11/03/2024
L’INDAFFARATA DEPRESSIONE
Molti pensano che la depressione sia un semplice lasciarsi andare, cadere, languire, fermarsi. Disattivarsi in un soffrire sordo oppure lamentarsi sterilmente.
Forse è così, ma è anche altro. La depressione è anche piena di forza di volontà: la volontà tenace opposta alla caduta, alla disperazione. Uno sforzo a somma zero, un’enorme quantità di attività per fare a malapena e senza voglia quello che un tempo era la normalità.
Ci va molta energia per continuare a lavorare e a mantenere in piedi le relazioni con famiglia e amici avendone solo l’ombra di un desiderio. Occorre imporsi di fare qualche sorriso: “se no pensano che son depress*”. Reprimere le lacrime (se ci sono) trovare i momenti per piangere (ma non troppo).
Coprirsi, muoversi per scaldarsi, sopportare il male alle ossa. I muscoli troppo molli o troppo rigidi. Sentire le gambe pesanti eppure andare. E poi cercare, provare, medicinali e rimedi. Terapie, professionisti, scuole. Gruppi.
Ci vanno un solido impegno e molta energia per scacciare i pensieri catastrofici, ripetitivi o semplicemente tristi. Cercare di sostituirli con pensieri sfocati ma almeno un po’ utili, che tengano in piedi la baracca. E poi scusarsi per la disattenzione, la scostanza o i cambiamenti d’umore. Affrontare la vergogna, l’orgoglio, la solitudine. L’invidia.
Una persona depressa è stanca perché per portare alla fine una giornata deve dare tutto, ma proprio tutto. Non può scivolare ancora più in basso, fare ancora più debiti d’amore, compassione o di soldi. Magari deve pure riuscire a dormire un sonno pesante e per niente ristoratore.
E la mattina, appena apre gli occhi già mettercela tutta, non per fiorire, ma per non sprofondare. E così fino a sera. E poi ancora un mattino.
🧠Dr. Antonino La Tona - Psicologo di Psicologia