
23/03/2025
...cioè giudicare quella persona come poco “garbata” – ma forse sociologica. Cioè, pensare a questi esempi ripetuti come il riflesso del tempo in cui viviamo. Le nostre vite sono fatte di giornate dove la relazione spesso si frammenta in infinite particelle di contatti che durano a volte lo spazio di pochi secondi, al massimo di minuti. Una notifica ci segnala che qualcuno ci sta dicendo “ti sto pensando” o “mi piace quello che fai, o che scrivi”. Questa persona emerge sul bordo della nostra coscienza, ma subito scompare, coperta da qualcun altro che ci scrive in chat. Qualcun altro ancora si prende il suo spazio imponendosi sulle chat rimaste non lette, entrando a gamba tesa con un vocale che ci cattura l’attenzione con la sua voce. Poi tocca a noi a farci vedere da tutti gli altri, magari mentre siamo con qualcuno, e ci facciamo un selfie come se entrambi dovessimo occuparci dei nostri rispettivi pacchetti di legami. E poi accade qualcosa nel mondo fisico attorno a noi – magari dobbiamo parlare con un collega, o uscire per la spesa, o incontriamo un amico – e questa squadra di altri con cui abbiamo iniziato “qualcosa che assomiglia a una comunicazione”, viene archiviata fino al prossimo momento in cui sentiamo liberarsi dello spazio disponibile per loro.
In questa parcellizzazione delle relazioni, la sensazione può essere quella di essere sempre attorniati di persone, sempre con le spalle coperte, che ci sia sempre qualcuno disponibile a darci attenzione. Ma non si pensa spesso che anche altre persone sono, come noi, avvolte da questo fasciame di impulsi digitali che sembrano dire “in questo preciso istante ci sono per te!” o “in questo preciso istante, ci sei per me?”. Gli altri potenzialmente ci sono tutti, o potrebbero esserci, ma mancano i tempi naturali perché la relazione possa superare un farsi compagnia per un po’.
Che cosa c’entra la questione del mancato saluto? Forse, questa forma mentis che nasce dentro l’epoca dell’iperconnessione sta fuoriuscendo nel mondo fisico, e ci porta a vivere gli altri un po’ come fossero “distributori di dosi usa e getta”, fornitori di attenzione, di stimolazione, di gratificazione.
Che ne pensate?