24/04/2025
La morte di Papa Francesco.
La scomparsa di Papa Francesco, nonostante fosse stata anticipata, direi, preparata da mesi ci ha preso tutti di sorpresa. Eppure la sua età, la decadenza fisica e ultimamente la grave malattia respiratoria ci avevano resi consapevoli che Francesco era arrivato alla fine. Ma quando, alle dieci del mattino, un giornalista alla televisione disse: “Una notizia che cambia tutto, è morto Papa Francesco”, ho provato un tonfo al cuore, una esplosione di emozioni che cercavo di contenere quasi negandole. Possibile? Improvvisamente mi sono accorto quanto importante era Francesco per me.
Ora, sono passati già alcuni giorni da quel lunedì dell’Angelo, ancora il corpo di Francesco è tra noi, lì nella semplice cassa che lui ha voluto, prima di tornare alla terra, mentre una fila quasi interminabile di gente vuole passargli davanti per salutarlo, in attesa che centinaia di personalità politiche arrivino sabato prossimo per l’ultimo saluto. Un’immensità di persone, di autorità che sentono il bisogno di dirgli grazie. Eppure mai come in questo ultimo decennio le chiese si sono svuotate. Ormai le vocazioni sacerdotali non ci sono quasi più, le sue parole di condanna della guerra, del trattamento degli emigranti, della politica economica sono state totalmente silenziate. La sua è stata una voce nel deserto. In alcuni casi una voce nemica.
E allora, perché questa risposta emotiva, questo dolore, quasi universale? Ipocrisia, come qualcuno ha urlato dagli scranni del Parlamento italiano. Può darsi, la politica si serve anche di queste miserie ma, ciò non vale sicuramente per quelle migliaia di persone che rimangono in fila per ore sotto il sole nell’attesa di salutarlo per l’ultima volta.
E allora?
Vi propongo qualcosa di personale, una piccola cosa.
Francesco è morto il lunedì di Pasqua. Il 10 aprile avvenne quell’episodio che poi diventò ben presto virale: Il Papa a sorpresa si fa portare in Vaticano, seduto sulla sua carrozzina, senza abito talare, coperto da un semplice poncio che gli lasciava la schiena scoperta dove si intravvedeva una maglietta bianca e sotto, un paio di pantaloni neri, niente papalina.
Mai ho immaginato che il Papa potesse farsi vedere così. Faccio parte di una generazione che ha visto il Papa sulla sedia gestatoria con la Tiara in testa, ieratico e irraggiungibile. Poi certo, il Vaticano II ha cambiato tante cose ma, il Papa è il Papa. Il Papa è l’uomo vestito di bianco, Sua Santità.
Non vi nascondo che il video di Francesco col poncio mi ha turbato, ho pensato che anche lui, poveretto, provato dalla malattia probabilmente non riusciva più a contenere le sue umane regressioni.
Ora credo di aver capito e provo vergogna per non averlo fatto prima: Papa Bergoglio che ha scelto il nome di Francesco ha cercato per tutto il suo pontificato di essere coerente con il messaggio francescano, quella era la sua testimonianza, il resto, per lui, era ed è nelle mani di Dio. Francesco in questo è stato di una coerenza inappuntabile: la scelta di non vivere nell’appartamento pontificio, di non indossare niente di oro, di spostarsi con macchine utilitarie, di non visitare alcun paese occidentalizzato ma ben 66 paesi tra i più poveri di ogni continente, il suo parlare al telefono con tutti e, tanti, tanti altri umili gesti che lo rendevano più simile possibile ai suoi poveri. Fino, al gesto finale, all’iconico gesto francescano: spogliarsi come Lui, San Francesco fece degli abiti patrizi, a testimonianza di voler essere totalmente povero, capace di sentire e farsi sentire dagli altri poveri.
Grazie Francesco, ci ho messo un po’ a capirlo ma tu sai che quelle migliaia di persone che sono lì per salutarti l’hanno sentito e te lo testimoniano.