
03/08/2025
Non serve la lotta. Serve presenza.
Serve che restiamo dentro di noi a respirare.
I nostri sistemi di allarme sono funzionali ad accorgerci del pericolo. Non sono sbagliati, ci stanno dando un segnale di attenzione.
Ma a volte li lasciamo agire senza ascoltarli, e possono finire per sovrastarci.
Se ci restiamo dentro con presenza, invece, possiamo ascoltarli con altri sensi. Quel tipo di sentire è pieno e dignitoso. E ci permette di lasciar ingrossare l'onda emotiva senza farcene travolgere.
Se ci immaginiamo in piedi su una tavola da surf in cima a quelle onde interne potentissime, ci permetteremo di lasciar fluire l'onda emotiva dandole ascolto e dignità, senza entrare nella risposta automatica.
Entrarci con l'intento di controllarle, rinforza quelle emozioni spiacevoli, rinforza l'onda.
Starci sopra ci permetterà, invece, di accogliere ciò che c'è, e al tempo stesso di stare a galla.
Ci permetterà di sentire il dolore, la paura, lo spavento, senza trasformarle in stati di allerta sotterranei logoranti che ci fanno vivere in allarme continua.
Ci permetterà di comunicare a noi stessi che andiamo bene così come siamo, che quello che c'è, c'è per un motivo. E senza esserne travolti, iniziare a calmarci, e magari il motivo può emergere con maggiore chiarezza.
Respira.
Accogliere il dolore con questa lealtà verso noi stessi, ci dona chiarezza e profondità.
Solo così, ciò che emerge può trasformarsi.
Possiamo davvero rinascere dalle nostre spoglie.
"E dal letame può nascere un fior..."