Dott.ssa Chiara Serra Psicoterapeuta Ortona

Dott.ssa Chiara Serra Psicoterapeuta Ortona Benvenuto! Mi chiamo Chiara e sono una psicologa appassionata del funzionamento della mente umana. Qui troverete articoli e info sul benessere psicologico

22/05/2025
Nella mente e nelle emozioni di un bambina di 2-3 anni
30/03/2025

Nella mente e nelle emozioni di un bambina di 2-3 anni

"Ho due anni, e non sono cattiva… mi sento solo un po’ frustrata. Sono nervosa, stressata, sopraffatta e confusa. In questo momento avrei tanto bisogno di un abbraccio.

Questa mattina mi sono svegliata con il desiderio di vestirmi da sola, ma mi è stato detto: “No, non abbiamo tempo. Lascia fare a me.” E questo mi ha resa triste.

Volevo mangiare la colazione da sola, ma mi hanno detto: “No, fai troppo disordine. Te la do io.” E mi sono sentita frustrata.

Poi volevo camminare fino alla macchina e salirci da sola, ma ancora una volta ho sentito: “No, dobbiamo sbrigarci. Ti aiuto io.” E ho iniziato a piangere.

Quando ho provato a scendere dalla macchina da sola, mi è stato detto: “No, non c’è tempo. Aspetta che ti prenda io.” Ma io volevo solo sentirmi capace.

Più tardi ho provato a giocare con i blocchi, ma mi hanno detto: “No, non si fa così. Fallo in questo modo…” E allora non ho voluto più giocare.

Ho visto una bambola che aveva un’altra bambina e volevo giocarci, ma mi hanno detto: “No, devi condividerla.” Non so cosa ho fatto di male, ma mi sono sentita triste. Così ho pianto. Avevo bisogno di un abbraccio… ma mi hanno detto: “Dai, stai bene. Vai a giocare.”

Poi ho sentito: “È ora di mettere a posto i giochi.” Ma non sapevo da dove cominciare. Stavo solo aspettando che qualcuno mi mostrasse come fare.

Qualcuno ha detto: “Che fai lì ferma? Metti via quei giochi, subito!” Ma io non ho potuto vestirmi da sola, né camminare dove volevo, e ora ci si aspetta che io sappia cosa fare da sola?

Sono confusa. Qualcuno dovrebbe mostrarmi come si fa. Da dove si comincia? Dove vanno i giochi? Sento tante parole, ma non capisco bene. Mi spaventa, e resto ferma.

Poi mi sdraio per terra e piango.

Quando è arrivato il momento di mangiare, volevo prendere da sola il mio cibo, ma mi hanno detto: “No, sei troppo piccola. Lascia fare a me.” Mi sono sentita piccola davvero.

Ho provato a mangiare quello che c’era nel piatto, ma siccome non l’ho scelto io, continuavano a dirmi: “Dai, prova questo… mangia questo…” e mi mettevano il cibo in faccia.

Non volevo più mangiare. Volevo lanciare tutto e piangere. Non posso nemmeno scendere dal tavolo, perché non mi lasciano… dicono che devo prendere ancora un morso. E allora piango ancora di più. Ho fame, sono stanca, frustrata e triste. Ho bisogno di un abbraccio. Non mi sento al sicuro, né capita. E questo mi fa paura. Piango ancora.

Ho solo due anni. Non mi fanno vestire da sola, né mi lasciano muovermi come vorrei, né prendermi cura di me stessa.

Eppure ci si aspetta che sappia condividere, ascoltare, aspettare, esprimere le emozioni nel modo giusto. Che capisca cosa si può rompere, cosa è pericoloso, cosa si fa e cosa no.

Ma non lo so ancora. Non mi è permesso allenarmi a camminare, arrampicarmi, ti**re, spingere, infilare la zip, abbottonare, versare, correre, lanciare… tutte cose che mi incuriosiscono e mi rendono felice.

Ho due anni. Non sono “terribile”… sono solo una bambina che ha bisogno di tempo, di pazienza, di comprensione. E di tanti, tanti abbracci."

Credit al legittimo proprietario

28/03/2025

Pausa

09/03/2025
02/03/2025

La lettera che il tuo adolescente non può scriverti di Gretchen Schmelzer

“Caro Genitore,
Questa è la lettera che vorrei poterti scrivere.
Di questa battaglia in cui siamo, ora. Ne ho bisogno. Io ho bisogno di questa lotta. Non te lo posso dire perché non ho le parole per farlo e in ogni caso non avrebbe senso quello che direi. Ma, sappi, che ho bisogno di questa lotta. Ne ho bisogno disperatamente.
Ora ho bisogno di odiarti, e ho bisogno che tu sopravviva a questo odio. Ho bisogno che tu sopravviva al mio odiarti, e al tuo odiare me. Ho bisogno di questo conflitto, anche se, nello stesso momento, pure io lo detesto. Non importa nemmeno su cosa stiamo a litigare: sull’ora di rientro a casa, sui compiti, i panni sporchi, sulla mia stanza incasinata, sull’uscire, sul restare a casa, sull’andare via di casa, vivere in famiglia, fidanzato, fidanzata, sul non avere amici, o sull’avere cattivi amici. Non ha importanza. Ho bisogno di litigare con te su queste cose e ho bisogno che tu lo faccia con me.
Ho disperatamente bisogno che tu mantenga l’altro capo della corda. Che lo mantieni forte mentre io strattono l’altro capo dalla mia parte, mentre cerco di trovare appigli e punti d’appoggio per vivere questo mondo nuovo in cui mi sento dentro. Prima sapevo chi io fossi, chi fossi tu, chi fossimo noi. Ma ora, non lo so più. In questo momento sono alla ricerca dei miei confini e a volte riesco a trovarli solo quando tiro questa fune con te. Quando spingo tutto quello che conoscevo al suo limite. In quel momento io mi sento di esistere, e per un minuto riesco a respirare. E lo so che ti manca quel dolcissimo bambino che ero. Lo so, perché manca quel bambino manca anche a me e a volte questa nostalgia è quello che rende tutto così doloroso in questo momento.
Io ho bisogno di questa lotta e ho bisogno di vedere che i miei sentimenti, non importa quanto tremendi o esagerati siano, non distruggeranno nè me e né te. Ho bisogno che tu mi ami anche quando sono il peggiore, anche quando può sembrare che io non ti ami. In questo momento ho bisogno che tu ami te stesso e me, che tu ci ami entrambi e per conto di tutti e due. Lo so che fa schifo essere antipatici e avere l’etichette di “ragazzo cattivo”. Anche io provo la stessa cosa dentro, ma ho bisogno che tu la tolleri, e che ti faccia aiutare da altri adulti a farlo. Perché io non posso farlo in questo momento. Se vuoi stare insieme ai tuoi amici adulti e fare un “gruppo di auto-mutuo-aiuto-per-sopravvivere-al-tuo-adolescente”, fa’ pure. O parlare di me alle mie spalle, non mi importa. Solo ti chiedo di non rinunciare a me, di non rinunciare a questo conflitto. Io ne ho bisogno.
Questa battaglia con te mi insegnerà che la mia ombra non è più grande della mia luce. Questo conflitto mi insegnerà che i sentimenti negativi non significano la fine di una relazione. Questo è il conflitto che mi insegnerà come ascoltare me stesso, anche quando questo potrebbe deludere gli altri.
E questa battaglia particolare, finirà. Come ogni tempesta, sarà spazzata via. E io dimenticherò, e tu dimenticherai. E poi tornerà di nuovo. E allora io avrò bisogno che tu regga la corda ancora. Avrò bisogno di questo ancora per anni.
Lo so che non c’è nulla di intrinsecamente soddisfacente in questa situazione per te. Lo so che probabilmente non ti ringrazierò mai per questo, o neanche riconoscertelo. Anzi probabilmente ti criticherò per tutto questo duro lavoro. Sembrerà come se niente che tu faccia sia mai abbastanza per me. Eppure, mi affido interamente alla tua capacità di restare in questa battaglia. Non importa quanto io polemizzi, non importa quanto io mi lamenti. Non importa quanto io mi chiuda in silenzio.
Per favore, resta dall’altro capo della fune. Sappi che stai facendo il lavoro più importante che qualcuno possa mai fare per me in questo momento.
Con amore, il tuo teenager”.

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"E se avessi fatto uno sbaglio a fare questo bambino?"
"mi sento sola anche se sono accerchiata da tante persone che mi amano"
"sentirlo piangere di continuo mi fa sentire sbagliata"
"ci sono delle volte che avrei voluto fare solo un figlio, sarebbe stato meglio!"
"le altre riescono a fare la mamma meglio di me"
"non riesco a essere felice"

La gravidanza e la maternità sono dipinte come i momenti più belli della vita di una donna, ma non tutte viviamo questi momenti in modo diverso.

Troppo spesso si pensa che una buona madre é colei che si dona al 100% al nascituro e a tutte le sue necessità, dimenticandosi che prima di lui o di lei, c'è anche una donna.

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Aperte le iscrizioni per il centro aggregativo per minori
13/09/2024

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