
01/04/2025
“Ho capito che fare errori è meglio che vivere con l’ansia.”
Questa frase, emersa in terapia, suggerisce una consapevolezza importante: l’ansia, a volte, non è connessa solo alla paura di sbagliare, ma al terrore di incontrare quella parte di noi che fallisce, che non sa.
Spesso rincorrere aspettative irrealistiche o cercare di conformarsi alla percezione dell’idea che gli altri hanno di noi, diventa un modo per sfuggire alla possibilità di deludere, alla paura del giudizio, al timore di non sentirsi “abbastanza”. E così, senza accorgercene, stabiliamo un patto tacito con noi stessi: “solo se faccio tutto perfettamente, sarò adeguato”.
Il paradosso? Più cerchiamo di controllare ogni variabile per evitare l’errore, più l’ansia cresce, perché il controllo assoluto è un’illusione.
Forse, allora, il problema sta nel significato che diamo all’errore. Se lo consideriamo come una minaccia e non come una condizione naturale dell’esistere, ogni inciampo diventa intollerabile. E così l’ansia ci segnala il rifiuto di accettarci come imperfetti, vulnerabili, umani.
Se iniziassimo invece a riconoscere che sbagliare e ricominciare significa vivere? Forse ci stupiremmo di trovare, al di là della paura, la libertà di essere autentici, anche nelle nostre imperfezioni.
E tu, come vivi l’errore?