
23/10/2024
Un caro amico d'infanzia Florestano Spizzirri, Cosenza, ha scritto questa riflessione che io condivido al 100%
Voglio fare mia questa storia, perché possa fare riflettere sul rapporto figli e genitori, quando questi raggiungono un' età avanzata. Oggi, per come stà evolvendo la sfera sociale in cui viviamo, si assiste con maggiore frequenza alla messa in parcheggio, che io chiamo loculo della pre morte, i propri genitori, diventati vecchi e in stato di scarsa autosuffienza. Nessuno riesce a capire il dramma interiore che un padre o una madre, in avanzata età, provano nell' attimo in cui si vedono lasciati in una anonima stanza di una fredda dimora per anziani, dove sono stati portati insieme ad una logora valigetta, dove sono stati depositati pochi vecchi indumenti, nell' attimo in cui il figlio o la figlia si allontanano, lacerando il sentimento di un legame affettivo e di una doverosa riconoscenza di quanto loro hanno ricevuto da quei vecchi in abbandono. Mi strugge l'anima immedesimarmi in quella situazione, facendomi sentire un verme nel caso mi dovessi trovare a svolgere la parte di quel figlio distratto e determinato per essere arrivato a quelle decisioni di porre in un parcheggio di pre morte i propri genitori.
Sono diverse le forme di abbandono, per essere più benevoli diciamo di lontananza, che sono messe in atto dal momento in cui un figlio o figlia realizzano il distacco dalla propria famiglia di origine, dove restano in solitudine insieme o singolarmente i propri genitori. Quando va bene si riesce ad alimentare il legame di appartenenza con una frettolosa telefonata, la sera mentre si torna a casa dopo una giornata di lavoro. Il colloquio telefonico si realizza con le solite frasi di convenienza: ciao, come stai? Cosa hai fatto oggi e cosa hai mangiato? Ti serve qualcosa e hai bisogno che faccia qualcosa? Io nella posizione di quel genitore risponderei sempre orgogliosamente: no grazie, non ho bisogno di nulla, anche quando non è vero perché si avrebbe bisogno di tante cose, prima di tutto della compagnia di quel figlio o figlia che non vede fisicamente vicino al suo fianco da molti giorni. Gli direi in silenzio e senza farmi sentire: si, ho bisogno della tua vicinanza, di poterti toccare, di poterti abbracciare e baciare come quando eri bambino. Sono queste le cose di cui principalmente si avverte la mancanza di quando si rimane soli. Mah, oggi si dice che il mondo va così ed è andato così da sempre. Quindi ti devi rassegnare a continuare a vivere, quel poco che ti resta, in solitudine !