Dott.ssa Grazia Tanzariello psicologa

Dott.ssa Grazia Tanzariello psicologa • Non abbiamo bisogno della magia per cambiare il mondo, abbiamo già dentro di noi tutto il potere di cui abbiamo bisogno. •

Barattare la felicità in cambio del successo è cosa comune.Non è mai detto, assicurato o confermato che le due cose si s...
28/08/2024

Barattare la felicità in cambio del successo è cosa comune.
Non è mai detto, assicurato o confermato che le due cose si sovrappongano.
È spesso vero che si separano.
Non sono mai stata felice in posti in cui dovevo dare il massimo, mi tremava la voce, faticavo a respirare, sudavo freddo, avevo il cuore nello stomaco ogni volta.
Sentivo che dall'altra parte doveva per forza esserci qualcuno che mi avrebbe dovuto dire se andassi bene o no.
Qualcuno che aveva due braccia e due gambe come me, i suoi pensieri e i suoi desideri, la sua storia e le sue amicizie, diverse dalle mie.
Tremavo perché sentivo che se non mi avessero detto "Brava", avrei perso tutto.
Non lo dicevano sempre, eppure non perdevo nulla. Perdevo solo me stessa nel frattempo, e non me ne accorgevo.
L'altro diventava l'unico pensiero, permesso e divieto, malattia e cura, e del successo mi dimenticavo completamente.
Dovevo compiacere.
In posti così mi sarei ammalata troppe volte, oppure non ne sarei uscita viva, o non sarei mai stata me stessa.
La "stanza della parola", invece, è un posto che ti supplica di essere quanto più brutto possibile, ti chiede di mostrare tutti i demoni peggiori, ti chiede di dire parolacce, di disobbedire, di contraddire, di essere muto o parlare da solo.
Nella stanza della parola risiede la libertà del dover essere e del non dover essere.
Ed io ho capito che può essere solo questa la chiave della felicità: la libertà di rinunciare al successo inseguendo noi stessi e tutti i nostri desideri più timidi.

Come si fa a vivere una relazione senza il terrore di perdere l'altro? ❤️‍🩹Rimanendo intatti.Ci siamo noi, in tutte le n...
11/07/2024

Come si fa a vivere una relazione senza il terrore di perdere l'altro? ❤️‍🩹

Rimanendo intatti.
Ci siamo noi, in tutte le nostre esperienze meravigliose, ma poi ci sono anche io e ci sei anche tu.
Mantenere le proprie individualità senza confonderci, senza fonderci, ci aiuta a stabilire dei confini sani.
I confini sono sicurezze, delimitano lo spazio in cui io esisto a prescindere da te, e nonostante tutto scelgo di averti accanto.
Ecco perché l'amore non è bisogno dell'altro,  ma desiderio di starsi accanto.
Permettetevi la solitudine anche in coppia, è il più bell'atto d'amore ❤️

Ho avuto paura che il mondo non la contenesse tutta quella tristezza, ho cercato di aggrapparmi ai margini proprio per q...
04/07/2024

Ho avuto paura che il mondo non la contenesse tutta quella tristezza, ho cercato di aggrapparmi ai margini proprio per quello. Vedevo bimbe sentirsi padrone della loro realtà, le vedevo coraggiose e pronte a cadere in qualsiasi momento.
Io ricordo solo la paura, incontenibile paura non definita di tutto quello che era fuori da casa mia. Mamma mi diceva sempre di stare attenta, avrei potuto inciampare, cadere, mi diceva che non ero adatta per alcuni giochi, che ero tanto lenta a scoprire il mondo. Temevo solo di non farlo bene, o almeno di non farlo come volesse lei.
Capivo che quelle bambine, a differenza mia, avevano avuto in dono una preziosità: la fiducia. Quando un genitore ti dice "Faccio io" ti sta comunicando che senza di lui non ce la farai. È da lì che inizia la dipendenza. Da lì che cominci a pensare che per fare le cose ti serve sempre qualcuno accanto.
E ti resta la paura di non essere abbastanza se non c'è un altro pronto a sorreggerti. Ti resta la paura delle piccole cose, di toccare quelle voragini e sentirti risucchiata.
In terapia cerchiamo il coraggio, di parlare a noi stessi in modo diverso, di affrontare quei mostri interiori. Cerchiamo il coraggio di chiederci scusa.
Cerchiamo l'appoggio di qualcuno che ci sostenga e non faccia mai al posto nostro.
In terapia sperimentiamo la fiducia, quell'immenso dono che ogni giorno sento di ricevere quando qualcuno siede sul mio divano giallo.
Ci teniamo per mano senza sfiorarci, ci ascoltiamo senza parlare, ci teniamo stretti per affrontare l'immensa rivoluzione che accadrà dentro di noi.

(Mi spaventa solo un po' il futuro, Di notte non dormo benissimo, sono preoccupat* per i miei genitori, a volte mi sento...
05/04/2024

(Mi spaventa solo un po' il futuro, Di notte non dormo benissimo, sono preoccupat* per i miei genitori, a volte mi sento sol*, la sera vorrei parlare con qualcuno e raccontare la verità, chissà se arrivo a fine mese, riuscirò ad avere dei figli? Quanto mi costerà fare quel viaggio? Ho paura perché sento che a volte gravano su di me tutti i doveri, credo di essere in affanno, mi sembra che tutti vadano avanti e che io resti indietro, a volte ho un dolore al petto e penso alla morte, chissà se sto facendo abbastanza, non sono padron* del mio tempo, ho la casa da sistemare eppure non ho le forze, mi fa arrabbiare il fatto che nessuno si renda conto di cosa ho bisogno, non voglio chiedere aiuto eppure mi servirebbe, è difficile avere il controllo di tutto, sento che non posso fermarmi mai, la vita degli altri è nelle mie mani, vorrei il coraggio di arrabbiarmi, sono stanc* di essere forte, mi riempio di cose da fare, mi sento sfinit*, perché se non faccio ciò che gli altri si aspettano da me mi sento in colpa? Vorrei non vivere con la costante paura di perdere qualcuno, vorrei riuscire a legarmi eppure ho paura di affidarmi totalmente. Sento che a volte vorrei spegnermi e smettere di affaticarmi.)

In quattro lettere dei non detti fluttanti ed imponenti dentro di noi.
Lì dentro c'è tutto quello che vorremmo dire ma non diciamo, abbiatene cura sempre.

Non riuscivo a muovermi per paura di fare male. Era una sorta di catatonia emotiva dalla quale non potevo uscire perché ...
19/12/2023

Non riuscivo a muovermi per paura di fare male. Era una sorta di catatonia emotiva dalla quale non potevo uscire perché tutti stavano male per colpa mia.
Mi bastava un saluto più freddo dalla mia compagna di classe, una parola in meno da parte di mia madre, un'ora di ritardo nel ritorno a casa di mio padre, un visualizzato senza risposta, e subito impartivo rimproveri a me stessa. Ero alla ricerca delle mie responsabilità, di qualsiasi cosa che servisse a ristabilire un equilibrio perché le crisi e i conflitti erano terrificanti.
Camminavo piano, come se i pavimenti fossero di cristallo, come se le persone potessero rompersi ed io potessi non trovarne più rimedio. Avevo paura che tutto fosse irreparabile.
Non lo sapevo ancora, ma tutto questo aveva a che fare con la paura della morte. In ogni cambiamento c'è qualcosa che finisce, positivo o negativo che sia, c'è sempre qualcosa che muore quando ci spostiamo un passo più avanti.
Ho provato nostalgia perfino per le 7 del mattino del 2004, pensando che non sarebbero più tornate così. Sarebbero state 7 del mattino diverse quelle del giorno dopo, e questa cosa mi faceva arrabbiare tantissimo.
Perciò ho poi imparato a salutare, a lasciare andare, a comprendere che tutto nella vita cambia forma e che tutto è morte e vita nello stesso momento.
La soluzione era più semplice di quello che credevo, anche se pur sempre dolorosa, dovevo restare nel qui ed ora. Accogliere il momento successivo, aprirmi a nuove vite, perché quelle vecchie sarebbero rimaste dentro di me anche se fuori non ci sarebbero più state.
Ho imparato a salutare, senza sentirmi colpevole delle cose che finiscono.
Perché alla fine chi se ne va non ha saputo restare, e nonostante questo c'è tutto un mondo ancora in piedi per noi, accogliamolo.

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