04/11/2025
Quando ho iniziato a fare la nutrizionista, pensavo che il mio ruolo fosse aiutare le persone a “raggiungere un peso ideale”.
Contare, misurare, controllare… sembrava che tutto ruotasse attorno ai numeri.
Ma più ascoltavo le persone, più capivo che dietro ogni numero c’era una storia — fatta di emozioni, paure, aspettative, tentativi, e spesso anche di un po’ di dolore.
Un numero non racconta le notti in cui ti sei sentita in colpa dopo aver mangiato,
non racconta la fatica di chi prova a piacersi davanti allo specchio,
non racconta il coraggio di chi decide di ricominciare, ogni volta.
M
Così ho scelto dopo poco tempo di cambiare prospettiva.
Oggi il mio lavoro non si misura in chili persi, ma in consapevolezze acquisite.
Non nel “prima e dopo”, ma nel durante — in quei momenti in cui impari ad ascoltare il tuo corpo, a rispettarlo e, piano piano, a volerlo bene.
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Mi prendo cura delle persone, non dei numeri.
Accompagno famiglie e individui che desiderano ritrovare equilibrio e serenità con il cibo, senza sensi di colpa e senza restrizioni rigide.
Perché la nutrizione, per me, è un atto di gentilezza: verso il corpo, la mente e la vita che ci abita dentro.
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Contano le persone, non i numeri.
E ogni percorso, come ogni storia, ha il suo ritmo — ed è bellissimo così.
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