14/11/2025
Qualche giorno fa è arrivata una giovane cliente nel mio studio con il collo completamente bloccato.
Mi guarda e mi dice: “Non capisco eppure non ho fatto sforzi particolari.”
Mentre parliamo, però, le sue parole scorrono veloci:
“Devo occuparmi di tutto, non posso mollare se non ci penso io, chi lo fa?”
E lì il suo corpo ha parlato più di lei.
Le spalle si erano fatte rigide come fosssero una corazza, il collo teso come una corda tirata.
Era il suo bisogno di controllo a tenerla prigioniera.
Le ho spiegato che spesso le contratture cervicali non nascono solo da un movimento sbagliato, ma da giorni, mesi, anni in cui cerchi di sostenere troppo.
Di prevedere tutto.
Di non far cadere nessun pezzo.
Il corpo allora si irrigidisce per “aiutarti”, per restare all’erta.
Ma quella stessa tensione diventa un peso.
Durante il trattamento, mentre respirava più profondamente, ho visto accadere qualcosa di meraviglioso:
il collo ha iniziato a cedere, le spalle a scendere, lo sguardo a tornare morbido.
È in quel momento che le ho sussurrato una frase che spesso ripeto anche a me stessa:
“Quando molli la presa, la vita riprende a fluire dentro di te.”
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