Monia D'Addio - Psicologa Novara

Monia D'Addio - Psicologa Novara Psicologa
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Mamma
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I miei 2 cents sulla "questione trans".Spoiler: post polemico.Dall'alto (sono ironica) della mia esperienza lavorativa e...
31/03/2025

I miei 2 cents sulla "questione trans".
Spoiler: post polemico.

Dall'alto (sono ironica) della mia esperienza lavorativa e del mio vissuto personale come terapeuta, alleata, amica, compagna di persone trans, volevo dire due robe in questo Tdov.

Considerato quello che viene fuori a livello politico, sociale, culturale, sulla questione identità di genere/transizione/sesso biologico/gggender, avrei due sassolini nella scarpa da togliermi, anche solo per alleggerirmi.

Punto primo, da quello che vedo e sento, anche da persone che hanno (purtroppo) tanto potere sulla vita altrui, la maggior parte delle persone che commentano la "questione trans", non sa un c***o della "questione trans".

È inutile che ci giriamo intorno: la maggior parte di chi commenta, parla e giudica non sa la differenza tra sesso e genere. Non sa cosa sia l' intersessualità, non sa quanti siano i sessi biologici, non sa assolutamente cosa dice quando parla di DNA, cromosomi, caratteri sessuali e così via.
Poco male, nessunə nasce "imparato" come si dice, ma per avere delle opinioni sane e funzionali, bisogna conoscere l'argomento in questione. Se volete parlare, studiate. Fine.

Punto secondo: nessunə vi deve chiedere il permesso di essere se stessə. In nessun caso. Non solo per la suddetta "questione trans".

Punto terzo: non si può far cambiare genere ai bambini indottrinandoli. State sereni, non si può e basta. Se si potesse, molte persone trans sceglierebbero di essere cis (ma probabilmente non sapete cosa significhi nemmeno), invece che soffrire tutta la vita. Perché buona parte delle persone trans, binarie o meno, soffrono. La disforia ammazza, è successo proprio pochi giorni fa purtroppo.

Quarto punto: voi non avete idea, neanche alla lontana di cosa significhi soffrire di disforia. Io nemmeno, per mia fortuna, ma l'ho visto con i miei occhi una quantità infinita di volte. Le lacrime, i binder troppo stretti, i tape che strappano la carne, la difficoltà anche "solo" a scegliere come vestirsi per non sentire di morire, la paura di non essere mai accettatɜ, amatɜ, desideratɜ... E poi le trafile burocratiche, il misgendering, il rifiuto di familiari, amici, partner e colleghi. (continua)

L'empatia è importante, può salvare il mondo.I confini possono salvare te stessə. Abbiamo bisogno di empatia sana, agita...
03/07/2024

L'empatia è importante, può salvare il mondo.
I confini possono salvare te stessə.
Abbiamo bisogno di empatia sana, agita attraverso dei confini sani.
E abbiamo bisogno di rispettare sia i nostri che i confini altrui.

Una volta il mio psi mi ha detto "Monia fai attenzione a non trasformare il tuo dolore nel tuo compagno di vita più amat...
03/04/2024

Una volta il mio psi mi ha detto "Monia fai attenzione a non trasformare il tuo dolore nel tuo compagno di vita più amato".
Negli anni ho capito che è proprio quello io tendo a fare, per il mio vissuto di vita, per familiarità, per senso di inadeguatezza.
Lavorando con i miei pazienti, ed avendolo esplorato io stessa, ho provato a guardare questa dinamica senza giudicarla. Con curiosità e amore.

C'è una forma tutta particolare di comfort, di sicurezza, nel dolore, quando viviamo dolori lunghi e non digeriti/digeribili. Quella f***a, quel bruciore sordo, a volte fungono da cerotto a ferite mai cicatrizzate. Tengono insieme i pezzi, almeno in superficie.
È un pericolo che sembra palese, a raccontarlo, a viverlo invece non lo è.

Attaccarsi a questo dolore non solo significa starci ripetutamente e costantemente a contatto, ma anche rischiare di restare soffocatə, essere inghiottitə, legatə perennemente ad una versione di noi che non può muoversi mai in nessuna direzione.

Per fortuna, per mia fortuna, dove non arrivo con le mie risorse, arrivo con la formazione e la terapia. I miei percorsi da paziente, i vostri con me come psicologa, mi insegnano ogni giorno quanto la crescita vada oltre il dolore.

Non ci credete che il dolore rende fortə. Non ascoltate tutta quella narrazione che ci vorrebbe costantemente in guerra e al buio. A vivere la fame, la sete, ad aspettare e accogliere i proiettili perché è l'unica cosa che conosciamo bene.

Il dolore si vive, non lo si sposa.

Lavoriamo per accendere sempre la luce, o chiediamo a qualcuno di aiutarci a farlo.

Questa frase mi è stata detta stamattina da una persona che ha appena iniziato un percorso con me.Spesso lə miə pazienti...
19/02/2024

Questa frase mi è stata detta stamattina da una persona che ha appena iniziato un percorso con me.
Spesso lə miə pazienti dicono delle frasi potentissime, e altrettanto spesso non se ne rendono conto 🤪

Mi ha subito smosso mille pensieri, mille immagini, mille speranze e tra questi, una consapevolezza importantissima: questa persona mi sta comunicando in maniera forte e chiara, che anche se sta al buio appunto, le è chiarissimo che ha bisogno di aiuto.
E lo sta chiedendo a me, che sono capitata per caso tra i suoi contatti, e mi sta affidando tutta la sofferenza racchiusa in quella frase.

Sto per dire delle cose banali, ma quando state al buio, cercate sempre di chiedere a qualcuno di aiutarvi a fare luce.
Magari intorno a voi le persone non sanno bene cosa fare, sbagliano, sono altrettanto confuse, ma chiedere aiuto è già uno spostarsi da un punto ad un altro del vostro percorso di vita.
Magari una persona cara non riesce per mille motivi, e può essercene un'altra. E dove non arriva la cerchia di affetti, arrivano i professionisti.

Camminare al buio è brutto e difficile. Non è necessario farlo da solə. E se non avete nessuno intorno e non avete possibilità economiche, ci sono le associazioni, i gruppi sui social, l'umanità è fatta di persone meravigliose a volte.

Se serve, chiedete aiuto. Se potete, datelo. La strada si illumina sia per chi riceve, che per chi dona. ❤️

🌓

Non so quante volte in queste feste, ma in generale anche, sento dire che dopo un pasto abbondante bisogna fare "lə brav...
30/12/2023

Non so quante volte in queste feste, ma in generale anche, sento dire che dopo un pasto abbondante bisogna fare "lə bravə".

Associamo al cibo tante cose, calore, amore, cura, cultura, ed è tutto sensato e valido, il cibo veicola tanti significati positivi e non.

Associare il cibo a premi e punizioni però è pericoloso: non esiste cibo buono o cattivo, cibo che ci meritiamo o meno.

Al massimo esiste il cibo che ci fa stare meglio di salute e quello che ci può far stare meno bene.

Se ci pensiamo bravə o non bravə per aver resistito o meno ad un cibo o ad una porzione in più, ci stiamo dicendo involontariamente che il nostro valore come esseri umani passa (passa anche) attraverso quello che mangiamo, quanto mangiamo ecc.

Se senti di aver mangiato troppo in queste feste, di aver fatto poco movimento e ti senti in colpa per questo ricorda: il cibo è prima di tutto un bisogno primario legato alla sopravvivenza, e soddisfa oltre a questo tanti bisogni di vario tipo, quelli sensoriali (ci dà piacere), quelli emotivi e a volte anche quelli relazionali (condividiamo volentieri il cibo con chi amiamo).

Quindi, a prescindere da quanto pandoro hai mangiato ieri, anche oggi meriti di soddisfare tutti questi bisogni ❤️

In seduta con lə miə pazienti spesso discutiamo di traumi trasmessi di generazione in generazione, e di come questi facc...
10/12/2023

In seduta con lə miə pazienti spesso discutiamo di traumi trasmessi di generazione in generazione, e di come questi facciano danni difficili da sradicare.

Violenze di vario tipo, relazioni tossiche, non detti, lutti taciuti e/o non elaborati, ci sono infinite modalità in cui i traumi possono nascere e diventare parte della storia psichica di una famiglia e delle sue varie generazioni.

Ci dimentichiamo a volte però di dirci che questo meccanismo è possibile anche al contrario: anche la cura, anche l'amore, anche i tentativi di sciogliere tutto questo, modificano il corso della storia di una famiglia e non solo.

Se senti di essere la persona (o una delle persone) che sta combattendo per interrompere il circolo vizioso della trasmissione intergenerazionale del trauma, qui c'è un messaggio per te: puoi fare la differenza, anche se è dura. Per te e per chi verrà. E probabilmente anche per chi c'è già.

Non è compito solo tuo, non lo è mai stato e mai lo sarà, ma stai già creando le basi per un circolo virtuoso.

Buon lavoro d'amore ❤️

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