
02/08/2025
Mi lego troppo facilmente alle cose.
Troppo velocemente. Quel troppo è stato fino a tempo fa ingombrante: era come se ogni cosa prendesse così tanto spazio da esistere dentro di me per sempre.
Il mio lavoro mi insegna che questo è fondamentale per stare in una relazione.
Non so esistere se non posso amare.
E ho capito da subito che prima di essere aiutato, un paziente, del tutto inconsapevolmente, chiede di essere amato. Da paziente, più di ogni consapevolezza appresa, mi ha salvata l'amore di cui ogni giorno sono riconoscente alla mia terapeuta.
Più di ogni cosa, mi ha aiutata sapere che era lì per me ad accogliere tutti i miei vissuti peggiori. Mi ha vista, prima di tutti.
Nessuno ci vede mai realmente come nella stanza della parola, l'unica relazione in cui esisti solo ed esclusivamente tu.
Voglio bene ai miei pazienti, e silenziosamente mi sgomento facendo il tifo per loro. Mi chiedono spesso quanto c'è di vero in tutto questo, io credo di non essere mai così autentica come quando sono nella relazione terapeutica. Più di ogni metodologia, più di ogni tecnica, serve dire che ci siamo sul serio. Che attraverso gli occhi di qualcuno che è lì per te ogni settimana alla stessa ora, tu puoi sentirti al sicuro. Serve sapere che qualsiasi cosa farai, resterò lì, alla stessa ora, pronta ad accoglierti.
Nelle pause mi rendo conto di quanto forte sia tutto questo, di quanto apra aspetti profondi che solo noi conosciamo.
La terapia è un regalo da ambe le parti, perché ogni storia mi rimbomba dentro e dà il via a diversi pensieri.
È enormemente difficile, estremamente affascinante, ma così bello e puro.
Sono così strana, perché alla fine mi commuovo ogni volta che chiudo lo studio per un po'. È strano perché ogni volta che me ne vado, poi resto comunque.
Vi voglio tanto bene, grazie.