29/11/2024
- Lo sai che siamo in ritardo, sì?
- Vabbè, ma tanto i primi venti minuti son sempre di trailer.
- Sì, ma siamo in ritardo di quaranta. Tutto perché hai voluto parcheggiare in c**o.
- È tua la macchina? Lo paghi tu il parcheggio? E allora muto.
- Lo sai che detesto perdermi l’inizio del film al cinema.
- Mi metti un’ansia. Stai tranquillo, adesso facciamo il sottopasso che tagliamo e in cinque minuti siamo lì.
- Oh no.
- Cosa?
- Guarda che postaccio. Non mi piace. Non è sicuro a quest’ora. Dai, cambiamo strada.
- Sì, e non ci arriviamo più. Dai, camminiamo veloci.
- C’è qualcuno.
- Cosa?
- Qualcuno, c'è qualcuno nel sottopassaggio.
- Non è divertente.
- Ti dico che c’è qualcuno. È là, c***o.
- Tu ignoralo.
- Ciao ragazzi.
- Ciao…
- Che bella coppia che siete.
- Grazie…
- Cosa ci fate tutti soli da queste parti?
- Scusa, ma andiamo di fretta.
- Eh, di fretta, e che succede di così urgente…
- C’abbiamo il cinema, scusa.
- Perché non parliamo un po?
- No, guarda, davvero dobbiamo andare.
- E invece io dico che restate.
- È un coltello!
- C***o, ha un coltello!
- Amico dai, tranquillo. Noi non vogliamo guai.
- E cosa volete?
- Prego?
- Cosa volete?
- Noi… non… in che senso… cosa vogliamo?
- Andarcene via?
- Ecco, brava. Vogliamo andarcene via.
- Sentite come se steste scappando da qualcosa?
- Be’, sì.
- E da cosa?
- Da te.
- Forse credete di stare scappando da me. Invece state scappando da voi stessi.
- No, guarda non è proprio il caso.
- Capisco.
- Noi adesso ce ne andiamo...
- Mi sembra importante quello che hai detto.
- Oh no.
- Cosa?
- Usa l'ascolto attivo.
- E quindi?
- Credo sia uno psicologo.
- Esagerato.
- Invece mi sa di sì.
- Ma no, vedrai che è solo un aggressivo malintenzionato.
- Avanti, tirate fuori tutto! Muoversi!
- Lo vedi? E tu che ti preoccupavi. Dagli tutto così possiamo andare.
- Ecco, tieni…
- Cos’è?
- Il portafoglio.
- Ma no, con fuori tutto intendevo gli irrisolti.
- Avevi ragione! È uno psicologo!
- Amico, non cerchiamo rogne.
- Ah sì. E cosa cercate?
- Oh dio, la mindfulness…
- Sta provando a renderci consapevoli.
- Cosa sta accadendo dentro di voi proprio ora?
- Sta accadendo che abbiamo paura!
- Amore, non dargli corda.
- Se doveste attribuire un colore o una forma a questa paura, come la immaginereste?
- Senti, noi adesso ci giriamo e ce ne torniamo da dove siamo venuti…
- C’è una pianta di ficus.
- Eh?
- Una pianta di ficus blocca il marciapiede.
- Ha già cominciato ad arredare il sottopassaggio.
- È un quadro di Chagall quello?
- Avete detto “da dove siamo venuti”. Quindi è qualcosa che riguarda il vostro passato.
- No, senti, piglia i soldi ma non ci provare neanche ad analizzarci.
- Te l'avevo detto che era una strada pericolosa!
- Percepisco un conflitto.
- Perché è colpa sua se ci troviamo in questa situazione.
- Zitti!
- Oddio, s’è incazzato.
- Voi vi rendete conto in che situazione vi trovate. Questo è il mio quartiere.
- Scusi, noi…
- E nel mio quartiere non si parla di colpa, bensì di giudizio nei confronti dell’altro. Tu ti senti giudicato?
- Un po’.
- Proviamo a esplorare insieme questo sentimento.
- Ogni volta lui mi dà la colpa per tutto.
- Io? Ma se ti chi parla! Raccontagli della caldaia.
- Che è successo con la caldaia?
- Per favore, può accoltellarci e basta?
- Praticamente la caldaia funzionava male, io mi sono offerto di ripararla.
- E ha allagato mezza casa.
- Ma le intenzioni erano buone.
- Se non sai farla una cosa, non farla…
- Mi par di capire che, in questa situazione, lei ti attribuisce la responsabilità dell’evento. Tu senti di avere questa responsabilità?
- Io volevo solo rendermi utile.
- Voleva solo rendersi utile. Lei l’ha percepita questa intenzione propositiva?
- Ascolta, questo è un Iphone16. Son novecento euro sereni. Te lo pigli e ci lasci coi nostri casini.
- Il nostro terapista ti ha fatto una domanda.
- Il nostro terapista? Il nostro terapista ha lo sguardo da pazzo e i denti da crack!
- Si sente minacciata all’idea di ricorrere alla terapia?
- Mi sento minacciata dal coltello che ci punta addosso!
- Ecco, metto via il coltello.
- Ha tirato fuori un bloc notes! Stai dietro di me!
- Amore, ho paura.
- Anch’io, amore. Ma vedrai che ne usciamo.
- Facciamo un passo alla volta, iniziando con ciò che ti sembra più gestibile. Il vostro rapporto mi pare fondato sulla reciproca necessità di validarsi agli occhi dell’altro.
- Be’, non ha tutti i torti…
- Nicolò, per favore!
- Attenzione, questo non è necessariamente negativo, perché cercare approvazione e conferme è una parte naturale di ogni relazione. Tuttavia, mi chiedo: quanto spazio lasciate, nel rapporto, al riconoscimento di voi stessi come individui autonomi, indipendenti da questa dinamica?
- I nostri spazi li cerchiamo. Li troviamo anche penso, no?
- Sì, sì…
- Non sembri convinto.
- No, no, è che sarà il sottopassaggio, l’odore di pi**io, o forse il terapeuta di coppia armato e coi pantaloni sporchi di giallo, ma devo dirti una cosa.
- Cosa?
- Io non ci voglio andare al cinema.
- Manco io.
- Davvero?
- Sì, ci andavo perché pensavo volessi andarci tu.
- E io ci andavo perché pensavo volessi andarci tu.
- Avete notato come la necessità di validarsi agli occhi dell’altro vi ha portato a credere di dover confermare aspettative inesistenti nel rapporto?
- È vero.
- E questa vostra opposizione alla terapia di coppia potrebbe nascere proprio da tale percezione. Spesso accade che ci raccontiamo storie su come dovrebbe essere una relazione, o su come la nostra relazione effettivamente sia, per proteggerci da emozioni difficili, come il dubbio o la vulnerabilità. Vi invito a considerare questo: la percezione che avete del vostro rapporto è un punto di partenza, non una verità immutabile
- È vero.
- Ha proprio ragione.
- Adesso facciamo un esercizio di immaginazione guidata…
- Ora!
- Bloccalo!
- Pigliali il bloc notes!
- La pianta di ficus! Tiragli il ficus!
- Beccati questo!
- E questo!
- Cane!
- Maledetto!
- Che fai scappi? Non fai più il terapista adesso! Vigliacco!
- Amore, basta. Se n’è andato.
- Come stai?
- Bene, tu?
- Bene.
- Uau.
- Che situazione pazzesca.
- Da raccontare.
- Sì.
- E adesso?
- E adesso andiamo al cinema.
- Ah già.
- Credi che avesse ragione?
- Su che?
- Su quella cosa che rifiutiamo la terapia perché abbiamo paura di apparire vulnerabili?
- Ma figurati, l’abbiamo preso a calci in c**o. Ti sembriamo vulnerabili?
- Ma infatti.
- Noi stiamo bene.
- Più che bene.
- E poi la terapia ti spilla un sacco di soldi.
- Una mezza rapina.
Il testo è di Nicolò Targhetta e la grafica di Amandine Delclos.