuo bisogno di conferme dall'esterno.

𝗨𝗺𝗶𝗹𝗶𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲. Si manifesta quando il bambino si sente giudicato, deriso o svalutato nei suoi bisogni e nella sua espressione spontanea. Può condurre a sentimenti di vergogna, bassa autostima e sottomissione per evitare ulteriori ferite.

𝗧𝗿𝗮𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼. Si sviluppa quando una promessa o un impegno importante viene infranto, in genere da una figura di riferimento. Può portare a difficoltà a fidarsi, gelosia e bisogno di controllare gli altri nel tentativo illusorio di evitare comportamenti sgraditi.

𝗜𝗻𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗶𝘇𝗶𝗮. Nasce quando si vive in un ambiente percepito come freddo, rigido o privo di riconoscimento emotivo/validazione degli stati interiori. Può generare perfezionismo, autocritica e una spiccata ipersensibilità verso ciò che è percepito come scorretto.

Il valore del lavoro di Bourbeau sta nel mostrare che le nostre reazioni attuali hanno radici molto antiche, e che spesso dietro a comportamenti ripetitivi e disfunzionali si nasconde una ferita non guarita.

Riconoscere 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗳𝗲𝗿𝗶𝘁𝗮 𝗰𝗶 𝗮𝗽𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝗲𝗻𝗲 maggiormente significa poter osservare con maggiore chiarezza i nostri schemi e iniziare un percorso di guarigione che non si limita a “cambiare comportamento”, ma che riconcilia il passato con il presente, integrando ciò che rifiutiamo e da cui siamo scappati per una vita intera.

17/08/2025

Quando una dinamica psicologica tende ad emergere con prepotenza e maggiore frequenza, può sembrare che in realtà stiamo peggio e che il lavoro interiore non stia funzionando.

O, addirittura, che stiamo andando nella direzione opposta.

Questo può capitare quando un 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗹𝗶𝘁𝘁𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗲 ci appare ancora più travolgente e invadente, emergendo anche nei contesti relativamente più tranquilli e senza particolari attivatori esterni o interni.

In realtà, ci dovrebbe spaventare di più quello che non vediamo di noi stessi e che è ancora completamente (o quasi) relegato nell'inconscio.

Quando una qualunque dinamica affiora almeno in parte, significa che ci siamo auto-osservati a lungo o che abbiamo lavorato in psicoterapia con tecniche che consentono l'𝗮𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗱𝗶𝗿𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗮𝗹𝗹'𝗶𝗻𝗰𝗼𝗻𝘀𝗰𝗶𝗼, come l'ISTDP.

Un aspetto di noi che sale più spesso sul palcoscenico della coscienza in realtà sta perdendo potere in noi, e non l'opposto. Significa, in termini più semplici, che adesso è maggiormente accessibile e a disposizione per lavorarci ancora più efficacemente.

Certo, è vero che in questa "𝘵𝘦𝘳𝘳𝘢 𝘥𝘪 𝘮𝘦𝘻𝘻𝘰" si può stare peggio.

Maggiore energia psichica è confluita nelle parti di noi conflittuali o in lotta, quindi ci sembra che la personalità sia meno gestibile.

Lo scopo della 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮 𝗼𝗹𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗮 è di attraversare il più velocemente possibile questa fase, ma sempre nel rispetto di ciò che risulta tollerabile per la persona in quella fase specifica.

Si lavora anche con la finestra di tolleranza e con la 𝗿𝗲𝗴𝗼𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗮, che ho trattato in altri post e che consente di gestire meglio al proprio interno dei picchi crescenti di una data emozione.

Se regolo meglio una carica emotiva, sarò più in grado di tenerla al mio interno, sentendola ma evitando che si riversi meccanicamente all'esterno, ad esempio con un attacco di rabbia che può servire per "mettere a terra" in modo scomposto la porzione in eccesso di quell'energia psichica conflittuale.

Si tratta, a tutti gli effetti, di un 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 e non di un singolo evento, per cui è del tutto normale che a volte si abbia la sensazione di stare peggio o di essere tornati indietro.

In realtà, se si lavora correttamente, si potranno apprezzare presto i primi risultati e poi stabilizzarli progressivamente.

15/08/2025

"𝘎𝘭𝘪 𝘦𝘳𝘳𝘰𝘳𝘪 𝘴𝘪 𝘵𝘳𝘢𝘴𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘯𝘰 𝘪𝘯 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘦 𝘴𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘭𝘪 𝘢𝘤𝘤𝘦𝘵𝘵𝘪. 𝘗𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘤𝘤𝘦𝘵𝘵𝘢𝘳𝘭𝘪 𝘦̀ 𝘪𝘮𝘱𝘢𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘥𝘢 𝘦𝘴𝘴𝘪 𝘦 𝘱𝘰𝘪 𝘭𝘢𝘴𝘤𝘪𝘢𝘳𝘭𝘪 𝘢𝘯𝘥𝘢𝘳𝘦. 𝘕𝘰𝘯 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘤𝘢𝘮𝘣𝘪𝘢𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘢𝘵𝘰, 𝘮𝘢 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘤𝘢𝘯𝘤𝘦𝘭𝘭𝘢𝘳𝘦 𝘨𝘭𝘪 𝘦𝘧𝘧𝘦𝘵𝘵𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘩𝘢 𝘢𝘷𝘶𝘵𝘰 𝘴𝘶𝘭 𝘧𝘶𝘵𝘶𝘳𝘰. 𝘓𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘦̀ 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘳𝘢𝘤𝘤𝘰𝘯𝘵𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘢 𝘯𝘰𝘪 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘪." (Shane Parrish)

13/08/2025

L’𝗘𝗠𝗗𝗥 è un approccio psicoterapeutico mirato a rielaborare ricordi ed esperienze traumatiche che, se non integrati correttamente, continuano ad influenzare il presente sotto forma di sintomi emotivi e cognitivi, tra cui i 𝗽𝗲𝗻𝘀𝗶𝗲𝗿𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗿𝘂𝘀𝗶𝘃𝗶.

Quando un evento traumatico non viene processato in modo adeguato dal nostro cervello, il ricordo resta “bloccato” o congelato in una forma non adattiva. Questo comporta che, anche a distanza di anni o decenni, può riattivarsi con la stessa intensità emotiva dell’evento originale, generando immagini mentali invasive, flashback, sensazioni fisiche disturbanti o pensieri ossessivi.

Con l’EMDR, il terapeuta guida il paziente a 𝗿𝗶𝘃𝗶𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗶𝗹 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗿𝗱𝗼, attivando contemporaneamente i movimenti oculari bilaterali (o altre forme di stimolazione bilaterale tattile o uditiva).

Questa stimolazione favorisce un processo neurobiologico che aiuta il cervello a “ricollocare” il ricordo nel passato, 𝗿𝗶𝗱𝘂𝗰𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗹’𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗮 associata e, di conseguenza, la frequenza e l’intensità dei pensieri intrusivi.

Il risultato, nel tempo, è che il ricordo traumatico non viene dimenticato, ma smette di essere dotato del potere di interferire costantemente con il presente, 𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝗮𝗻𝗱𝗼 𝘀𝗽𝗮𝘇𝗶𝗼 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗲𝗱 𝗲𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗼 per un'esistenza più stabile e con meno interferenze.

Bisogna, in ogni caso, sempre ricordare che l’EMDR non cancella la memoria, ma riduce il potere emotivo che esercita sulla vita quotidiana.

[𝗜 𝘀𝗮𝗯𝗼𝘁𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗱𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗱𝗶 𝗻𝗼𝗶: 𝗾𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗮𝗹𝗰𝘂𝗻𝗲 𝘀𝘁𝗿𝘂𝘁𝘁𝘂𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗻𝘁𝗮𝗻𝗼 𝗶𝗹 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗽𝗲𝗴𝗴𝗶𝗼𝗿 𝗻𝗲𝗺𝗶𝗰𝗼].A volte, non so...
12/08/2025

[𝗜 𝘀𝗮𝗯𝗼𝘁𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗱𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗱𝗶 𝗻𝗼𝗶: 𝗾𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗮𝗹𝗰𝘂𝗻𝗲 𝘀𝘁𝗿𝘂𝘁𝘁𝘂𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗻𝘁𝗮𝗻𝗼 𝗶𝗹 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗽𝗲𝗴𝗴𝗶𝗼𝗿 𝗻𝗲𝗺𝗶𝗰𝗼].

A volte, non sono le persone all'esterno a bloccarci, ma quelle dentro di noi.

I sabotatori interni sono voci e schemi mentali che ci spingono a dubitare di noi stessi, a rovinarci relazioni sane o a sabotare i nostri progetti.

Nascono spesso da 𝗳𝗲𝗿𝗶𝘁𝗲 𝗲𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗲 𝗮𝗻𝘁𝗶𝗰𝗵𝗲 legate ad esperienze precoci dolorose o a mancanza di amore e sicurezza nell'infanzia che sono state interiorizzate come voci critiche, autocondannanti o svalutanti.

Nelle personalità più fragili o che presentano ferite nei meandri più reconditi del tessuto psichico, questi meccanismi diventano radicati, portando a cicli infiniti di autocritica, autosvalutazione e scelte che finiscono per fare male.

𝗟𝗼 𝘀𝗰𝗼𝗽𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝘀𝗮𝗯𝗼𝘁𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗶, 𝗽𝗲𝗿 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗮 𝘀𝗲𝗺𝗯𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗽𝗮𝗿𝗮𝗱𝗼𝘀𝘀𝗮𝗹𝗲, 𝗲̀ 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗴𝗴𝗲𝗿𝗰𝗶.

Si sviluppano spesso come meccanismi di difesa psicologica in risposta agli eventi dolorosi e traumatici del nostro passato. In origine, servivano ad evitare nuovi traumi o rifiuti, ad esempio spingendoci a non fidarci troppo degli altri, a non esporci o ad escludere dal campo ciò che non era compatibile con il legame di attaccamento.

Il problema è che, col tempo, questi schemi sono diventati rigidi come monoliti, 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶𝗻𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗮𝗱 𝗼𝗽𝗲𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗾𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗶𝗹 𝗽𝗲𝗿𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝗰’𝗲̀ 𝗽𝗶𝘂̀ e finendo per limitarci, minare l’autostima e mantenerci in un ciclo di autosabotaggio.

In sostanza, cercano di tutelarci segregandoci nel nostro recinto di comfort, ma così facendo ci impediscono la crescita e la piena espressione dei nostri talenti.

La psicoterapia mira a riconoscere, disinnescare e sostituire i sabotatori interni con funzioni psichiche più sane, capaci di sostenere l’autenticità, la regolazione emotiva e la costruzione di legami interpersonali sicuri.

"𝘜𝘯𝘢 𝘯𝘢𝘷𝘦 𝘦̀ 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘢𝘭 𝘴𝘪𝘤𝘶𝘳𝘰 𝘪𝘯 𝘱𝘰𝘳𝘵𝘰, 𝘮𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘦̀ 𝘱𝘦𝘳 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘳𝘶𝘪𝘵𝘦 𝘭𝘦 𝘯𝘢𝘷𝘪." (Jim Rohn)

[𝗖𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗵𝗶𝘂𝘀𝘂𝗿𝗮 𝗲𝘀𝘁𝗶𝘃𝗮 𝟮𝟬𝟮𝟱 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗶𝗼].Lo studio di psicoterapia sarà chiuso per pausa estiva da martedì 1...
11/08/2025

[𝗖𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗵𝗶𝘂𝘀𝘂𝗿𝗮 𝗲𝘀𝘁𝗶𝘃𝗮 𝟮𝟬𝟮𝟱 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗶𝗼].

Lo studio di psicoterapia sarà chiuso per pausa estiva da martedì 19 agosto a martedì 2 settembre 2025 compresi.

Settembre è già alle porte e l’agenda, in particolare per le prime due settimane, si sta rapidamente riempiendo: se desideri prenotare il tuo appuntamento al rientro, ti invitiamo a contattarci al più presto via WhatsApp al numero 328 7507122, così da garantirti lo spazio dedicato.

In caso di urgenze è, invece, ancora possibile fissare la prima seduta (in presenza oppure online) entro lunedì 18 agosto.

Indirizzo

Via Guglielmo Marconi, 3/B/Scala F
Novara
28100

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 13:00
15:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 13:00
15:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 13:00
15:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 13:00
15:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 13:00
15:00 - 20:00
Sabato 09:00 - 13:00

Telefono

+393287507122

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La psicoterapia come via verso l’Anima.

Non possiamo ignorare l'inconscio. Non possiamo fingere che la nostra ombra non esista. Non possiamo pretendere di respingere per sempre tutto ciò che non ci piace, o a cui non vogliamo dare diritto di cittadinanza. Le risposte più esatte su chi siamo risiedono proprio nella nostra ombra. Diverse nostre risorse, e talenti, si celano nell'ombra.

Lo scopo più grande della Psicoterapia Medica Olistica è lo svolgimento di un lavoro specifico sulla propria parte ombra, sul proprio inconscio, sia mentale che emotivo. Rendere coscienti le nostre ombre è la via più rapida verso l'integrità del proprio Essere, è un ponte sicuro verso la propria Anima e verso l'ingresso del Divino nella nostra Vita.