
30/07/2025
.
Ci sono ferite che non si vedono
Ci sono delusioni che fanno più male dei fallimenti
E a volte, per chi affronta l’infertilità, la delusione più grande non è solo nel test negativo, ma nelle mani in cui si è riposto tutto… e che non hanno saputo stringere davvero
Le delusioni arrivano quando chi dovrebbe accompagnarti… ti lascia sola
Quando ti senti solo un’altra “paziente” in lista, e non una donna che sta mettendo tutto di sé per diventare madre
Ogni volta che una paziente mi dice
“mi sono sentita un numero”
io sento la responsabilità — come professionista, ma anche come essere umano — di ricordare a tutti noi nel mondo della salute riproduttiva che la scienza deve camminare insieme all’empatia
Le pazienti infertili non cercano miracoli
Cercano ascolto
Cercano attenzione reale, non solo protocolli
Cercano umanità, non solo risultati
La verità è che non basta sapere “cosa fare”.
Serve anche come farlo
Serve uno spazio sicuro dove potersi sentire vulnerabili senza vergogna
Serve un medico che capisca che questa non è solo una procedura: è un viaggio emotivo che mette in discussione ogni parte di sé
Vorrei che chi lavora in questo ambito ricordasse una cosa:
l’infertilità non si cura solo con aghi, farmaci e monitoraggi
Si cura anche con parole che accolgono, mani che rassicurano, tempi che rispettano la fragilità emotiva
Senza ascolto, la cura è a metà
Senza presenza, ogni terapia è più pesante.
Senza rispetto emotivo, anche il centro più tecnologico diventa un luogo di dolore
Se sei stata delusa, se ti sei sentita ignorata, se hai pianto da sola in macchina dopo una visita troppo frettolosa… sappi che non sei tu ad essere fragile
È il sistema che spesso è troppo sordo al dolore invisibile
E se oggi senti di aver perso fiducia, ricorda: puoi ricominciare
Ma fallo con chi sa guardarti davvero
Con chi ti cura come persona, non solo come paziente
Non smettere di chiedere attenzione
Non smettere di pretendere rispetto
Perché la cura, quella vera, comincia dall’umanità
Il mio lavoro è anche questo:
ridare spazio alla tua voce
al tuo sentire
alla tua dignità