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PsicologiaPadova Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale. Dr.ssa Pinton Michela, psicologa e psicoterapeuta.

Laurea in psicologia dello sviluppo e dell'età evolutiva. Specializzazione in psicoterapia cognitivo comportamentale. Mi occupo di prevenzione, consulenza, diagnosi, cura e formazione sia a livello individuale che di coppia, di gruppo o familiare. La mia specialità sono i diturbi d'ansia a tutte le fasce d'età, dall'età evolutiva all'età adulta.

05/08/2025

4 FATTORI DI MANTENIMENTO DELL’ANSIA

Salve a tutti,
prima di salutarci per le vacanze estive, vi propongo un video in cui vi parlo di alcuni fattori di mantenimento dell’ansia.

A volte, nonostante tutti i tentativi che si fanno più o meno efficaci per liberarsi dell’ansia, risulta molto difficile riuscirci. Ciò accade perché vi sono dei fattori che mantengono e alimentano il problema, ostacolandone la soluzione. Ora vi descrivo alcuni di questi fattori di mantenimento:
1. Sensibilità all’ansia = Alcune persone hanno una predisposizione individuale a provare ansia in relazione alle sensazioni legate all’attivazione fisiologica.
2. Effetto di coerenza con l’emozione = È un fenomeno cognitivo in cui pensieri e credenze tendono a essere coerenti con l’emozione attivata. Se stiamo provando ansia avremo accesso solo a memorie ansiogene che ci confermeranno la presenza di un pericolo/minaccia.
3. Attenzione selettiva = Consiste nel monitoraggio delle proprie sensazioni interne con una particolare attenzione alle situazioni temute, allo scopo di verificare la presenza di segnali che potrebbero scatenare l’ansia. Ciò produce un abbassamento della soglia di percezione di queste sensazioni e contemporaneamente l’aumento dell’intensità soggettivamente percepita.
4. Emozione come informazione = Lo stato emotivo in cui ci troviamo funziona come fonte d’informazione, per questo motivo se proviamo ansia deduciamo che ci debba essere un pericolo in agguato.

Con questo articolo concludo la parte in cui vi ho descritto l’ansia in tutti i suoi aspetti. Dopo la pausa estiva cominceremo a parlare di come si può trattare l’ansia in modo efficace. Buone vacanze e presto…. e come sempre restate connessi!!!

16/07/2025

4 STRATEGIE COMUNI MA INEFFICACI PER SUPERARE L’ANSIA

Salve a tutti,
oggi vi parlerò di alcune strategie che vengono comunemente utilizzate per affrontare l’ansia ma che purtroppo non sono efficaci e in alcuni casi possono anche mantenerla o aumentarla.

L’ansia come sappiamo non è una emozione gradevole da provare, per questo motivo le persone cercano in tutti i modi di ridurla, controllarla, contrastarla o eliminarla, spesso però ottenendo l’effetto contrario. Alcune strategie che vengono utilizzate comunemente possono paradossalmente peggiorare l'ansia nel lungo termine, creando un circolo vizioso difficile da spezzare.
Le strategie più comuni che non funzionano sono:
1. EVITAMENTO = le persone tentano di evitare le situazioni che causano ansia e nell’immediato ci può essere un abbassamento dell’ansia, ma nel lungo termine l’ansia aumenta così come la difficoltà di gestire tali situazioni. Inoltre la vita delle persone risulta sempre più limitata.
2. COMPORTAMENTI PROTETTIVI = avete presente la coperta che Linus portava sempre con sé per proteggersi da ciò che lo spaventava? Spesso le persone ricorrono a palliativi (ad es. portare con sé un sacchetto di carta, le caramelle al mentolo…) o persone care per proteggersi da eventi o situazioni ansiogene. Anche questi comportamenti nel breve termine riducono l’ansia ma nel lungo termine la persona si percepisce sempre meno capace di affrontare l’ansia con un aumento quindi della stessa.
3. RIMUGINIO = nei miei precedenti post vi ho parlato del rimuginio. Le persone rimuginano su possibili scenari negativi nell’intento di prevenirli ma il continuo pensare ad eventi catastrofici in realtà porta ad un aumento dell'ansia. Inoltre l'eccessivo controllo risulta inefficace ed estenuante.
4. USO DI SOSTANZE = In molto casi le persone ricorrono a farmaci ansiolitici oppure all'uso di alcol o droghe per sedare l'ansia. Tali sostanze possono fornire un sollievo temporaneo, ma se non vengono affrontate le cause sottostanti dell'ansia, finito l’effetto l’ansia torna. Inoltre si può andare incontro a dipendenza e altri problemi di salute.

Come avrete capito le strategie che vi ho appena elencato non sono utili e possono avere diverse controindicazioni. Ci sono strategie molto più efficaci per gestire l’ansia che si possono apprendere facilmente durante un percorso di psicoterapia pertanto se si ha il sospetto di avere problemi con l’ansia o addirittura un disturbo, invece che ricorrere a rimedi fai da te, è bene chiedere consiglio ad un professionista.

Ci vediamo presto con un nuovo video sempre sul tema dell’ansia e nel frattempo….restate connessi!!!

19/06/2025

ANSIA E BIAS COGNITIVI (Part 2)

Salve a tutti,
oggi riprendo il discorso, cominciato la scorsa settimana, sui bias cognitivi connessi all’ansia.

Come ricorderete i bias cognitivi sono distorsioni cognitive fondate al difuori del giudizio critico, basate su percezioni errare o deformate, su pregiudizi e ideologie e che di conseguenza possono portare ad errori cognitivi che impattano sulla vita di tutti i giorni, non solo su decisioni e comportamenti ma anche sui processi di pensiero.

Nell’ambito dei disturbi d’ansia, quando i bias cognitivi vengono usati in modo sistematico, possono causare problemi perché sono alla base di pensieri e credenze disfunzionali, poco realistiche e che determinano sofferenza emotiva. Possono quindi contribuire al mantenimento e aggravamento dei disturbi d’ansia.

Vediamo insieme altri 5 bias cognitivi che comunemente vengono associati all’ansia:
 Pensiero dicotomico = è la tendenza a vedere le situazioni come “tutto o nulla”. Escludendo le possibilità di sfumature o compromessi;
 Personalizzazione = è la tendenza ad interpretare le azioni altrui come dirette verso di sé, anche quando non è il caso;
 Focalizzazione sul sé = consiste nel concentrarsi eccessivamente sui propri pensieri, sensazioni ed errori, trascurando gli aspetti positivi;
 Pensiero magico = è la tendenza a credere che i propri pensieri possono influenzare gli eventi esterni;
 Bias di memoria = è la tendenza a ricordare eventi negativi più spesso di quelli positivi.

Dato il funzionamento della cognizione umana, il bias non è eliminabile, ma si può tenerne conto a posteriori e correggere la percezione per diminuire gli effetti distorsivi. Comprendere quindi i propri bias cognitivi può essere un primo passo per gestire l’ansia. Infatti le distorsioni cognitive possono essere riconosciute e modificate allo scopo di riformulare pensieri più realistici, adattive e funzionali al proprio benessere.

Per oggi mi fermo qui ma ci rivedremo presto con un nuovo video sempre sul tema dell’ansia. A presto allora……e restate connessi!!!

29/05/2025

ANSIA E BIAS COGNITIVI (Part.1)

Salve a tutti,
oggi vi parlerò dei bias cognitivi e di quanto sono importanti quando si parla di disturbi d’ansia.

Facciamo una premessa: in ogni momento della vita le persone devono utilizzare le proprie facoltà cognitive per prendere delle decisioni o per valutare una situazione che hanno di fronte. Questo processo è influenzato da numerosi fattori che entrano in gioco. Un’analisi attenta e critica di tutti questi fattori può richiedere un certo tempo e una certa quota di risorse mentali ma questo non è sempre funzionale. Per questo motivo spesso entrano in gioco i bias cognitivi.

I bias cognitivi sono forme di comportamento mentale evoluto che rappresentano forme di adattamento, in quanto portano ad azioni più efficaci in determinati contesti o permettono di prendere decisioni più velocemente quando necessario.
Tuttavia in alcuni casi i bias cognitivi sono distorsioni cognitive fondate al di fuori del giudizio critico, basate su percezioni errate o deformate, su pregiudizi e ideologie e di conseguenza possono portare
ad errori cognitivi che impattano nella vita di tutti i giorni, non solo su decisioni e comportamenti, ma anche sui processi di pensiero.

Nell’ambito dei disturbi d’ansia quando i bias cognitivi vengono utilizzati in modo sistematico, possono causare problemi, perchè sono alla base di pensieri e credenze disfunzionali, poco realistiche che determinano sofferenza emotiva. Possono quindi contribuire al mantenimento e all'aggravamento dei disturbi d'ansia.

Vediamo insieme alcuni bias cognitivi che comunemente vengono associati all'ansia:
 Bias attentivo = consiste nel focalizzare l'attenzione su stimoli minacciosi, ignorando o sminuendo altri fattori presenti;
 Bias di interpretazione = consiste nell’interpretare gli eventi in modo negativo, spesso associando alle proprie sensazioni corporee (come tachicardia o difficoltà respiratorie) significati di pericolo.
 Pensiero catastrofico = è la tendenza a prevedere il peggiore scenario possibile, anche per eventi minimi;
 Bias di conferma = consiste nel cercare informazioni che confermino le proprie convinzioni negative, ignorando quelle che le smentiscono;
 Bias di minaccia = è la tendenza a interpretare eventi neutri come minacce.

Per oggi mi fermo qui ma la prossima settimana vi parlerò di altri bias cognitivi connessi all’ansia. A presto allora….e restate connessi!!!

20/05/2025

DISTURBI D’ANSIA: A CHE ETA’ POSSONO INSORGERE?

Salve a tutti,
continuo a parlarvi di disturbi d’ansia e in particolare del loro esordio.

Perché può interessarci a che età possono insorgere i disturbi d’ansia?
Conoscere il momento dell’esordio dei disturbi d’ansia è molto importante perché consente di introdurre misure di prevenzione e interventi precoci. Iniziare una terapia tempestivamente migliora il benessere a lungo termine del paziente rispetto a situazioni nelle quali il disturbo si sia già strutturato o cronicizzato.

Alla luce di quanto detto è bene fare riferimento a dati attendibili che ci possono essere forniti dagli studi di meta-analisi. Una meta-analisi condotta da di Solmi e colleghi (2021) su 192 studi e un totale di 700000 pazienti ha indagato l’insorgenza di molteplici disturbi mentali e la percentuale di persone che hanno sviluppato un disturbo mentale prima dell’età di 14, 18 e 25 anni. Gli autori hanno concluso che circa il 34,6% dei pazienti ha sviluppato un disturbo prima dell’età di 14 anni, il 48,4% prima dell’età di 18 anni, e il 62,5% prima dell’età di 25 anni. Questo dimostra che per quasi il 50% dei pazienti i disturbi mentali iniziano prima di raggiungere l’età adulta. I ricercatori hanno anche analizzato l’età di insorgenza per le diverse forme di disturbi mentali ed è emerso che ansia e fobie insorgono in media verso 5,5 anni e i disturbi da stress intorno ai 15,5 anni.

Dati raccolti da altre ricerche ci indicano che l’età di insorgenza dei disturbi d’ansia è generalmente variabile tra infanzia, adolescenza e prima età adulta tra i 20 e 30 anni. L’esordio in età matura o avanzata è meno comune.
L’età di esordio per i diversi disturbi d’ansia quindi è:
 Disturbo d’ansia da separazione e Mutismo selettivo → tendono a insorgere in età infantile;
 Disturbo d’ansia generalizzata → insorge in media tra i 20 e i 30 anni anche se molti riferiscono ansia fin dall’infanzia o adolescenza;
 Disturbo di panico → spesso inizia in età adulta ma può anche insorgere in adolescenza;
 Fobia specifica → può insorgere in qualsiasi momento ma spesso inizia durante l'infanzia o l'adolescenza;
 Fobia sociale → spesso inizia in adolescenza.

Per oggi è tutto ma ci rivediamo la prossima settimana con un altro articolo sui disturbi d’ansia. A presto e come sempre…..restate connessi!!!

14/05/2025

DISTURBI D’ANSIA: QUANTO SONO DIFFUSI NELLA POPOLAZIONE?

Salve a tutti,
come sempre torno a parlavi di ansia e oggi vorrei darvi qualche dato epidemiologico per farvi capire quanto i disturbi d’ansia sono prevalenti nel mondo e in Italia.

Una persona su tre nel mondo soffre di qualche disturbo mentale e tra il 20% e il 30% della popolazione soffre di disturbi d’ansia. Inoltre vi è una prevalenza doppia delle donne rispetto agli uomini e i sintomi in media sorgono prima dei 25 anni d’età.

I dati italiani oggi sono perfettamente in linea con quelli internazionali.
Secondo la ricerca ANSA del 2024 e il recente Rapporto di Salute Mentale del Ministero della salute, 16 milioni di italiani lamentano disturbi psicologici di media o grave entità e l’ansia si conferma tra le problematiche più diffuse, in particolare nelle donne e nei giovani.

E’ importante considerare i dati relativi ai giovani tra i 18 e i 25 anni.
Secondo il World Mental Health Day Report, il 54% dei giovani italiani ha riferito di aver vissuto episodi di stress tali da non poter svolgere le normali attività quotidiane come lavoro e scuola.
Secondo il Rapporto Censis del 2022, il 49,4% dei giovani italiani ha dichiarato di aver sofferto d’ansia.

Questi sono dati significativi e purtroppo in continuo aumento. Per questo motivo è importante prestare attenzione ai sintomi d’ansia che possono presentarsi sin dalla più giovane età e, se persistono nel tempo, rivolgersi ad un medico o psicologo per una valutazione diagnostica in modo da poter intervenire tempestivamente. Spesso i primi sintomi vengono sottovalutati e ignorati con il rischio di un peggioramento e una cronicizzazione del disturbo.

Per ora mi fermo qui ma ci rivediamo la prossima settimana con un nuovo video sempre sul tema dell’ansia. A presto e restate connessi!!!

08/05/2025

ANSIA: QUALI SONO I FATTORI PREDISPONENTI? (Part.2)
Salve a tutti, oggi riprendo e concludo l’argomento: fattori predisponenti l’ansia patologica.

Tutti possono essere interessati da un disturbo d’ansia in qualche momento della vita, ma esistono persone più predisposte di altre all’insorgenza e perdurare dei sintomi ansiosi.
Non esiste un singolo gene o una singola causa psicologica per i disturbi d'ansia. Sono molteplici i fattori di rischio che promuovono lo sviluppo dell’ansia patologica. Altri fattori biopsicosociali che, oltre a quelli elencati nel mio precedente video, possono intervenire sono:
 Uso di farmaci (ad es. corticosteroidi, antistaminici, amfetamine…), sostanze illegali (ad es. cocaina, cannabis, ecstasy…) o altre sostanze (ad es. caffeina) tendono a peggiorare la risposta allo stress e ad aumentare la tendenza all’ansia.
 Appartenere al genere femminile = Il sesso femminile ha un rischio di quasi il doppio di sviluppare l’ansia patologica, differenza che si manifesta più evidentemente a partire dall’adolescenza.
 Fattori di rischio precoci legati ai tratti di personalità = Una vulnerabilità a livello di temperamento consiste nell’avere un profilo psicologico caratterizzato da una scarsa capacità di adattamento agli stimoli esterni e da una spontanea tendenza al nervosismo e alla preoccupazione.
E con questo concludo la descrizione dei fattori predisponenti i disturbi d’ansia. A presto con un nuovo video e come sempre…..restate connessi!!!

30/04/2025

ANSIA: QUALI SONO I FATTORI PREDISPONENTI? (Part.1)
Salve a tutti, eccomi tornata con un nuovo video sul tema dell’ansia. Oggi vi parlerò di alcuni fattori predisponenti l’ansia patologica.

Tutti possono essere interessati da un disturbo d’ansia in qualche momento della vita, ma esistono persone più predisposte di altre all’insorgenza e perdurare dei sintomi ansiosi.
Non esiste un singolo gene o una singola causa psicologica per i disturbi d'ansia. Sono molteplici i fattori di rischio che promuovono lo sviluppo dell’ansia patologica. Quelli che aumentano il rischio di sviluppare un qualsiasi tipo di disturbo d’ansia sono i fattori biopsicosociali. Alcuni di questi sono:
 Fattori ambientali = Un disturbo d’ansia può essere scatenato da stress ambientali o eventi traumatici, come la rottura di un rapporto importante o l’esposizione a un disastro in cui la vita è messa a rischio. Tuttavia, non tutte le persone esposte a questo tipo di eventi sviluppano un disturbo d’ansia. Dipende da quanto la persona si sente sopraffatta da tali eventi. Altri fattori ambientali possono aumentare la vulnerabilità all’ansia e sono l’aver vissuto esperienze traumatiche o aver assistito a eventi drammatici durante l’età dello sviluppo oppure una madre ha provato alti livelli di ansia o depressione durante la gravidanza.
 Fattori genetici = L’anamnesi familiare di disturbo d’ansia fa ipotizzare una predisposizione genetica. I figli di individui che soffrono di almeno un disturbo hanno un rischio dalle due alle quattro volte maggiore di ammalarsi, con un’insorgenza precoce rispetto ai figli di individui che non soffrono d’ansia. Tuttavia tale predisposizione genetica ad oggi non è stata ancora chiaramente determinata. Anche se i fattori genetici danno un grande contributo alla patogenesi dei disturbi d’ansia, allo stesso tempo non bastano a spiegarne tutti i casi.
 Patologie croniche o pregresse = Soffrire di malattie croniche gravi (soprattutto di tipo cardiaco, respiratorio, digestivo o metabolico) o essere stati interessati in passato da una patologia severa e/o associata a una forte componente emotiva negativa (per es. un tumore, un infarto, un intervento chirurgico andato male ecc.) possono causare direttamente l'ansia.
Per oggi mi fermo a questi primi tre fattori predisponenti ma nel mio prossimo video ve ne elencherò degli altri. A presto allora e come sempre…..restate connessi!!!

Una Felice Pasqua e Pasquetta a tutti da PsicologiaPadova!!!
21/04/2025

Una Felice Pasqua e Pasquetta a tutti da PsicologiaPadova!!!

16/04/2025

L’IPERVENTILAZIONE: UN SINTOMO TIPICO DELL’ANSIA (Part. 2)

Salve a tutti,
riprendo il tema della scorsa settimana ovvero l’iperventilazione, sintomo tipico dell’ansia. In particolare cercheremo di capire il nesso tra ansia/attacco di panico e iperventilazione e quali possono essere i rimedi contro l’iperventilazione.

Sappiamo che, molto spesso, le persone che hanno un attacco d’ansia o di panico iperventilano, cioè respirano in maniera troppo veloce e troppo profonda. Sappiamo anche, dal mio precedente post, che questo modo di respirare può scatenare una serie di sintomi, i quali possono peggiorare l’attacco d’ansia o di panico. Possiamo di conseguenza dedurre facilmente che quello che si instaura è un vero e proprio circolo vizioso perché l’ansia o il panico aumentano la frequenza del respiro e l’iperventilazione alimenta ulteriormente l’ansia o il panico.

Che fare allora se si comincia ad iperventilare per un attacco d’ansia o di panico?
Sono diverse le strategie che si possono mettere in atto per far fronte al problema. L’obiettivo principale è aumentare i livelli di anidride carbonica nel sangue, così che i sintomi gradualmente si attenuino e svaniscano. Per farlo è necessario rallentare il ritmo del respiro in modo da ridurre l’ossigeno introdotto nei polmoni. Ci sono vari metodi che possono aiutare: dal più semplice come respirare in un sacchetto di carta, a più strutturati come le tecniche di respirazione e rilassamento. Tali tecniche possono essere apprese all’interno di un percorso di terapia psicologica. Si ricorda inoltre che un’attività fisica regolare può essere d’aiuto per rallentare il ritmo del proprio respiro.

Con queste informazioni concludo l’argomento iperventilazione. Ci si rivede la prossima settimana con un nuovo video sempre sul tema dell’ansia. A presto e restate connessi!!!

09/04/2025

UN SINTOMO TIPICO DELL’ANSIA: L’IPERVENTILAZIONE.

Salve a tutti,
continua il ciclo di video sull’ansia. Oggi vi parlerò di uno dei sintomi che più la caratterizzano ovvero l’iperventilazione.

Prima di descrivere l’iperventilazione è bene spiegare cosa succede quando si respira normalmente.
La respirazione si compone di due fasi: inspirazione ed espirazione. Nella fase dell’inspirazione l’ossigeno entra nei polmoni. L’ossigeno passa poi nel sangue e, legandosi all’emoglobina, viene portato nelle cellule di tutto il corpo. Da un punto di vista chimico, la fissione dell’ossigeno all’emoglobina avviene grazie alla presenza dell’anidride carbonica, che successivamente viene eliminata attraverso l’espirazione.

L'iperventilazione cos’è? Consiste in un aumento della frequenza degli atti respiratori in condizioni di riposo. La respirazione risulta quindi più veloce e/o più profonda.
Quando si respira in questo modo succede si fa entrare molto ossigeno nei polmoni e si elimina molta anidride carbonica. Il dispendio eccessivo di anidride carbonica fa sì che a livello cellulare ce ne sia troppo poca per permettere all’emoglobina di legare l’ossigeno. Quindi paradossalmente più la nostra respirazione si fa veloce e profonda, meno ossigeno potrà essere consegnato alle cellule del nostro corpo. Questo significa che ci saranno parti del nostro corpo che andranno in carenza di ossigeno (ad esempio mani, piedi oppure cervello).

I sintomi che si accompagnano all’iperventilazione di conseguenza sono:
1. sensazioni di intorpidimento oppure di formicolio alle mani o ai piedi;
2. confusione mentale e sensazione di testa leggera;
3. agitazione e tensione muscolare;
4. palpitazioni e dolore toracico;
5. vertigini e visione offuscata.
Come avrete notato questi sono gli stessi sintomi dell’ansia e degli attacchi di panico di cui vi avevo parlato nel mio precedente video.

Difatti nel mio prossimo post vi parlerò appunto della connessione tra ansia/attacchi di panico e iperventilazione. A presto e come sempre…..restate connessi!!!

21/03/2025

I 5 FALSI MITI SULL’ANSIA (Part. 2)

Salve a tutti,
come sapete il tema principale dei video che propongo è l’ansia e oggi vorrei parlarvi di altri 3 falsi miti che circolano proprio su questa emozione. Che ne dite? Proviamo a sfatarli insieme!

Tante volte vi ho descritto l’ansia come un'emozione comune e naturale, ma, dato il suo tono edonico spiacevole, spesso è circondata da falsi miti che possono ostacolare la comprensione e la corretta gestione dell’emozione stessa. È fondamentale sfatare queste credenze errate per imparare ad accettare l'ansia e promuovere il benessere psicologico.

Riporto di seguito i falsi miti più comuni:
3. Cercare di calmarsi durante un attacco di ansia è utile.
Spesso la persona in preda ad un attacco d’ansia non riesce ad essere lucida mentalmente da poter gestire la propria emozione e il tentativo di calmarsi ricorrendo all’ipercontrollo può intensificare i sintomi dell'ansia e peggiorare la situazione. E’ meglio lasciar fare all’emozione il suo corso naturale.
4. L'ansia è un segno di debolezza.
In realtà, l'ansia essendo una emozione comune e naturale può colpire chiunque e non ha nulla a che fare con la forza o la debolezza del carattere di una persona.
5. L'iperventilazione provocata dall’ansia è pericolosa.
Sebbene l'iperventilazione possa essere sgradevole, non è assolutamente pericolosa. Per prevenirla può essere utile praticare con costanza e continuità la respirazione diaframmatica profonda e regolare.

Penso abbiate compreso che informarsi sull’emozione ansia è il primo passo verso una gestione più efficace della stessa. La consapevolezza di questa emozione e l’accettazione della sua presenza possono contribuire notevolmente a ridurre la sofferenza legata all'ansia.

Per oggi mi fermo qui ma vi parlerò ancora di ansia nel mio prossimo video. A presto e restate connessi!!!

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