23/11/2024
Oggi sono stato ospite e speaker all’evento della Fondazione Golinelli, intitolato “Nanni Costa X”.
Un evento unico, incentrato sull’innovazione tecnologica e umana, dove ho avuto il piacere di parlare del monitoraggio dei dati fisiologici e di come questi possano aiutarci a comprendere e prevenire problematiche di salute, ma anche a migliorare la nostra qualità di vita.
Negli ultimi anni, il monitoraggio costante è diventato uno strumento fondamentale per capire come il nostro corpo risponde agli stimoli quotidiani, alle abitudini, e persino alle nostre emozioni.
Pensateci un attimo: oggi, molte persone indossano dispositivi come smartwatch, anelli o bracciali che raccolgono una quantità impressionante di dati sulla salute, come il battito cardiaco, il livello di ossigenazione, i passi fatti, e perfino il livello di stress.
Ma la vera domanda è: quanti di noi sanno davvero come utilizzare questi dati per migliorare concretamente la propria vita?
Durante il mio intervento, ho sottolineato come questi dati non siano semplicemente numeri, ma veri e propri segnali che il nostro corpo ci invia per aiutarci a comprendere meglio noi stessi.
Prendiamo, ad esempio, un dato molto importante: la variabilità della frequenza cardiaca (HRV - Heart Rate Variability).
Questo parametro misura la differenza in millisecondi tra un battito e l’altro del cuore.
Maggiore è questa variabilità, migliore è la resilienza del corpo, ovvero la sua capacità di adattarsi a stress e stimoli esterni.
Un HRV basso, invece, può indicare un alto livello di stress psicofisico, uno stato di stanchezza cronica o un sovraccarico emotivo.
Monitorare costantemente questo dato può aiutarci a prendere decisioni preventive, come rallentare il ritmo, migliorare le abitudini alimentari o dormire di più.
Un esempio concreto: la gestione degli atleti professionisti
Applichiamo questi principi nella mia attività con atleti professionisti, in particolare con la squadra di pallavolo della Serie A, la Pallavolo Padova.
Ogni giocatore indossa un dispositivo che registra costantemente parametri come il sonno, la frequenza cardiaca e la qualità del recupero.
Grazie a questi dati, possiamo analizzare, ad esempio, come un allenamento particolarmente intenso o una serata fuori influiscano sulle loro performance.
Non si tratta solo di dire a un atleta quanto deve dormire, ma di capire la qualità effettiva del suo sonno: ha raggiunto il 30% di fase profonda o fase REM, necessarie per un recupero ottimale?
Oppure ha dormito tanto, ma senza entrare in queste fasi rigenerative?
Non è necessario essere atleti professionisti per beneficiare di questi strumenti.
Le tecnologie di monitoraggio possono migliorare la vita di chiunque, a prescindere dal lavoro o dallo stile di vita.
• Nel lavoro: Monitorare il sonno e i livelli di stress può aiutare imprenditori e professionisti a massimizzare la propria produttività, evitando burnout o cali di concentrazione.
• Nella settore longevità: Analizzare come le abitudini quotidiane influenzano il corpo può favorire una vita più lunga e vitale, con un’attenzione costante alla prevenzione.
• Nella salute quotidiana: Capire l’impatto del cibo, dell’attività fisica e delle emozioni sul nostro corpo permette di fare scelte più consapevoli, giorno dopo giorno.
Viviamo in una società che premia il fare continuo, ma la performance — fisica o mentale che sia — non è una maratona senza fine.
È fatta di sprint seguiti da momenti di recupero.
Il recupero può essere:
1. Passivo, come il sonno.
2. Attivo, attraverso pratiche come meditazione, stretching, respirazione e altre tecniche rigenerative.
Negli atleti, ma anche nelle persone comuni, il recupero attivo è una chiave per mantenere un equilibrio psicofisico ottimale.
Credo che il monitoraggio unito allo sviluppo dell’intelligenza artificiale può essere davvero il futuro anche nel settore della salute
Grazie agli algoritmi avanzati, è possibile identificare schemi e correlazioni che l’occhio umano potrebbe non cogliere, rendendo il monitoraggio ancora più efficace.
Ad esempio, ci sono sistemi in grado di prevedere l’insorgenza di alcune malattie, come patologie cardiovascolari o anche forme tumorali, con anni di anticipo.
Immaginate il potenziale di questa tecnologia applicata non solo alla salute personale, ma anche alla gestione di intere popolazioni, migliorando la qualità della vita su larga scala.
Sono anche convinto però che la macchina non potrà mai sostituire il professionista umano.
Gli strumenti di monitoraggio che molti di noi già possiedono possono essere utilizzati non solo per contare i passi o misurare le calorie bruciate, ma per costruire un dialogo consapevole con il nostro organismo.
Questa è, in fondo, la vera essenza del biohacking: utilizzare la tecnologia e la scienza per ottimizzare la salute e la performance, restando sempre in ascolto del proprio corpo e delle sue esigenze.
E tu che strumento di monitoraggio utilizzi?
Alla tua salute
Massimo