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Buona estate a tutti! 🍉☀️
15/08/2024

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31/07/2024

Negli ultimi anni, abbiamo già trattato l'argomento "transessuali nello sport" e seppur argomentando in modo tecnico, abbiamo ricevuto una limitazione al nostro profilo da parte di Meta.
Oggi siamo nuovamente spettatori di uno scenario "scientificamente" errato, ingiusto, penalizzante, scorretto: "Imane Khelif", pugile 25enne dell'Algeria ha ricevuto l'ok a combattere contro l'italiana Angela Carini nella categoria 66 kg. Khelif aveva ricevuto l'esclusione dagli ultimi mondiali, insieme a Lin Yu-ting, per non aver superato i criteri di ammissibilità, ovvero il test ormonale, secondo l'International Boxing Association. A Parigi, invece, a giudicare è stato il Cio, il comitato olimpico: Mark Adams, portavoce del Cio, ha detto che non avrebbe commentato casi individuali e si è limitato ad affermare che ogni iscritta alle competizioni femminili "rispetta i requisiti richiesti".

DISCLAIMER: "Con massimo rispetto per ciascun essere vivente, la nostra posizione è basata su di un aspetto scientifico e circoscriviamo il nostro intervento all'ambito sportivo".

Negli sport da combattimento, a maggior ragione, abbiamo già assistito ad epiloghi infausti, come nel caso del trans Fallon Fox, nominato "spacca cranio", che nel 2014 ha letteralmente "distrutto" Tamikka Brents, lasciandola con una commozione cerebrale e l’osso orbitale rotto, a terra sul ring.
Nel sollevamento pesi, Laurel Hubbard, neozelandese, uomo fino al 2012, e poi argento ai Mondiali del 2017 e nel 2020, Coppa del mondo a Roma nella categoria dei pesi massimi. Alcune testate hanno scritto: “Tokyo è stata teatro di un enorme passo avanti con la partecipazione alle Olimpiadi di Quinn e di Laurel Hubbard atleta transgender della storia dei Giochi. E adesso che il muro è crollato, il Cio ha deciso di continuare a correre sulla strada dell’inclusione”. Oppure ancora il caso di Lia Thomas, che aveva gareggiato per tre anni nella squadra maschile della sua università e dopo aver completato il percorso di transizione, è entrato a far parte della squadra femminile vincendo la Ivy League Universities.

L’incompatibilità di tali condizioni è data da fattori genetici, la combinazione cromosomica XY o XX determina non solamente il “genere” di un individuo, bensì una moltitudine di aspetti centrali (non secondari) relativi alla struttura corporea, che definiscono la densità ossea, le leve, l’attivazione sistema nervoso, le risposte ormonali, la forza… e molto altro.

Il nostro intervento è volto a tutelare le atlete che lavorano in condizioni già in partenza “svantaggiate” nel contesto sportivo, spesso in condizioni economiche pari agli amatori dello sport maschile, eppure così straordinarie da raggiungere risultati altrettanto eccellenti. E in questi casi, drammaticamente, si vedono “rubare” un risultato tanto ambito, sognato e sudato, da parte di un atleta che fino a qualche anno prima gareggiava nel contesto maschile, con vantaggi sleali per condizioni “genetiche”. Con frustrazione dell'atleta donna, della famiglia che l'ha sostenuta, della squadra, degli allenatori, i preparatori e tutto lo staff.

Lo sport, i grandi eventi e le Olimpiadi in assoluto, sono sempre oggetto di comunicazione e manipolazione politica. Lo sono state nel passato, come ad esempio i memorabili Giochi Olimpici di Berlino del 1936, che costituirono un'occasione senza precedenti per la propaganda del Nazismo e della sua ideologia, provocando un intenso dibattito all'estero, tanto da essere definiti i giochi Olimpici Nazisti. Lo sono oggi, attualmente usurpate dello spirito sportivo, per affermare concetti “controversi”, “alternativi”, “popolari”. Sfacciatamente sbattuti nelle prime pagine di tutto il mondo a partire da un infelice, deplorevole e sinistro spettacolo di apertura dei giochi olimpici 2024.

Questo ennesimo “prevedibile” colpo di scena, ostenta la ricerca di un’attenzione mediatica orientata a raccogliere favore e consenso politico.

Coloro che invocano la creazione di una categoria a parte per il genere trans, dovrebbero prima capire l'economia dello sport e la totale insostenibilità di tale idea.

Tutelare lo Sport significa comprenderne il suo valore anche e soprattutto nella collettività, nella società, nel ruolo educativo che primariamente ha nella vita di ciascun “bambino”, che entra in una prima stagione della vita imparando a confrontarsi e creando una visione del mondo proprio attraverso lo sport e l’attività fisica.

A scapito di eventuali ulteriori limitazioni imposte, la posizione di Scienze Motorie in questo illogico dibattito, continuerà ad essere ragionata e scientificamente fondata, e sempre a favore delle donne, un argomento politico che oggi “polarizza meno” e pertanto meno significativo per attivare una nuova rivolta di clickbait.

06/03/2024
06/03/2024
Sereno Natale e Buon Anno Nuovo a tutti voi !!!
23/12/2023

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