Studio Pedagogia Clinica Dott.ssa Patrizia Selene Dall'Argine

Studio Pedagogia Clinica Dott.ssa Patrizia Selene Dall'Argine Lo studio di pedagogia clinica della dott.ssa Patrizia Dall'Argine nasce con l'intenzione di fornire

28/03/2025

"Chi sono gli insegnanti che non abbiamo mai dimenticato?
Sono quelli che hanno saputo incarnare un sapere, sono quelli che ricordiamo non tanto per ciò che ci hanno insegnato ma per come ce lo hanno insegnato.
Ciò che conta nella formazione di un bambino o di un giovane non è tanto il contenuto del sapere, ma la trasmissione dell´amore per il sapere.
Gli insegnanti che non abbiamo dimenticato sono quelli che ci hanno insegnato che non si può sapere senza amore per il sapere."

[Massimo Recalcati]

Da Dignità&Rispetto

09/02/2025

"Ero stato un bambino considerato id**ta. Fui bocciato in seconda elementare perché giudicato incapace di apprendere. Quando parlo, cercando di insegnare qualcosa, è sempre a lui che mi rivolgo, al bambino id**ta che sono stato. È per lui che riduco, sminuzzo, – mastico le cose sino all’osso. Nelle persone alle quali mi rivolgo mentre insegno, cerco sempre il volto annoiato e un po’ ebete del bambino che sono stato. Io parlo a lui che è il mio testimone. Distillo le parole, ripeto lo stesso concetto in forme leggermente differenziate, ci giro attorno, lo spremo come fosse un limone per provare a estrarne tutto il succo. Parlo a lui."
Massimo Recalcati , "L' ora di lezione"

08/02/2025

❌ Dislessia: facciamo chiarezza! ❌

Durante una recente intervista al Grande Fratello, si è parlato della dislessia, ma con molte imprecisioni. Come Associazione Italiana Dislessia, vogliamo fare chiarezza su alcuni punti fondamentali.

✅ La dislessia non è una malattia!
Non si tratta di una “patologia medica”, ma di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA). Non ha nulla a che vedere con il livello di intelligenza, ma riguarda il modo in cui il cervello elabora il linguaggio scritto.

📖 La dislessia esisteva già negli anni ‘60
Anche se allora non era ancora riconosciuta nelle scuole, gli studi sulla dislessia erano già in corso a livello scientifico. Il primo caso documentato risale addirittura al 1896!

🏫 Gli insegnanti di sostegno non sono previsti per la dislessia
Chi ha la dislessia non ha diritto all’insegnante di sostegno, perché non è una disabilità ai sensi della Legge 104/92. Tuttavia, grazie alla Legge 170/2010, gli studenti con DSA possono usufruire di strumenti compensativi e misure dispensative per affrontare lo studio in modo più efficace.

💡 Informarsi è il primo passo per abbattere gli stereotipi!
Parlare di dislessia in modo impreciso può creare stigma e confusione. La consapevolezza e l’informazione corretta aiutano a garantire pari opportunità a tutti.

📢 Aiutaci a diffondere queste informazioni! Condividi il post per sensibilizzare su questo tema. 💙





04/01/2025

Sapevate che nell’Odissea c’è la scena più commovente e toccante di tutta la letteratura? E no, non sto parlando di Argo o di Penelope!

Ecco, Ulisse è appena sceso negli Inferi. E qui incontra Agamennone, il Re dei Re, l’uomo più ricco e potente del mondo, l’uomo che faceva tremare i re e i popoli. E cosa fa Agamennone quando lo vede? Piange e le sue mani sono vuote. Perché veniamo in questo mondo a mani vuote e a mani vuote andiamo via. Poi incontra Achille, l’eroe che ha vissuto soltanto per la gloria e che fa una terribile confessione: preferirei essere il più umile dei servi, piuttosto che regnare su tutte le ombre dei morti.

Ulisse è sconvolto. Ma proprio in quel momento compare un’ombra. Certe persone non sempre le vedi, ma quando ne hai bisogno le senti brillare nel cuore. L’ombra lo guarda e lui la guarda di rimando. E riconosce in quell’ombra l’anima di sua madre, Anticlea. Ecco, questo è il momento più toccante di tutta l’Odissea! Con il cuore pieno di commozione Ulisse si slancia verso la madre! Ma le sue mani afferrano soltanto l’aria. «Tre volte mi slanciai verso di lei per abbracciarla e tre volte mi volò via dalle mani simile a un sogno, a un'ombra».

Tre volte mi slanciai verso di lei, dice Ulisse. Non una volta, non due ma tre… Ecco, in quel «tre volte» c’è tutto: tutte le parole non dette, gli abbracci negati, i momenti perduti, i silenzi che sono diventati abissi e gli abissi che si sono fatti silenzi. E tutto il tempo che chissà come è fuggito via, inghiottito da doveri, sciocche liti e altrettanto sciocche recriminazioni, che promettendo molto, ti ha tolto ciò che avevi di più prezioso, coloro che ami. Coloro che hai trascurato perché credevi fossero «per sempre», senza sapere che «per sempre» significa «qui ed ora».

Che cosa vi sta dicendo Omero? Che alla fine non rimpiangerai le ricchezze che non hai accumulato, i divertimenti che non hai vissuto, ma i «ti voglio bene» che non hai detto, gli abbracci che non hai dato, il tempo che non hai trascorso con coloro che che amavi. La ricchezza vita è tutta qui, ecco cosa vi sta dicendo Omero, nelle persone che ti stanno accanto. Abbiatene cura!

Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X (➡️ Tratto da «Sopravvivere al lunedì mattina con Lolita», che ho scritto per guidarvi alla scoperta dei classici più belli e commoventi di sempre. Potete preordinarne una copia con firma e dedica qui: https://www.amazon.it/Sopravvivere-al-luned%C3%AC-mattina-Lolita/dp/8807174774

17/12/2024

Stefano Vicari - Neuropsichiatra: «Imparare a fare da soli rappresenta una conquista fondamentale per i bambini. È un percorso che non solo sviluppa competenze pratiche, ma alimenta anche una forte autostima. Il benessere mentale si basa in larga misura sulla capacità di essere autonomi». «Questo non significa rinunciare agli altri o non saper chiedere aiuto, ma acquisire una consapevolezza profonda delle proprie capacità. Saper fare da soli, pur sapendo quando e come chiedere supporto, contribuisce a rafforzare un'immagine positiva di sé stessi. Uno degli errori più comuni dei genitori è quello di sostituirsi ai bambini, credendo che aiutarli significhi fare tutto al posto loro. Al contrario, è fondamentale guidare senza interferire. Come ricorda Maria Montessori, «Ti insegno a fare da solo», il compito dei genitori è di essere presenti, offrendo supporto, ma lasciando spazio ai figli per sperimentare e apprendere in autonomia. Bisogna incoraggiare i bambini a provare, anche accettando che possano sbagliare. Attività quotidiane semplici, come vestirsi, apparecchiare la tavola o riordinare la propria stanza, sono opportunità preziose per favorire lo sviluppo dell’autonomia e della fiducia in sé stessi».

09/12/2024

Studiate. Per amore del sapere, mai per i voti. Perché sapere aiuta a essere.
E sapere tanto aiuta a essere tanto.

Studiate la filosofia perché imparerete a ragionare e a guardare il mondo dalle prospettive più originali.
Studiate la grammatica. Perché siamo le parole che conosciamo, perché il pensiero crea la realtà.
Studiate la letteratura perché vivrete molte vite e vedrete posti incredibili da casa.
Studiate la matematica perché nella vita spesso i conti non tornano e bisogna trovare soluzioni alternative.

Studiate la musica, l’arte e la poesia.
Perché la bellezza è emozione e terapia.
Studiate. Perché quando smetti di imparare smetti di vivere.
Perché non conoscerete mai la noia se amerete un libro, un paesaggio, un quadro.
Studiate ciò che vi piace ma anche ciò che ora vi sembra inutile.
Perché un giorno, quando meno ve lo aspettate, ne capirete il senso.

Studiate. Senza temere di dimenticare qualcosa. Perché i buchi di memoria servono a fare spazio.
Perché la scuola serve a trasformare specchi in finestre, non a giudicarvi.

Francesco De Sanctis (Agli amici della pagina: qui su questo canale troverete tutti gli aggiornamenti sui prossimi incontri che farò in Italia: https://m.me/j/AbbaolZcGPkMJkCj/

09/12/2024

Stefano Vicari - Neuropsichiatra: “È importante che i nostri figli percorrano una strada che possa renderli delle persone capaci di contare su loro stesse. Per questo, ho intitolato libro “Bambini autonomi, adolescenti sicuri”. La base di un’adolescenza sicura passa attraverso la conquista dell’autonomia nel bambino. Autonomia non significa lasciare il bambino in balia di sé stesso né abbandonarlo ad affrontare le sfide o i compiti che la vita gli pone. Ma bisogna accompagnarlo nella crescita. Questo dovrebbe avvenire per quanto riguarda: l’alimentazione; le fasi del sonno; il controllo sfinterico; la creazione di relazioni sociali; la costruzione di relazioni positive con i compagni di scuola e con gli insegnanti. Credo sia fondamentale che i genitori riscoprano questo ruolo educativo. Di certo, non sono io a doverglielo ricordare. Tuttavia, a volte, siamo travolti dalla frenesia e dall’organizzazione dei tempi; pertanto, dimentichiamo di dare delle regole precise ai nostri figli o scordiamo di aiutarli a correggersi laddove sbagliano. Se noi investiamo sulle possibilità educative dei nostri figli, certamente ridurremo il rischio di malattie mentali. Oggi, molti ragazzi si lamentano di essere soli e abbandonati; vivono con angoscia il loro presente. Una presenza più qualificata di noi adulti può aiutarli a superare questo periodo così difficile”.
(Estratto dall’intervista di Denise Ubbriaco)

05/12/2024

Giovani e salute mentale

I campanelli di allarme a cui i genitori devono prestare particolarmente attenzione sono i cambiamenti. Soprattutto quando sono repentini e prolungati nel tempo. Quando un bambino o un adolescente inizia a presentare segni di malessere psicologico, questi si accompagnano infatti a dei cambiamenti emotivi e comportamentali rispetto alle normali abitudini di vita. I cambiamenti possono riguardare il rendimento scolastico, con un repentino peggioramento, la comparsa di difficoltà nel dormire la notte, il peggioramento delle abitudini alimentari (mangiare troppo, mangiare poco, mangiare male), l’abbandono di un’attività sportiva che si praticava con soddisfazione, il ritiro sociale, irritabilità e scontrosità accentuati o un’eccessiva anedonia, cioè la difficoltà a provare piacere per e cose che prima davano piacere. «Ovviamente tutti gli adolescenti di tanto in tanto presentano queste modalità di comportamento – chiarisce Stefano Vicari - Neuropsichiatra – Ma quando questi atteggiamenti diventano quotidiani, rappresentano un cambiamento evidente rispetto al comportamento abitudinario e durano settimane o mesi, allora è bene chiedere aiuto»

I campanelli di allarme non sono però solo quelli comportamentali. Possono essere anche fisici. È il caso dell’autolesionismo, un fenomeno in grande crescita, soprattutto tra i giovani adolescenti (13-14 anni). Anche il repentino ed eccessivo aumento o perdita di peso può essere un segnale che nasconde un disturbo del comportamento alimentare. È quindi importante prestare attenzione al corpo dei propri figli, osservarli. «A volte i genitori per pudore o rispetto della privacy dei propri figli evitano di farlo – spiega Vicari – I figli hanno bisogno di essere controllati. È il ruolo dei genitori. La relazione genitore-figlio non è una relazione tra amici, ma tra chi è adulto e chi no, tra chi deve educare e chi deve essere educato».

30/11/2024

A cura degli psicologi dell’Associazione DiTe e Skuola.net, 'sempre più soli e incapaci di parlare faccia a faccia, per 1 su 3 fisico legato a modelli social'

27/11/2024

«Quando finisce un amore…non soffriamo tanto del congedo dell'altro, quanto del fatto che, congedandosi da noi, l'altro ci comunica che non siamo un granché. In gioco non è tanto la relazione, quanto la nostra identità; l'amore è uno stato ove per il tempo in cui siamo innamorati, non affermiamo la nostra identità, ma la riceviamo dal riconoscimento dell'altro; e quando l'altro se ne va, restiamo senza identità. Ma è nostra la colpa di esserci disimpegnati da noi stessi, di aver fatto dipendere la nostra identità dall'amore dell'altro.E allora, dopo il congedo, il lavoro non è di cercare di recuperare la relazione dell'altro, ma di recuperare quel noi stessi che avevamo affidato all'altro, al suo amore, al suo apprezzamento»
Umberto Galimberti

14/11/2024
09/11/2024

"Oggi la si chiama "resilienza", una volta la si chiamava "forza d´animo", Platone la nominava "tymoidés" e indicava la sua sede nel cuore.
Il cuore è l´espressione metaforica del "sentimento", una parola dove ancora risuona la platonica "tymoidés".Il sentimento non è languore, non è malcelata malinconia, non è struggimento dell´anima, non è sconsolato abbandono. Il sentimento è forza. Quella forza che riconosciamo al fondo di ogni decisione quando, dopo aver analizzato tutti i pro e i contro che le argomentazioni razionali dispiegano, si decide, perché in una scelta piuttosto che in un´altra ci si sente a casa. E guai a imboccare, per convenienza o per debolezza, una scelta che non è la nostra, guai a essere stranieri nella propria vita.
La forza d´animo, che è poi la forza del sentimento, ci difende da questa estraneità, ci fa sentire a casa, presso di noi. Qui è la salute. Una sorta di coincidenza di noi con noi stessi, che ci evita tutti quegli "altrove" della vita che non ci appartengono e che spesso imbocchiamo perché altri, da cui pensiamo dipenda la nostra vita, semplicemente ce lo chiedono, e noi non sappiamo dire di no.
Il bisogno di essere accettati e il desiderio di essere amati ci fanno percorrere strade che il nostro sentimento ci fa avvertire come non nostre, e così l´animo si indebolisce e si ripiega su se stesso nell´inutile fatica di compiacere agli altri. Alla fine l´anima si ammala, perché la malattia, lo sappiamo tutti, è una metafora, la metafora della devianza dal sentiero della nostra vita. Bisogna essere se stessi, assolutamente se stessi.
Questa è la forza d´animo. Ma per essere se stessi occorre accogliere a braccia aperte la nostra ombra. Che è poi ciò che di noi stessi rifiutiamo.
Quella parte oscura che, quando qualcuno ce la sfiora, ci sentiamo "punti nel vivo". Perché l´ombra è viva e vuole essere accolta. Anche un quadro senza ombra non ci dà le sue figure. Accolta, l´ombra cede la sua forza.
Cessa la guerra tra noi e noi stessi. Siamo in grado di dire a noi stessi:
"Ebbene sì, sono anche questo". Ed è la pace così raggiunta a darci la forza d´animo e la capacità di guardare in faccia il dolore senza illusorie vie di fuga.
"Tutto quello che non mi fa morire, mi rende più forte", scrive Nietzsche.
Ma allora bisogna attraversare e non evitare le terre seminate di dolore.
Quello proprio, quello altrui. Perché il dolore appartiene alla vita allo stesso titolo della felicità. Non il dolore come caparra della vita eterna, ma il dolore come inevitabile contrappunto della vita, come fatica del quotidiano, come oscurità dello sguardo che non vede via d´uscita. Eppure la cerca, perché sa che il buio della notte non è l´unico colore del cielo.
Di forza d´animo abbiamo bisogno soprattutto oggi perché non siamo più sostenuti da una tradizione, perché si sono rotte le tavole dove erano incise le leggi della morale, perché si è smarrito il senso dell´esistenza e incerta s´è fatta la sua direzione. La storia non racconta più la vita dei nostri padri, e la parola che rivolgiamo ai figli è insicura e incerta.
Gli sguardi si incontrano solo per evitarsi. Siamo persino riconoscenti al ritmo del lavoro settimanale che giustifica l´abituale lontananza dalla nostra vita. E a quel lavoro ci attacchiamo come naufraghi che attendono qualcosa o qualcuno che li traghetti, perché il mare è minaccioso, anche quando il suo aspetto è trasognato.
Passiamo così il tempo della nostra vita, senza sentimento, senza nobiltà, confusi tra i piccoli uomini a cui basta, secondo Nietzsche: "Una vogliuzza per il giorno, una vogliuzza per la notte, fermo restando la salute".
Perché ormai della vita abbiamo solo una concezione quantitativa. Vivere a lungo è diventato il nostro ideale. Il "come" non ci riguarda più, perché il contatto con noi stessi s´è perso nel rumore del mondo.
Passioncelle generiche sfiorano le nostre anime assopite. Ma non le risvegliano. Non hanno forza. Sono state acquietate da quell´ideale di vita che viene spacciato per equilibrio, buona educazione. E invece è sonno, dimenticanza di sé. Nulla del coraggio del navigante che, lasciata la terra che era solo terra di protezione, non si lascia prendere dalla nostalgia, ma incoraggia il suo cuore. Il cuore non come languido contraltare della ragione, ma come sua forza, sua animazione, affinché le idee divengano attive e facciano storia. Una storia più soddisfacente."

Umberto Galimberti, un grande pensatore, filosofo, psicoanalista, saggista. .
Soprattutto una mente libera, non ingabbiata dalle ideologie e dalla politica. Grazie Prof 🌼🌼

06/11/2024

I bambini trascorrono fino a 6 ore al giorno utilizzando un device, immaginate che effetto può avere su un cervello in trasformazione. SI tratta di ore tolte a fare altro, quindi non è dannoso solo perché sono prese da un’attività molto limitante in termini di creatività, ma anche perché sono ore che vengono sottratte all’attività fisica, al disegno, alla lettura, cioè a tutte quelle attività che possono stimolare maggiormente la crescita del nostro cervello.

I genitori dovrebbero porre massima attenzione nel fornire questi strumenti, ma anche educare all’uso responsabile. Un altro aspetto negativo, spesso associato all’uso di device, è l'uso fino a tarda notte da parte di bambini e adolescenti, comportando una deprivazione del sonno. I giovani dormono molto meno di quanto dovrebbero; di conseguenza la mattina fanno fatica ad alzarsi e ad andare a scuola. Dormire poco è uno dei fattori principali di rischio delle malattie mentali, questo comporta che si aggiungono fattori di rischio a fattori di rischio e questo è un aspetto su cui forse i genitori pongono ancora troppa poca attenzione, anche se in buona fede probabilmente perché non ne sono consapevoli.

28/10/2024
26/10/2024

AIUTAMI A DIVENTARE CHI IO VOGLIO ESSERE
Cari genitori, i nostri figli sono la più grande occasione che la vita ci ha fornito per trasformarci ed evolverci. Vengono al mondo e ci obbligano a costruire un ponte tra la storia da cui veniamo e quella verso cui ci muoviamo. Si dice che i genitori fanno nascere un figlio. Ma la verità è che quello stesso figlio prende per mano due adulti e con la sua vita li fa nascere genitori. (…..) La sfida più grande per noi genitori del terzo millennio è questa: non soffocarli con quell’eccesso di ansia e aspettative che ci contraddistingue. Non limitare il loro desiderio di infinito e di scoperta, chiudendoli della gabbia dell’iperprotezione, spingendoli verso la trappola dell’eccesso di performatività e di richiesta di perfezionismo. Lasciare che facciano le loro prove di volo, che sfidino la forza di gravità con cui a volte la vita li spinge verso terra proprio mentre stanno provando a toccare il cielo con un dito. Saper stare un passo indietro, dare loro una spinta, fare il tifo per loro senza occupare i loro spazi o obbligarli ad adeguarsi alle nostra aspettative invece che ai loro desideri, mi ha spesso regalato l’emozione – bellissima – della sorpresa e dello stupore.(…..) Imparare a coltivare il desiderio vuol dire aiutarli a non avere paura di fare i grandi salti con cui la vita ti chiede di metterti alla prova e di diventare grande. Per noi genitori vuol dire essere giardinieri e non scultori. Ovvero lasciare che un seme diventi fiore, avendo cura del terreno in cui lo abbiamo seminato. Mentre troppo spesso, oggi, noi genitori trattiamo i nostri figli come blocchi di marmo, di cui noi vogliamo essere scultori, lavorando ogni giorno di cesello e scalpello, perché abbiano la forma perfetta che noi abbiamo in mente e alla quale gli chiediamo di aderire. Sperando che il desiderio che noi abbiamo per loro, coincida con il desiderio che loro dovrebbero avere per se stessi. E’ questo l’autogol di cui non dobbiamo mai diventare autori: farli diventare ciò che noi vogliamo che siano. Perché un figlio ci chiede una sola cosa: aiutami a diventare chi davvero io voglio essere.
Questo mese Valeria Balocco, giornalista di MarieClaire.it mi ha chiesto di scrivere la lettera del mese rivolta a noi genitori del Terzo Millennio. In questo post ho messo alcuni passaggi della mia lettera, che è presente in forma completa sul settimanale. Se volete, condividete con altri genitori. Buona lettura.

A.Pellai "Allenare alla vita. I dieci pricinipi per ridiventare genitori autorevoli" (Mondadori ed.)

Indirizzo

Via Dei Maniscalchi 9/b
Oristano
09170

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Studio di Pedagogia Clinica della dott.ssa Patrizia Dall'Argine

Lo studio di pedagogia clinica della dott.ssa Patrizia Dall'Argine nasce con l'intenzione di fornire alle persone un servizio di supporto e sostegno qualificato e professionale.

Per questa ragione lo studio, accoglie al suo interno diverse figure professionali, con competenze specifiche riguardanti la relazione d'aiuto.

La visione in un'ottica di rete è il punto di forza dello studio per cui le situazioni problematiche possono essere valutate individualmente e in equipe attraverso azioni di scambio, condivisione e applicazione di competenze diverse.

Gli ambiti di intervento riguardano bambini, adolescenti adulti, famiglie e scuole.